mercoledì 17 dicembre 2014

Diritti umani, Rom

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

 

"Fare business sui migranti è un crimine contro l'umanità". Il sindaco Marino s'impegna con l'associazione 21 Luglio: "Troveremo alternative. A dispetto della "mala cooperación" in città anche eventi culturali come "Roma suona Rom".

 

di Raffaella Sirena

 

Nella giornata mondiale dei diritti dell’uomo si torna a parlare di politiche di accoglienza e di inclusione sociale. Lo fa il sindaco di Roma Ignazio Marino all’indomani delle numerose iniziative promosse dall’Associazione 21 Luglio attraverso la campagna "Romaidentity – Il mio nome è Rom".

    Dopo il concerto al Teatro Argentina di lunedì 8, che ha visto il tutto esaurito per lo spettacolo con artisti rom di vari paesi europei, e in concomitanza con gli scandali legati all’inchiesta “Mafia Capitale”, l’amministrazione capitolina ha deciso di dare un segnale forte e di impegno per risolvere il nodo dell’integrazione della popolazione romanì.

    Che i campi rom siano luoghi di segregazione, peraltro gestiti sborsando somme ingenti, non è proprio una novità. Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 Luglio, lo ripete da tempo e solo pochi mesi fa lo aveva dichiarato senza mezzi termini in occasione della presentazione del dossier Campi Nomadi S.p.A., mettendo in evidenza tutte le falle di un sistema fondato arbitrariamente sull’emergenza. Soltanto nel 2013, infatti, sono stati spesi circa 25 milioni di euro per i villaggi di solidarietà, otto quelli regolari autorizzati dal Comune e altrettanti quelli tollerati.

    Esattamente venti anni fa, nel 1994 con la giunta Rutelli, è stato realizzato a Roma il primo campo a via Salviati, mentre l’ultimo risale al 2012 in zona La Barbuta. Recentemente la Commissione europea si è pronunciata contro il sistema dei campi nomadi, riconoscendo la violazione dei diritti umani e paventando l’apertura di una procedura d’infrazione contro il governo italiano per condannare la politica discriminatoria e le pratiche degli sgomberi forzati.

    Alexian Santino Spinelli – musicista e compositore che insieme al suo gruppo e all’Orchestra europea per la Pace ha partecipato al concerto Roma suona Rom – denuncia la condizione di apartheid che si vive all’interno dei campi rom. “Sono uno scandalo razziale – dice Alexian – e il fatto che si faccia business su immigrati e rom rappresenta un crimine contro l’umanità. Le istituzioni devono azzerare le modalità fino ad oggi applicate, eliminando i rapporti con le organizzazioni collegate alla criminalità e promuovendo immediatamente la creazione di una consulta romanì composta esclusivamente da rom e sinti. I rom sono in grado di autorappresentarsi anche senza la mediazione di associazioni laiche o religiose. Se si combatte la segregazione si combattono anche l’economia di sopravvivenza e l’illegalità. Bisogna agire non solo a livello sociale e abitativo, ma anche a livello culturale per smontare pezzo dopo pezzo il pregiudizio”.

 

martedì 9 dicembre 2014

Anomalia istituzionale

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

 

di Cesare Salvi

 

Bimestre bianco: alle anomalie istituzionali iniziate con il governo Monti si aggiunge una nuova, quella di dimissioni pronosticate, ma non ancora date, dal capo dello Stato. D’altra parte, Napolitano aveva reso chiaro al momento della sua rielezione che si sarebbe dimesso prima del termine del settennato, e i partiti hanno accettato, così come avevano accettato tutte le sue scelte degli ultimi anni, dal governo Monti in poi.

    Fatto sta che a una situazione già difficile sul piano politico-istituzionale, come tutte quelle che precedono l’elezione del presidente della Repubblica, ancora una volta i partiti aggiungono problemi. In primo luogo, per le divisioni interne che li attraversano, e che possono trovare nello scrutinio segreto il modo di manifestarsi. In secondo luogo, per lo scontro che si è aperto sulla priorità da dare alle riforme (elettorale e costituzionale) o all’elezione del nuovo capo dello Stato.

    Questa controversia è proprio strana. Renzi dice che intende governare tutta la legislatura. Perché allora questa fretta? C’è chi dice che pensa a elezioni anticipate, che in ogni caso però non potrebbero svolgersi nei primi mesi del prossimo anno, per tre ragioni. In primo luogo, la legge elettorale anche se sarà approvata dal Senato nelle prossime settimane, dovrà poi ritornare alla Camera, essendo previste modifiche. Inoltre, perché rimane aperto il problema della legge elettorale per il Senato, non prevista dall’Italicum (mentre la riforma costituzionale richiederà ancora almeno un anno, nell’ipotesi dell’ iter più rapido). Infine, perché Napolitano ha reso chiaro che non intende sciogliere le Camere: ci penserà, se mai, il suo successore.

    Si ha quindi l’impressione che dietro questo braccio di ferro tra i contraenti del patto del Nazareno ci sia qualcosa d’altro: più ancora del nome, la caratteristica del nuovo Presidente, se cioè un uomo (o una donna) vicino a Renzi, e quindi disponibile ad assecondarlo, compreso il voto anticipato, oppure una persona che garantisca a Berlusconi la “agibilità politica”.

    Si rischia però di andare così a una decisione molto importante nel peggiore dei modi. La vera questione è la scelta della persona più idonea a svolgere la funzione che la Costituzione assegna al Presidente della Repubblica, non certo i vantaggi che ne potrà trarre nel breve periodo questo o quel leader di partito.

    È bene ricordare che chi sarà eletto l’anno prossimo resterà in carica fino al 2022. Il mandato settennale previsto dalla Costituzione, così come il quorum elevato per l’elezione (pensato del resto con un sistema elettorale proporzionale), servono appunto per indicare che la persona eletta deve essere fuori non certo dalla politica, ma dai giochi politici a breve termine. Il compito principale del Presidente è assicurare la fedeltà alla lettera e allo spirito della Costituzione. E deve essere persona di esperienza (per questo è richiesto che abbia almeno 50 anni).

    Vi sono persone con queste caratteristiche in Italia? Certamente. Ma c’è una maggioranza per eleggerla? Ricordo che PD, 5 stelle e Sel avranno circa 640 “grandi elettori”, e che il quorum (la maggioranza assoluta) del quarto scrutinio è di 505 voti. È davvero cosi difficile sciogliere definitivamente il “patto del Nazareno”, e aprire per l’Italia una nuova stagione di speranza democratica?

 

Destra e sinistra unite nell’affare?

Da Avanti! online

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 È evidente che anche all'interno dei corpi dello Stato esisteva un'area di complicità.

 

di Mauro Del Bue

 

Desta sconcerto questa indagine della procura di Roma che ha già portato a ventinove arresti, tra i quali emerge quello dell'ex Nar ed ex banda della Magliana Massimo Carminati, a otto indagati ai domiciliari e numerosi inquisiti, tra i quali l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Si tratta di un'indagine che il ministro degli Interni Alfano ha valutato con il massimo del rispetto perché guidata da un procuratore come Giuseppe Pignatone, del quale il ministro ha voluto esaltare l'esperienza, la competenza e anche l'equilibrio. La tesi di fondo dell'indagine è l'esistenza, a prescindere dalle giunte comunali romane, di destra o di sinistra, di una cupola mafiosa e affaristica, che aveva sicuri appoggi nei gangli dell'amministrazione e che operava con alte protezioni politiche. I reati di associazione di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, sono di una gravità sconvolgente.

    Non è un caso che agli arresti figurino personaggi importanti del tessuto burocratico e amministrativo romano, quali l'ex vice capo di gabinetto di Veltroni Luca Odevaine e l'ex capo della segreteria di Alemanno Antonio Lucarelli. Destra e sinistra unite nell'affare? Sembra di si, anche se la matrice della cupola è nera, nerissima, sconfinante addirittura nel vecchio terrorismo. Oltre agli amministratori pubblici dell'Eur e dell'Ama Mancini e Panzironi, che sono stati arrestati, risultano coinvolti nelle indagini anche un assessore della giunta Marino e il presidente dell'Assemblea, che si sono subito dimessi e dichiarati estranei, nonché un consigliere regionale del Pdl. Le intercettazioni dimostrerebbero che Carminati e il suo degno compare Buzzi si configuravano come il mondo di mezzo tra il potere pubblico e la criminalità. Quest'ultimo ha anche confidato che la gestione degli extracomunitari sarebbe stata più remunerativa addirittura della droga.

    Vorrei che i nostri, che naturalmente nulla c'entrano con questa pagina di malaffare, pur rispettando sempre i diritti di tutti gli indagati, e la loro presunzione di innocenza fino all'ultimo grado di processo, chiedessero alle autorità competenti come mai questo personaggio sempre collegato con la malavita e addirittura il terrorismo, parlo del Carminati, era a piede libero e poteva tranquillamente trattare con i pubblici poteri. È evidente che anche all'interno dei corpi dello Stato esisteva un'area di complicità. Vorrei che pretendessero da Alemanno, che è stato sindaco di Roma e ministro della Repubblica, un chiarimento sul suo collegamento coi settori della destra nera, estrema, e anche criminale, a prescindere dalle accuse che gli vengono rivolte. Vorrei che chiedessero al Pd il motivo di un così stretto collegamento coi vertici del partito, era tra i relatori alla Leopolda, di questo Di Stefano, parlamentare del Pd ed ex assessore regionale, a cui sono stati rintracciati ben due milioni di euro, si ritiene frutto di una tangente, e la natura dei suoi rapporti con i colleghi dell'altra parte politica, nonché i collegamenti di diversi suoi esponenti con questa organizzazione malavitosa, di estrema destra e con così proficui rapporti a sinistra.

    Quello che emerge è infatti una melma affaristica trasversale. Un mondo non solo di mezzo, ma anche di traverso. Che ha coinvolto settori di ogni polo. Non Marino che da un certo punto di vista può perfino uscire rafforzato da questa indagine, visto che pare inserito in una galassia di un altro firmamento, ma il Pd romano, lo stesso Pdl, una destra aggressiva e votata al crimine, fino al commercio degli extracomunitari. Lo vada a dire a quelli di Tor Sapienza, dove l'estremismo fanatico di Casa Pound e dintorni puntava a sollevazioni popolari soffiando sul fuoco della protesta. Avanti dunque con le indagini per scoperchiare questa mefitica storia romana, di veleni e tangenti. Una storia criminale senza barriere e confini. La Tangentopoli di Roma 2014 può essere rovinosa per molti. Noi attendiamo, con animo garantista, senza macchia, con curiosità e interesse, che la pentola che bolle venga definitivamente scoperchiata.

 

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Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

Montanari e contadini

 

di Luigi Covatta

 

Sulla "Repubblica" di lunedì 17 novembre Tommaso Montanari, dopo avere deplorato da par suo la cementificazione del territorio verificatasi nell'ultimo mezzo secolo, conclude con un'invettiva contro il decreto "Sblocca Italia": una legge, a suo dire, fatta apposta per portare a compimento lo scempio.

    E' un curioso modo di ragionare. E' difficile, infatti, imputare ad una legge che è appena entrata in vigore la colpa di misfatti che si sono consumati in passato, quando pure era in vigore una legislazione ricca di vincoli di ogni genere e specie

    In realtà, come è noto, dove tutto è proibito tutto è lecito. Senza dire che si può dubitare che sia stato davvero un danno avere "mangiato 5 milioni di ettari di suolo agricolo" fra il 1950 e il 2000, come denuncia Montanari. Lui forse amerebbe vivere ancora nella società rurale in cui la legislazione vincolistica venne concepita. Chi invece ha vissuto bene nella società industriale (e cerca di sopravvivere in quella postindustriale) pensa che non manchino i saperi e le tecniche per conciliare sviluppo e tutela dell'ambiente: a condizione, però, che la selva dei vincoli e delle autorità preposte non impedisca di operare; ed a condizione, anche, che non prevalga la cultura reazionaria che diffida di ogni innovazione, come è quella che anima le agitazioni contro le opere pubbliche, "grandi" o piccole che siano.

    Vent'anni fa, per esempio, quella cultura si scatenò contro lo scolmatore del Bisagno, opera che avrebbe evitato le alluvioni che si sono abbattute e si abbattono sulla città di Genova. Ne parliamo nel dossier che pubblichiamo nel numero di novembre della rivista. Allora, per la verità, ci fu un assessore che seppe resistere alle polemiche ed appaltò i lavori. Ma era socialista, e finì nella mattanza di Mani pulite. Dieci anni dopo è stato assolto con tutti gli onori. Ma il cantiere venne sequestrato subito, ed i lavori, da allora, non sono mai stati ripresi.

       

 

Corruzione: Ripartire dalla legalità per costruire futuro

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

 

"Siamo di fronte all'ennesima conferma di quanto illegalità e criminalità economica siano pervasive nel nostro Paese, dimostrazione plastica del fatto che sono questi i veri ostacoli alla crescita e allo sviluppo, ostacoli che fino ad ora non sono stati abbattuti: è urgente un intervento che vada oltre gli slogan". Così Gianna Fracassi, segretario confederale della Cgil, commenta i dati del Barometro Globale della Corruzione 2013, diffusi oggi da Transparency International Italia. Secondo l'organizzazione la corruzione affligge in maniera endemica il nostro sistema economico, sottrae risorse allo Stato contribuendo ad aumentare la povertà e peggiorando la qualità dei servizi.

"Come emerge dal rapporto di Transparency e come la Cgil denuncia da sempre, sono i cittadini, i lavoratori, gli anelli deboli su cui si scaricano conseguenze di malcostume e illegalità. Quegli stessi cittadini - evidenzia Fracassi - sfiduciati, rassegnati e reticenti a denunciare episodi di corruzione: solo il 56 per cento  degli italiani è disposto a segnalarli, contro una media globale del 69". Il segretario di corso d'Italia commenta anche l'Indice di Percezione della Corruzione (CPI) 2014, che come lo scorso anno vede l'Italia al 69.mo posto nel mondo, insieme a Romania, Grecia e Bulgaria: "siamo fermi, bloccati in fondo alla classifica europea, altro dato che dimostra come non siano stati messi in campo provvedimenti adeguati per risalire la china e invertire la rotta".

    "Solo partendo dalla legalità economica e dal lavoro il Paese può riprendere la strada dello sviluppo. Per questo la Cgil - ricorda la dirigente sindacale - è impegnata nella campagna nazionale 'Legalità, una svolta per tutte', che sta attraversando la penisola per chiedere alle istituzioni, governo in primis, atti concreti. Sono necessari strumenti adeguati e risorse certe, non annunci ad effetto".

    "E' tempo di mettere da parte spot e tentennamenti" dichiara Fracassi, che conclude rinnovando le richieste della confederazione all'esecutivo: "introdurre il reato di autoriciclaggio, ripenalizzare il falso in bilancio, modificare la legge sugli appalti e i termini di prescrizione nel processo penale".

 

lunedì 24 novembre 2014

Gerusalemme - Breve cronaca di un “normale” martedì globale

Da moked / מוקד

il portale dell'ebraismo italiano

 

 

GERUSALEMME – "È il più grave attentato degli ultimi anni, ma riporteremo la sicurezza in città". Lo ha affermato il capo della polizia di Gerusalemme in seguito all'attentato compiuto oggi da terroristi palestinesi all'interno di una sinagoga del quartiere di Har Nof, ultima di una serie di azioni che hanno insanguinato queste settimane minacciando la sicurezza di tutta la popolazione israeliana. Al momento si contano cinque vittime e una decina di feriti, tra cui alcuni in condizioni gravissime. L'azione è stata condotta con armi da fuoco, coltelli e asce. A rivendicare l'attentato, il Fronte Popolare della Liberazione della Palestina che su Facebook lo ha definito: "Una reazione normale in risposta al crimine dell'occupazione". Fra le vittime si apprende anche il nome anche di Rabbi Moshe Twersky, direttore della yeshivah di Har Nof.

 

NEW YORK – Le forze di sicurezza della metropoli americana annunciano un piano di rafforzamento attorno alle sinagoghe e ai luoghi ebraici dopo il sanguinoso attentato di questa mattina a Gerusalemme. A darne notizia la CNN.

 

KANSAS CITY – L'autore degli attentati a sfondo antisemita della scorsa primavera in una intervista al Kansas City Star: "Volevo essere sicuro di uccidere qualche ebreo prima di morire".

 

SUD AFRICA – Scompare all'età di 77 anni Mervyn Smith, leader del congresso ebraico sud-africano con un passato di attivista nella lotta contro l'apartheid. Smith era stato inoltre vicepresidente del Congresso ebraico mondiale.

 

RAMALLAH, LONDRA, PARIGI – Una condanna dell'attacco è arrivata dal presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen. Parole di vicinanza anche dal leader del Labour party inglese Ed Miliband: "Il mio pensiero va alle famiglie delle vittime della città santa", dal ministro degli Esteri danese Martin Lidegaard e da quello della Svezia Margot Wallström che su twitter ha scritto: "Bisogna interrompere questa spirale d'odio". Condoglianze dal premier francese Hollande. Il segretario di Stato USA John Kerry ha condannato l'incitamento palestinese degli scorsi giorni.

 

lunedì 3 novembre 2014

Riflessioni di un socialista

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze

http://www.rosselli.org/

 

Presentazione del libro di

 

Valdo Spini

 

La buona politica da Machiavelli alla terza repubblica.

Riflessioni di un socialista.

 

Prefazione di Carlo Azeglio Ciampi

Introduzione di Furio Colombo

 

Marsilio Editore, pp. 176, 2° edizione

 

«La scintilla accesasi nel ragazzino che in un giorno del 1956 accompagnava il padre alla commemorazione di Piero Calamandrei è divenuta una fiamma robusta. Una fiamma capace di rischiarare il buio di questo difficile presente». Così Carlo Azeglio Ciampi si esprime nei confronti del percorso umano e politico che Valdo Spini ha scelto di ripercorre qui.

    Il risultato è un appassionante racconto in cui si intrecciano vicende personali e la politica di questo paese. Rivivono personaggi, avvenimenti, snodi fondamentali che hanno segnato la storia dell'Italia repubblicana: dal Psi degli anni Sessanta alle vicende di Tangentopoli, passando per il socialismo internazionale e le esperienze governative. Leggendo questo libro – dice Furio Colombo nell'introduzione – si prova «un sentimento strano, come tornare in un quartiere che conosci bene, ma stenti a orientarti, perché molto è stato abbattuto e molto costruito in un altro modo».

    Allora diventa importante riannodare i fili della memoria per riflettere oggi su cosa sia stata e cosa possa tornare a essere la politica italiana.

 

Zurigo, domenica 9 novembre alle ore 17.00

Chiesa evangelica di lingua italiana

Zwinglikirche, Kalkbreitesaal (pianterreno)

Aemtlerstrasse 23 - 8004 Zurigo

Ingresso libero

 

Valdo Spini (Firenze, 20 gennaio 1946), vice-segretario nazionale del PSI dal 1981 al 1984, è stato parlamentare socialista dal 1979 e poi dei DS fino al 2008. Ha ricoperto importanti incarichi di governo (Sottosegretario al Ministero dell'Interno dal 1986 al 1992, Sottosegretario agli Esteri nel 1992-1993. Nel 1993 al 1994 Ministro per l'ambiente). È docente presso l’Università di Firenze (Storia ed evoluzione degli accordi internazionali in tema di energia e ambiente nell'ambito del Master “Ambiente ed energia”), presidente dell'Associazione Istituzioni di Cultura Italiana (Aici) e autore di numerosi saggi, tra cui: Alla Convenzione Europea. Diario e documenti da Bruxelles (2003), Compagni siete riabilitati! Il grano e il loglio dell'esperienza socialista (2006) e Vent'anni dopo la Bolognina (2010).

 

Destra e sinistra all’italiana

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

 

Ad un'analisi sociologica risulta che la CGIL è la "vecchia" sinistra e il Governo (della Leopolda) è la nuova destra.

 

di Giuseppe Tamburrano

 

Oltre un milione di lavoratori, disoccupati e pensionati si sono riuniti a Piazza San Giovanni per manifestare contro il Governo Renzi. È la CGIL di Di Vitorio che protesta contro il Governo di Togliatti? Fuori di metafora vi è uno scontro duro tra il sindacato di sinistra ed il Governo di sinistra. Situazione paradossale!

    Ad un'analisi sociologica risulta che la CGIL è la "vecchia" sinistra e il Governo (della Leopolda) è la nuova destra. Non intendo dare ai due termini significati storico-ideologici ma pienamente contenutistici. La parola "destra" non ha significato sempre "reazione", ricordiamoci il Risorgimento, Cavour e la destra storica. Come la parola "sinistra " non ha sempre significato progresso: ricordiamoci Stalin. Ci sono esempi di uomini di sinistra che hanno fatto una politica di destra: l'Economist definì Tony Blair "una signora Thatcher in disguise".

    Si tratta ora di capire se l'Italia ha bisogno di una destra moderna o di una sinistra "antica".

    Non è facile rispondere perché se alla manifestazione della Camusso hanno partecipato 1.200.000 persone, il PD di Renzi ha ottenuto il 40,8% alle recenti elezioni europee. Non è facile dare una risposta ai quesiti. Mettetevi nei panni di Epifani il quale non sapeva se andare alla Leopolda (è stato segretario del PD renziano) o a Piazza San Giovanni (è stato a lungo segretario della CGIL).

    In conclusione, noi non abbiamo una sinistra politica. Gli altri paesi europei ce l'hanno, anche se è una sinistra di facciata.

    Renzi aumenterà il suo score, di quel poco che manca alla maggioranza assoluta (si tenga conto che alle elezioni europee ha votato la metà degli elettori iscritti)? Guarderà all'elettorato finora berlusconiano accentuando il suo distacco dalla sinistra tradizionale? Questa sinistra romperà con Renzi prendendo caratteri che sanno di un vecchio massimalismo riverniciato?

   Mi pongo interrogativi e non so dare una risposta. Mi aiuterà qualche nostro lettore?

       

               

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

I miglioristi, pazienti e inquieti

 

Del libro di Umberto Ranieri – Napolitano, Berlinguer e la luna – colpisce ad esempio l'attenzione ai volti. Sì, all'aspetto del viso dei protagonisti del suo racconto dal sapore autobiografico.

 

di Danilo Di Matteo

 

I volti miglioristi paiono animati nel contempo da pazienza, ironia e inquietudine. L'autore è più che mai attento ai sentimenti propri e altrui, e rende mirabilmente la solitudine che spesso caratterizza la lotta politica. Ecco cosa scrive sul suo diario il 30 giugno 1988, all'indomani di elezioni amministrative parziali dall'esito negativo per il Pci: "incontro conviviale nella mia casa di via Fornelli con Napolitano e alcuni compagni della 'destra' napoletana. Pietro Valenza rimprovera maldestramente Giorgio per la sua condotta al Comitato centrale. Succede una mezza tragedia. Giorgio si inalbera e reagisce. Pietro esagera. Mi colpiscono le parole di Giorgio e l'emozione con cui le pronuncia. Parla della coscienza in lui viva dei propri limiti, della responsabilità che avverte verso tanti compagni, del travaglio nel votare Occhetto. Mi sorprende e mi commuove".

    Una "tranquilla malinconia", del resto, accompagna tutte le pagine del volume. E Ranieri coglie subito un dato saliente: "nella straordinaria macchina politica che era il Pci di quegli anni non mancavano i tratti di una Chiesa". Tanto che lui, giovanissimo, venne bollato come menscevico per essersi astenuto in occasione del voto per la radiazione degli organizzatori de il manifesto a Napoli. E da tutto il libro emerge una considerazione: il Pci, compreso quello degli ultimi anni, era assai meno "socialdemocratico" di quanto all'esterno si pensasse. Da qui la vicenda di Riccardo Terzi e l'esclusione di Luciano Lama e di Napolitano dal novero dei possibili successori a Berlinguer alla guida del partito. "La mia convinzione è – egli anzi scrive riguardo ai sommovimenti seguiti al 1989 – che abbia pesato sui caratteri assunti dalla sinistra italiana l'antica ostilità alla socialdemocrazia". Non ancorare in maniera compiuta e consapevole la "svolta" alla socialdemocrazia ha privato la coscienza di milioni di persone, come acutamente notato da Biagio de Giovanni, di "una struttura di riferimento".

    E in un altro passaggio emerge l'umanità dell'autore: "La pietà esige l'ardua responsabilità di prendere sul serio i diritti e la dignità di chiunque, quali che siano le azioni e i comportamenti, soprattutto se sanzionabili. Valori di civiltà che aveva ricordato a tutti, in uno splendido articolo, Salvatore Veca, replicando alle parole con cui l'ideologo della Lega, Gianfranco Miglio, aveva commentato il suicidio in carcere di Gabriele Cagliari". Né Ranieri è indulgente con se stesso. Notando che il Pds avrebbe dovuto battersi contro la criminalità ispirandosi alla lezione di Giovanni Falcone, scrive: "Soltanto un vecchio migliorista come Gerardo Chiaromonte lo fece. Io no. Fui un vile. Ero membro della commissione antimafia, avrei dovuto manifestare esplicitamente dubbi e perplessità su alcune scelte, ma evitai di farlo. Le volte in cui intervenni provai a esprimere dei distinguo del tutto flebili e incomprensibili".

    E cosa, più della poesia, può accompagnare la tranquilla malinconia di un essere umano? Quella stessa poesia, in fondo, di Berlinguer che si rivolgeva alla luna fra i Sassi di Matera, nel 1980. E la poesia accompagnò anche uno dei periodi più difficili della vita dell'autore, con l'iscrizione nel registro degli indagati per finanziamenti illeciti al partito, a Napoli. Era la fine del 1993. "Trascorrevo le notti insonni leggendo versi. Ritrovai quelli di Orazio nella traduzione di Paolo Bufalini: 'Equa ricordati di conservar la mente nei difficili casi della vita, e nei buoni, scevra da insolente esultanza'".

    Già; e oggi? Dinanzi ai proclami di improbabili rivoluzioni, Ranieri preferisce parlare di riforme liberali dell'economia e della società. E al centrosinistra odierno (che continua a scrivere col trattino) ricorda l'eredità del socialismo liberale. Una questione di rilievo, emersa in particolare con il ruolo di "motore di riserva" assunto dal Quirinale, va notata: Ranieri ed Enrico Morando si sono pronunciati a favore dell'ipotesi semipresidenziale. Assai dubbioso al riguardo è parso il Capo dello Stato. Però "su un punto Napolitano aveva ragione: l'idea sostenuta dalla destra di introdurre il semipresidenzialismo in Italia a colpi di emendamenti non era accettabile".

    In un altro passaggio l'autore sembra far trasparire come un bambino i propri sentimenti, nutriti di meraviglia e ammirazione: le dimissioni di papa Benedetto. Un evento da lui accostato per la sua forza travolgente e per il suo carattere paradigmatico al crollo del muro di Berlino.

    Non può sfuggire, poi, che Ranieri è accompagnato nel viaggio attraverso i ricordi dal suo Virgilio: Luciano Cafagna, vera e propria coscienza critica della sinistra e del paese. L'autore, in un momento delicato, pensa inoltre che la politica non sia arte sua, e in tal maniera pare interrogarci sull'essenza stessa di quell'arte.

       

 

martedì 28 ottobre 2014

Lettera aperta al Sinodo

Lettera aperta al Sinodo

di Gianni Geraci - Portavoce del Gruppo Il Guado, Cristiani Omosessuali

Non so con quale presunzione ho deciso di scrivere a un Sinodo. Non lo so proprio, perché davvero quello che sto facendo mi sembra un gesto un po' inutile e un po' megalomane di cui, un po', mi vergogno. Sento però il dovere di farlo anche perché, prima di iniziare, ho pregato molto lo Spirito Santo di liberarmi da quell'orgoglio che riesce a rovinare anche le nostre azioni migliori.

Tra l'altro non so nemmeno come ci si rivolge ai padri sinodali e mi rendo conto di correre il rischio concreto di farmi compatire. Ma è stato proprio questo rischio che mi ha spinto a scrivere lo stesso: non si era fatto per caso compatire lo stesso re Davide quando si è messo a ballare nudo davanti all'Arca? E lui non era un poveretto come me, lui era il re, e aveva molto da perdere. Io sono uno che, al massimo, rischia di suscitare qualche sorriso ironico da parte di chi, molto meglio di lui, è titolato a scrivere su certi argomenti.

Vi scrivo perché vorrei che ascoltaste la voce di una persona omosessuale che ha combattuto per tutta la sua vita per conservare la sua Fede cattolica e che, ancora adesso, nonostante le battutine sarcastiche e nonostante le accuse di ipocrisia e di tradimento della Fede, è ancora cattolico, è ancora innamorato di Gesù, è ancora profondamente grato alla Tradizione che mi ha permesso di incontrarlo e che mi permette di incontrarlo ancora.

Quando due domeniche fa ho sentito il papa che vi parlava di parresia (“Franchezza, libertà di parola”, ndr), ho pensato che sicuramente, tra di voi, ci sono degli omosessuali: chiariamoci subito, non ho nessuna informazione riservata, ma faccio riferimento a quanto si dice sull'incidenza dell'omosessualità nelle popolazioni umane, un'incidenza che conferma senz'altro questa mia intuizione.

E proprio pensando a quanti, fra voi, sono omosessuali, mi sono detto: «Come sarebbe bello se uno di questi padri, prendendo finalmente sul serio l'invito del papa alla chiarezza e al superamento di qualunque ipocrisia, trovasse il coraggio di raccontare con il cuore in mano il percorso che l'ha portato a vivere in pienezza la propria vocazione cristiana». Un percorso, diciamocelo chiaramente, che la Chiesa stessa invita a seguire, quando, nel Catechismo, osserva che le persone omosessuali: «sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita».

Con una testimonianza di questo tipo non ci sarebbero le discussioni e i distinguo che invece mi capita di leggere in merito a quanto il relatore generale del Sinodo ha detto quando ha parlato delle persone omosessuali, perché chiunque ha alle spalle un'esperienza seria di ascolto e di accoglienza di quanto dice il magistero della chiesa cattolica sull'omosessualità, non avrebbe niente da eccepire su quelle parole.

Quando ad esempio il relatore si è chiesto se le comunità cristiane sono in grado di accogliere le persone omosessuali senza compromettere la dottrina cattolica sul matrimonio e sulla famiglia non mi pare che abbia detto niente di nuovo rispetto alle parole con cui il Catechismo invita ad accogliere gli omosessuali «con rispetto, compassione e delicatezza» (cfr. CCC 2358).

Anche la frase con cui si osserva che la questione omosessuale interpella il Sinodo «in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica integrando la dimensione sessuale» mi pare riprendere quanto, in maniera senz'altro più poetica, ricorda lo stesso Catechismo: «Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana» (cfr. CCC 235).

Direi addirittura che il catechismo va più in là delle parole usate per riassumere il dibattito della prima settimana del Sinodo, perché parla in maniera esplicita di alcuni elementi essenziali di questi “cammini realistici”: alcuni collegati alla maturità affettiva (padronanza di sé, libertà interiore), altri collegati in maniera più specifica alla dimensione spirituale (preghiera e grazia sacramentale), altri ancora tesi a valorizzare quanto di buono ci può essere in una relazione di amicizia. Quest'ultimo punto è quello che il relatore generale del Sinodo ricorda quando riconosce ciò che è evidente a quanti conoscono da vicino delle persone omosessuali, ovvero che «vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners» in una coppia omosessuale. (…)

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sul sito del Gruppo il Guado

 

 

domenica 26 ottobre 2014

L’Unità non può più restare in silenzio

Da l'Unità online
    
Testo dei lavoratori de l'Unità
 
L'Unità deve tornare in edicola al più presto. La sua assenza è una ferita per il pluralismo dell'informazione e per la stessa democrazia italiana. Chiediamo a chiunque abbia una responsabilità su questa storica testata di fare il possibile affinché la ferita sia sanata e decolli un nuovo progetto. Sappiamo che c'è spazio per un rilancio pure in un mercato editoriale così in crisi.
    Non possiamo accettare che l'Unità venga abbandonata nel novantesimo anno dalla sua fondazione, dopo essere stata nella clandestinità uno dei fogli più importanti della lotta antifascista, dopo essere diventato nel dopoguerra il primo autentico quotidiano nazionale, dopo aver accompagnato e sostenuto il cammino della sinistra italiana nella democrazia, dopo aver scritto pagine indimenticabili di giornalismo e di cultura.
    Dobbiamo fare il possibile, tutto il possibile, per dare un futuro alla storia de l'Unità. E' questo che chiedono i lettori del giornale, decine di associazioni della società civile, del mondo sindacale e politico, numerose fondazioni culturali, scrittori e artisti, che già si stanno organizzando, assieme alla redazione, per lanciare una iniziativa di azionariato diffuso, così da poter partecipare al nuovo progetto editoriale e sostenere chi si assumerà le principali responsabilità dell'impresa.
    L'Unità è un pezzo importante della storia di questo Paese, ma è anche un punto di incontro e di riferimento per chi, sfidando il vento dell'antipolitica e del populismo, crede nell'importanza dell'impegno costruttivo e delle battaglie sociali. Siamo entrati in un tempo radicalmente nuovo che, proprio per questo, ha bisogno di un pensiero critico e di un pluralismo vivo. Per rafforzare la libertà occorre guardare la realtà senza pregiudizi, denunciare e combattere le diseguaglianze vecchie e nuove, individuare e correggere le debolezze dei poteri democratici, cogliere e intensificare le connessioni tra persona e comunità, tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale, tra diritti individuali e diritti sociali, tra pace nel Mediterraneo e nuovi equilibri in Europa.
    Non è progresso quando si riducono i punti di osservazione. Anzi, aumenta il rischio del pensiero unico. E' per questo, anche per questo, che l'Unità ha una lunga storia ancora tutta da scrivere. Nel momento in cui il centrosinistra si trova a guidare l'Italia con il proposito di farla uscire dalla crisi più lunga e profonda dal dopoguerra, la necessità di uno spazio libero e critico diventa ancora più importante e strategica, così come quella di una riflessione profonda e sincera sui nuovi lavori e i nuovi diritti dei lavoratori, le tutele da aggiornare e quelle da rafforzare.
    La sinistra ha bisogno di un giornale vivo, e talvolta scomodo, per evitare la tentazione di un riformismo dall'alto che la renderebbe debole e subalterna. Di un giornale vivo ha bisogno la società italiana, in tutte le sue articolazioni politiche, sociali, culturali, religiose. Di un giornale vivo ha bisogno la nostra cultura, che si confronta nella modernità ma che non può rinunciare alle differenze, alla creatività, al coraggio di sperimentare.
    Di una nuova stagione de l'Unità ha infine bisogno il pluralismo dell'informazione e il giornalismo, che non è solo un patrimonio professionale di chi lavora nel settore, ma lo strumento indispensabile per il corretto e pieno funzionamento della democrazia e un termometro, efficace e insostituibile, della coscienza civica del Paese.
   

martedì 21 ottobre 2014

Alla vigilia di una serie di scioperi e manifestazioni

Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo

di Giorgio Morale
 
Segnalo una puntata di vivalascuola dedicata alla risposta della scuola alle proposte di Renzi, alla vigilia di una serie di scioperi e manifestazioni:
 
 
La "Buona Scuola" di Renzi prevede: blocco dei contratti dal 2007 al 2015 (e poi?), abolizione degli scatti d'anzianità, il 34% dei docenti con la prospettiva dello stesso stipendio a vita, abolizione delle supplenze brevi...
    Intanto il governo prepara con la spending rewiew: tagli di personale di segreteria, taglio di 5.000 lavoratori Ata, tagli per 900 milioni all'istruzione, di cui 400 milioni all'università...
    Inoltre progetta l'abolizione dei docenti di sostegno, vengono dimezzati i fondi per l'alternanza scuola-lavoro su cui pure tanto insistono le "linee guida" di Renzi…
    E dietro l'angolo c'è sempre la riduzione di un anno della scuola superiore...
    Si è ormai compreso che, con la "riforma" Renzi, la scuola, gli studenti e gli insegnanti staranno peggio sia dal punto di vista giuridico sia dal punto di vista economico…
    Stanti così le cose, come stupirsi se a questo tipo di scuola si dice no?Grazie dell'attenzione

Togliatti, Gramsci e… me

FONDAZIONE NENNI
 
Finalmente ho scoperto il retroscena della violenta campagna comunista del 1963 contro il mio libro Antonio Gramsci e l'ho scoperto nel volume La Guerra di posizione in Italia.
 
di Giuseppe Tamburrano
 
Ho scoperto il retroscena della violenta campagna comunista del 1963 contro il mio libro Antonio Gramsci e l'ho scoperto dal volume: "La Guerra di posizione in Italia" di Palmiro Togliatti (Einaudi 2014), che contiene l'epistolario del segretario del PCI negli anni 1944-1964, a cura di Gianluca Fiacco e Marialuisa Righi.
    Scrivono i curatori: «Il 20 agosto 1963 apparve sull'Unità una recensione di Mario Spinella alla biografia di Gramsci scritta da G. Tamburrano. Spinella, pur rilevando i limiti del volume, gli riconosceva il merito di aver affrontato una "non facile impresa", seguendo il giusto metodo di "non separare mai il pensiero di Gramsci dallo svolgimento della sua vita e soprattutto dalle esperienze che Gramsci andava via via compiendo come militante e dirigente operaio». La recensione suscitò l'immediata reazione di Togliatti che, da Cogne dove era in vacanza, scrisse a Luca Pavolini, caporedattore di "Rinascita", perché la rivista recensisse il libro in modo più consono:
    «Il libro del Tamburrano è cattivo e merita una recensione negativa vivace. La recensione dello Spinella è nettamente sbagliata: non vede che non si tratta di indicare errori e sbagli particolari ma di scoprire la chiave di questi errori. Essa sta nel fatto che il libro è scritto per dimostrare che il nostro Partito ha avuto torto. La verità e perfino l'informazione sono trascurate e sempre contraffatte, quando provengono da noi o spiegano ciò che abbiamo fatto in una luce ragionevole. Non esiste alcun criterio di giudizio storico: si giudica del 20′-21′ con il metro di oggi etc. etc.. Anche la figura di Gramsci oggi è male tratteggiata, convenzionale, non veritiera, collocando a contorno delle cose vere un mucchio di banalità letterarie, etc. Però la recensione del Massara non va. Comincia bene, ma poi non prosegue. Sembra la recensione di uno che non ha letto tutto. Farei fare una recensione completa e seria allo stesso Massara o a Franco Ferri (criticando Spinella)».
    Del mio libro si occuparono Massara e Rinascita. Il primo scrisse numerosi articoli sul quotidiano vicino al Pci "Paese Sera" prendendo di mira gli errori di stampa che erano tanti per la mia inesperienza di correttore di bozze e perché il libro uscì con una piccola e onorata casa editrice, avendo tutte le grandi case rifiutato il mio scritto. E fummo in due, io e l'editore, a non curare adeguatamente le bozze. La campagna di "Paese Sera" provocò la reazione di Norberto Bobbio che avvertì il direttore che non avrebbe più collaborato se fosse proseguita l'opera di lapidazione del mio Gramsci.
    Il libro ottenne allora una lunga e positiva recensione di Spinella, che come si legge nel testo della sua lettera, fece infuriare Togliatti.
    Ma non finisce qui. Rinascita obbedisce a Togliatti e scrive una recensione ridondante di errori e stupidaggini. Io invio una lettera di rettifica che non vede la luce la settimana successiva. Rinascita invece pubblica una lunga errata corrige nel goffo tentativo di raddrizzare la recensione (avrebbe potuto riassumere: il recensore era ubriaco). E poi con molta nonchalance nel numero successivo pubblica la mia lettera con il commento: "Vedi l'errata corrige pubblicata nel numero precedente".
    Al mio libro fu assegnato il premio Viareggio. Ma durante il viaggio per raggiungere la città telefonai a casa per chiedere notizie e mi fu detto che vi era stata una comunicazione che annunciava che il premio non sarebbe stato assegnato a me.
    Temo che peggio di me se la sia passata Spinella.
    Anni dopo – Togliatti era morto – uscì la seconda edizione delGramsci e il "Paese Sera" riconobbe di avere sbagliato. Anche Marcella Ferrara della redazione di Rinascita si scusò: "Ti abbiamo sulla coscienza!".
    Un piccolo episodio di vita democratica del PCI, dell'etica e della cultura del Migliore.
    Povero Gramsci!

giovedì 16 ottobre 2014

Lettera aperta al Sinodo

di Gianni Geraci

Portavoce del Gruppo Il Guado, Cristiani Omosessuali

Non so con quale presunzione ho deciso di scrivere a un Sinodo. Non lo so proprio, perché davvero quello che sto facendo mi sembra un gesto un po' inutile e un po' megalomane di cui, un po', mi vergogno. Sento però il dovere di farlo anche perché, prima di iniziare, ho pregato molto lo Spirito Santo di liberarmi da quell'orgoglio che riesce a rovinare anche le nostre azioni migliori.

Tra l'altro non so nemmeno come ci si rivolge ai padri sinodali e mi rendo conto di correre il rischio concreto di farmi compatire. Ma è stato proprio questo rischio che mi ha spinto a scrivere lo stesso: non si era fatto per caso compatire lo stesso re Davide quando si è messo a ballare nudo davanti all'Arca? E lui non era un poveretto come me, lui era il re, e aveva molto da perdere. Io sono uno che, al massimo, rischia di suscitare qualche sorriso ironico da parte di chi, molto meglio di lui, è titolato a scrivere su certi argomenti.

Vi scrivo perché vorrei che ascoltaste la voce di una persona omosessuale che ha combattuto per tutta la sua vita per conservare la sua Fede cattolica e che, ancora adesso, nonostante le battutine sarcastiche e nonostante le accuse di ipocrisia e di tradimento della Fede, è ancora cattolico, è ancora innamorato di Gesù, è ancora profondamente grato alla Tradizione che mi ha permesso di incontrarlo e che mi permette di incontrarlo ancora.

Quando due domeniche fa ho sentito il papa che vi parlava di parresia (“Franchezza, libertà di parola”, ndr), ho pensato che sicuramente, tra di voi, ci sono degli omosessuali: chiariamoci subito, non ho nessuna informazione riservata, ma faccio riferimento a quanto si dice sull'incidenza dell'omosessualità nelle popolazioni umane, un'incidenza che conferma senz'altro questa mia intuizione.

E proprio pensando a quanti, fra voi, sono omosessuali, mi sono detto: «Come sarebbe bello se uno di questi padri, prendendo finalmente sul serio l'invito del papa alla chiarezza e al superamento di qualunque ipocrisia, trovasse il coraggio di raccontare con il cuore in mano il percorso che l'ha portato a vivere in pienezza la propria vocazione cristiana». Un percorso, diciamocelo chiaramente, che la Chiesa stessa invita a seguire, quando, nel Catechismo, osserva che le persone omosessuali: «sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita».

Con una testimonianza di questo tipo non ci sarebbero le discussioni e i distinguo che invece mi capita di leggere in merito a quanto il relatore generale del Sinodo ha detto quando ha parlato delle persone omosessuali, perché chiunque ha alle spalle un'esperienza seria di ascolto e di accoglienza di quanto dice il magistero della chiesa cattolica sull'omosessualità, non avrebbe niente da eccepire su quelle parole.

Quando ad esempio il relatore si è chiesto se le comunità cristiane sono in grado di accogliere le persone omosessuali senza compromettere la dottrina cattolica sul matrimonio e sulla famiglia non mi pare che abbia detto niente di nuovo rispetto alle parole con cui il Catechismo invita ad accogliere gli omosessuali «con rispetto, compassione e delicatezza» (cfr. CCC 2358).

Anche la frase con cui si osserva che la questione omosessuale interpella il Sinodo «in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica integrando la dimensione sessuale» mi pare riprendere quanto, in maniera senz'altro più poetica, ricorda lo stesso Catechismo: «Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana» (cfr. CCC 235).

Direi addirittura che il catechismo va più in là delle parole usate per riassumere il dibattito della prima settimana del Sinodo, perché parla in maniera esplicita di alcuni elementi essenziali di questi “cammini realistici”: alcuni collegati alla maturità affettiva (padronanza di sé, libertà interiore), altri collegati in maniera più specifica alla dimensione spirituale (preghiera e grazia sacramentale), altri ancora tesi a valorizzare quanto di buono ci può essere in una relazione di amicizia. Quest'ultimo punto è quello che il relatore generale del Sinodo ricorda quando riconosce ciò che è evidente a quanti conoscono da vicino delle persone omosessuali, ovvero che «vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners» in una coppia omosessuale. (…)

Continua > > > > > > > > > sul sito del Gruppo il Guado

 

giovedì 2 ottobre 2014

Merito e valutazione

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

Il leader socialista Colorni e la Resistenza a Roma

 

di Vittorio Emiliani

 

Lo scorso mercoledì 24 settembre, assistendo alla interessante, vivace presentazione del libro di un giovane ricercatore, Antonio Tedesco, su “Il partigiano Colorni e il grande sogno europeo”, maturato presso la biblioteca della Fondazione Nenni e stampato dagli Editori Riuniti, pensavo che la “damnatio memoriae” abbattutasi sul socialismo e sui socialisti italiani ha colpito, in fondo, anche Colorni.

    La sua figura di pensatore in chiave europea precede, nonostante la giovane età, anche quelle di Altiero Spinelli e di Ernesto Rossi, ma viene ad essi quasi sempre posposta nell’ideazione del Manifesto di Ventotene.

    Lo stesso accade, in fondo, nella Resistenza armata romana. A ripensarci essa ebbe per protagonisti alcuni socialisti come il “maresciallo rosso” Peppino Gracceva, passato dal Pci ai socialisti dopo il patto Ribbentrop-Molotov, come Giuliano Vassalli, grande avvocato, maestro di diritto e ministro, e uno dei grafici più importanti del ‘900, Sergio Ruffolo, fratello maggiore di Giorgio, rinchiuso anch’egli a Via Tasso.

    In realtà la Resistenza romana viene ricordata soprattutto per l’attentato di via Rasella ad opera dei Gap, azione non concordata col CLN, ancor oggi discussa, nonostante che una sentenza del Tribunale di Milano l’abbia, anni fa, qualificata come “atto di guerra” e non come “attentato”, poiché all’esplosione delle bombe nascoste nei secchi della spazzatura seguì l’intervento armato dei dodici gappisti. Su questo episodio mi sembra fondamentale la ricostruzione realizzata dal grande giornalista Enzo Forcella per il suo libro, uscito postumo da Einaudi nel 1999, “La Resistenza in convento”.

    Torno a Colorni, Gracceva, Vassalli e Ruffolo per ribadire che il loro contributo fondamentale di socialisti alla Resistenza romana continua ad essere sottovalutato o messo in ombra.

       

       

Da vivalascuola riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

La “Buona Scuola” di Renzi

 

di Giorgio Morale

 

vivalascuola questa settimana è dedicata alla valutazione e al merito secondo "La Buona Scuola" di Renzi, con una ampia analisi di Carlo Salmaso:

 

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/09/22/vivalascuola-177/

 

Merito e valutazione sono i punti “forti” della “Buona Scuola”, ma sono proprio quelli che lasciano più sgomenti.

    Insomma, un insegnante “mediamente bravo” secondo Renzi dovrebbe prendere informazioni sul “merito” dei docenti di un’altra scuola e chiedere il trasferimento perché se lì sono scarsi lui sarà messo bene nella competizione...

    Come perplessi lascia la Direttiva sulla Valutazione: si parla di valutare il 10% delle scuole ogni anno. Per valutare l’intero sistema nazionale occorrerebbero quindi 10 anni: la scuola X potrebbe essere valutata una prima volta nel 2016 e una seconda nel 2035!…

    In effetti merito e valutazione sono parole-feticcio, la realtà dice più di 10 anni senza scatti stipendiali, docenti da usare come tappabuchi, mobilità per "merito" alla faccia della continuità didattica e della qualità dell'insegnamento.

    E soprattutto nessuna risorsa in più per l'istruzione!

    Completano la puntata una rassegna stampa sull'argomento e le notizie della settimana scolastica.