venerdì 30 novembre 2012

“La catastrofe ha evitato il peggio!”

di Nino Cavaliere

Istituto Fernando Santi Napoli

La frase che mi sembra possa meglio rappresentare la situazione attuale in cui versa il nostro paese è quella detta da un antico saggio indiano, che di fronte all'ennesima esondazione del Gange, che aveva spazzato via i poveri villaggi sorti sulle sue rive, affermò: "La catastrofe ha evitato il peggio!" Il peggio a cui l'anziano si riferiva era l'epidemia di colera che serpeggiava da tempo tra le povere capanne di quei villaggi.

    Per molti, Monti rappresenta una catastrofe, e purtroppo per noi, i dati generali del nostro paese, al termine di un anno del suo Governo, sono una conferma di questa definizione. Tutti gli indicatori sono negativi e non ci sono, al momento, segnali che ci possano confortare per il futuro.

    Ma il peggio che abbiamo lasciato era un Presidente del Consiglio ricattabile da qualsiasi delinquente di strada, come gli ultimi avvenimenti confermano, poco considerato sul piano internazionale e dalle dubbie frequentazioni con capi di Stato di pochissima reputazione e scarsa considerazione politica, come il presidente di Panama, lo scomparso dittatore libico e Putin, discusso e potente leader russo.

    Il peggio è stata l'ubriacatura sociale e culturale che ha vissuto il nostro paese da quando il Cavaliere è sceso in campo ed ha portato il paese alla rottura della coesione nazionale.

    Il compito che tutti noi dobbiamo assolvere è quello di sconfiggere il peggio ed uscire dalla catastrofe. Dovremo superare il fallimento della politica liberista del centro destra e ricostruire una politica di sviluppo, che un commissario liquidatore come Monti non poteva e non potrà mai fare.

    Tutti coloro che immaginano una continuazione di Monti al Governo, dimostrano di preferire il paese sottoposto ad una recessione senza fine, con i conti sempre a posto, ma con un debito pubblico in lento, ma in costante aumento. L'Italia, non può consentirsi di vivere in una catastrofe continua, le alluvioni passano, per quanto possano essere drammatiche e per quanti danni possono aver provocato, per fortuna passano. Tutti noi siamo chiamati a ricostruire il nostro paese.

    Dovremo soprattutto immaginare una politica che dia nuovi obbiettivi ai cittadini, che non siano quelli del consumismo sfrenato e dell'illusione della ricchezza per tutti, prodotta da una finanza spregiudicata e senza alcun controllo,  senza fatica e senza lavoro produttivo.

    Occorre innanzi tutto non fare più confusione politica e culturale e confondere in questo modo i cittadini: non si combatte il liberismo con il liberalismo, ne si sconfigge il consumismo con il semplice  solidarismo cattolico! Bisogna affermare con forza che senza la giustizia sociale non è possibile nessuna crescita. Se non vengono messi al centro della nostra discussione politica i bisogni degli ultimi, non saremo in grado di far ripartire il nostro paese. Al centro della nostra iniziativa politica ci devono essere i giovani, le donne, i lavoratori, i disabili e gli anziani poveri, gli immigrati. Al liberismo sfrenato e corrotto di questi anni deve essere contrapposto una coerente azione sociale, che lavori per la coesione del paese, per il superamento di antagonismi anti storici tra Nord e Sud, che rimetta al centro la politica.

    Alle teorie liberiste bisogna contrapporre le idee e gli obiettivi di un socialismo democratico che in Europa si afferma come unico possibile strumento di ripresa economica e sociale.

    Per tutti coloro, che hanno sempre lottato per l'affermazione dei diritti, della libertà e per la democrazia, la politica significa soprattutto garantire sempre più ampi spazi di partecipazione democratica dei cittadini nella vita delle istituzioni, per assicurare a tutti che le scelte assunte siano le migliori possibili alla collettività.

    Uno dei ritornelli, della destra al Governo, maggiormente ripetuto era che la democrazia era depositata nel voto espresso dai cittadini che avevano assegnato la maggioranza a Berlusconi ed al suo schieramento e che doveva, quindi, governare senza impedimenti di sorta. Al massimo, la cultura liberale, imponeva la "trasparenza degli atti della politica", che spesso si traduceva in mera osservanza delle disposizioni amministrative.

    La trasparenza, spesso è stata confusa con una politica di comunicazione ossessiva, in cui conoscevamo tutto in tempo reale, senza mai avere l'impressione di capire veramente quello che avveniva. Ma soprattutto, non eravamo in grado di intervenire in nessun modo. La politica era ridotta a mera rappresentazione e noi tutti eravamo solo degli spettatori inermi, impossibilitati ad esprimere le nostre idee e le nostre posizioni.

    La partecipazione democratica dei cittadini è ben altra cosa, è innanzi tutto non sottoscrivere deleghe a tempo indeterminato agli eletti, perché uno degli elementi fondanti della politica è il controllo sugli atti di Governo. Da una parte partecipare alle scelte, dall'altra controllare l'attività dei rappresentanti liberamente eletti.

    La trasparenza è un atto dovuto, ma è il controllo democratico, che ne è rappresenta la logica conseguenza.

    Questi sono i principi previsti dalla nostra Costituzione, che devono e possono essere arricchiti dalle innovazioni che si dovessero rendere necessarie, con il cambiamento delle condizioni sociali del paese. Le primarie che domenica andremo a celebrare, rappresentano una innovazione politica, che nel corso di questi ultimi anni il centro sinistra italiano ha saputo costruire, attraverso molte perplessità, ripensamenti e difficoltà. Eppure, ogni volta che le primarie sono state fatte, hanno rappresentato un grande momento di coinvolgimento democratico dei cittadini, che hanno espresso il loro voto per un candidato, per un programma, per una coalizione.

    Questo sistema democratico e popolare, contraddistingue la sinistra italiana in questa fase tanto complessa che stiamo attraversando. Tutti siamo consapevoli, che non esistono ricette a tavolino per superare il peggio di questi ultimi anni, ma la garanzia che la strada sia quella giusta la può dare solo l'ampiezza del coinvolgimento dei cittadini alle scelte da fare. La prima garanzia del possibile successo della sinistra, per la ripresa economica, è la democrazia!  Le primarie del centro sinistra sono una innovazione politica importante, che vale molto di più di qualsiasi piazza telematica.

    E' questo il  modo che abbiamo scelto tutti insieme di praticare, che rappresenta il primo antidoto alla catastrofe che stiamo vivendo.  

    Noi ci apprestiamo a scegliere il nostro prossimo candidato alla guida del Governo dopo Monti e pensiamo che Pierluigi Bersani sia il candidato giusto da votare e da sostenere domenica prossima ed in primavera. Noi pensiamo che anche le catastrofi possano essere utili, se riusciamo ad immaginare come ricostruire in maniera più solida, più sicura il nostro futuro, il nostro possibile sviluppo.  Bersani è per sostenere le ragioni dell'unità del paese, dentro una Europa politica, più forte e meno ricattabile dalla finanza internazionale. Bersani, porta avanti un deciso programma di rilancio del lavoro, della occupazione e dello sviluppo del Sud, che noi riteniamo indispensabile ed indilazionabile. L'Istituto Fernando Santi di Napoli si è occupato per anni della emigrazione e della difesa e dei  diritti dei  lavoratori italiani all'estero, difendendo al tempo stesso la nostra cultura e le tradizioni del nostro paese. Pensavamo, alla fine degli anni 90, di dover abbandonare questa nostra missione, che ci aveva coinvolto in mille azioni ed interventi. Pensate, tra il 1951 ed il 1974, furono  ben 4 milioni e duecentomila i meridionali che lasciarono le nostre terre per andare a lavorare in Europa e nelle Regioni del nostro nord. Si arrivò a medie annuali spaventose, fino a duecentoquarantamila (240.000) all'anno. Pensavamo, che non avremmo rivisto più questa diaspora di meridionali, sparsi per il mondo a cercare un po' di lavoro e di dignità. Purtroppo, questo fenomeno è in grave ripresa, già oltre 200.000 giovani formati e preparati nelle nostre regioni meridionali, sono stati costretti, in questi ultimi tre anni , a lasciare i nostri territori.

    A discapito di tutte le dichiarazioni, fino ad ora non si notano provvedimenti per affrontare questo fenomeno che è al limite della emergenza sociale.

    Il lavoro ai giovani, alle donne, ai disabili è il principale obiettivo che vogliamo consegnare al nostro candidato Bersani, che voteremo con convinzione, perché ci coinvolgerà tutti in un grande percorso di riscatto sociale ed economico che ci faccia guardare con serenità al nostro futuro e ci faccia riprendere il nostro ruolo in Europa, con il rispetto che meritiamo, per la dignità che il nostro lavoro e la nostra cultura rappresentano.


Napoli, 23/11/2012