venerdì 26 febbraio 2010

Etica protestante

La "Papessa" tedesca si dimette
 
La vescova luterana Margot Kaessmann, presidente della potente Chiesa evangelica tedesca, che annovera 27 milioni di fedeli, ha rassegnato ieri le sue dimissioni. La ragione, che parrà incomprensibile ai Palazzi del potere nostrano, segue di qualche giorno a un'infrazione al codice stradale: "Ho perso autorevolezza e quindi non avrei più la libertà di lanciare le mie sfide etiche e politiche", ha dichiarato la Kaessmann.

La presidente della Chiesa evangelica tedesca (EKD), la vescova luterana Margot Kaessmann, si è dimessa ieri con effetto immediato. La decisione, già nell'aria da alcuni giorni, è stata annunciata nel corso di una conferenza stampa ad Hannover. Motivo della sofferta decisione è stato il “grande errore” di cui Margot Kaessmann si è ieri rammaricata profondamente: sabato scorso la vescova luterana era stata fermata ad Hannover dalla polizia stradale dopo l'inosservanza di un semaforo rosso. Sottoposta al test alcolemico, è risultata positiva. Sono scattati il ritiro della patente e una denuncia per guida in stato di ebrezza.

    “Sono consapevole di quanto sia pericoloso e irresponsabile mettersi al volante dopo aver bevuto”, ha detto ieri, commentando l'episodio dal quale discende la decisione di compiere un passo indietro. A nulla è valso l'appoggio manifestatole dai 14 membri del Consiglio dell'EKD i quali le avevano espresso piena fiducia, nonostante l'infrazione commessa.

    “Il mio ministero e la mia autorevolezza come vescova e come presidente della EKD sono danneggiate" - ha aggiunto la Kaessmann in una dichiarazione riportata dalla stampa tedesca, - "In futuro non avrei più la stessa libertà di parlare di sfide etiche e politiche come ho fatto finora”. 

    Nel rassegnare le sue dimissioni dalla potentissima tolda di comando della chiesa protestante tedesca (25 milioni di fedeli), la Kaessmann si è scusata con tutti coloro i quali l'avevano pregata di rimanere in carica, nonché con i propri elettori, che la avevano votata lo scorso ottobre alla presidenza della EKD.

    La teologa Kaessmann, divorziata e madre di 4 figlie, era stata la prima donna eletta, nell’ottobre scorso, alla guida della EKD.  

Il nuovo sud dell'Italia

Riceviamo e volentieri segnaliamo

un film di Pino Esposito fotografie di Antonio Murgeri
con la collaborazione di Africanews Reggio Calabria

Esposito realizza ne Il nuovo sud dell’Italia una riflessione sul Sud Italia che sta cambiando e sta diventando, da luogo di emigrazione, luogo di immigrazione.

    Il film inizia nel cimitero di barche di Lampedusa, con uno sguardo pietoso ed impotente sui resti di quelle barche, con le quali i profughi hanno attraversato il canale di Sicilia. Si calcola che negli ultimi 10 anni, circa 10.000 persone siano morte annegate nel canale di Sicilia.

    Poi il film risale verso la Calabria soffermandosi sull'ex cartiera di Rosarno (Reggio Calabria), in quella Rosarno, nella quale, nel Dicembre 2008, e nel Gennaio 2010 circa 500 immigrati hanno alzato barricate per protestare contro lo sfruttamento e il razzismo.

    Sono poi raccontati, della parte jonica della Calabria, i tanti migranti che arrivano in inverno per la raccolta degli agrumi e delle olive, e i nuovi scenari della prostituzione di ragazzine africane o rumene sulla statale 106, che collega Crotone a Taranto.

    Attraverso le foto di Antonio Murgeri, il film si conclude nel  napoletano e nel casertano, in quel profondo sud costretto ad accogliere tanti disperati che stanno scappando da fame e guerre, ma anche da un Nord Italia che con astio, rifiuto e leggi xenofobe, li costringe involontariamente ad emigrare verso il mezzogiorno d'Italia.

    Mezzogiorno dove mancano le infrastrutture e le risorse per accogliere queste masse di persone alla deriva…E ci si divide quel poco che c'è, in mezzo anche a tanta violenza e sfruttamento. 

Picture (Metafile)
Vai al sito - http://www.teatro-oziosazio.ch/  

lunedì 15 febbraio 2010

A un anno dalla morte di Eluana

Dal Circolo Carlo Rosselli di Milano
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Democrazia e laicità oggi

Interverranno:
MASSIMO L. SALVADORI
FULVIA COLOMBINI – Cgil,
DOUNIA ETTAIB – Donne Arabe d’Italia,
VALERIO FEDERICO – Ass. Luca Coscioni,
GRAZIA VILLA – Ass. La Rosa Bianca,
LUCIANO ZAPPELLA – Ass. 31 Ottobre: per una scuola laica e pluralista.
Introduce: Donatella De Gaetano, coordinatrice della Consulta;
conduce: Luciano Belli Paci - Circolo Carlo Rosselli.

Per il suo primo compleanno di attività la Consulta milanese rinnova l’appuntamento del 17 febbraio nella Sala Alessi di Palazzo Marino in piazza della Scala 2, alle ore 21, con una iniziativa di ampia portata che intende far luce sullo stato della laicità nelle relazioni tra istituzioni cittadine e regionali e la popolazione.

    Della data del 17 Febbraio è nota la richiesta del Coordinamento nazionale delle Consulte laiche cittadine perché sia riconosciuta come Giornata della liberta` di coscienza, di religione e di pensiero, in ricordo e anniversario della concessione nel 1848 dei diritti civili ai valdesi e poi agli ebrei e, nel 1600, della morte di Giordano Bruno sul rogo.

    Sul tema "Laicità, Religioni e Spazi Pubblici a Milano e in Lombardia", saranno impegnati esponenti dell’associazionismo e del sindacato che denunciano da tempo la carenza di laicità negli spazi pubblici (il crocefisso usato per marcare il territorio, l’occupazione clericale della sanità, i pretestuosi ostacoli ai luoghi di culto musulmani, la confessionalizzazione progressiva della scuola pubblica) e chiedono invece una politica di rispetto delle diversità presenti.

milanolaica@gmail.com  

A un anno dalla morte di Eluana

"Io, da credente, sto con papà Englaro"

La moderatora dei Valdesi, Maria Bonafede, deplora l'uso politico e ideologico della vicenda a un anno dalla morte di Eluana: “Io, da credente, sto con papà Englaro”

di Maria Bonafede

Brutto giorno l’anniversario della morte di Eluana Englaro, e non solo per il ricordo di una storia dolorosa e lacerante ma anche - soprattutto - per l’uso che si è voluto fare di questa ricorrenza. Un uso politico ed ideologico che dimostra come la dignitosa e mille volte motivata scelta di papà Beppino non sia stata né capita né tanto meno rispettata da parte di chi avrebbe preferito prolungare all’infinito la sopravvivenza puramente tecnica di una giovane donna che aveva chiesto di morire con dignità.

    Quello che ci ha colpito ieri non è stata la riapertura di un dibattito che fatalmente imporrà a breve una scelta politica da parte del Parlamento. Su temi così delicati è controversi è giusto e necessario che si apra un pubblico dibattito che attraversa le forze politiche, la società civile e le comunità di fede. Ci ha costernato, però, che piuttosto che partecipare a un dibattito pluralista nel quale si confrontano pensieri ed etiche differenti, uomini delle istituzioni e esponenti della chiesa cattolica si siano buttati, ancora una volta, sul corpo di Eluana. Lo hanno nuovamente stretto nelle loro mani e nei loro ragionamenti per affermare tesi già ampiamente espresse e ancora più ampiamente amplificate dai media. E così il corpo di una giovane donna ormai morta, paradossalmente, ha ripreso ad essere il teatro di uno scontro sui principi e sui valori assoluti della vita.

    Alla fine della giornata, il bilancio etico è disastroso: nessun ragionamento, nessun rispetto, nessuna compassione. Solo, ancora una volta, giudizi dogmatici, siano essi teologici o giuridici. In questa battaglia attorno al corpo di Eluana non è mai risuonata la parola dell’amore e della speranza in Cristo. Qualcuno di noi lo ha fatto pregando e restando in silenzio ripensando a un gesto e a una storia di fronte alla quale tutti – uomini e donne di fede ma anche politici e commentatori – dovrebbero anche trovare il tempo per tacere, riflettere, interrogarsi.

    Riesumare un corpo per giudicarlo e per colpire ancora una volta chi lo ha accompagnato nelle sue ultime ore è una brutta operazione, priva di amore e di compassione. Per questo io, da credente, sto con papà Englaro.

Roma (NEV), 10 febbraio 2010   


lunedì 8 febbraio 2010

La nostra impronta ecologica

Da "Noi Donne" riceviamo e volentieri pubblichiamo

http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=02930


"C'è una forma di energia ancora più pulita del sole, ancora più rinnovabile del vento: è l'energia che non consumiamo"

di Elena Ribet 

“Il tema centrale per il nostro presente e futuro è come riuscire a fare in modo che gli oltre 6 miliardi di esseri umani possano vivere tutti in maniera dignitosa ed equa senza distruggere irrimediabilmente i sistemi naturali e senza oltrepassare la capacità di questi sistemi di assorbire gli scarti e i rifiuti delle nostre attività”. Prendo in prestito le parole della Rete Lilliput, che nelle pagine di questa rivista ha già avuto spazio in passato a proposito del “BIL” (Benessere Interno Lordo) contrapposto al meno nobile e soprattutto meno sostenibile “PIL” (peraltro, un PIL bugiardo che non conta mai il lavoro cosiddetto “non retribuito” delle donne).

    Occorre parlare anche di “impronta ecologica, un indicatore aggregato e sintetico che mette in relazione gli stili di vita di una popolazione con la quantità di natura necessari per sostenerli. Un indicatore concettualmente semplice e ad elevato contenuto comunicativo in quanto rappresenta tale relazione con un parametro di facile comprensione: l’area (espressa in ettari/procapite) di superficie naturale produttiva utilizzata per soddisfare i nostri consumi e per assorbire i nostri rifiuti”.

    Di fronte alla vastità dei fenomeni dell’inquinamento, della sovrapproduzione, del sovrasfruttamento delle risorse naturali e di fronte al “fantasma” sempre più tangibile dei cambiamenti climatici, immaginare di poter agire nel nostro piccolo, concretamente, ci sembra assurdo, una goccia nel mare. Ma la tonnellata è fatta da tanti grammi, quindi coraggio, iniziamo ora, seguiamo i piccoli grandi consigli di chi la sa più lunga di noi, parliamo con le persone che incontriamo, ogni giorno, leggiamo, confrontiamoci, intraprendiamo il percorso ecofemminista, o chiamatelo come volete.

    In rete si trovano alcuni siti dove calcolare la propria impronta ecologica. È impressionante perché è semplice e non lascia alibi. Se non si ha voglia di mettersi lì a calcolare, una prima infarinatura su cosa vuol dire la salvaguardia del pianeta è possibile averla comunque: pensando, punto per punto, a come ci comportiamo rispetto al consumo di alimenti, alla nostra casa e a come ci spostiamo.

Alimenti - Da dove arrivano la pasta, il riso, i cereali che compriamo? Beviamo acqua in bottiglia o del rubinetto? Quante volte alla settimana mangiamo carni rosse o conservate o insaccate (lo sapevate che, oltre a essere cancerogene, hanno un altissimo impatto ambientale a causa delle emissioni di gas degli allevamenti bovini, suini e ovini)? Abitazione - Quanta elettricità consumiamo? E quanto riscaldamento o condizionamento dell’aria? Ci sono spifferi a casa nostra? Stiriamo tutto? (Io proporrei lo sciopero dei ferri da stiro: dopotutto a stirare sono per lo più donne, domestiche comprese: doppio vantaggio: risparmio energetico e più tempo per la vita vera). Facciamo dei lavaggi a freddo? Le luci sono spente? Quante volte prendiamo l’ascensore anziché andare a piedi per le scale, che fa pure bene? C’è un tapis roulant? Teniamolo spento e andiamo a correre o camminare al parco con le amiche. Mangiamo più cose crude, fa bene e non si spreca il gas. Le utenze non in funzione sono staccate dalla prese? Abbiamo i riduttori di flusso ai rubinetti? Facciamo la raccolta differenziata correttamente? Diciamo tutto questo a chi conosciamo? Sono sicura di sì. Dimenticavo, spegnere la tv fa bene al corpo e alla mente.
Trasporti  - Evviva il car-sharing! A me piacciono le macchine grandi e potenti. Però mi contengo. Quando posso offro o accetto passaggi, cerco di prediligere il trasporto pubblico (ma che fatica!) in particolare il treno. Ma la cosa più bella del mondo è ricominciare a camminare, come facevano mia nonna e mio nonno. Chilometri a piedi per andare a trovare amiche, amici e parenti. Ottimo allenamento per la circolazione, in tutti i sensi.

CINQUE ECO-CRIMINI CHE COMMETTIAMO OGNI GIORNO

In un’inchiesta, la rivista New Scientist afferma che qualsiasi cosa decidano i governi, i responsabili siamo noi. E invita a porre attenzione ad alcuni “piccoli” dettagli:
Caffè   - Una tazza media di caffè nero è responsabile di 125 grammi di emissioni di CO2. Bere 6 caffè al giorno per un anno significa circa 200 kg di CO2, l'equivalente di un volo da Londra a Roma Carta igienica   - Ogni chilogrammo di carta igienica riciclata al 100% fa risparmiare circa 30 litri d'acqua e 3-4 kilowatt-ora di energia: un risparmio di quasi 2 tonnellate di CO2 per tonnellata di fabbricato. Il problema è la morbidezza… La soluzione è aggiungere fibre di legno nuove, ma che provengano solo da silvicoltura sostenibile. Mode passeggere  - Nel 1990 la produzione tessile mondiale è stata di 40 milioni di tonnellate. Nel 2005 questa cifra è salita a circa 60 milioni di tonnellate. Nel Regno Unito, più di un milione di tonnellate di capi di abbigliamento sono buttati via ogni anno… seminuovi. Lava-asciuga  - L’idea del bianco più bianco e della pulizia, alias iper-igienismo, oltre a renderci più vulnerabili alle malattie, sconvolge il sistema ambientale. Secondo uno studio inglese, solo il 7,5% del carico medio delle lavatrici è veramente sporco. Gran parte del resto è costituito da cose che vengono infilate in lavatrice semplicemente perché sono sul pavimento invece che nel guardaroba (Kate Fletcher, Earthscan, 2008). Assurdo. Soprattutto in considerazione del fatto che oltre l'80% delle emissioni di CO2 prodotte durante il ciclo di vita di una camicia in poliestere deriva proprio dal lavaggio e asciugatura della stessa. Peggio ancora per gli indumenti in cotone. Riflettiamoci. Sprechi alimentari - Le famiglie statunitensi buttano circa il 30% del loro cibo, per un valore di 48 miliardi di dollari ogni anno. In Europa i numeri sono simili. Alcuni esempi inglesi: 359.000 tonnellate di patate non consumate ogni anno. Cifre simili per pane e mele. 160.000 tonnellate di carne e pesce, seguite da 78.000 tonnellate di riso e pasta, 480 milioni di yogurt e 200 milioni di fette di pancetta... Il costo annuo per i consumatori del Regno Unito di tutti questi rifiuti è di 10 miliardi di sterline e il costo per l'ambiente è di 15 milioni di tonnellate di CO2 (The Food We Waste, WRAP, 2008).

GREENLIFE

Legambiente, oltre alle consolidate compagne come ad esempio “Puliamo il mondo”, “Giornata dell’albero”, eccetera, promuove il progetto “Green Life: costruire città sostenibili”, una Mostra Internazionale dedicata a progetti di sviluppo urbano sostenibile e all'edilizia ecocompatibile. “Con Green Life mostreremo ciò che in Italia e nel mondo (Europa, Cina, Usa…) è già stato realizzato o in corso di realizzazione nell’ambito della progettazione architettonica per creare eco-sistemi urbani sostenibili per il pianeta. Sarà un modo per discutere su ciò che già oggi è possibile fare su un tema che investe in pieno linguaggi, modalità e materiali del costruire: la progettazione sarà sempre più influenzata dalla necessità di una gestione integrata dei fabbisogni/risparmi di energia, acqua, rifiuti, trasporti e logistica fin dalle prime fasi di (ri)pianificazione delle aree urbane”. Il progetto è promosso insieme a Triennale di Milano e Istituto di Ricerche Ambiente Italia e si tiene a Milano dal 5 febbraio al 28 marzo 2010. In febbraio iniziano anche il Trofeo Tartaruga (Gara a cronometro tra diversi mezzi di locomozione in cui vince chi arriva prima riuscendo a sfuggire al traffico cittadino) e la campagna Mal’aria con iniziative nei principali siti industriali per chiedere l'adeguamento degli impianti ai parametri europei e la presentazione di un dossier con la mappatura dei siti che minacciano la salute dell'ambiente.

Info: www.legambiente.eu -   www.mostragreenlife.org - www.stopthefever.org - www.viviconstile.org     

Storia della laicità - 1 / Commemorazione di Giordano Bruno / I diritti civili concessi ai valdesi nel 1848

       
Storia della laicità - 1

17 febbraio

Commemorazione di Giordano Bruno
www.periodicoliberopensiero.it

Roma 17 febbraio 2010

Commemorazione di Giordano Bruno a Roma in piazza Campo de’ Fiori, ore 16.45
Convegno dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"
"Nel nome di Giordano Bruno- il valore laico della libertà"
Anche quest’anno a Roma, l’Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno", in collaborazione col Comune di Roma, ricorderà il 17 febbraio 2010 a Campo dei Fiori, a partire dalle ore 16.45, il grande filosofo di Nola.

"Giordano Bruno venne ucciso brutalmente – dichiara Maria Mantello, tra le relatrici del convegno e presidente dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"- perché non voleva conformarsi, sottomettersi a Verità presupposte ed assolute. Eretico, pertinace, impenitente... lo giudicava il tribunale della Santa Inquisizione Romana, presieduto personalmente dal papa, che lo condannava ad essere bruciato vivo in piazza Campo de’ Fiori il 17 febbraio del 1600.

    Ma la pertinacia e l’ostinazione di Giordano Bruno è la forza della ragione e il coraggio della libertà. Ed oggi sono i valori della laicità degli stati democratici. Per costruire nel rispetto delle libertà e delle autodeterminazioni di ciascuno la civile convivenza.

    In un momento storico dove troppo spesso domina l’ignavia del conformismo e il narcotico del pensiero unico, la filosofia di Giordano Bruno costituisce un formidabile scrigno per riscoprire la dignità di esseri umani liberi e pensanti, che vigilano per l’affermazione e l’estensione di libertà e giustizia."

Di tutto questo si parlerà a Roma, a Campo dei Fiori, mercoledì 17 febbraio sotto il monumento di Giordano Bruno, nella commemorazione-convegno, promossa dalla Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" col patrocinio dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma e dal Centro Internazionale di Studi Bruniani (CISB).

PROGRAMMA
Cerimonia deposizione corone
partecipazione della Banda Musicale del Corpo di Polizia Municipale del Comune di Roma
Saluti
on.Umberto Croppi,
Assessore alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma
Bruno Segre,
presidente onorario Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"
Interventi
Anna Foa (il rogo di Giordano Bruno)
Maria Mantello (Giordano Bruno: la forza della ragione - il coraggio della libertà )
Andrea Frova (l’infinito cosmico di Bruno nei suoi attuali sviluppi)
Luigi Lombardi Vallauri (Il diritto umano alla libertà di pensiero)
partecipazione artistica
Fabio Cavalli (Centro Studi Enrico Maria Salerno)
parole e musica a cura di
Geovani Ciconte, Filippo Bizzaglia, Alessandra De Angelis, Fabiola Perna
presenta: Antonella Cristofaro
liberopensiero.giordanobruno@fastwebnet.it     


I diritti civili concessi ai valdesi nel 1848
 
Aquilante: "Ricorderemo i diritti acquisiti dai Valdesi nel 1848 denunciando i diritti negati agli immigrati nell’Italia di oggi"

Roma (NEV), 3 febbraio 2010 - "Dopo Rosarno. Immigrazione, diritti, democrazia": è il titolo del dossier allegato al prossimo numero del settimanale "Riforma", curato dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), in occasione della "Settimana della libertà", che cade a cavallo della ricorrenza del 17 febbraio, data in cui nel 1848 re Carlo Alberto di Savoia concesse i diritti civili alla minoranza valdese.

    "Abbiamo voluto collegare libertà e diritti di ieri, quelli che per la prima volta furono concessi ai valdesi del Piemonte da re Carlo Alberto, a libertà e diritti di oggi: quelli che ancora non sono adeguatamente garantiti a milioni di immigrati presenti in Italia - spiega il pastore Massimo Aquilante, presidente della FCEI –. Ci impegneremo perché questa pubblicazione arrivi anche nelle mani di chi a livello locale o nazionale ha responsabilità pubbliche. Il tema dell’immigrazione è troppo importante sotto il profilo politico, costituzionale, etico e religioso per poterlo affrontare con pochi slogan semplificatori: per questo, anche a partire dal Dossier, intendiamo contribuire a un’ampia riflessione pubblica su questo tema strategico per la vita e la qualità di ogni democrazia. La normativa italiana sull’immigrazione – prosegue Aquilante - è confusa ed è troppo condizionata da un clima di pregiudizio, paura e tensione nei confronti degli immigrati. Sull’immigrazione occorrono un nuovo pensiero e una nuova politica".

    Il Dossier raccoglie i contributi di diversi esperti del tema dell’immigrazione e di alcuni operatori: oltre a un’introduzione a cura dello stesso Aquilante, propone interventi di Stefano Allievi, Franca Di Lecce, Mostafa El Ayoubi, Giuseppe La Pietra, Dafne Marzoli, Paolo Naso, Tonino Perna, Brunetto Salvarani. Copie del Dossier possono essere richieste al settimanale "Riforma" (011 655278, e-mail: abbonamenti@riforma.it).

    Oltre al Dossier, in occasione della festa del XVII Febbraio la FCEI propone anche il volume a cura di Dora Bognandi, "Sentieri di libertà. Contributi protestanti in ambito sociale" edito dalla Claudiana. Il testo ricostruisce il contributo protestante ad alcuni passaggi della modernità e, in particolare, all’alfabetizzazione, allo studio approfondito delle lingue antiche, allo sviluppo editoriale e quindi alla libera circolazione delle idee. "La rivalutazione delle potenzialità e del valore dell'individuo – si legge nella presentazione - hanno condotto alle battaglie in favore della libertà religiosa, dei diritti umani, della parità di genere".

       
Riceviamo e volentieri segnaliamo

Nuova sede dell'Istituto Santi L'Istituto Fernando Santi ha cambiato sede trasferendosi in Piazza Dante, 12 - 00185 Roma, nelle vicinanze della Stazione Termini. Con un passo normale il tempo di percorrenza si aggira sui 10/15 minuti.

CLICCANDO QUI SOTTO troverete le indicazioni necessarie: http://www.istitutosanti.org/istit/dove_siamo/index.asp       

martedì 2 febbraio 2010

Quando l'onestà è un piacere


La commedia Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello, interpretata dalla Compagnia di Leo Gullotta, ha inaugurato nel novembre scorso la stagione dell’Eliseo di Roma. Rappresentata in questo periodo in molti teatri italiani, riscuote ovunque grande successo di pubblico e di critica. La presenza sul palco di Gullotta nei panni del protagonista, Angelo Baldovino, assicura a ogni replica esiti felici e lunghi applausi. E forse anche qualche riflessione nello spettatore, che nella più spontanea disposizione d’animo sarà indotto a leciti paragoni di ordine morale e politico.

di Giuseppe Muscardini 

Dopo aver assistito alla “prima” de Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello, andata in scena nel novembre 1917 al Teatro Carignano di Torino, Antonio Gramsci così si espresse dalle colonne dell’edizione torinese dell’«Avanti!»: C’è nelle sue commedie uno sforzo di pensiero astratto che tende a concretarsi sempre in rappresentazione, e quando riesce, dà frutti insoliti nel teatro italiano di una plasticità e d’una evidenza fantastica e mirabile. Così avviene nei tre atti del Piacere dell'onestà. Le profonde tematiche pirandelliane, riprese con maestria dalla compagnia teatrale di Leo Gullotta, si caricano oggi di quella nitidezza che solo i grandi interpreti dell’autore siciliano riescono a rendere in scena. Se poi anche l’interprete è siciliano, si comprende bene come la coesione fra vicenda e composizione scenica sia salutata ogni volta dal pubblico con applausi scroscianti.

    L’azione sul palco di Leo Gullotta chiarisce bene il concetto pirandelliano secondo cui nella società perbenista coloro che sono additati come disonesti, o ne sono in odore, talvolta rivelano nel carattere e nella condotta qualità morali inaspettate, tanto da destabilizzare chi li giudica. Leo Gullotta è Angelo Baldovino, l’uomo di dubbia onestà che ha perso i propri beni in anni di sperperi, dissipazione e gioco, ma che per una sorta di riscatto interiore accetta di sposare Agata, giovane donna in attesa di un figlio. Complice la madre di lei, la “copertura” offerta da Baldovino permetterebbe così al marchese Fabio Colli, padre del bambino ma già coniugato, di mantenere intatta la rispettabilità delle due famiglie e nel contempo di continuare a frequentare l’amante. Alla fine la statura morale di Angelo Baldovino trionfa sui principî ipocriti di una squallida consorteria borghese, composta dai personaggi che ruotano attorno a quel matrimonio riparatore, tutti affaccendati a salvaguardare il loro buon nome e l’onorabilità. Accortasi ben presto delle marcate differenze fra lo sciagurato Baldovino e le persone insincere che l’attorniano, Agata sceglierà infine lo sciagurato, decidendo di abbandonare l’ambiente meschino nel quale vive per seguire il marito “pro forma”, ora non più tale perché incarnazione dell’onestà.

   La regia di Fabio Grossi e il curatissimo impianto scenico, conferiscono ai due atti de Il piacere dell’onestà valenze tali da destare stupefazione nello spettatore, fin da quando, all’apertura del sipario, il palcoscenico è occupato da una casa di cristallo all’interno della quale l’intera vicenda si svolge. Nelle intenzioni del regista si vuole alludere alla concezione che Aldo Palazzeschi aveva dell’onestà, paragonata in una lirica apparsa nel 1913 ne «Lacerba» ad una casina di cristallo / semplice, modesta / piccolina piccolina: / tre stanzette e la cucina. / Una casina / come qualunque mortale può possedere, / che di straordinario non abbia niente, ma che sia tutta trasparente: / i cristallo… Non nasconderò più niente  / alla gente.

   Una bella lezione, quella di Pirandello. Anche se raramente, accade a volte che il “diverso” risulti trasparente ed abbia qualcosa da insegnare agli altri. Portato magistralmente in scena da Leo Gullotta, lo spettacolo si ammanta di una straordinaria attualità. In un momento storico contrassegnato da malversazioni, raggiri, scandali e corruzione, una lezione sull’onestà e la trasparenza è prodigiosamente rilanciata sui contemporanei dai palchi dei teatri italiani. Al pari del risorgimentale Viva Verdi!, il messaggio ci giunge come un’esplicita provocazione. O così vogliamo leggerlo, quasi ad auspicare a nostra volta per il Paese un necessario riscatto morale, ancor prima di intraprendere qualsiasi azione sul piano politico, prima di proporre leggi e leggine, prima di promulgare decreti, indire referendum ed elezioni, o promuovere inasprimenti fiscali che vengono da ministri un po’ troppo compiaciuti del loro operato.  
Cultura
Quando l’onestà
è un piacere
La commedia Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello, interpretata dalla Compagnia di Leo Gullotta, ha inaugurato nel novembre scorso la stagione dell’Eliseo di Roma. Rappresentata in questo periodo in molti teatri italiani, riscuote ovunque grande successo di pubblico e di critica. La presenza sul palco di Gullotta nei panni del protagonista, Angelo Baldovino, assicura a ogni replica esiti felici e lunghi applausi. E forse anche qualche riflessione nello spettatore, che nella più spontanea disposizione d’animo sarà indotto a leciti paragoni di ordine morale e politico. di Giuseppe Muscardini 

Dopo aver assistito alla “prima” de Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello, andata in scena nel novembre 1917 al Teatro Carignano di Torino, Antonio Gramsci così si espresse dalle colonne dell’edizione torinese dell’«Avanti!»: C’è nelle sue commedie uno sforzo di pensiero astratto che tende a concretarsi sempre in rappresentazione, e quando riesce, dà frutti insoliti nel teatro italiano di una plasticità e d’una evidenza fantastica e mirabile. Così avviene nei tre atti del Piacere dell'onestà. Le profonde tematiche pirandelliane, riprese con maestria dalla compagnia teatrale di Leo Gullotta, si caricano oggi di quella nitidezza che solo i grandi interpreti dell’autore siciliano riescono a rendere in scena. Se poi anche l’interprete è siciliano, si comprende bene come la coesione fra vicenda e composizione scenica sia salutata ogni volta dal pubblico con applausi scroscianti.

    L’azione sul palco di Leo Gullotta chiarisce bene il concetto pirandelliano secondo cui nella società perbenista coloro che sono additati come disonesti, o ne sono in odore, talvolta rivelano nel carattere e nella condotta qualità morali inaspettate, tanto da destabilizzare chi li giudica. Leo Gullotta è Angelo Baldovino, l’uomo di dubbia onestà che ha perso i propri beni in anni di sperperi, dissipazione e gioco, ma che per una sorta di riscatto interiore accetta di sposare Agata, giovane donna in attesa di un figlio. Complice la madre di lei, la “copertura” offerta da Baldovino permetterebbe così al marchese Fabio Colli, padre del bambino ma già coniugato, di mantenere intatta la rispettabilità delle due famiglie e nel contempo di continuare a frequentare l’amante. Alla fine la statura morale di Angelo Baldovino trionfa sui principî ipocriti di una squallida consorteria borghese, composta dai personaggi che ruotano attorno a quel matrimonio riparatore, tutti affaccendati a salvaguardare il loro buon nome e l’onorabilità. Accortasi ben presto delle marcate differenze fra lo sciagurato Baldovino e le persone insincere che l’attorniano, Agata sceglierà infine lo sciagurato, decidendo di abbandonare l’ambiente meschino nel quale vive per seguire il marito “pro forma”, ora non più tale perché incarnazione dell’onestà.

   La regia di Fabio Grossi e il curatissimo impianto scenico, conferiscono ai due atti de Il piacere dell’onestà valenze tali da destare stupefazione nello spettatore, fin da quando, all’apertura del sipario, il palcoscenico è occupato da una casa di cristallo all’interno della quale l’intera vicenda si svolge. Nelle intenzioni del regista si vuole alludere alla concezione che Aldo Palazzeschi aveva dell’onestà, paragonata in una lirica apparsa nel 1913 ne «Lacerba» ad una casina di cristallo / semplice, modesta / piccolina piccolina: / tre stanzette e la cucina. / Una casina / come qualunque mortale può possedere, / che di straordinario non abbia niente, ma che sia tutta trasparente: / i cristallo… Non nasconderò più niente  / alla gente.

   Una bella lezione, quella di Pirandello. Anche se raramente, accade a volte che il “diverso” risulti trasparente ed abbia qualcosa da insegnare agli altri. Portato magistralmente in scena da Leo Gullotta, lo spettacolo si ammanta di una straordinaria attualità. In un momento storico contrassegnato da malversazioni, raggiri, scandali e corruzione, una lezione sull’onestà e la trasparenza è prodigiosamente rilanciata sui contemporanei dai palchi dei teatri italiani. Al pari del risorgimentale Viva Verdi!, il messaggio ci giunge come un’esplicita provocazione. O così vogliamo leggerlo, quasi ad auspicare a nostra volta per il Paese un necessario riscatto morale, ancor prima di intraprendere qualsiasi azione sul piano politico, prima di proporre leggi e leggine, prima di promulgare decreti, indire referendum ed elezioni, o promuovere inasprimenti fiscali che vengono da ministri un po’ troppo compiaciuti del loro operato.