lunedì 22 settembre 2014

Il mondo cambia

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

 

Brasile e Medio Oriente

 

di Danilo Di Matteo

 

Il cambiamento, come è noto, conosce ormai un’accelerazione senza precedenti. Un esempio: Marina Silva, cofondatrice del Partito socialista brasiliano ed evangelica pentecostale, è la vera rivelazione della campagna per le presidenziali in corso nel suo immenso paese. Sì, nella “cattolicissima” America latina ormai da decenni quelle che la stampa italiana chiama spregiativamente “sette protestanti” rappresentano un fenomeno di rilievo, con importanti risvolti nella società e nella vita pubblica. La candidata condensa così tanti aspetti: l’impegno per l’ambiente e per gli abitanti della “foresta”, i principi di libertà e di pari opportunità, la fede religiosa. Tutto ciò sfida i nostri schemi abituali, ma non è estraneo agli strumenti e alle categorie concettuali di cui disponiamo.

    Più caotico è il quadro geopolitico del Medio Oriente. “Libanizzazione”, del resto, è sinonimo di caos, di guerra di tutti contro tutti. A lungo il regime teocratico sciita dell’Iran ci è parso come una minaccia per la pace nella regione e nel mondo intero. Più di recente l’attenzione si è spostata sull’integralismo sunnita, fino alla formazione dell’Isis. Tuttavia del groviglio di interessi economici, spinte religiose, faide di potere in atto comprendiamo ben poco. Roba per specialisti? Forse. Intanto, però, sangue viene versato.

    E qui sento l’eco di ciò che il noto divulgatore Piero Angela diceva già decenni fa, quando vi erano ancora forti “coordinate ideologiche”: siamo pronti mentalmente a rispondere alle sollecitazioni e ai ritmi del nostro tempo?

http://www.mondoperaio.net/

 

sabato 20 settembre 2014

Segnalazione-10° MASTER DI PRIMO LIVELLO IN CRITICA GIORNALISTICA

(Teatro – Cinema – Televisione – Musica)

A.A. 2014/2015 (60 Crediti Formativi)

Sotto l'Alto Patrocinio del: Consiglio Internazionale dell'UNESCO per il Cinema, la Televisione e la Comunicazione Audiovisiva
e in partnership con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
 
9 BORSE DI STUDIO DISPONIBILI
CHIUSURA ISCRIZIONI 19 OTTOBRE 2014
 STAGE GARANTITO A TUTTI GLI ALLIEVI
 
L' Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" ha pubblicato il Bando Ufficiale per l'ammissione alla 10° edizione del Master di primo livello in Critica Giornalistica di Teatro, Cinema, Televisione e Musica, istituito dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e realizzato sotto l'Alto Patrocinio del Consiglio Internazionale dell'UNESCO per il cinema, la televisione e la comunicazione audiovisiva.  
Il Master costituisce, grazie alla peculiarità degli insegnamenti previsti e all'alta professionalità dei docenti impiegati, un percorso di Alta Specializzazione per coloro che vogliono entrare concretamente nel mondo del giornalismo e della gestione ed organizzazione degli uffici stampa dello spettacolo.
    Il progetto formativo, della durata di 1.500 ore, affianca infatti alla didattica frontale due importanti opportunità per applicare le nozioni apprese in aula:
    1)    un project work della durata di 5 mesi con la testata giornalistica Recensito.net (www.recensito.net), che consentirà ai corsisti di sperimentarsi nell'attività giornalistica e nel ruolo di critico teatrale, cinematografico, televisivo e musicale seguendo, in anteprima stampa, eventi e manifestazioni nei maggiori teatri e sale cinematografiche italiane. Sarà inoltre possibile assistere alle conferenze stampa di Rai e Mediaset, nonché presenziare ad eventi di richiamo internazionale (come la Biennale di Venezia, il Festival del Cinema di Roma, l'Umbria Jazz Festival, il Napoli Teatro Festival, il Festival del Giornalismo di Perugia, il Festival dei Due Mondi di Spoleto etc.)
    2)    uno stage per un periodo massimo di 6 mesi, garantito a tutti gli allievi al termine del project work e della didattica in aula.
 
L'Accademia ha siglato importanti accordi di partnership per lo svolgimento di stage presso: RAI – Radio Televisione ItalianaFondazione Musica per Roma (Auditorium Parco della Musica)Agis-Anec Lazio, Casa del Cinema di Roma, Zètema – Progetto Cultura, Film Commission Torino-Piemonte, Fondazione Sistema Toscana (Toscana Film Commission), APT (Associazione Produttori Televisivi), Wider Film, Blue Film Production, IntelFilm, il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro dell'Opera di Romail Teatro Sistina, il Teatro Eliseo, il Teatro Mercadante e il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro della Pergola di Firenze, il Teatro Stabile di Catania, Teatri di Vita (Bologna), Cantieri Teatrali Koreja (Lecce), la Fondazione RomaEuropa (Teatro Palladium), la produzione teatrale Società per attori, il Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea e la Cineteca di Bologna;  le testate giornalisticheAgenzia Stampa ADNkronos, Agenzia Giornalistica Area, Agenzia Giornalistica Prima Pagina News, My Movies, Huffington PostCiakEuropa e Musica Jazz e Radio Città Futura;inoltre gli uffici stampa Daniele Mignardi PromoPress Agency, DNA Concerti, Tiziana Rocca Comunicazione, Storyfinders, Bix Promotion (per l'elenco completo vedi la pagina dedicata ai Partner sul sito del Master:http://www.criticagiornalistica.it/partner.html ).
 
La partecipazione al Master e il superamento dell'esame finale determinano il rilascio del Diploma Accademico di Master di I Livello in Critica Giornalistica ed il riconoscimento di 60 crediti formativi.
Le 9 borse di studio previste (di cui due a copertura totale della quota di iscrizione) saranno assegnate a rimborso, al termine del Master, con criterio meritocratico e di reddito in base all'indicatore ISEE.
Durata delle lezioni: dal 26/11/2014 al 10/07/2015 (pausa estiva da metà luglio a fine agosto) – discussione tesi: settembre 2015,  stage a partire da ottobre 2015
 
Orario delle lezioni: giovedì: pomeriggio, venerdì: mattina e pomeriggio, sabato: mattina e pomeriggio.
 
Le candidature dovranno essere inviate entro e non oltre il 19 ottobre 2014 secondo le modalità previste dal Bando Pubblico disponibile sul sito ufficiale del Master: www.criticagiornalistica.it  e che si allega alla presente in formato pdf.
 
Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" 
Segreteria Master Via Guido D'Arezzo, 23 – 00187 ROMA
Tel. 06 83083460 - Mobile: 340 2995425
e-mail: info@criticagiornalistica.it
www.criticagiornalistica.it
 
La Segreteria Didattica può essere contattata chiamando il centralino dell'Accademia al numero 06 83083460 oppure al  346 4338907 (Resp.le Dott.ssa Lucilla Chiodi).

Iniziativa a Lugano-Per la pace nel terzo millennio

1914-2014
A 100 anni dalla prima guerra mondiale
 
Lugano, Domenica 28 settembre 2014, ore 10.00
Sala conferenze dell'Hotel Dante, Piazza Cioccaro 5
 
Il socialismo ticinese e il socialismo lombardo assieme commemorano la risoluzione pacifista del 1914, testimonianza dell'opposizione al riarmo alle porte della Grande Guerra.
    In una realtà globale attuale sempre più insicura, è giunto il momento di stilare una nuova risoluzione per la pace, la sicurezza collettiva e la garanzia dei diritti umani. In Svizzera, in Europa e nel Mondo intero.
 
Programma
 
Dalle 10.00
Saluto di Cristina Zanini Barzaghi (Municipale di Lugano, PS), diSanto Consonni (segretario del PSI lombardo) e introduzione diGianrico Corti (Presidente del Gran Consiglio, PS).
 
Commemorazione della risoluzione del 1914
 
Dalle 10.20
Appunti storici da parte italiana di Giovanni Scirocco (Professore di Storia, Università di Bergamo) e annotazioni politiche da parte italiana di Felice Besostri (Presidente del Gruppo di Volpedo, membro della Direzione nazionale del PSI). Appunti storici da parte svizzera diOrazio Martinetti (Dottore in Storia, giornalista) e annotazioni politiche da parte svizzera di Saverio Lurati (membro del Gran Consiglio, Presidente del PS ticinese).
 
Discussione di una nuova risoluzione per il 2014
 
Dalle 11.30
Presentazione della risoluzione da parte di Carlo Sommaruga(Presidente della commissione della politica esterna del Consiglio Nazionale, PS)

lunedì 15 settembre 2014

Segnalazioni - Saggi e dibattiti

SEGNALAZIONE 1

 

Il "Matteotti" di Arfè

 

In occasione del 90° anniversario dell'omicidio di Giacomo Matteotti Fabio Vander ha curato per gli Editori Riuniti la ristampa del (prezioso) saggio Giacomo Matteotti uomo e politico, pubblicato da Gaetano Arfè sulla «Rivista Storica Italiana» nel 1966 e ora per la prima volta disponibile in volume. Di seguito riportiamo alcuni stralci dall'introduzione ringraziando gli Editori Riuniti e il Curatore per l'amichevole concessione.

 

di Fabio Vander *)

 

Il saggio di Gaetano Arfè che riproponiamo è uno dei pochi ritratti completi della figura e dell'opera di Giacomo Matteotti. Ha il merito di rendere in modo concentrato ma esaustivo le peculiarità del Matteotti politico, l'originalità del suo socialismo, rispetto sia alla vicenda del comunismo, italiano e no, sia però anche alla tradizione del riformismo turatiano. [...]

    In questa ricerca di una inedita rivoluzione in Occidente, aperta anche a intese con «ceti non proletari» e con la «borghesia più sana», Matteotti, come nota acutamente Arfè, ricorda Gramsci. La sua era una concezione politica che, non scevra di «suggestioni finalistiche», puntava ad essere alternativa sia al sovversivismo bolscevico, sia ad un gradualismo rinunciatario e che «si accontenta». [...]

    Per questa intransigenza, ma anche chiarezza di prospettiva politica, la mano omicida del fascismo si volse, il 10 giugno 1924, proprio contro Giacomo Matteotti e non contro personaggi magari più noti e rappresentativi del socialismo italiano, «un Maffi o un Turati» come chiosa Arfè. Il nemico più pericoloso era lui.

    Si può concludere sottolineando che con il suo sacrificio certamente «nasce l'etica dell'antifascismo», quella «religione della libertà» che dette all'Italia migliore la possibilità e la dignità di resistere alla lunga notte di quanti «hanno la forza ma non la ragione».

 

 

Gaetano Arfè, (Somma Vesuviana, 1925 – Napoli, 2007) è stato un politico, giornalista e storico italiano. Ai primi del 1943 svolge attività di collegamento tra il CLN di Sondrio e Milano e i partigiani della Valtellina ai quali si unisce nel 1944 militando in una formazione di Giustizia e Libertà fino alla Liberazione. Nel 1945 si iscrive al Partito Socialista nel quale rimarrà fino al 1985. Laureatosi in lettere e filosofia a Napoli nel 1948, si specializza in storia presso l'Istituto Italiano per gli Studi Storici presieduto da Benedetto Croce. Negli anni cinquanta, a Firenze, entra in contatto con la rivista Il Ponte e con personalità dell'antifascismo quali Romano Bilenchi, direttore del Nuovo Corriere, Delio Cantimori, Cesare Luporini, Piero Calamandrei e Tristano Codignola. Dal 1965 è libero docente di Storia contemporanea nelle Università di Bari e Salerno. Nel 1973 diviene titolare della cattedra di «Storia dei partiti e movimenti politici» presso l'Università di Firenze. Dal 1959 al 1971 è condirettore della rivista socialista Mondo Operaio, e dal 1966 diviene direttore del quotidiano socialista Avanti!, alla cui guida resterà per dieci anni. Nel 1986 lascia il partito socialista in totale disaccordo col segretario Bettino Craxi, e dà alle stampe lo scritto La questione socialista, con cui motiva la fuoruscita dal PSI.

 

*) FABIO VANDER. Storico e filosofo, lavora presso il Senato della Repubblica, si è laureato in filosofia con Gennaro Sasso e in scienze politiche con Pietro Scoppola. Tra le sue pubblicazioni: Metafisica della guerra (Milano, 1995); La democrazia in Italia (Genova-Milano, 2004); Contraddizione e divenire (Milano, 2005); Critica della filosofia italiana contemporanea (Genova-Milano, 2007); Essere e non-essere (Milano, 2009); De philosophia italica (Lecce, 2010); Posizione e Movimento - (Milano, 2014).

 

 

Gaetano Arfè, Giacomo Matteotti uomo e politico

Editori Riuniti, 2014 / Pagine: 78 / Prezzo: € 12,00

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SEGNALAZIONE 2

 

Bettino Craxi – "Io parlo e continuerò a parlare"

 

"Tutte le mattine, un compagno gli inviava dall'Italia, sull'ormai famoso fax, la rassegna stampa giornaliera. Sul retro di quei fogli Bettino scriveva di getto reagendo ai fatti della giornata o, in seguito alle sue notti insonni, le sue riflessioni", così Stefania Craxi rievoca la genesi di questo volume, curato dalla Fondazione intitolata alla memoria del padre e da lei presieduta: "Ogni tanto fantasticava di un libro di memorie che non avrebbe poi mai scritto, ma era grande il suo desiderio affinché la storia fosse scritta bene".

 

"Io parlo e continuerò a parlare" contiene gli scritti in parte inediti di Bettino Craxi durante gli anni dell'esilio tunisino. Una cronaca quasi quotidiana delle vicende di Tangentopoli, totalmente immersa nei fatti che vengono raccontati in presa diretta, senza sapere ancora quale Italia sarebbe scaturita da quella stagione. Craxi dice la sua sul sistema di finanziamento dei partiti e sul nuovo scenario politico che vede delinearsi, riflette sugli anni di piombo, su Moro e le BR, sull'Europa, sui servizi segreti deviati, sulla propria scelta d'esilio, sulla malattia che lo condurrà alla morte. Le pagine che dedica alla «Seconda Repubblica» sono fitte di ritratti scolpiti, a volte, ferocemente: Berlusconi, Bossi, D'Alema, i leader del PCI o ex PCI, e poi ancora Fini, Prodi, Di Pietro, Ilda Boccassini e gli altri giudici del pool di Milano. Tutti protagonisti del passaggio tra «Prima» e «Seconda Repubblica», un nodo fondamentale della storia italiana recente che la lettura di questo libro aiuta a conoscere e comprendere.

 

 

Benedetto Craxi, detto Bettino (Milano 1934 - Hammamet, Tunisia, 2000), segretario del Psi dal 1976 al 1993 e primo socialista a ricoprire la carica di presidente del Consiglio, guidò consecutivamente due governi di coalizione dal 1983 al 1987 portando l'Italia a conseguire notevoli risultati politici ed economici. Indiscusso protagonista della scena politica negli anni Ottanta, fu vicepresidente dell'Internazionale socialista, Rappresentante personale del Segretario generale dell'Onu per il debito dei Paesi in via di sviluppo nonché Consigliere speciale dell'Onu per il consolidamento della pace e della sicurezza. Travolto dalle complesse vicende che determinarono il crollo della «Prima Repubblica», è morto ad Hammamet, in Tunisia, il 19 gennaio del 2000.

 

Bettino Craxi, Io parlo e continuerò a parlare

Mondadori, 2014 / Pagine: 264 / Prezzo: € 18,00

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SEGNALAZIONE 3

 

Dalla Prima guerra mondiale alla Resistenza per l'Europa unita

 

Si è tenuto il 7 settembre scorso, nell'ambito della Festa Nazionale de l'Unità, un interessante dibattito sul tema, particolarmente caro all'ADL: "Dalla prima guerra mondiale all'impegno della Resistenza per l'Europa unita".

    Hanno preso parte alla tavola rotonda: Carlo Ghezzi, Segretario della Fondazione Giuseppe Di Vittorio (CGIL); Franco Marini, già presidente del Senato della Repubblica (PD); Giorgio Benvenuto, già senatore, ex segretario nazionale del Psi; Luciano Guerzoni, già senatore e segretario organizzativo dei DS e Antonio Maglie, giornalista.

 

La conferenza è stata coordinata dal vicedirettore de "L'Unità", Pietro Spataro.

 

Dell'incontro è disponibile su Radio Radicale una registrazione in podcast di cui consigliamo l'ascolto.

 

> > > > > > Vai al sito di RadioRadicale

  

 

   

All over the world to change it

Da Avanti! online www.avantionline.it/

 

Il Festival Iusy di Malta

 

“All over the world to change it”

 

di Elisa Gambardell e Riccardo Galetti

 

Malta, agosto 2014 – Una delegazione della Federazione dei Giovani Socialisti (FGS) ha preso parte tra il 20 e il 26 agosto al Festival Mondiale dell’Internazionale dei giovani socialisti (IUSY) a Malta. La partecipazione a questo importante appuntamento internazionale, cui hanno preso parte oltre 1.200 giovani provenienti da tutti i continenti, ribadisce il forte impegno dell’FGS sul piano delle relazioni internazionali e della politica estera.

    Importanti campagne per i diritti umani (come quella per il rilascio del compagno venezuelano Paniz) per le libertà dei popoli (come quella per i fratelli curdi) e le partecipazioni agli ultimi congressi internazionali da protagonisti, hanno garantito alle politiche dei giovani socialisti italiani il rispetto ed il riconoscimento dei compagni di tutto il mondo.

    Per i nostri delegati è stata un’esperienza umana e politica straordinaria. Siamo entrati a contatto con compagni dalle storie più diverse, con un vissuto politico e personale per noi difficile da immaginare. Pensiamo ai compagni ucraini, bielorussi, curdi, palestinesi, israeliani, saharawi o birmani. Compagni per i quali l’impegno politico può significare l’arresto, l’esilio o l’essere vittima di violenza. La forza dei compagni norvegesi dell’AUF, presenti con più di 100 partecipanti, per non dimenticare la strage di Utoya, ricordata con commozione alla cerimonia d’apertura del festival… Continua al sito di AvantiOnline

 

 

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

Propaganda e verità

 

Rieccoci col nostro blog dopo un mese di – disastrose – vacanze. Ripartiamo con un sommario bilancio. Renzi ha ottenuto il 40,8% alle elezioni europee. Si tratta di 11.172.000. Una cifra cospicua in confronto agli 8.644.000 di Bersani alle politiche del 2013: oltre 2.500.000 voti in più non sono una bella cifra? Ma che cosa ha fatto Renzi?

 

di Giuseppe Tamburrano

 

Il bonus di 80 euro è servito certamente a chi lo ha ricevuto, ma non altrettanto certamente all’economia che è stagnate anzi in vera e propria depressione o deflazione.

    Il Senato ha votato la sua riforma la quale ha una lunga navigazione tra Camera, Senato e probabilmente un referendum per approvarla. Il nuovo Senato, se andrà in porto, sarà una ibrida figura istituzionale che a mio parere combinerà ben poco perché i suoi componenti – sindaci e presidenti dei regione – debbono trascurare i loro compiti istituzionali, venire a Roma, per svolgere funzioni di scarsa importanza e senza percepire un euro.

    Renzi ha messo in cantiere altre iniziative (ne parleremo se e quando…) ma nulla o quasi per affrontare il problema economico.

    E’ vero, la Mogherini è la nuova Lady Pesc. Ma la vittoria non è di Renzi; è della Polonia che si aggiudica l’importante carica di Presidente del Consiglio europeo. Ben più importante della carica della Mogherini, perché com’è noto l’Europa non ha una sua politica estera che resta appannaggio, insieme con la Difesa, dei singoli stati. E’ una vittoria della Merkel della quale la Polonia è fedelissima alleata.

    Alfano è riuscito ad ottenere un impegno europeo sul problema dell’immigrazione clandestina dalle coste libiche. A me pare ben poco. Tra le nuove misure è prevista la distruzione dei barconi della morte: vuol dire che questi natanti, carichi anche di cadaveri, fin ora sono stati rispediti verso le coste libiche per riempirsi di un nuovo carico di disperazione e di morte verso l’Italia? Respinti e guidati da chi? Dagli stessi scafisti autori di gravi reati? Vorremmo capire.

    E penso a Berlusconi il quale diventò amico di Gheddafi e da lui poteva ottenere facilmente di fermare il traffico umano dalla Libia. La quale ora è nel caos e nessuno può fare nulla per affrontare il problema all’origine.

    Mala tempora currunt!

       

 

Da l’Unità online http://www.unita.it/

 

 

Eccome se ci serve

 

Dalle feste una sola voce: riaprire l'Unità

 

di Pietro Spataro

 

«L'Unità ci serve, eccome se ci serve», dice Franco Marini suscitando l'applauso delle tante persone venute alla festa di Bologna ad ascoltare un dibattito sui rischi che corre l'Europa. I rischi che corre l'Unità, paradossalmente, qui mettono più ansia. Si vede dalla tensione che c'è, dai battiti di mani che si rincorrono e durano minuti e minuti quando si dice che il giornale fondato da Gramsci deve riaprire, e non per il suo glorioso passato che pure è importante, ma perché è un pezzo del futuro della sinistra e del Pd e ognuno di noi, da Renzi al volontario che monta gli stand, deve impegnarsi affinché ciò accada e non si perda tempo.

 

Vai al sito dell’Unità

       

 

         

   

 

lunedì 8 settembre 2014

Ignazio Silone e Luce d'Eramo

Due vite per una impresa comune: capire e farsi capire

 di Yukari Saito *)

E' difficile rendere in parole l'emozione di trovarmi qui al Ristorante il Cooperativo, dopo averlo immaginato e fantasticato per più di 20 anni sin da quando lo lessi in Una famiglia italiana di Franca Magnani (Feltrinelli,1991).

    Una famiglia italiana è stato uno dei libri che mi hanno cambiato la vita: preso in mano - un po' per caso - dagli scaffali di novità in una libreria torinese esso mi introdusse nell'Italia e tra gli italiani che allora ignoravo. Erano gli anni della tangentopoli. Le vicende mi avevano profondamente delusa e amareggiata a tal punto da farmi sentire pronta a cambiare il paese dove vivere; ma, i personaggi di Una famiglia italiana mi fecero accorgere che stavo per buttare via il bambino con l'acqua sporca. Divorai decine di libri di storia e degli scritti delle persone che circondavano la famiglia Schiavetti-Magnani. L'incontro con quest'opera diede, dunque, inizio non solo al mio lavoro di traduttrice bensì al percorso di studio e di riflessioni.

    E vari angoli di Zurigo e della Svizzera sono diventati man mano luoghi “familiari” nella mia mente perché grazie alla Magnani scoprii Ignazio Silone. Silone rappresenta, in un certo senso, il “bambino” nell'acqua sporca che rischiò di essere buttato via. Incuriosita soprattutto dall'epigrafe a Una famiglia italiana, cioè “i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza erano la mia sola forza, perché in essi era la riserva morale e direi anche religiosa con la quale affrontare le avversità della vita”, cominciai la lettura delle sue opere in ordine cronologico finendo per tuffarmi nel suo mondo. Per me fu un'esperienza davvero unica. Nelle sue opere trovai una verbalizzazione concreta dei vari sentimenti con cui vivevo da anni, come dire, un ritrovamento inaspettato della mia propria radice spirituale più profonda e recondita. Forse detto così per bocca di una giapponese potrebbe suonarvi bizzarro vista la mia provenienza da una area culturale assai distante a parte il mio background personale molto differente rispetto a quello dell'autore di Fontamara. Ma, nessuno scrittore prima di Silone aveva potuto farmi capire le ragioni delle mie inquietudini o dei disagio esistenziale che risalgono all'infanzia. E la lettura delle sue opere mi diede - e continua a darmi ancora oggi - un enorme aiuto a ricuperare la fiducia nell'umanità e anche a trovare un delicato equilibrio nella dicotomia tra l'arte e la politica che mi tormentava da sempre.

Ed è grazie a lui che conobbi un'altra persona eccezionale: Luce d'Eramo e questa volta l'incontro avvenne con la persona in carne e ossa.

    Non so quanti di voi abbiano letto i romanzi di Luce d'Eramo, quindi, mi perdonerete se riporto una lunga citazione per delineare la sua figura. Si tratta di un testo non molto diffuso scritto da Iaia Caputo all'inizio di una intervista alla scrittrice (edita nel volume Conversazioni di fine secolo, La Tartaruga Edizioni, 1995).

    Luce d'Eramo è nella cultura italiana quello che Simone Weil è stata per alcuni decenni in quella francese: una figura sospesa tra l'ombra e la luce. Quasi un rimosso, nonostante la grandezza. Due eretiche, Simone e Luce. Ribelli, che ancora prima di conoscere l'irriconoscenza dei propri contemporanei, hanno in comune la storia personale: quella di un pensiero irriducibilmente legato all'esperienza. Operaia in un'officina meccanica la Weil, volontaria in un campo di lavoro nazista la d'Eramo. Combattente nella guerra civile spagnola e poi nella Resistenza italiana Simone, internata in un campo di concentramento in Germania Luce. Entrambe si sono portate sul corpo le ferite di quell'ansia febbricitante e indomita di voler capire. A partire da sé, senza sconti né scorciatoie. E a entrambe la cultura del tempo non ha perdonato la libertà assoluta del pensiero e delle scelte, la non appartenenza ai sacrari dell'epoca. A Simone Weil, i comunisti non perdonarono mai la sua critica al marxismo, e gli ebrei la sua simpatia per il Cristianesimo. A Luce d'Eramo, “figlia del fascismo”, il suo ambiente non perdonò la terribile disubbidienza di aver voluto vedere con i propri occhi l'orrore del lager, e i comunisti, al suo ritorno, di esserci andata da volontaria. Non a caso Luce viene scoperta come scrittrice da Ignazio Silone, l'altro grande eretico, scandalosamente rimosso anche lui, dalla cultura italiana del dopoguerra. E l'amicizia tra la d'Eramo e Silone è qualcosa di più di un legame di stima e di affetto: è uno straordinario sodalizio intellettuale tra “diversi”, un'intesa profonda dalla quale nascono epistolari, studi (L'opera di Ignazio Silone: saggio critico e guida bibliografica), e certamente anche Deviazione, il romanzo di Luce apparso molti anni dopo, fu almeno in parte “nutrito” dal coraggio intellettuale di Silone.

    E oggi io sono qui per parlarvi proprio di Luce d'Eramo e del suo “straordinario sodalizio” con Silone attraverso questa nuova pubblicazione: Ignazio Silone di Luce d'Eramo che raccoglie i principali saggi della d'Eramo sullo scrittore oltre alla famosa Opera, pubblicata dalla Mondadori nel 1971. Il volume è arricchito da: una lunga intervista a Daniella Ambrosino, saggista che ha conosciuto da vicino entrambi gli scrittori perché aveva fatto da assistente alla d'Eramo mentre preparava L'opera; un testo inedito di presentazione del volume mondadoriana preparata dall'autrice stessa alcuni mesi dopo la pubblicazione che replica alle diverse critiche ricevute e dà una spiegazione esaustiva al proprio metodo di ricerca; e infine un importante carteggio tra i due composto da 65 lettere di Silone alla d'Eramo e, purtroppo, solo 5 minute delle lettere di lei allo scrittore, le uniche rintracciate. Il volume è accompagnato anche da due indici, uno dei nomi e l'altro analitico, che comprende una lunga lista dei periodici, italiani e non, che hanno trattato le opere siloniane.

    Come è stato giustamente descritto da Iaia Caputo, Luce d'Eramo e Ignazio Silone sono due “diversi”, “eretici” nel mondo letterario italiano e per questo rimasero misconosciuti dai contemporanei (e restano tali ancora oggi). Non metto in dubbio che questa loro condizione abbia stimolato la stima reciproca e l'amicizia tra i due sviluppandole nello “straordinario sodalizio intellettuale”.

 Eppure, credo sia altrettanto importante ribadire una notevole diversità che esiste tra i due personaggi.

    Silone fu, come sapete bene, figlio di un contadino proprietario di un piccolo terreno e visse l'infanzia in un ambiente familiare sereno e capace di dargli una solida base morale finché non lo lasciò orfano. D'Eramo, nata in Francia cresciuta a Parigi fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, apparteneva, invece, a una famiglia italiana benestante e istruita con una mentalità tipica di alta borghesia e di cittadina (nel senso opposto dei “cafoni” siloniani), senza parlare della devozione al fascismo sin dai primi tempi dei genitori. L'infanzia della Luce non sembrerebbe così serena come quella del piccolo Secondino. I disagi nell'ambito familiare per Luce si manifestarono sin da piccolissima e la sua maturazione umana e intellettuale si compie attraverso il distacco morale drammatico e doloroso dalla famiglia d'origine.

    Sia Silone sia d'Eramo ebbero una coscienza politico-sociale molto precoce; entrambi furono spinti forse da un desiderio più o meno simile, cioè quello di condividere le sorti dei prossimi meno fortunati di loro; tuttavia, scelsero due strade praticamente opposte anche a causa della differenza di generazioni a cui appartenevano: l'uno diventò socialista poi comunista mentre l'altra fu attratta dalla divisa fascista che ai suoi occhi sembrava aiutasse a “eliminare le differenze di classe”.

    E anche da adulti e persino negli anni in cui si frequentavano si notano ancora non poche differenze di carattere e di attitudine.

    Daniella Ambrosino nell'intervista raccolta nel nuovo volume parla, infatti, della differenza di temperamento e riconosce loro “sia degli aspetti in comune sia dei lati profondamente diversi, per cui invece erano complementari”. E nel carteggio assistiamo al dialogo durato quasi 14 anni dove si emerge un processo del loro avvicinamento. Nelle lettere spiccano la pazienza e la lealtà di Silone nel farle capire la propria opera e la perseveranza della d'Eramo nell'esaminarla e comprenderla. In altre parole, credo che la loro affinità sia almeno per una parte cosa “conquistata”, frutto di un confronto straordinariamente serio.

    La serietà, appunto. Questa caratteristica del loro rapporto sia interpersonale sia nei confronti dell'opera letteraria è una cosa che mi ha colpito in un modo particolare. Essa mi ricordava subito un passo del libro della Magnani:

    Quella domanda "ma tu conosci Silone?" mi veniva posta sempre più frequentemente. ...
"Un buon segno," commentavano i miei che mal sopportavano il cliché risultante dall'idea che molti avevano allora degli italiani: simpatici ma poco seri, allegri ma superficiali svegli e intuitivi ma furbastri e in generale poco inclini all'introspezione, buoni parlatori ma retorici. Non che fossero tutte balle, diceva il babbo, anzi - proprio l'azione esercitata dal fascismo contribuiva a tirar fuori questi difetti nazionali, li esaltava, li diffondeva. (pp. 96-7 edizione Universale economica) 

    A parer mio, sono state proprio questa serietà e la non-superficialità che i due scrittori hanno dimostrato nel capire e far capire a fungere da fermenti per la loro amicizia: fu questa affinità che rese possibile una simbiosi letteraria.  

    D'altronde si sa che per entrambi “capire” e “farsi capire” hanno sempre costituito una ragion di vivere e di scrivere.

    Silone ripeteva spesso “se ho scritto dei libri, è per cercare di capire e far capire” mentre faceva dichiarare da Tommaso il Cinico de La scuola dei dittatori che “non ho mai lottato per il potere, ma per capire”, una posizione ribadita diverse volte anche negli scritti autobiografici.

     Luce d'Eramo dal canto suo racconta in Io sono un'aliena, (Edizioni Lavoro, 1999):  "Ho pensato che scrivevo per far partecipi gli altri di ciò che capivo (che m'avevano insegnato le mie esperienze), di ciò che credevo di vedere e gli altri non vedevano o non mi mostravano o mi nascondevano: rappresentare l'invisibile, questo era il mio desiderio. ... Poi mi sono detta che scrivevo perché con le parole ero libera. E poi ancora perché per scrivere ci vuole una solitudine di fondo e io l'ho sempre avuta. La solitudine che per me non è una privazione, un sentirsi respinti: no, è uno sprofondamento in cui si riesce ad assorbire meglio la realtà, come un immergersi di nascosto, per osservare non visti, per conoscere e dunque, paradossalmente, per stare insieme. Lo scrivere storie è un solitario stare assieme agli altri (liberatisi in personaggi) senza dare loro impiccio. ... ad un certo punto sono arrivata a dire che scrivevo per comunicare, poi per capire e ancora perché non capivo e volevo dipanare la grande confusione che avevo in testa”.

    Chiudo con quest'altra lunga citazione sperando che possa suscitare in voi la voglia di leggere non solo questo Ignazio Silone  (Castelvecchi, 2014) bensì le opere di Luce d'Eramo, Deviazione (che risale al 1979 ma è ora ristampata da Feltrinelli) in particolare, ma magari anche Partiranno (Mondadori, 1986) e Ultima luna (Mondadori, 1993) nonché Tutti i racconti editi postumi dall'Elliot (2013).

 

*) Yukari Saito, traduttrice e lettrice di giapponese presso il Centro Linguistico dell'Università di Pisa, è impegnata sulle tematiche sociali, ambientali, della pace e dei diritti umani, tematiche su cui nel 2006 ha fondato a Pisa il Centro di documentazione “Semi sotto la neve”, con denominazione ispirata a un celebre romanzo siloniano. Di Silone ha tradotto Vino e pane (Hakusuisha, Tokyo, 2000) e La scuola dei dittatori (Iwanami shoten, Tokyo, 2002), dopo aver fatto conoscere al pubblico nipponico Una famiglia italiana di Franca Magnani (Asahi Shimbun, Tokyo, 1992). Recentemente ha curato Ignazio Silone (Castelvecchi, Roma, 2014, pp. 762), opera in cui sono raccolti e compendiati in unico volume i principali saggi di Luce d'Eramo sullo scrittore marsicano nonché il carteggio d’Eramo-Silone. Il testo qui sopra riportato appartiene alla relazione tenuta dalla studiosa al convegno "Tre libri nuovi" che ha avuto luogo al Cooperativo di Zurigo il 29 giugno scorso. Ringraziamo l'autrice per la gentile concessione.

 

Sentenza storica, sì adozione a coppia lesbica

Da Avanti! online

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 di Sara Pasquot

 Sentenza che farà storia quella del tribunale per i Minorenni di Roma che ha riconosciuto l’adozione di una bimba che vive in una coppia lesbica, figlia biologica di una sola delle due conviventi. Si tratta del primo caso in Italia di stepchild adoption adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia del figlio, naturale o adottivo, del partner.

    Può dunque riferirsi sia a coppie eterosessuali che omosessuali, anche se viene comunemente riferita a coppie dello stesso sesso. Oltre che nel Regno Unito, la stepchild adoption (adozione del figliastro) è consentita anche in altri Paesi europei dove è possibile per le coppie omosessuali adottare bambini, come ad esempio Spagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Francia ma anche in nazioni, come Germania, Finlandia e Groenlandia, che pur non consentendo l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso riconoscono a chi è in convivenza registrata con una persona di sesso uguale l’adozione dei figli naturali e adottivi del partner.

    “Le due mamme – ha spiegato Maria Antonia Pili, presidente di Aiaf Friuli l’avvocato Pili – hanno dapprima intrapreso e portato a termine un percorso di procreazione eterologa all’estero e, dopo la nascita della bambina, hanno stabilmente proseguito nel progetto di maternità condividendo con ottimi risultati compiti educativi e assistenziali, nonché offrendo alla minore una solida base affettiva”. Il ricorso è stato accolto sulla base dell’articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, n. 184, come modificata dalla legge 149 del 2001, il quale contempla l’adozione in casi particolari. “Ovvero nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l’adulto, in questo caso genitore ‘sociale’ – ha dichiarato l’avvocato Pili – quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo, a maggior ragione se nell’ambito di un nucleo familiare e indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori.

    La norma in questione infatti – ha aggiunto la legale – non contiene alcuna discriminazione fra coppie conviventi siano esse eterosessuali o omosessuali”. Secondo Pili, dunque, il Tribunale per i Minorenni di Roma “ha correttamente interpretato la norma di apertura” già contenuta nella Legge sull’adozione. “Non si è trattato dunque – ha precisato la legale – come ben argomenta sul punto la sentenza, di concedere un diritto ex novo, ovvero di creare una situazione prima inesistente, ma di garantire nell’interesse di una minore la copertura giuridica a una situazione di fatto già consolidata, riconoscendo cosi’ diritti e tutela ai quei cambiamenti sociali e di costume che il legislatore ancora fatica a considerare, nonostante – ha concluso – le sempre più diffuse e pressanti rivendicazioni dei moltissimi soggetti interessati”.

    “La sentenza apripista dimostra come la società civile sia più veloce del Parlamento che è ancora in ritardo sui diritti civili - scrive su twitter la deputata socialista Pia Locatelli – come gruppo socialista alla Camera abbiamo presentato una proposta di legge in materia affinché si riconoscano diritti, e si stabiliscano doveri, a tutte le coppie di fatto senza alcuna distinzione tra omo e etero.”

   

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