giovedì 22 dicembre 2011

Novità libraria ADL - ZURIGO PER SILONE II

Esce in questi giorni il secondo volume degli atti delle Giornate siloniane in Svizzera

Questo secondo volume Zurigo per Silone raccoglie gli atti del convegno di studi tenutosi il 23 novembre 2008 presso la Società Cooperativa Italiana, che fu sede del Centro Estero del PSI guidato da Silone tra il 1941 e il 1944.

    La Cattedra di Letteratura Italiana dell'Università di Zurigo, la Società Cooperativa Italiana e la Società Dante Alighieri, insieme al Präsidialdepartement der Stadt Zürich e alla Fondazione Pietro Nenni di Roma, hanno promosso una giornata di studi in ricordo dell'illustre esule antifascista nel trentesimo dalla morte, avvenuta in terra elvetica il 22 agosto 1978.

    Gli interventi raccolti nel presente volume contribuiscono ad arricchire il quadro di riflessione sul grande scrittore e padre costituente della nuova Italia repubblicana, "cristiano senza chiesa e socialista senza partito".

SOMMARIO

 

Emilio Speciale, «Per ordine del Podestà sono proibiti tutti i ragionamenti» – Un'introduzione ai testi

Vreni Hubmann, Saluto della presidente dell'Associazione Amici del Coopi

Elmar Ledergerber, Grusswort des Zuercher Stadtpräsidenten

Giuseppe Tamburrano, Un grande italiano

Felice Besostri, Silone e la visione europea del socialismo

Sergio Soave, L'epoca d'oro del Silone svizzero: realtà e false rappresentazioni

Elisa Signori, Generazioni a confronto. Fortini, Bolis e un dibattito su giovani e fascismo nella Zurigo di Silone

Paolo Bagnoli, Silone e Rosselli

Alessandro La Monica, Ignazio Silone: nuove prospettive di studio

Andrea Ermano, Noterelle cosmopolite sulla dignità della persona

 

Zurigo per Silone II – Le idee. Atti delle Giornate Siloniane in Svizzera. Volume secondo a cura di Emilio Speciale . Edizioni de L'Avvenire dei lavoratori , Zurigo, 2011, pp. 170, € 19.00 ~ CHF 28.00.

 
Infomazioni e ordinazioni > red@avvenirelavoratori.ch

martedì 13 dicembre 2011

Un nuovo islamismo?;La diaspora è finita;I sindacati da Monti, ipotesi fiducia;La notte de “I Siciliani”;La settimana a Fahrenheit

Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/

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Un nuovo

islamismo?

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Il nostro mondo apparentemente unito dalla "globalizzazione"

– un fenomeno essenzialmente mediatico-finanziario –

è politicamente frammentato. Con un "buco nero". . .

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di Giuseppe Tamburrano

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Nella pubblicistica politica si usa bipartire il mondo: Occidente e paesi emergenti come Brasile, Russia, India, Cina (acronimo BRIC).

Forse tra gli emergenti occorre porre anche Sud Africa e Australia e riconoscere alla Cina lo statuto di grande potenza antagonista.

Ma davvero il mondo evolve in quella direzione? Ho i miei dubbi: la Cina ha interessi geo-stategici che ne fanno la seconda potenza del mondo. E l'India è potenzialmente ostile alla Cina e alleata dell'America.

Non è facile disegnare le grandi coordinate del nostro mondo come fu a cavallo degli anni '50-'60, gli anni della decolonizzazione, quando si formò il Gruppo di Bandung (o dei "Non allineati") tra URSS e USA, che giocò allora un grande ruolo internazionale.

Questo nostro mondo apparentemente unito dalla globalizzazione – che è fenomeno essenzialmente finanziario e di immagine – è politicamente frammentato.

L'Europa – alleata dipendente – degli Stati Uniti vive una situazione economica disastrosa. Gli Stati Uniti sono in crisi di identità. Nuovi paesi si affacciano al benessere. Ad Oriente la Cina giganteggia militarmente, si espande con i suoi traffici specie in Africa, condiziona gli Stati Uniti con la sua moneta, ma non ha un chiaro indirizzo strategico, che non sia quello dell'infiltrazione con l'accorta politica delle termiti. La Russia è una grande potenza immobile, percorsa da un pericoloso fremito revanchista. L'Africa tende a rialzarsi, ci dice l'ultimo numero dell'Economist.

Non vi sono guerre. Quella dell'Iraq sembra conclusa, quella dell'Afghanistan cronicizzata.

Ma c'è un buco nero: è il mondo arabo musulmano. Abbiamo gioito delle rivolte nordafricane. Eppure è in quel mondo che si annida la coda del diavolo. Assad in Siria finirà nella polvere, ma il suo posto sarà preso dal potere sciita. In Egitto si rischia di pensare che si stava meglio quando si stava peggio. Nelle ultime elezioni hanno trionfato le correnti islamiste (65%); anche se quella più importante, i Fratelli musulmani, sembra moderata (ma è la protettrice di Hamas , gli estremisti di Gaza). Vi sono poi gli estremisti salafiti, con il 25%. In tutto gli estremisti sono il 65%; la scrittrice Ghada Abdel Aal ha detto "noi donne egiziane temiamo una deriva iraniana" (e noto incidentalmente che anche in Marocco e in Tunisia vi è stata una vittoria islamista).

Questo fenomeno islamista prenderà a modello la Turchia di Erdogan? O sarà attratto in una deriva filo-iraniana e anti israeliana? Per essere più precisi se il "nemico" resta Israele, l'intransigente Israele di Netanyahu, prevarrà l'attrazione iraniana?

Israele non fa nulla per conciliarsi con i palestinesi della Cisgiordania, anzi continua a programmare insediamenti nei Territori.

Ecco dove spirano venti minacciosi.


Dalla Direzione nazionale del PSI

riceviamo e volentieri pubblichiamo

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La diaspora è finita

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Nencini:"Il 2012 sarà il centoventesimo anno dalla

fondazione del PSI - il momento buono per tornare a casa".

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LA DICHIARAZIONE DI FIUGGI

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Il Partito Socialista Italiano ha riunito il proprio Congresso in tempi di crisi di gravità inaudita. Crisi che non è soltanto economica e finanziaria ma è altrettanto crisi di democrazia, della partecipazione politica, di fiducia e di speranze.

In un momento storico che richiede la massima coesione in Italia, e tra le nazioni dell'Unione Europea, abbiamo approvato la costituzione del governo presieduto da Mario Monti. L'azione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stata di eccezionale efficacia, sfruttando al meglio le proprie prerogative costituzionali per uscire da una impasse ogni giorno più delicata. Un governo definito come "tecnico" deve comunque compiere ogni giorno scelte politiche, e non è quindi al di sopra di un giudizio politico sulle iniziative che metterà in campo. I socialisti faranno sentire la loro voce perché queste iniziative vadano nella direzione dell'equità, della ripresa economica e dello sviluppo, del rilancio dell'occupazione, della promozione di merito e pari opportunità.

In tutto questo, cresce la consapevolezza che niente potremo fare senza l'Europa: né efficaci politiche di risanamento finanziario, né nuovi modelli di società e di sviluppo. C'è quindi bisogno di un'Unione Europea che risolva il suo storico deficit di democrazia, in direzione degli Stati Uniti d'Europa; non vogliamo lasciare ad alcuni leader conservatori, con alla testa il binomio Merkel - Sarkozy, il privilegio, che si sono arrogati, di parlare e decidere a nome dell'Europa. Per questo occorre guardare lontano, e prevedere l'elezione diretta del Presidente della Commissione Europea.

Fare, creare, innovare

La risposta alla crisi non può ridursi ai sacrifici: si devono tagliare sprechi e privilegi, ma ancor più necessario sarà rilanciare la fiducia, superare l'attuale clima di timore e incertezza, riguadagnare credibilità internazionale. Scommettere sull'intelligenza, la creatività, il coraggio. Per questo servono merito e inclusione. Occorre promuovere la crescita, sostenendo con investimenti adeguati ricerca e tecnologia, formazione professionale ed educazione. Rimettendo al lavoro le risorse oggi emarginate, a cominciare dall'emergenza degli oltre due milioni di giovani che risultano senza lavoro né formazione. Riportando al centro la questione delle pari opportunità, svilita da modelli mediatici umilianti per le donne. Mettendo al centro la qualità dell'economia, da quella delle nostre migliori tradizioni, turismo, economia, arte e cultura, a quella più innovativa, dell'energia sostenibile, la comunicazione, le infrastrutture.

Promuovere sviluppo e ripresa economica richiede il reperimento di nuove risorse, sia per gli investimenti che per un nuovo stato sociale, che garantisca la serenità delle famiglie, così come la sicurezza del numero crescente di anziani soli e la libertà dei giovani che devono essere messi in grado di lasciare la famiglia d'origine.

C'è quindi l'urgenza di attingere alle rendite e alle transazioni finanziarie, ai grandi patrimoni, di combattere l'evasione fiscale, di rendere sempre più trasparente la spesa dello Stato e degli enti locali e regionali. Non semplici risparmi, ma una grande opera di rimodulazione del prelievo fiscale e di reindirizzamento delle risorse, che confermi quel "modello sociale europeo" di alta qualità dei servizi pubblici, in primo luogo scuola e sanità. Proponiamo, tra l'altro, un Prestito per l'Italia: un prelievo progressivo, pluriennale, per i cittadini a reddito medio - alto e dotati di patrimoni mobiliari e immobiliari, garantito da titoli di Stato con rendimento pari all'inflazione programmata. Questo ridurrebbe la spirale perversa degli attuali tassi d'interesse producendo liquidità indispensabile per far fronte alle urgenze e alle nuove sfide.

La promozione del merito e delle migliori capacità non si può avere senza adeguate politiche di inclusione. Modello sociale europeo significa anche fissare per legge livelli minimi, tendenzialmente universali, di reddito e di salario. L'attuale dualismo del mercato del lavoro, tra più e meno garantiti, così come le differenze tra generazioni, non si possono affrontare esasperando i conflitti; la precarietà e l'incertezza del futuro colpiscono del resto tutti, ed ogni generazione. Garanzie di reddito e ammortizzatori sociali vanno rivolti quindi a tutti coloro che sono a rischio di perdere il posto di lavoro o la propria attività professionale, ed a qualunque età.

Superare gli interessi particolari, per rimettere al centro le ragioni generali della convivenza civile, è poi una necessità imposta dall'emergenza ambientale, da cui nessuno può dirsi al riparo: la minaccia dei disastri ambientali, aggravata dal cambiamento climatico, la riduzione delle risorse comuni, a cominciare dall'acqua, il problema dell'energia e delle risorse alimentari per far fronte all'aumento della popolazione mondiale, non consentono nemmeno ai più privilegiati di acquistarsi una sicurezza personale.

Un nuovo repubblicanesimo, una nuova Europa

Ricostruire la coesione sociale e nazionale è il primo compito della politica nei prossimi anni: dopo i disastri di un malinteso federalismo che ha scaricato sugli enti locali responsabilità dell'amministrazione centrale senza dotarli dei poteri e delle risorse adeguate, e attizzato il conflitto tra Nord e Sud, occorre portare l'accento su ciò che ci unisce. In particolare, lo sviluppo del Mezzogiorno, liberato dalle mafie, va inserito nell'apertura delle grandi reti commerciali tra Europa, Mediterraneo e Oriente. Una grande nazione, l'Italia, deve saper trovare al suo interno, a 150 anni dall'unità istituzionale, una più grande unità di princìpi, per guardare al futuro: è di primaria importanza una riforma della cittadinanza per i figli degli immigrati nati e cresciuti tra di noi, ed è urgente una più rigorosa laicità, nel rispetto reale al moderno differenziarsi delle identità e delle confessioni religiose, tutte egualmente rispettabili.

Pensiamo che si debba rifondare in maniera condivisa la base della nostra convivenza, con un'Assemblea Costituente che porti, tra l'altro, ad una rinnovata centralità del Parlamento e all'elezione diretta del Presidente della Repubblica, punti cardine di rappresentatività e unità.

Per questo, i valori del socialismo riformista rimangono una risorsa per l'intera comunità nazionale: ideali di umanità, dignità, rispetto per sé e per gli altri che possono ispirare politiche condivise e sostenute da un consenso assai ampio. In termini di azione politica, questo significa dedicare le nostre energie ad un nuovo e ampio centrosinistra, che sappia parlare con convinzione con entusiasmo, con gentilezza e mitezza, al più ampio numero di italiani e di italiane. Gli elettori devono poter essere in grado di esercitare la scelta non solo dei partiti, ma anche dei candidati, e questo si fa con una riforma della legge elettorale, ma anche, e forse in primo luogo, della vita dei partiti politici, che deve essere trasparente e davvero partecipata, secondo il dettato costituzionale. Altrimenti la politica non riguadagnerà il prestigio perduto, a tutto danno della democrazia.

Vogliamo un'Europa, dove popoli e cittadini abbiano voce nelle decisioni, e dove le scelte siano votate e non imposte da una tecnocrazia, sotto la finzione di un'unanimità istituzionale che del resto il Partito del Socialismo Europeo ha già cominciato a contestare, richiamando l'attenzione sulla necessità di una dialettica politica tra progressisti e conservatori a livello europeo. Tutto ciò ripropone il problema di una forza politica riformista in Italia, che sia partecipe della costruzione di un Partito del socialismo europeo sempre più adeguato alla dimensione globale delle sfide. Confermiamo la nostra aspirazione a farci promotori di un rinnovamento complessivo della sinistra riformista italiana, attraverso una nuova unità tra tutte le forze espressione della sua storia, e quelle forze del riformismo cristiano e laico aperte a parteciparvi.

Prevediamo la scomposizione del bipolarismo italiano che abbiamo conosciuto negli ultimi anni.

Per questo fine ci diamo tre impegni:

Primo passo: ci rivolgiamo a color che si riconoscono nell'esperienza e nella tradizione socialista italiana, affinché il 2012, centoventesimo anniversario della nascita del PSI, sia il tempo della definitiva riunificazione del popolo socialista italiano.

Secondo passo: proponiamo la Convenzione dei Socialisti e dei Liberalsocialisti che rimetta in campo una cultura laica e riformista oggi tanto essenziale quanto dispersa e compressa dal sistema politico attuale.

Terzo passo: dopo il tempo degli appelli e delle convenzioni, viene il tempo dell'azione quotidiana. I circoli, le risorse, i mezzi di comunicazione del PSI, compreso il ricostituito Avanti!, saranno a disposizione ogni giorno di questa proposta che siamo certi che non potrà che trovare nei valori di eguaglianza e giustizia del socialismo democratico, libertario, liberale il suo cemento, nella socialdemocrazia europea il suo schieramento, e nel cuore e nelle menti degli italiani un suo certo successo. (3 dicembre 2011)

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it<http://www.rassegna.it/>

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I sindacati da Monti,

ipotesi fiducia

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Riunione informale domenica sera, a poche ore dallo sciopero generale del 12 dicembre. Oltre mille emendamenti. Camusso: "Non mi sembra ci siano grandi spazi di cambiamento". Per alleggerire il peso su pensioni e casa servirebbero 4-5 miliardi

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Incontro informale sulla manovra domenica 11 dicembre alle ore 20 tra il presidente del Consiglio, Mario Monti, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. La riunione era stata sollecitata nei giorni scorsi dai sindacati ed è stata convocata a poche ore dallo sciopero generale di tre ore proclamato dalle tre sigle per lunedì 12 dicembre.

Nel mirino ci sono le misure su pensioni e fisco. La richiesta delle rappresentanze dei lavoratori è di aprire una trattativa sulle correzioni a salvaguardia dei redditi più bassi. Una prima sintesi delle loro posizioni è stata già depositata alla Camera con una serie di emendamenti.

"Non mi sembra ci siano grandi spazi di cambiamenti", ha detto Susanna Camusso, a Radio2. "Prima di poter discutere di una revoca, ci vorrebbero risposte all'altezza delle nostre richieste di equità. Non si possono fare adesso ipotesi". L'intesa con Cisl e Uil sullo sciopero è comunque "importante, perché è un segno di ritrovata capacità a fare cose insieme".

In queste ore il ruolo chiave è giocato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, che sta tenendo una serie d'incontri con i partiti che sostengono il governo (Pdl, Pd e Terzo Polo).

Secondo l'agenzia Tmnews, l'esecutivo si sarebbe impegnato a cercare le coperture finanziarie per arrivare all'indicizzazione delle pensioni fino a tre volte la minima e per rimodulare l'Imu (la nuova tassa sulla casa) tenendo conto dei carichi familiari. Ma si tratta di impegni ancora generici, perché lo stesso Giarda ha tenuto il punto sul fatto che i saldi devono restare invariati.

Pesano dunque i costi: per gli interventi appena citati servirebbero infatti 4-5 miliardi di euro, una cifra enorme. Ci lavoreranno fino a domenica sera i tecnici del governo. La Commissione Bilancio della Camera tornerà a riunirsi subito dopo per dare il via libera entro lunedì e spedire poi il testo in aula a Motecitorio.

Tempi più lunghi per il taglio degli stipendi ai parlamentari, provvedimento contenuto nel comma 7 dell'articolo 23, sul quale la commissione Affari costituzionali ha già dato parere negativo. Il provvedimento avrebbe portato alla riduzione fino a 5mila euro degli stipendi di deputati e senatori.

Resta l'incognita sulla questione di fiducia. Il governo e i partiti puntano a uscire già dalle commissioni con un testo condiviso e blindato ma è una strada in salita, che per essere percorsa richiede il placet di tutti. "Certamente il numero degli emendamenti che è stato presentato (oltre mille, ndr) è cospicuo ed induce a pensare veramente l'apposizione della fiducia", ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini. (mm – Rassegna.it<http://www.rassegna.it/articoli/2011/12/10/80957/i-sindacati-da-monti-ipotesi-fiducia>)

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Salvaguardare il futuro

dei giovani e dell'Italia

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Alcuni stralci dal discorso del Presidente

al Teatro Scientifico del Bibiena di Mantova

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di Giorgio Napolitano

Presidente della Repubblica

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Abbiamo un compito duro. Io mi sono trovato - voi lo sapete - in un momento di particolarissima, straordinaria difficoltà, in un momento di difficile transizione, e ho creduto di dover fare, negli stretti limiti che la Costituzione mi impone, una scelta che aprisse uno spiraglio migliore per il nostro Paese affidando al prof. Mario Monti l'incarico di formare questo governo. Spetta poi a voi seguire tutto quello che il governo deciderà e quello che le Camere vorranno in proposito a loro volta deliberare.

Quando certe riforme, decisioni e misure arrivano in ritardo, allora è maggiore l'impatto, anche l'impatto di insoddisfazione o di preoccupazione o di dissenso. Dobbiamo dirci, con tutta franchezza, che stanno arrivando giusto in tempo per evitare veramente sviluppi in senso catastrofico della nostra situazione.

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E in questo spirito io sono convinto che riusciremo tutti insieme a fare ciascuno la propria parte con senso di giustizia, ma anche con alto senso di responsabilità e spirito di sacrificio. Non siamo chiamati, per fortuna delle nostre generazioni, a sacrifici come quelli che affrontarono patrioti in nome di un'ansia di libertà e di un attaccamento inespugnabile alla causa dell'indipendenza e della nazione. Noi però abbiamo da fare oggi quello che ci chiede l'esigenza di salvaguardare il futuro dei giovani e il futuro dell'Italia. Siamo chiamati a fare quello che oggi ci chiede la nostra appartenenza alla grande comune Patria europea. Questo lo facciamo, e lo dobbiamo fare, anche in modo da acquistare rinnovata autorevolezza e capacità di contribuire alla costruzione su basi più solide dell'Europa unita.

La Catena di San Libero

A cura di Riccardo Orioles www.ucuntu.org<http://www.ucuntu.org/>

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La notte de "I Siciliani"

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Vi invitiamo a leggere "i Siciliani giovani/ dicembre 2011", che a breve sarà disponibile sul sito www.isiciliani.it<http://www.isiciliani.it/>, e qui sotto l'editoriale del primo numero.

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di Norma Ferrara

www.isiciliani.it<http://www.isiciliani.it/>

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Ogni volta che frenava non riuscivi a tenere l'equilibrio. Così, ogni fermata era un livido. E guardando fuori dal finestrino, invece, erano solo sorrisi, cartelloni, musica, persone. Era l'aprile del 2006, eravamo quelli del "Ritaexpress" e viaggiavamo di notte, in mille, sullo stesso treno, attraversando l'Italia per cambiare la Sicilia. Tornavamo per votare Rita Borsellino alla presidenza della Regione Siciliana. Non eravamo organizzati da nessuno ma ci sostennero in tanti. A Perugia fu Libera, a Trento l'Arci, a Firenze i sindacati.

Non troverete articoli della stampa ufficiale che raccontino il momento in cui abbiamo rischiato di cambiare la Sicilia, i siciliani, il nostro futuro. Ma noi li abbiamo visti lì, l'ultima volta, una buona parte de "I Siciliani". In quel viaggio senza precedenti, scanzonato e libero. Utopico quanto bastava per dire al potente di turno, che non c'erano intoccabili. Concreto quanto bastava per infastidire tutti gli altri Vicerè di Sicilia e infine solare perché la lotta di liberazione non è affare per musi lunghi ma per sorrisi larghi. Anche se si finisce per perdere, come accadde per noi in quella primavera anticipata.

E li abbiamo incontrati ancora, in piazza a Bari, alcuni anni dopo "I Siciliani" (giovani) mentre agitavano bandiere colorate contro le mafie.Li abbiamo visti nei quartieri di Catania, lavorare ogni giorno a San Cristoforo come a Librino. Ma li abbiamo sentiti parlare di mafia, anche a Milano, nelle strade che portano al tribunale dove si sta svolgendo il primo processo alla 'ndrangheta in Lombardia. A Termini Imerese, dove accanto al comunicato degli operai, in questi giorni, c'è quello degli studenti siciliani e a Barcellona Pozzo Di Gotto a spalare il fango dentro la città.

Nessuno si senta offeso, nessuno si senta escluso se continuiamo ad esserci, con rispetto e memoria. Ma siamo ciclici. Siamo anche "giovani", con le spalle posizionate davanti alla rete ma intenzionati a consumare le scarpe per raccontare questo Paese.

E abbiamo ancora qualcuno che continua a credere in questa storia: che è un movimento, un ricordo privato per molti, un patrimonio di storia per tanti altri.

Buona lettura a voi "Siciliani" di ogni luogo e battaglia: da Milano a Berlino, da Catania a Parigi.

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> vai al sito www.isiciliani.it<http://www.isiciliani.it/>


Riceviamo e volentieri segbaliamo

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La settimana a Fahrenheit

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"Sono contrario alle emozioni" – lunedì incontro con Diego De Silva

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- Lunedì, incontro con lo scrittore Diego De Silva autore di "Sono contrario alle emozioni" ed. Einaudi

- Martedì, punto sulla critica letteraria in Italia con Guido Mazzoni "Teoria del romanzo" ed. Il Mulino

- Mercoledì, conversazione con una delle scrittrici piu' amate dal grande pubblico: Dacia Maraini. Suo "La grande festa" ed. Rizzoli

- Giovedì, su e giu' per i paesi italiani con il "paesologo" Franco Arminio autore di "Terracarne" per Mondadori.

- Venerdì , un autore di culto raccontato attraverso le pieghe della sua scrittura: il mondo di "1Q84" di Haruki Murakami tradotto da Giorgio Amitrano

mercoledì 7 dicembre 2011

1 5 0 - EMIGRAZIONE ITALIANA - Zurigo, la Libreria Italiana al traguardo dei cinquant'anni

In ricordo di Sandro Rodoni, fondatore della Libreria Italiana, e in onore di sua moglie Lisetta Rodoni, compagna di vita e battaglie, che ha condotto la Libreria al prestigioso traguardo dei cinquant'anni di attività, si è svolta venerdì all'ECAP di Zurigo un'affollata manifestazione cui hanno preso parte Marco Mona, promotore dell'incontro, il poeta Leonardo Zanier, il direttore dell'ECAP Svizzera Guglielmo Bozzolini, Gennaro De Duonni delle CLI e Mattia Lento giovane esponente della "Fabbrica di Nichi". Al presidente della Società Cooperativa e direttore dell'ADL è stato affidato il compito di tenere il discorso d'apertura. Ne riportiamo qui ampi stralci.

 

di Andrea Ermano  

 

Svizzera, primissimi anni Sessanta. Arrivi dall'Italia e sei, puta caso, un simpatizzante del PCI. Dove troverai riviste di sinistra come Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita ? Sembra una questione da poco, o da nulla. Senonché in quegli anni il compagno Profugo, passeggiando sulla piazza del mercato di Oerlikon, si ferma a una bancarella e devolve franchi 3 al giornale Vorwaerts / Il lavoratore e viene perciò colpito da decreto di espulsione. Sembra che quel compagno si fosse immatricolato nella lista dei sottoscrittori, lista poi sequestrata dalle autorità. Di qui l'espulsione del Profugo.

    Tornando al tema: sei un simpatizzante della sinistra italiana nella Zurigo degli anni Sessanta. Dove trovi Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita senza che la Fremdenpolizei ti rispedisca alla frontiera?

    Per dirla con le parole del compagno Sotgia, che usava la metafora della "pioggia" per significare il maccartismo alquanto paranoico di quegli anni lontani nei quali si vedeva un comunista dietro ogni angolo: "Quando fuori piove, puoi sempre andare alla Libreria Italiana".

    Ginetto Sotgia, scenografo all' Opernhaus zurighese, non fu il solo a cercare riparo dal "maltempo" nella Libreria di Lisetta e Sandro Rodoni. Lista lunga e illustre quella dei frequentatori, da Mario Comensoli fino a uno dei maggiori pittori svizzeri contemporanei, Valentin Lustig. Senza dimenticare Carlo Levi, che fu anche pittore e che c'introduce alla galleria ideale degli scrittori, dei drammaturghi, dei letterati e dei giornalisti – da Leonardo Sciascia a Ettore Cella Dezza, da Nantas Salvalaggio a Dario Robbiani a Eros Costantini e tanti altri che purtroppo ci hanno lasciato. E non posso chiudere questa breve elencazione senza citare due letterati come il conterraneo di Sandro, Guido Calgari, e il conterraneo mio, Siro Angeli, né posso dire questo nome senza quello della sua compagna di vita e di lettere, Alida Airaghi, a sua volta conterranea veronese della Lisetta.

    Tra i viventi bisogna anzitutto citare Saverio Strati, cui per alti meriti è stata riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica la previdenza Bacchelli. Ricordo che Strati fa iniziare il suo quinto romanzo, Noi lazzaroni, del 1972, proprio nella Libreria Italiana di Zurigo, omaggio letterario raro, rarissimo.

    Ancora tra i viventi menziono amici e compagni, ma non per mera amicizia, uomini di penna, ma non solo di penna, come il grande poeta friulano Leonardo Zanier nonché grandi giornalisti ticinesi come Renzo Balmelli e Mario Barino. A essi affianco emblematicamente due lavoratori-artisti particolarmente cari ai Rodoni, lo scultore-operaio La Mola e il fotografo-operaio Cianciulli.

    Nessuno si offenda se concludo qui un'enumerazione che, esaustiva, sarebbe interminabile.

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Originariamente, la Libreria Italiana aveva sede a qualche edificio di distanza dal Cooperativo e in quei pressi si accasarono anche le Colonie Libere. Era, la Militaerstrasse, un mondo della vita del popolo emigrante a Zurigo.

    Alla Militaerstrasse approdava il giovane ex bracciante fuggito alla maledizione della mezzadria e alle fucilate per l'occupazione delle terre.

    Veniva scaricato dal treno in una città di favolose ricchezze, dove lui si sarebbe conquistato una vita nuova: edile, tornitore, meccanico d'auto.

    Arrivavano a decine di migliaia, questi ragazzi italiani in quegli anni, dopo una guerra mondiale e la celebre esortazione ad imparare le lingue. Approdavano alla Militaerstrasse per mangiare un piatto di minestrone al Coopi, per chiedere qualche riferimento ai militanti delle Colonie libere. Tiravano un respiro dopo mille chilometri di viaggio in terza classe, con l'intermezzo della famosa visita medica d'incoraggiamento a Chiasso.

    E qualche tempo dopo, d'estate o d'inverno, in un pomeriggio strasolato o uggioso, per lo più di sabato, i ragazzi più svegli o forse quelli un po' più timidi, quelli comunque che alla nostalgia, allo straniamento, alla lontananza, all'alienazione del lavoro, allo squallore della baracca-dormitorio reagivano.

    Reagivano "dal di dentro", con un progetto di carriera futura o con un progetto di presa di coscienza di classe, che poi era una ricerca di comprensione di sé e del mondo nuovo, non sempre entusiasmante, che si ritrovavano attorno.

    Ecco allora che il loro progetto, o la loro timidezza, o la loro intelligenza, li sospingeva a ritornare dalle parti della stazione di Zurigo, alla Militärstrasse, ma non più per un minestrone socialista o per una consulenza volante, ma perché cercavano Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita. Oppure semplicemente. . . un libro.

    Per lo più cercavano un manuale tecnico-professionale, per lo più dell'editore Hoepli.

    Un giorno apparve in Libreria il Pinna, ex pastore sardo, aspirante elettricista: "Ce l'ha, signora, scusi, ce lo ha il Manuale dell'installatore elettrico negli stabili ?"

    E come no. Quello era un manuale che andava come il pane negli anni Sessanta.

    Altri best-seller: il manuale del tornitore, il manuale del muratore, il manuale dell'elettrauto, del riparatore radio.

    Si vendeva bene, molto bene, anche il Libro pratico del pescatore all'amo in acque dolci , e altri manuali hobbistici destinati agli amanti della cucina, della fotografia ecc.

    Sonzogno pubblicò a un certo punto un volume che suscitò l'attenzione e l'apprezzamento di vasti strati di frequentatori della Libreria Italiana , un testo scolastico bilingue con tanto di colonne dedicate agli esercizi di perfezionamento e autovalutazione: Il poliglotta della lingua tedesca , libro praticamente perfetto, ma solo in linea teorica.

    In effetti, neanche "Il poliglotta della lingua tedesca" servì molto all'integrazione linguistica e sociale degli immigrati italiani. Ben altro poliglotta sarebbe stato necessario in tempi di xernofobia uncinata alla Schwarzenbach. Ma basti di ciò.

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Nella seconda metà degli anni Sessanta, s'impose prepotentemente all'attenzione della collettività italiana un altro utilissimo manuale, che però esulava sia dall'orizzonte delle arti e delle professioni, sia da quello degli hobbies.

    Memorabile fu quel giorno in cui entrò tutta titubante una giovane signora, molto riservata, dalla pelle olivastra e dai capelli corvini, che fendendo il solito crocchio di muratori sindacalizzati si diresse con passo sicuro verso la Lisetta.

    Ma la Lisetta era occupata con i suoi pescatori muratori macchinisti, i quali la incalzavano con sempre nuove osservazioni e domande. E lei gentile, anche se talvolta necessariamente interlocutoria: "Controllerò sul catalogo; possiamo vedere; l'ordinazione è già partita".

    La giovane signora con i capelli corvini fece un giro d'orizzonte e si avvide che Sandro le stava per chiedere con la sua consueta cortesia: "Posso fare qualcosa per Lei?".

    La bella cliente sulla trentina, gli disse che sì, in effetti, lei sarebbe stata interessata a sapere se per caso non fosse disponibile un libro serio : "Ripeto molto serio", sottolineò. Un libro che spiegasse a una moglie le vicende e i segreti della vita, come dire, della vita. . . della vita. . . intima.

    "Sì, perché, se io potessi avere quel libro, forse, riuscirei a convincere mio marito, a convincerlo, che insomma" – aggiunse la signora, con una sospensione della voce: "Be', se ne sapessi di più, mio marito potrebbe risparmiare dei bei soldi che invece spende con le donne".

    La signora non ammiccò, ma forse fu tentata d'indirizzare lo sguardo in direzione della peccaminosissima Langstrasse

    Sandro senza batter ciglio le rispose che un medico aveva messo insieme un ottimo manuale enciclopedico, opera di grande valore scientifico e sociale sull'argomento: La vita sessuale del dottor Fritz Kahn.

    Nessuno degli dei astanti muratori sindacalizzati alzò lo sguardo dai conversari , avendo avuto istantanea consapevolezza della gravità di quella richiesta bibliografica.

    Oggi tutto è diverso, naturalmente, ma allora – come del resto anche durante la "prima ondata" oltre un secolo fa – quel che aveva a che fare con la vita "intima", l'igiene, le malattie veneree, i cicli della fertilità, i problemi della fecondità. . . tutto era circonfuso di mistero, di peccato, d'ignoranza. E tutto accompagnato da quel corteo di sofferenze che al misterioso peccato dell'ignoranza segue "come il carro segue i buoi".

    Lisetta nel commentare l'episodio: "Ma insomma anche noi donne avevamo il diritto di sapere dove abbiamo le ovaie".



DUE TRASMISSIONI RADIO SULL'EVENTO

 

Un documento audio su Rodoni

clicca Cronache della Svizzera italiana, sabato 3 dicembre, ore 18.00

Intervista a Sandro Rodoni raccolta da Raniero Fratini

Minutaggio: tra 17'21" e 19'38"

 

Il reportage al GR sui 50 anni di Libreria Italiana

clicca Radiogiornale di sabato 3 dicembre, edizione 18.30

Raniero Fratini intervista Lisetta Rodoni, Leo Zanier e Andrea Ermano

Minutaggio: tra 11'24'' e 14'26"

Christa Wolf (1929-2011) - Un cielo diviso

Christa Wolf (1929-2011) - Autrice di Kassandra , grande esponente del dissenso
socialista nella DDR, Christa Wolf ci ha lasciati.

 
Christa Wolf si è spenta giovedì scorso a Berlino dopo lunga malattia, lascia il marito, lo scrittore ed editore Gerhard Wolf, e due figlie.
    Era nata nel 1929 a Landsberg an der Warthe con il nome di ragazza Christa Ihlenfeld . Aveva svolto gli studi a Jena e Lipsia, laureandosi nel 1953, con Hans Meyer, letterato e musicologo ebreo-tedesco di fa-ma internazionale per le sue opere fondamentali su Büchner, Thomas Mann, Montaigne, Musil, Joyce, Uwe Johnson e Grass.
    Esponente di spicco dell'elité intellettuale tedesco-orientale, ma ve-nerata anche presso le Accademie letterarie occidentali – da Parigi ad Amburgo a Columbus, Ohio – la Wolf venne defenestrata nel 1976 dall'Associazione Scrittori della DDR e censurata dal partito con la mi-sura del "forte biasimo" per avere protestato pubblicamente contro il trattamento riservato al cantautore Wolf Biermann, reo di avere critica-to la DDR durante un suo concerto tenutosi a Colonia. Biermann era stato perciò impedito di rientrare nel suo Paese e venne altresì privato della cittadinanza per "grave violazione dei doveri di cittadino".
    Negli anni Ottanta, ormai celebre e tradotta in innumerevoli lingue, la Wolf accentuò ulteriormente il suo impegno civile a favore di una riforma della DDR fuori dall'ortodossia comunista sovietica. Del pari la scrittrice si schierò però anche "contro la liquidazione dei nostri valori morali e materiali" e a favore di una "evoluzione progressista del nostro socialismo". Celebre fu il discorso tenuto da Christa Wolf nella storica Alexanderplatz di Berlino il 4 novembre del 1989, alla vigilia della ca-duta del Muro, che verrà abbattuto il 9 novembre dalla protesta popola-re.
  Tra il 1959 e il 1962 la Wolf era stata convocata più volte presso la sede della Stasi, il potente servizio segreto comunista, dove la giovane intellettuale era stata indotta a consegnare tre rapporti confidenziali. Christa Wolf di fatto non collaborò , fornendo esclusivamente informa-zioni positive su personalità di sua conoscenza. E fu perciò indiziata di "reticenza", a partire dal 1962, finendo nel mirino delle occhiute autori-tà comuniste che iniziarono a spiare anche lei. Negli anni Novanta questi fatti emersero dagli archivi della DDR e diedero adito al cosid-detto Literaturstreit , una polemica simile per accenti e modalità a quel-la condotta in Italia contro Ignazio Silone.
    Il coraggio civile manifestato da Christa Wolf nel paese in cui era nata, cresciuta e divenuta celebre, insieme al suo rifiuto di abiurare agli ideali socialisti apparvero completamente fuori tempo nell'età del pen-siero unico. 
 
 "Nella DDR, dove viveva e lavorava", scrive Renzo Balmelli nelle sue Spigolature , "la Wolf a lungo è stata considerata il simbolo del dissen-so prima di scoprire tra le macerie del Muro alcuni compromessi con la STASI, la polizia segreta, che ne hanno offuscato l'immagine", mentre  a difendere Christa soccorse l'amico di sempre, il premio Nobel per la letteratura, Günter Grass. Il quale però aveva anch'egli un suo passato da farsi perdonare, visto che Grass "per tanto tempo, troppo, conservò il terribile segreto della sua appartenenza alla Hitlerjugend". 
    Ovviamente Grass, che a diciassette anni si era arruolato volontario nell'esercito tedesco, non fu il solo membro della Hitlerjugend ad as-surgere a celebrità nel secodno Dopoguerra per alti meriti culturali con-seguiti nell'oblio di un passato che non passa. Altro esempio illustre: Benedetto XVI. L'attuale pontefice aveva fatto parte anch'egli della gioventù hitleriana a partire dal 1939. Dipoi passò nella Luftwaffe , la temibile aviazione nazista e infine venne fatto prigioniero dagli alleati e internato a Ulma.
    Forse non è vero che una delle più importanti lezioni della storia con-siste nel fatto che, con Aldous Huxley, "gli uomini non imparano molto dalle lezioni della storia".
    Resta, tuttavia, da chiedersi pro veritate se la severità del giudizio storico non escluda l'istituto dell'indulgenza, anche e soprattutto per passeggeri muniti di biglietto di prima classe.

martedì 6 dicembre 2011

Christa Wolf (1929-2011); Zurigo, la Libreria Italiana al traguardo dei cinquant'anni ; La settimana a Fahrenheit; Le riviste italiane di cultura: ruolo e funzione nella società del XXI secolo; La fine del triennio Gelmini;

Christa Wolf (1929-2011)

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Un cielo diviso

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Autrice di Kassandra, grande esponente del dissenso

socialista nella DDR, Christa Wolf ci ha lasciati.

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Christa Wolf si è spenta giovedì scorso a Berlino dopo lunga malattia, lascia il marito, lo scrittore ed editore Gerhard Wolf, e due figlie.

Era nata nel 1929 a Landsberg an der Warthe con il nome di ragazza Christa Ihlenfeld. Aveva svolto gli studi a Jena e Lipsia, laureandosi nel 1953, con Hans Meyer, letterato e musicologo ebreo-tedesco di fama internazionale per le sue opere fondamentali su Büchner, Thomas Mann, Montaigne, Musil, Joyce, Uwe Johnson e Grass.

Esponente di spicco dell'elité intellettuale tedesco-orientale, ma venerata anche presso le Accademie letterarie occidentali – da Parigi ad Amburgo a Columbus, Ohio – la Wolf venne defenestrata nel 1976 dall'Associazione Scrittori della DDR e censurata dal partito con la misura del "forte biasimo" per avere protestato pubblicamente contro il trattamento riservato al cantautore Wolf Biermann, reo di avere criticato la DDR durante un suo concerto tenutosi a Colonia. Biermann era stato perciò impedito di rientrare nel suo Paese e venne altresì privato della cittadinanza per "grave violazione dei doveri di cittadino".

Negli anni Ottanta, ormai celebre e tradotta in innumerevoli lingue, la Wolf accentuò ulteriormente il suo impegno civile a favore di una riforma della DDR fuori dall'ortodossia comunista sovietica. Del pari la scrittrice si schierò però anche "contro la liquidazione dei nostri valori morali e materiali" e a favore di una "evoluzione progressista del nostro socialismo". Celebre fu il discorso tenuto da Christa Wolf nella storica Alexanderplatz di Berlino il 4 novembre del 1989, alla vigilia della caduta del Muro, che verrà abbattuto il 9 novembre dalla protesta popolare.

Tra il 1959 e il 1962 la Wolf era stata convocata più volte presso la sede della Stasi, il potente servizio segreto comunista, dove la giovane intellettuale era stata indotta a consegnare tre rapporti confidenziali. Christa Wolf di fatto non collaborò, fornendo esclusivamente informazioni positive su personalità di sua conoscenza. E fu perciò indiziata di "reticenza", a partire dal 1962, finendo nel mirino delle occhiute autorità comuniste che iniziarono a spiare anche lei. Negli anni Novanta questi fatti emersero dagli archivi della DDR e diedero adito al cosiddetto Literaturstreit, una polemica simile per accenti e modalità a quella condotta in Italia contro Ignazio Silone.

Il coraggio civile manifestato da Christa Wolf nel paese in cui era nata, cresciuta e divenuta celebre, insieme al suo rifiuto di abiurare agli ideali socialisti apparvero completamente fuori tempo nell'età del pensiero unico.

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Christa Wolf (1929-2011) mentre tiene lo storico Il "Discorso della svolta" a Berlino Alexanderplatz. Era il 4 novembre del 1989. Qualche giorno dopo, il 9 novembre, il Muro verrà abbattuto dalla protesta popolare.

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"Nella DDR, dove viveva e lavorava", scrive Renzo Balmelli nelle sue Spigolature, "la Wolf a lungo è stata considerata il simbolo del dissenso prima di scoprire tra le macerie del Muro alcuni compromessi con la STASI, la polizia segreta, che ne hanno offuscato l'immagine", mentre a difendere Christa soccorse l'amico di sempre, il premio Nobel per la letteratura, Günter Grass. Il quale però aveva anch'egli un suo passato da farsi perdonare, visto che Grass "per tanto tempo, troppo, conservò il terribile segreto della sua appartenenza alla Hitlerjugend".

Ovviamente Grass, che a diciassette anni si era arruolato volontario nell'esercito tedesco, non fu il solo membro della Hitlerjugend ad assurgere a celebrità nel secodno Dopoguerra per alti meriti culturali conseguiti nell'oblio di un passato che non passa. Altro esempio illustre: Benedetto XVI. L'attuale pontefice aveva fatto parte anch'egli della gioventù hitleriana a partire dal 1939. Dipoi passò nella Luftwaffe, la temibile aviazione nazista e infine venne fatto prigioniero dagli alleati e internato a Ulma.

Forse non è vero che una delle più importanti lezioni della storia consiste nel fatto che, con Aldous Huxley, "gli uomini non imparano molto dalle lezioni della storia".

Resta, tuttavia, da chiedersi pro veritate se la severità del giudizio storico non escluda l'istituto dell'indulgenza, anche e soprattutto per passeggeri muniti di biglietto di prima classe.

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Joseph Ratzinger in divisa hitleriana.


Zurigo, la Libreria Italiana al

traguardo dei cinquant'anni

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In ricordo di Sandro Rodoni, fondatore della Libreria Italiana, e in onore di sua moglie Lisetta Rodoni, compagna di vita e battaglie, che ha condotto la Libreria al prestigioso traguardo dei cinquant'anni di attività, si è svolta venerdì all'ECAP di Zurigo un'affollata manifestazione cui hanno preso parte Marco Mona, promotore dell'incontro, il poeta Leonardo Zanier, il direttore dell'ECAP Svizzera Guglielmo Bozzolini, Gennaro De Duonni delle CLI e Mattia Lento giovane esponente della "Fabbrica di Nichi". Al presidente della Società Cooperativa e direttore dell'ADL è stato affidato il compito di tenere il discorso d'apertura. Ne riportiamo qui ampi stralci.

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di Andrea Ermano

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Svizzera, primissimi anni Sessanta. Arrivi dall'Italia e sei, puta caso, un simpatizzante del PCI. Dove troverai riviste di sinistra come Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita? Sembra una questione da poco, o da nulla. Senonché in quegli anni il compagno Profugo, passeggiando sulla piazza del mercato di Oerlikon, si ferma a una bancarella e devolve franchi 3 al giornale Vorwaerts / Il lavoratore e viene perciò colpito da decreto di espulsione. Sembra che quel compagno si fosse immatricolato nella lista dei sottoscrittori, lista poi sequestrata dalle autorità. Di qui l'espulsione del Profugo.

Tornando al tema: sei un simpatizzante della sinistra italiana nella Zurigo degli anni Sessanta. Dove trovi Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita senza che la Fremdenpolizei ti rispedisca alla frontiera?

Per dirla con le parole del compagno Sotgia, che usava la metafora della "pioggia" per significare il maccartismo alquanto paranoico di quegli anni lontani nei quali si vedeva un comunista dietro ogni angolo: "Quando fuori piove, puoi sempre andare alla Libreria Italiana".

Ginetto Sotgia, scenografo all'Opernhaus zurighese, non fu il solo a cercare riparo dal "maltempo" nella Libreria di Lisetta e Sandro Rodoni. Lista lunga e illustre quella dei frequentatori, da Mario Comensoli fino a uno dei maggiori pittori svizzeri contemporanei, Valentin Lustig. Senza dimenticare Carlo Levi, che fu anche pittore e che c'introduce alla galleria ideale degli scrittori, dei drammaturghi, dei letterati e dei giornalisti – da Leonardo Sciascia a Ettore Cella Dezza, da Nantas Salvalaggio a Dario Robbiani a Eros Costantini e tanti altri che purtroppo ci hanno lasciato. E non posso chiudere questa breve elencazione senza citare due letterati come il conterraneo di Sandro, Guido Calgari, e il conterraneo mio, Siro Angeli, né posso dire questo nome senza quello della sua compagna di vita e di lettere, Alida Airaghi, a sua volta conterranea veronese della Lisetta.

Tra i viventi bisogna anzitutto citare Saverio Strati, cui per alti meriti è stata riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica la previdenza Bacchelli. Ricordo che Strati fa iniziare il suo quinto romanzo, Noi lazzaroni, del 1972, proprio nella Libreria Italiana di Zurigo, omaggio letterario raro, rarissimo.

Ancora tra i viventi menziono amici e compagni, ma non per mera amicizia, uomini di penna, ma non solo di penna, come il grande poeta friulano Leonardo Zanier nonché grandi giornalisti ticinesi come Renzo Balmelli e Mario Barino. A essi affianco emblematicamente due lavoratori-artisti particolarmente cari ai Rodoni, lo scultore-operaio La Mola e il fotografo-operaio Cianciulli.

Nessuno si offenda se concludo qui un'enumerazione che, esaustiva, sarebbe interminabile.

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Originariamente, la Libreria Italiana aveva sede a qualche edificio di distanza dal Cooperativo e in quei pressi si accasarono anche le Colonie Libere. Era, la Militaerstrasse, un mondo della vita del popolo emigrante a Zurigo.

Alla Militaerstrasse approdava il giovane ex bracciante fuggito alla maledizione della mezzadria e alle fucilate per l'occupazione delle terre.

Veniva scaricato dal treno in una città di favolose ricchezze, dove lui si sarebbe conquistato una vita nuova: edile, tornitore, meccanico d'auto.

Arrivavano a decine di migliaia, questi ragazzi italiani in quegli anni, dopo una guerra mondiale e la celebre esortazione ad imparare le lingue. Approdavano alla Militaerstrasse per mangiare un piatto di minestrone al Coopi, per chiedere qualche riferimento ai militanti delle Colonie libere. Tiravano un respiro dopo mille chilometri di viaggio in terza classe, con l'intermezzo della famosa visita medica d'incoraggiamento a Chiasso.

E qualche tempo dopo, d'estate o d'inverno, in un pomeriggio strasolato o uggioso, per lo più di sabato, i ragazzi più svegli o forse quelli un po' più timidi, quelli comunque che alla nostalgia, allo straniamento, alla lontananza, all'alienazione del lavoro, allo squallore della baracca-dormitorio reagivano.

Reagivano "dal di dentro", con un progetto di carriera futura o con un progetto di presa di coscienza di classe, che poi era una ricerca di comprensione di sé e del mondo nuovo, non sempre entusiasmante, che si ritrovavano attorno.

Ecco allora che il loro progetto, o la loro timidezza, o la loro intelligenza, li sospingeva a ritornare dalle parti della stazione di Zurigo, alla Militärstrasse, ma non più per un minestrone socialista o per una consulenza volante, ma perché cercavano Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita. Oppure semplicemente. . . un libro.

Per lo più cercavano un manuale tecnico-professionale, per lo più dell'editore Hoepli.

Un giorno apparve in Libreria il Pinna, ex pastore sardo, aspirante elettricista: "Ce l'ha, signora, scusi, ce lo ha il Manuale dell'installatore elettrico negli stabili?"

E come no. Quello era un manuale che andava come il pane negli anni Sessanta.

Altri best-seller: il manuale del tornitore, il manuale del muratore, il manuale dell'elettrauto, del riparatore radio.

Si vendeva bene, molto bene, anche il Libro pratico del pescatore all'amo in acque dolci, e altri manuali hobbistici destinati agli amanti della cucina, della fotografia ecc.

Sonzogno pubblicò a un certo punto un volume che suscitò l'attenzione e l'apprezzamento di vasti strati di frequentatori della Libreria Italiana, un testo scolastico bilingue con tanto di colonne dedicate agli esercizi di perfezionamento e autovalutazione: Il poliglotta della lingua tedesca, libro praticamente perfetto, ma solo in linea teorica.

In effetti, neanche "Il poliglotta della lingua tedesca" servì molto all'integrazione linguistica e sociale degli immigrati italiani. Ben altro poliglotta sarebbe stato necessario in tempi di xernofobia uncinata alla Schwarzenbach. Ma basti di ciò.

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Nella seconda metà degli anni Sessanta, s'impose prepotentemente all'attenzione della collettività italiana un altro utilissimo manuale, che però esulava sia dall'orizzonte delle arti e delle professioni, sia da quello degli hobbies.

Memorabile fu quel giorno in cui entrò tutta titubante una giovane signora, molto riservata, dalla pelle olivastra e dai capelli corvini, che fendendo il solito crocchio di muratori sindacalizzati si diresse con passo sicuro verso la Lisetta.

Ma la Lisetta era occupata con i suoi pescatori muratori macchinisti, i quali la incalzavano con sempre nuove osservazioni e domande. E lei gentile, anche se talvolta necessariamente interlocutoria: "Controllerò sul catalogo; possiamo vedere; l'ordinazione è già partita".

La giovane signora con i capelli corvini fece un giro d'orizzonte e si avvide che Sandro le stava per chiedere con la sua consueta cortesia: "Posso fare qualcosa per Lei?".

La bella cliente sulla trentina, gli disse che sì, in effetti, lei sarebbe stata interessata a sapere se per caso non fosse disponibile un libro serio: "Ripeto molto serio", sottolineò. Un libro che spiegasse a una moglie le vicende e i segreti della vita, come dire, della vita. . . della vita. . . intima.

"Sì, perché, se io potessi avere quel libro, forse, riuscirei a convincere mio marito, a convincerlo, che insomma" – aggiunse la signora, con una sospensione della voce: "Be', se ne sapessi di più, mio marito potrebbe risparmiare dei bei soldi che invece spende con le donne".

La signora non ammiccò, ma forse fu tentata d'indirizzare lo sguardo in direzione della peccaminosissima Langstrasse.

Sandro senza batter ciglio le rispose che un medico aveva messo insieme un ottimo manuale enciclopedico, opera di grande valore scientifico e sociale sull'argomento: La vita sessuale del dottor Fritz Kahn.

Nessuno degli dei astanti muratori sindacalizzati alzò lo sguardo dai conversari, avendo avuto istantanea consapevolezza della gravità di quella richiesta bibliografica.

Oggi tutto è diverso, naturalmente, ma allora – come del resto anche durante la "prima ondata" oltre un secolo fa – quel che aveva a che fare con la vita "intima", l'igiene, le malattie veneree, i cicli della fertilità, i problemi della fecondità. . . tutto era circonfuso di mistero, di peccato, d'ignoranza. E tutto accompagnato da quel corteo di sofferenze che al misterioso peccato dell'ignoranza segue "come il carro segue i buoi".

Lisetta nel commentare l'episodio: "Ma insomma anche noi donne avevamo il diritto di sapere dove abbiamo le ovaie".

Riceviamo e volentieri segnaliamo

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La settimana a Fahrenheit

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- Lunedì, per la giornata di Radio3 Tutti Stranieri, Fahrenheit ospita due conduttori speciali: Queenia Pereira, rappresentante della Rete G2 ("Seconde Generazioni"), e il sociologo senegalese Ali Baba Faye. Il Libro del Giorno è I demoni del deserto, di Bijan Zarmandili.

- Martedì incontriamo Francesco Faeta, autore de Le ragioni dello sguardo, un saggio sui metodi delle indagini antropologiche e sull'impossibile "verginità" scientifica dei ricercatori.

- E poi, da mercoledì 7 a domenica 11, ci trasferiamo al Palazzo dei Congressi di Roma per l'annuale Fiera della piccola e media editoria, Più libri, più liberi. Con noi, in diretta, gli ospiti più significativi della manifestazione e la proclamazione del Libro dell'Anno di Fahrenheit (domenica).

Vi ricordiamo che dal nostro sito potete riascoltare tutte le nostre puntate, gli speciali trasmessi dai Festival, le interviste agli scrittori e agli illustratori, le poesie.


TAVOLA ROTONDA

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Le riviste italiane di cultura:

ruolo e funzione nella società del XXI secolo

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Il coordinamento Riviste Italiane di Cultura presieduto da Valdo Spini organizza una tavola rotonda sul tema "Le riviste italiane di cultura: ruolo e funzione nella società del XXI secolo".

Roma - Mercoledì 7 dicembre 2011, ore 16,

sala Rubino del Palazzo dei congressi all'Eur (Roma)

Tavola rotonda nell'ambito dell'iniziativa "Più libri più liberi - Fiera della piccola e media editoria" (7-12 dicembre 2011)

Intervengono:

Barbara Casalini (per il RICO, la piattaforma digitale del Cric),

Vittorio Emiliani, scrittore e giornalista;

Vittorio Giacopini ("Pagina3"),

Valdo Spini (direttore dei "Quaderni del Circolo Rosselli").

Modera:

Bianca Maria Bruno, direttrice di "Lettera Internazionale".


Riceviamo da vivalascuola

e volentieri pubblichiamo

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La fine del triennio Gelmini

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È accompagnata da un vago senso di sollievo.

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di Giorgio Morale

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La fine del triennio Gelmini è accompagnata da un vago senso di sollievo.

Può essere l'occasione per un bilancio dei danni del triennio. Ma anche un'occasione per capire e ripensare, visto, come dice Marina Boscaino, "il grande punto interrogativo rappresentato dal futuro, insieme alla consapevolezza che, comunque vadano le cose, non sarà facile".

E' quanto proponiamo con vivalascuola di questa settimana, con una riflessione di Cecilia Bartoli sullo stato della relazione educativa dopo la distruzione gelminiana:

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http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2011/11/28/vivalascuola-96/

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Completano la puntata le notizie della settimana scolastica, le prime dichiarazioni del ministro Profumo, le reazioni e le attese del mondo della scuola.

PRESENTAZIONE

Organizzata dalla F.I.A.P. (Federazione Italiana Associazioni Partigiane)

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Su Carlo Levi

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Presentazione del libro

Carlo Levi segreto

di Giovanni Russo

Dalai editore

Casa della Memoria e della Storia

Via San Francesco di Sales, 5 – Roma

Lunedi, 5 dicembre 2011 - ore 17

Relatori:

Filippo La Porta

Gennaro Sasso

Lucio Villari

Coordina:

Vittorio Cimiotta

Sarà presente l'autore


Ambrogino d'Oro

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L'Ambrogino d'Oro a Vera Vigevani

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Il Comune di Milano il prossimo 7 dicembre conferirà a Vera Vigevani Jarach la medaglia d'oro di Benemerenza Civica (comunemente nota come Ambrogino d'Oro).

E' una grande notizia.

Vera Vigevani, milanese di Buenos Aires, è infatti una nostra cara amica.

Nata a Milano nel 1928, emigrata in Argentina per sfuggire alle leggi razziali del regime fascista, divenne a partire dal 1977 una delle prime madri di Plaza de Mayo, le coraggiose donne argentine che sfilavano tutti i giovedì nella piazza principale di Buenos Aires, sfidando la dittatura dei generali, per costringere le autorità a rompere il velo di omertà e di silenzio sulla sorte dei "desaparecidos" .

Vera Vigevani, giornalista, era infatti la madre di Franca Jarach (sequestrata e uccisa all'età di soli 18 dalla dittatura dei generali golpisti, saliti al potere nel marzo del 1976).

Impegnata in un grande lavoro di preservazione e difesa della memoria, Vera Vigevani ha scritto nel 2005 con Chiara Tallone il libro "Il silenzio infranto. Il dramma dei desaparecidos italiani in Argentina" (Torino, Zamorani, 2005)

Inoltre, nei processi italiani contro i crimini dell'ESMA di Buenos Aires (la Scuola Superiore di Meccanica della Marina ove venivano torturati e poi uccisi molti degli scomparsi), Vera è stata indiscutibilmente una delle testimoni chiave, che hanno consentito di arrivare alle sentenze di condanna dei responsabili. E i processi italiani, è bene ricordarlo, sono stati a loro volta un evento importante ed hanno giocato un ruolo centrale nella successiva revisione, nella stessa Argentina, della politica di oblio e di indulto a suo tempo portata avanti dall'allora presidente Carlos Menem. E' insomma grazie anche ai processi cui Vera è intervenuta, se anche in Argentina si è poi arrivati all'apertura di una serie di processi contro i generali golpisti e contro gli aguzzini che agivano ai loro ordini.

Siamo dunque davvero felici che il Comune di Milano abbia voluto tributare a Vera Vigevani il proprio più alto riconoscimento.

E alla cara Vera, che nell'aprile del 2008 fu ospite a Milano di una bella iniziativa del "Rosselli" - cui intervennero anche l'avv. Marcello Gentili (legale di parte civile nei processi italiani); Jorge Ithurburu (presidente del comitato promotore dei processi); Moni Ovadia scrittore e uomo di teatro; Felice Besostri (già membro della commissione diritti civili del Consiglio d'Europa); e Morris Ghezzi (della Lega per i Diritti dell'Uomo) -, vanno i nostri rallegramenti più sinceri.

Gli amici di Vera, per iniziativa dell'Associazione Kairos Onlus, hanno quindi organizzato, per la sera di mercoledì 7 dicembre, a partire dalle ore 18.30, una Cena Solidale presso il ristorante "Il Grande Cerchio" di via Buonarroti 8 a Milano. La cena a buffet, avrà un costo di partecipazione di 50 euro, e il ricavato servirà a coprire le spese di viaggio di Vera da e per Buenos Aires.

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Francesco Somaini

Circolo Carlo Rosselli - Milano


Dieci domande

per Formigoni

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Dagli arresti eccellenti ai festini a luci rosse, dalla malasanità al traffico illecito di rifiuti, ce n'è davvero per tutti nel centrodestra lombardo, anche nelle posizioni istituzionali di maggior rilievo. Ecco dieci domande per Formigoni. Restiamo in attesa delle sue risposte. E soprattutto delle sue dimissioni.

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di Chiara Cremonesi

consigliera regionale SEL<http://www.chiaracremonesi.it/dieci-domande-per-formigoni>

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Caro Presidente Formigoni, appreso che lunedì sarà presente in Aula per riferire sulle circostanze che hanno portato all'arresto del vicepresidente del Consiglio Nicoli Cristiani e considerato che di norma i suoi interventi su qualsiasi tema si riducono a relazioni conclusive senza alcuna possibilità di confronto, abbiamo preparato in anticipo dieci domande per facilitarle il compito di chiarire ogni aspetto politico della vicenda. Le lasciamo tutto il tempo per ponderarle. Aspettandoci, naturalmente, risposte esaustive.

1.Lei ha dichiarato a più riprese che la sua Giunta e la sua persona siano del tutto estranee alla questione. Oltre all'arresto di un dirigente di un'agenzia del sistema regionale, oltre all'arresto del vicepresidente Pdl del Consiglio che è stato due volte assessore in sue Giunte e che si dichiara tuttora in stretto contatto con lei, oltre a un iter procedurale come la Via che è di stretta competenza della Giunta, può spiegarci cosa serve ancora affinché vi sentiate chiamati in causa?

2.Lei ha sostenuto che l'iter della Via alla discarica per amianto di Cappella Cantone sia stato impeccabile. Ma da garantista qual è, non dovrebbe spingersi a ipotizzare una regolarità che allo stato attuale è tutta da dimostrare. Dobbiamo altrimenti credere che l'eventuale tangente sulla quale ruota l'impianto accusatorio sia stata pagata per un'autorizzazione che sarebbe arrivata con gli stessi tempi anche gratis?

3.Sempre in nome del suo garantismo, non ritiene opportuno annullare immediatamente l'iter autorizzativo a Cavenord per il nuovo impianto in attesa dello sviluppo delle indagini e del giudizio?

4.Lei ha affermato di "aver detto sì" a Nicoli Cristiani per l'incontro tra il sottosegretario Paolo Alli e "un imprenditore che voleva partecipare ad Expo". Indipendentemente dal fatto che tale imprenditore sia identificabile nell'arrestato Pierluca Locatelli, perché ha avallato questo incontro? Dobbiamo dedurre che per la partecipazione a Expo esista una via differente dall'appalto pubblico, che passa da incontri tra le imprese e la Giunta al fine di ottenere un placet politico?

5.Noi lo pensiamo doveroso: lei non ritiene opportuno che Arpa e Regione Lombardia si costituiscano parte civile nel processo?

6.Passiamo al "presunto confluire sulla Brebemi di materiale difforme". Lei ha dichiarato che "la Regione non ha responsabilità precise" sui cantieri dell'infrastruttura. Ci sta forse dicendo che, allo stesso modo, non ci saranno responsabilità sue e della Giunta regionale sui canteri di Expo, pronti a diventare boccone succulento per la criminalità organizzata?

7.Regione Lombardia sta discutendo in Commissione di rifiuti speciali, amianto e cave. Con quale credibilità ci si appresta a legiferare su questi temi?

8.L'arresto di Nicoli Cristiani arriva a pochissimi giorni da un'altra inquietante vicenda che ha lambito Regione Lombardia con il fermo di Pierangelo Daccò, intermediario tra l'ospedale San Raffaele e il Pirellone. Nonché suo personale amico di lunga data. Come pensa di arginare il millantato credito presso di lei di personaggi di dubbia moralità che le sono vicini?

9.Alla luce di quanto sta accadendo, ha cambiato idea rispetto alla sua dichiarata contrarietà sulla commissione di inchiesta per il San Raffaele, il cui iter è stato avviato dalle forze di opposizione in Consiglio?

10.In conclusione, un elenco e la domanda delle domande. Chiriaco, Pezzano, Pilello, figure di nomina regionale. Ciocca, Giammario, Minetti, Puricelli, Rinaldin, consiglieri regionali. Ponzoni, segretario dell'Ufficio di Presidenza. Belotti, Rizzi, assessori regionali. Daccò, oltre che suo amico, suocero dell'assessore Buscemi. E infine, Nicoli Cristiani, ex assessore regionale e vicepresidente del Consiglio. Sono i nomi di tutti gli indagati o in qualche modo coinvolti nei molteplici filoni di inchiesta in corso, che spaziano dai rapporti con la 'ndrangheta alla corruzione e alla malasanità, dai festini a luci rosse al dossieraggio. Senza aprire i capitoli delle passate legislature, da Bombarda a Prosperini, da Pagnoncelli alla moglie di Abelli. Dal punto di vista giudiziario vale, laddove gli iter siano ancora in corso, la presunzione di innocenza. Ma dal punto di vista della politica, è evidente a tutti come lei e la sua maggioranza abbiate un problema enorme. Non crede, a questo punto, che sarebbe meglio restituire la parola agli elettori e dedicarsi con tutta calma alle primarie del suo partito?

Restiamo in attesa di risposte convincenti. E soprattutto delle sue dimissioni.


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martedì 29 novembre 2011

ABBATTERE LO SPREAD ENERGETICO IL NOSTRO SCIDA' ; La settimana a Fahrenheit ; Attenzione all'inattenzione ; Otto grandi laici nel '900 italiano ; Conferenza Onu sul clima,le proposte degli ecologisti

ECONOMIA E AMBIENTE

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ABBATTERE

LO SPREAD

ENERGETICO

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Le bollette energetiche italiane sono un peso per famiglie e imprese che in Italia subiscono uno "spread" energetico pesante rispetto al resto dell'Eurozona. E la colpa è delle fonti fossili.

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di Francesco Ferrante, senatore (PD)

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La strada obbligata per abbattere l'extra costo dovuto alla dipendenza del petrolio è il mix a base di energie rinnovabili, efficienza energetica e una nuova politica dei trasporti a fortissima vocazione ferroviaria.

Chi individua pretestuosamente negli incentivi alle rinnovabili in bolletta il fardello che cittadini e industria devono sostenere è clamorosamente smentito dai dati che individuano nel petrolio stabilmente sopra i 100 dollari al barile il vero detonatore dei costi energetici in Italia.

Per frenare la dipendenza cronica dal petrolio occorre spostare in maniera massiccia il trasporto, specie quello merci, dalla gomma al ferro, abbandonare ogni folle idea di ritorno al carbone e intervenire sul mercato del gas in modo che il suo prezzo si adegui a quello internazionale, in calo da mesi.

Infine è di fondamentale importanza che il Governo mantenga gli impegni che chiediamo da tempo e fatti propri dal ministro dell'Ambiente Clini, di emanare i decreti attuativi che il settore delle rinnovabili attende da mesi entro la fine dell'anno e di prolungare la misura del 55% ai fini dell'efficienza energetica nel primissimo provvedimento che emanerà il governo per rilanciare lo sviluppo economico del nostro Paese.

La Catena di San Libero

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IL NOSTRO SCIDA'

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Ha un lieve sorriso ironico, da ragazzo intelligente. L'aria, dalla finestra, gli passa leggermente fra i capelli. Ne muove a volte alcuni, arruffati e bianchi. Ed egli dorme.

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di Riccardo Orioles

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Dorme, nel buio della notte, la sua città. Dorme lo scippatorello, sognando un'infanzia normale. E' in una delle statistiche più feroci d'Europa, quella della criminalità minorile catanese; ma i sogni sono liberi, ed egli sogna. Dorme il politico, sognando gli appalti dell'anno prossimo, Corso Martiri, miliardi. Dorme il padrone-editore, inquietamente. Dorme il suo giornalista, dorme (ma più innocente) la ragazza di vita. Dormono i magistrati collusi, digrignando i denti. Dorme il bottegaio minacciato, dormono i ragazzini di Addiopizzo che lo difendono da soli. Passa la rara guardia notturna, passano le ronde dei mafiosi. Questa è la sua città.

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"Venni a Catania, giudice del Tribunale, da Palazzolo...". La città di Catania, a quei tempi, aveva al suo centro una grande piazza. Su un lato il palazzo di giustizia, cieco, sull'altro i carabinieri muti. Su un altro il grand hotel dove, settimanalmente, s'incontravano i padroni della droga. Su un altro ancora le bische della Famiglia Santapaola-Ferrera. Al centro, un gran monumento ai cui piedi si prostituivano i ragazzi che non avevano il coraggio di fare, per la dose quotidiana, una rapina.

Nella città si parlava, prudentemente. Ma non si scriveva. Si amministrava giustizia severa, contro i piccoli scippatori e ladruncoli che la miseria generava. Ma si chiudevano entrambi gli occhi di fronte ai ricchi mafiosi e ai loro imprenditori.

"Rendo, Graci, Costanzo, Finocchiaro!". Furono gli studenti della città, in quegli anni, quelli che fecero i nomi. Non certo i magistrati. Con una sola eccezione.

"Mi concedano lor signori di esporre alcune considerazioni sullo stato della giustizia in questa città...". Questo era lui, Giambattista Scidà, quello che ora dorme nella stanza accanto.

Non gli potevano dire di no: non puoi levare la parola a un magistrato, all'inaugurazione giudiziaria, una volta all'anno. E lui era un magistrato. "In nome del Popolo Italiano" c'è scritto sulle carte dei giudici. Lui ci credeva.

Così, garbatamente, prendeva la parola e cominciava a elencare cifre e dati. Le cifre dei ragazzini ammazzati, divorati vivi dalla "città matrigna". I dati degli intrallazzi dei benestanti, magistrati compresi, comprese le mura e i tetti delle preture. Le cifre della città indifesa, abbandonata alla mafia e ai Cavalieri.

E passavano gli anni. Io lo conobbi per caso, da povero cronista, facendo il mio mestiere come lui faceva il suo. Presiedeva il tribunale dei minori, cioè il posto dove andava a finire la produzione del sistema. Ti distruggo il quartiere, ti nego la scuola, ti butto sulla strada, non ti do' lavoro, ti lascio la delinquenza come unica prospettiva. E poi ti ammazzo, o ti faccio ammazzare dei mafiosi, o nel migliore dei casi ti trascino qui, nel tribunale e in galera.

Giustizia e carceri minorili, prima di lui, erano gironi danteschi. Lì si veniva "giudicati" in serie come numeri; qui messi coi delinquenti grandi e spesso seviziati.

Con lui, tutto cambiò. Il tribunale diventò luogo di giustizia, dove ogni singolo caso veniva studiato e trattato con estrema attenzione. Nessun ragazzo fu mai abbandonato dopo. Famiglie, case-famiglia, comunità, assistenza individuale: spessissimo a spese del giudice, sempre per sua cura.

Il giudice dei minori a Catania – l'uomo che borghesemente avrebbe dovuto essere il principale nemico dei ragazzi di strada – veniva accolto come un padre nelle periferie e nei mercati. La giurisprudenza minorile di Catania divenne, e come tale fu vista, un modello per l'intera nazione.

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Ma questa era solo una parte. Poi c'era quella "politica"; cioè di servizio alla polis, della Città. Per vent'anni Scidà fu fra i pochissimi che combatterono, non una volta ogni tanto ma ogni giorno, e non con mezze parole ma a pertamente, il sistema di potere catanese. Dai Cavalieri a Ciancio, dall'impresa e politica collusa alle infiltrazioni d'affari in tutti i palazzi: compreso quello di Giustizia.

Lui, Fava e D'Urso furono gli eroi incorruttibili di questa guerra. Giuseppe Fava lo ammazzarono nell'84. Scidà e D'Urso ne ripresero, coi suoi ragazzi, la lotta. Giuseppe D'Urso morì, di malattia misteriosa, nel '96. Scidà - dispersi i ragazzi di Fava, chiusi per la seconda volta i Siciliani - rimase solo. Dunque, dovette fare per tre.

"Bisogna difendere le leggi come le mura della città", scrive Eraclito.

Egli si piantò dinanzi a quelle mura con lancia e scudo come un guerriero antico. Nessuno gli fece paura, non pensò mai di arretrare. Facessero carriera gli altri, lo minacciassero pure. Non tradì la città nè i suoi ragazzi. Dall'una lo richiamava il dovere, dagli altri una sconfinata pietà.

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Il giornale, una volta, era sul percorso del tribunale minorile, fra gli alberi del viale. Io uscivo prestissimo dalla stanza dove dormivo, per andare a prendere il primo caffè; e lui, alla stessa ora, andava da casa, a piedi, al tribunale.

Mi si affiancava in silenzio, o io a lui, a mezza strada. Camminavamo muti, ognuno nei suoi pensieri, fino al piccolo chiosco del caffè. Da poco aveva perso una figlia, gli parevano futili le parole. Il barista, che ci conosceva, scaldava la macchinettà del caffè. Poi: "Buona giornata!". "Buona giornata a lei!". E ognuno al suo lavoro.

A volte andavo a trovarlo, nella casa ormai vuota, fra pile disordinate di carte e di libri antichi. Era un cultore di storia; il grande Le Goff, quando veniva in Italia, spesso passava da lui. Così, la conversazione spesso inavvertitamente si spostava da Catania al Siglo de oro, a Cervantes, al lugar de la Mancha.

A volte, ma più di rado, capitava che pranzassimo assieme; di solito era quando andavo a trovarlo al tribunale. "Pranza con me?". "Andiamo". E qui c'era un intoppo.

La macchina di servizio che lo attendeva fuori (col fedelissimo autista di cui non ricordo il nome) era un bene dello Stato; poteva imbarcare il suo servitore Scidà dal tribunale a casa, visto che a ciò era destinata, ma tale privilegio non poteva assolutamente estendersi agli amici personali e privati. Non potendo far salire me (che sarebbe stato abusare), né lasciarmi a piedi (che sarebbe stato scortese), finivamo per andarcene a piedi tutt'e due, con l'autista che, solo in auto, ci veniva dietro. Per fortuna il clima catanese è mite e quelle mattinate erano – almeno nel ricordo – luminose e ridenti.

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Cos'altro? So che dovrei parlare del caso Catania – l'ultimo – della Procura, delle cose importanti insomma. Va bene.

Catania non ha mai avuto un Palazzo di giustizia lontanamente paragonabile a quello palermitano. Giudici antimafia ce ne sono stati pochi, tre dei quali (Lima, Marino e Ardita) costretti, in un modo o l'altro, a farsi da parte. Liti fra diverse cordate, ultimamente Gennaro vs Tinebra, a parole opposte ma di fatto equivalenti. Polveroni ogni tanto. Impunità.

E dunque proposta di Scidà: prendiamo un giudice terzo, uno di fuori. Campagna contro Scidà dei poteri forti, cui una Procura funzionante non fa affatto piacere. Spreco di polemiche (Ziniti, Rizzo, Condorelli, Sicilia, Sudpress, Repubblica) contro Scidà e in sostegno di uno dei due contendenti indigeni, per lo più Gennaro, a volte in buona fede a volte meno. Sullo sfondo, grandi attese nel settore appalti: avremo una Procura che li controlli oppure no?

Scidà (e con lui Giustolisi, Finocchiaro, Travaglio e Orioles) spera di sì. Altri parlano d'altro, o alzano polverone. Alla fine, ovviamente, vince il buon senso: il Csm nomina un procuratore esterno, che s'insedia e comincia a esaminare le carte. Tutti applaudono, compresi coloro che l'avevano osteggiato fino all'ultimo, o per interessi politici (vedi sopra) o per semplice stupidità, e che a tal nobile scopo avevano fatto il possibile per linciare Scidà. Ma invece la giustizia ha trionfato e Scidà, oplita dei poveri, ha vinto.

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E adesso è disteso qui, nella stanza vicina a quella in cui scrivo ed è piena notte. Nella sua casa, come sempre, non ci sono che persone buone: il fedelissimo Ferrera, la brava Abeba, Titta, Giuseppe, Luca... Una donna ha portato dei fiori gialli, un'altra delle spighe di grano.

Ci sono due computer e una stampante, ma centinaia e centinaia di libri. Braudel, Lefebvre, Verga, Guicciardini, i Canti, Mallarmé, Cervantes... vecchi amici. C'è il suo giornale di otto anni fa, Controvento, quello che il distributore non volle mettere in edicola perché "sennò Ciancio ci leva il pane". Ci sono carte e fascicoli dappertutto. Ci sono, chi addormentato in poltrona chi su un divano, amici che gli vogliono bene. Lui, nella stanza accanto, dorme sorridendo.

Avremmo dovuto parlare dei Siciliani, fra pochi giorni. Era fra i promotori, proprio in questa casa ci siamo riuniti un mese fa.

"Mannaggia – penso – dovremo fare i Siciliani senza di lui"-

Fra poco è l'alba. Lontano, la notte s'è fatto impercettibilmente meno scura. "Senza di lui? - pensiamo - Chissà se davvero siamo senza".

Riceviamo e volentieri segnaliamo

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La settimana a Fahrenheit

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Mercoledì Polichetti racconta il traffico di rifiuti tossici, l'omologazione del ceto imprenditoriale campano alle organizzazioni criminali, la borghesia mafiosa e la nuova classe economica dei gestori dei rifiuti.

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- Lunedì è con noi Alessandro Lanni, autore dell'eloquente Avanti popoli! Piazze, tv, web: dove va l'Italia senza partiti.

Per il Libro del Giorno, José Ovejero presenta Un anno nero per Miki.

Nello spazio "Classico", Piero Dorfles offre in lettura Il maestro e margherita, di Bulgakov.

- Martedì incontriamo Alfredo Stussi, che ha scritto Maestri e amici, un racconto tessuto su 15 incontri, in cui l'esperienza diretta di persone, luoghi e ambienti diventa giudizio critico sulla vicenda culturale italiana, passata e presente.

La nostra "Filosofia del quotidiano" è realizzata da Simone Regazzoni.

- Mercoledì è nostro ospite Antonio Polichetti, col suo Quo vadis, Italia?, che racconta il disastro ambientale e sanitario della Campania e del Mezzogiorno, il traffico di rifiuti tossici, l'omologazione del ceto imprenditoriale alle organizzazioni criminali, la borghesia mafiosa e la nuova classe economica dei gestori dei rifiuti.

Per il Libro del Giorno, è con noi Elisabetta Liguori con La felicità del testimone.

Lo spazio "Immagine" è animato da Stefano Chiodi.

- Giovedì è la volta di Ugo Riccarelli, che ha scritto Ricucire la vita, un'intensa testimonianza, narrata in prima persona, sull'universo dei trapianti d'organo.

Gianrico Carofiglio è protagonista del Libro del Giorno, con Il silenzio dell'onda.

La nostra "Scuola di lettura" è tenuta da Antonio Prete.

- Venerdì, alle 16,00, l'intervista con Eugenio Occorsio, figlio del giudice Vittorio Occorsio (ucciso nel 1976 dal terrorismo di estrema destra) e autore di Non dimenticare, non odiare.

Per il Libro del Giorno, Daniele Broni presenta Asterios polyp di David Mazzucchelli.

La "Parola della settimana" è realizzata da Edoardo Lombardi Vallauri.


Riceviamo da vivalascuola

e volentieri pubblichiamo

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Attenzione

all'inattenzione

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Le condizioni di vita dei bambini in Italia sono in peggioramento

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di Giorgio Morale

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I bambini italiani sembrano pagare il prezzo più alto della crisi: le condizioni di vita dei minori sono in peggioramento, sia per le privazioni materiali sia per i disturbi di comportamento.

Fra i disturbi in crescita ci sono quelli legati alla inattenzione, all'iperattività e all'impulsività, tali da compromettere la vita relazionale o scolastica.

Vivalascuola questa settimana è dedicata a questi disturbi e all'uso di psicofarmaci per bambini, con un articolo di Francesco Pucci che fa un quadro dettagliato della situazione ed indica possibili soluzioni alternative:

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2011/11/21/vivalascuola-95/

Completano la puntata le notizie della settimana scolastica: il nuovo ministro dell'Istruzione, l'accoglienza a lui riservata da parte di sindacati e mondo della scuola, gli ultimi lasciti del ministero Gelmini.

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PS: La puntata del 19 dicembre, in preparazione, sarà dedicata a segnalazioni di libri (di saggistica o narrativa) che riguardino la scuola e l'istruzione. Chi vuole, può inviare brevi recensioni di testi giudicati particolarmente interessanti, come è stato fatto gli anni precedenti (v. http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2010/12/20/vivalascuola-64/).


Riceviamo e volentieri segnaliamo

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Otto grandi laici

nel '900 italiano

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Bobbio, Calamandrei, Calogero, Capitini, Colajanni, Gobetti,

Rosselli e Salvemini ritratti dallo storico torinese Nunzio Dell'Erba.

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È uscito Intellettuali laici nel '900 italiano di Nunzio Dell'Erba, docente di storia a Torino, presso la Facoltà di Scienze politiche.

Il volume (Vincenzo Grasso editore, Padova 2011, pp. 270), presenta otto ritratti di intellettuali italiani, Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Carlo Rosselli, Piero Gobetti, Guido Calogero, Aldo Capitini, Norberto Bobbio e Napoleone Colajanni, che hanno svolto un ruolo importante nel mondo laico del nostro Paese.

I ritratti di Dell'Erba ricostruiscono la vicenda personale di otto protagonisti della cultura politica novecentesca in stretto collegamento con l'evoluzione del loro pensiero, che si colloca in un'area ben definita di democrazia laica tra liberalismo e socialismo.

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Conferenza Onu sul clima,

le proposte degli ecologisti

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Il 28/11 a Roma conferenza stampa della onlus A Sud. Verso il vertice di Durban, l'allarme degli attivisti: "Dopo Copenaghen e Cancun si rischia un altro fallimento: Stati concentrati sulla crisi, media in silenzio e nessuna volontà politica"

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Si tiene lunedì 28 novembre a Roma l'incontro "Verso la Conferenza Onu sul clima di Durban / Sud Africa", organizzato dall'associazione A Sud, onlus per l'ecologia e la cooperazione, e Rigas (Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale). E' quanto si apprende da una nota. Si terrà una conferenza stampa alle 10.45 presso la Fnsi, via Vittorio Emanuele II n. 349. Saranno presentate le proposte dei movimenti sociali e delle associazioni sul clima, proprio in vista di Durban.
Dal 28 novembre al 10 dicembre si terrà a Durban, Sud Africa, la 17° Conferenza Mondiale Onu sul clima. Lo ricorda A Sud in una nota. "È ormai innegabile - scrivono - che gli stravolgimenti climatici sono la più grande minaccia che pende sul futuro dell'umanità. A dirlo sono i climatologi, la comunità di ricercatori, gli accademici. La responsabilità di questa profonda crisi che coinvolge aspetti ambientali, sociali ed economici è dell'uomo. Sono gli attuali modelli di consumo, produzione e consumo ad aver causato la distruzione ambientale che il pianeta sta vivendo negli ultimi decenni e che è alla base dell'impazzimento del clima".
"Dopo gli ultimi due vertici Onu sul clima, tenutisi nel 2009 a Copenaghen e nel 2010 a Cancun e finiti con un colossale quanto annunciato fallimento, l'appuntamento sudafricano è destinato purtroppo ad avere le stesse sorti. Complici - a giudizio dell'organizzazione -, l'attenzione internazionale rivolta sulla crisi economica, il silenzio dei media e la palese mancanza di volontà politica dei governi emersa già durante gli scorsi summit".

Di fronte alla gravità della minaccia rappresentata dagli stravolgimenti climatici, prosegue A Sud, "divengono fondamentali tanto il ruolo della società civile nell'elaborare proposte alternative, quanto quello dei media, nell'alzare il livello di attenzione attorno alla problematica garantendo alla società civile il diritto ad una corretta e adeguata informazione su temi di tale rilevanza".