venerdì 20 novembre 2009

Pordenone rende omaggio a Dreyer

Elsker Hverandre (Amatevi) è il titolo del romanzo di Aage Madelung edito nel 1912 da cui il regista Carl Theodor Dreyer trasse dieci anni più tardi il film Die Gezeichneten (Gli Stigmatizzati). Restaurata di recente, la pellicola è stata proiettata al 28th Pordenone Silent Film Festival di Pordenone, che rende così omaggio a un regista danese di cent'anni fa dal quale viene però un incoraggiante messaggio morale destinato ai contemporanei.

di Giuseppe Muscardini 

Si è concluso a Pordenone il 28th Pordenone Silent Film Festival, rassegna di filmografia storica internazionale con un nutrito programma di proiezioni e dibattiti. Dal 3 al 10 ottobre diverse manifestazioni hanno stimolato legittime curiosità fra gli storici del Cinema e gli appassionati in genere.

    Oltre agli Eventi speciali – così è stata denominata la prima parte del Festival che prevedeva, fra le altre, proiezioni come La vedova allegra di Erich von Stroheim del 1925 - è stata particolarmente seguita la Sezione intitolata Il canone rivisitato, dove un selezionato corpus di pellicole restaurate o “riscoperte” è stato proposto ad un pubblico particolarmente motivato a farsi un’idea delle tecniche adottate dai registi degli anni Venti per rendere verosimili le loro situazioni sceniche.

    Fra le molte proposte rileviamo con piacere la presenza di un film diretto nel 1922 dal regista danese Carl Theodor Dreyer, con didascalie in danese nella versione restaurata di recente da Casper Tybjerg and Thomas Christensen della Digital Filmlab di Copenhagen, a cura del Danish Film Institute. Interpretato all’epoca da Adele Reuter-Eichberg, Vladimir Gajdarov, Polina Piekowskaja, Sylvia Torf, Hugo Döblin, Johannes Meyer, Thorleif Reiss, J.N. Douvan-Tarzow, Richard Boleslawski ed  Emmy Wyda, il film fu reso nella versione originale tedesca con il titolo di Die Gezeichneten, poi presentato in traduzione italiana come Gli stigmatizzati.

    Il genere drammatico e l’argomento, che per istintiva associazione richiamano alla mente analoghe tragedie della nostra stessa contemporaneità, imponevano un opportuno restauro della pellicola, ritrovata nel 1961 in Russia presso gli archivi della Gosfilmofond dallo storico Vladimir Matusevich, il quale seppe riconoscere il film di Carl Theodor Dreyer, pur celato sotto il titolo russo di Pogrom.

    E nella Russia dei pogrom, dei crudeli massacri degli ebrei, si svolge giustappunto la vicenda: protagonista la giovane Hanne che nel 1905 raggiunge a San Pietroburgo il fratello Jacob, diventato uomo di legge. Gli eventi si fanno incalzanti dal momento in cui Hanne ritrova l’amico Alexander Sascha, che al contrario di Jacob non si è avvicinato al cristianesimo, ma ha aderito con fervore alla prospettiva di cambiare radicalmente la società attraverso una rivoluzione epocale.

   Carl Theodor Dreyer aveva tratto nel 1922 il suo film dal romanzo Elsker Hverandre ("Amatevi gli uni con gli altri") , del connazionale Aage Madelung (1872-1949), di cui ricorre quest’anno il sessantesimo della scomparsa. Contestualizzando le ragioni della ricorrenza, non va dimenticato come il celebre regista danese condividesse con Aage Madelung lo stesso spirito di denuncia per l’antisemitismo, un tema che caratterizzò la vita intellettuale di entrambi.

    Sia il regista che lo scrittore posarono pertanto la loro rispettiva lente su un losco figuro, il falso monaco Rylovitch, spia della polizia zarista con il compito di seminare l’antisemitismo per distrarre il popolo dal pericolo dell’imminente rivoluzione. Rylovitch, interpretato dall’attore Johannes Meyer, incarna dunque il male, la perfidia, il tradimento, l’abiezione, l’asservimento ad un potere che senza alcuno scrupolo affama il popolo, decimandolo brutalmente con sanguinosi pogrom.

    Che Rylovitch sia personaggio determinante nella storia trasposta su pellicola da Dreyer, lo si intuisce facilmente dal poster originale danese stampato per reclamizzare il film. Compiaciuto, il falso monaco è in primo piano, appoggiato ad un bastone, il copricapo di pelo calcato sulla fronte. Alle sue spalle un villaggio incendiato, con fiamme lunghe che si alzano verso il cielo. Singolare la rispondenza tra l’immagine del poster e certi fotogrammi del film, dove Rylovitch appare come rispecchiamento delle medesime sembianze, in piena aderenza con la descrizione che ne fece Aage Madelung nel romanzo.

   Un sapido aneddoto, posto qui in conclusione, può aiutare a comprendere il ruolo esercitato da Aage Madelung in qualità di scrittore realista popolare, capace di influenzare con le sue pagine la cinematografia del periodo in cui visse. Se nel 1922 Dreyer mutuò daElsker Hverandre un film in sette quadri, fu perché il suo autore riconosceva alla narrativa una conduzione filmica, secondo le regole dell’osservazione attenta della realtà.

    Nel 1916, sei anni prima dell’inizio delle riprese da parte di Dreyer, lo scrittore di origini ebraiche Elias Canetti, all’epoca undicenne, ebbe occasione di “incrociare” Aage Madelung a Zurigo, che poco prima aveva abitato nello stesso appartamento della Scheuchzerstrasse dove il ragazzo era andato ad abitare.

    Ecco la fedele testimonianza della padrona di casa, tale Helene Vogler, raccolta da Canetti ne La lingua salvata: "Raccontava con compiacimento che prima di noi, in quelle stesse stanze, aveva alloggiato uno scrittore danese con la moglie e il figlio. Ne pronunciava il nome, Aage Madelung, con la stessa enfasi con cui diceva il suo. Pare che egli usasse scrivere sul balcone che dava sulla Scheuchzerstrasse, osservando dall’alto il viavai nella strada; notava tutti quelli che passavano e gliene chiedeva informazioni. Nel giro di una settimana, sulla gente del quartiere sapeva più cose lui di quante ne avesse apprese lei in tanti anni che abitava lì".

   Nelle memorie di Elias Canetti, Premio Nobel per la Letteratura nel 1981, c’è la riprova delle consonanze fra Aage Madelung e Carl Theodor Dreyer, inclini ad una rappresentazione scenica del reale in cui l’osservazione puntuale gioca un ruolo non accessorio. Questo si è percepito una sera dello scorso ottobre nella cittadina friulana, fissando su uno schermo lo scorrere concitato dei fotogrammi de Gli stigmatizzati. 

giovedì 12 novembre 2009

Manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne

Riceviamo e volentieri segnaliamo

Roma, 28 novembre 2009

Contro la violenza maschile sulle donne, per la libertà di scelta sessuale e di identità di genere. Per la civiltà della relazione tra i sessi. Per una informazione libera e non sessista. Contro lo sfruttamento del corpo delle donne a fini politici ed economici. Per una responsabilità condivisa di uomini e donne verso bambine/i, anziane/i e malate/i, nel privato come nel pubblico. Contro ogni forma di discriminazione e razzismo per una scuola che educhi alla convivenza civile tra i sessi e le culture diverse.

Info: http://www.torniamoinpiazza.it/index.php

sabato 7 novembre 2009

Spostarsi in città con la bici a idrogeno

 
 
 
È in mostra a Roma una bicicletta a pedalata assistita alimentata a idrogeno. Il veicolo è in grado di percorrere 150 km con un "pieno".

La bicicletta elettrica si evolve: l'Itae-Cnr di Messina ha ideato e relizzato un prototipo di bici elettrica a pedalata assistita alimentata a idrogeno, dotata di un sistema di accumulo a stato solido.
    I vantaggi rispetto ai mezzi dotati di batterie tradizionali (a parità di peso) stanno nell'autonomia e nei costi: con soli 18 euro è possibile fare il pieno e muoversi per circa 150 Km (12 centesimi al chilometro), provando l'ebbrezza di spostarsi in città con una bici a idrogeno tra le gambe.
    La bici a idrogeno è solo parte del progetto complessivo, che prevede un sistema di rifornimento composto "da una fonte di energia rinnovabile (solare fotovoltaico) e un elettrolizzatore per la produzione di idrogeno da acqua. Questo abbasserà di molto il costo del combustibile e chiuderà il cerchio in termini di emissione zero", spiega Vincenzo Antonucci, dell'Itae-Cnr.
    Il progresso tecnico sta anche nei tempi necessari per la ricarica: mentre una batteria convenzionale richiede dalle sei alle otto ore, il prototipo si accontenta di circa 15 minuti per tornare alla piena efficienza. Il che si traduce in un aspetto particolarmente vantaggioso nella gestione di flotte - illustra il responsabile della ricerca, Giorgio Dispenza - "poiché consente di ridurre il numero di mezzi per garantire la continuità del servizio".
    La presentazione del prototipo è avvenuta in occasione dell'evento H2Roma Energy e Mobility Show, in calendario nella capitale fino al 5 novembre. [ZEUS News]