mercoledì 28 ottobre 2015

Amore naturale e famiglia Mulino Bianco

FONDAZIONE NENNI

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Una dignitosa legge libertaria che consenta a persone dello stesso sesso di sposarsi porterà all’eguaglianza dei diritti, non all’apocalisse.

 

di Edoardo Crisafulli

 

Il punto non è se Papa Francesco abbia ragione o torto (io, lo confesso, provo un’istintiva simpatia per questo personaggio carismatico che, con umiltà e coraggio, vuole riformare la Chiesa cattolica). Il punto è un altro: ha un’organizzazione religiosa – direttamente o tramite i suoi fedeli impegnati in politica – il diritto di imporre la propria visione morale allo Stato, ovvero alla totalità dei cittadini? Io, da buon laico, dico di no. Lo Stato ha un solo compito: far rispettare una morale laica universale, che è quella espressa nella sua Costituzione e nelle sue leggi.

    La questione del matrimonio omosessuale non ha nulla a che fare con la verità. Ha invece tutto a che fare con la libertà di scelta nella sfera umana la più intima, quella che riguarda gli affetti. Io non penso che la mia visione del mondo sia più giusta di quella cattolica o musulmana. So di essere fallibile! Rivendico solo il diritto sacrosanto di vivere secondo il mio concetto di moralità, giusto o sbagliato che sia per gli altri. Non temo il tribunale divino – dubito che esista quel Dio tirannico e capriccioso che alcuni religiosi evocano. Temo ben di più il tribunale degli uomini. Ed è per questo che sono lieto di vivere in una città secolare, in cui i giudici si occupano di questioni penali e civili, non di etica, che è affare privato. Papa Francesco ha un animo mite, e la Chiesa cattolica non è più sul piede di guerra – grazie a Giovanni XXIII ha fatto i conti con la modernità, benché non fino in fondo. Ma non dimentichiamo che lo Stato laico è una grande conquista di civiltà, e va sempre tutelato. Il principio laico-liberale è superiore a quello clericale in questo: se vince il laico, l’integralista potrà continuare a professare la sua fede; se vince l’integralista, il laico verrà menomato nelle sue libertà: la sua morale sarà fuori legge.

    Quando si discute, anche fra laici, di verità morale, mi viene in mente la formidabile domanda retorica rivolta da Ponzio Pilato a Gesù: quid est veritas? Noi liberal-socialisti, figli dell’illuminismo, dobbiamo molto allo scetticismo pagano. È ovvio che siamo debitori anche nei confronti del cristianesimo e dell’ebraismo – il concetto di caritas è la scintilla del nostro amore laico per l’umanità. Ma la caritas non può fugare il dubbio razionale che è in me. L’unica cosa di cui sono certo sono le mie incertezze (e infatti mi definisco agnostico: anche nella professione di ateismo c’è troppa sfrontata certezza). Per rimanere in tema: uno dei miei dubbi riguarda proprio le cosiddette sempiterne leggi di natura. Che la riproduzione fra maschio e femmina sia il meccanismo che consente la continuazione della specie è lapalissiano. Ma cosa c’entra questo con il matrimonio omosessuale? Una dignitosa legge libertaria che consenta a persone dello stesso sesso di sposarsi porterà all’eguaglianza dei diritti, non all’apocalisse.

 

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La “lunga marcia” di un’Idea che non muore

Da Avanti! online

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Ancora una volta il socialismo italiano si dimostra "un'Idea che non muore", come disse Matteotti. E non è poco, a fronte della crisi senza ritorno in cui versano le tradizioni politico-culturali che hanno sempre avversato il PSI, dal comunismo sovietico al fascismo, dal liberismo selvaggio al fondamentalismo religioso. Carlo Correr ha scritto una storia di quei socialisti italiani che, dopo il crollo del '93, si sono riorganizzati, rimanendo nel centro-sinistra, senza tuttavia confluire nel Pci-Pds-Ds. Il volume di Correr fornisce una memoria storica a chi voglia approfondire le vicende più recenti della più antica e nobile famiglia politica italiana, attualmente ridotta ai "minimi termini" e tuttavia ancora viva...

 

di Alfonso Siano

 

Il nuovo libro di Carlo Correr "Una lunga marcia", edito da MondOperaio, è il racconto dei socialisti italiani dal 1993 ad oggi, il racconto della lunga diaspora di un movimento e di un Partito che alle elezioni politiche del 1992 aveva ottenuto alla Camera oltre cinque milioni di voti, pari al 13,62% e che, due anni dopo, dopo gli eventi di Tangentopoli, era ormai crollato al 2,19%.

    Correr racconta dapprima le "avventure" dei socialisti rimasti nello schieramento di centrosinistra che si ritrovarono nello SDI di Boselli. Nato nel 1994, lo SDI è l'organizzazione che compie il percorso più importante, con tappe difficili, ma che la vedono comunque sopravvivere. Fino al disastro del 2008.

    All'epoca Veltroni preferì per le elezioni politiche l'apparentamento con l'Italia di Valori di Di Pietro, lasciando ai socialisti la scelta se entrare, in posizione subalterna e fortemente filtrati, nelle liste del PD o, viceversa, concorrere con il proprio simbolo. I socialisti preferirono andare avanti da soli ma fu una pesante sconfitta, con l'onta, la prima volta nella storia del movimento socialista, dell'uscita dal Parlamento, nel contesto di una disfatta mortificante per tutto il centrosinistra, tanto che Veltroni fu costretto alle dimissioni.

  

Il libro ricorda come alcuni militanti della destra invocarono allora, ironicamente, il "Santo subito" per Veltroni, replicando l'invocazione dei fedeli di Piazza San Pietro alla morte di Papa Woytjla tre anni prima. Il segretario dei DS, contribuendo alla nascita di una legge elettorale bipolare e poi escludendo dalla competizione i Partiti minori della sinistra, aveva ai loro occhi avuto il "merito" di prodotto in un solo colpo questo triplice risultato: la caduta del Governo Prodi, la cancellazione di socialisti e comunisti dal Parlamento e, a Roma, la vittoria di Alemanno con la candidatura di Francesco Rutelli.

    Di questo e di tanti altri episodi che hanno interessato i socialisti dal 1993 ai nostri giorni, ci racconta Carlo Correr dal suo privilegiato punto di osservazione. L'autore, che ha utilizzato per la sua opera anche corrispondenze e documenti riservati, ripercorre non solo le motivazioni profonde, ma fornisce anche i retroscena di tanti avvenimenti, senza tralasciare le note di colore.

    E la sua ricostruzione non si limita solo ai socialisti che dopo al 1993 hanno militato nel centro sinistra, ma narra anche le vicende di quegli ex esponenti del Psi che – essendo inizialmente scesi in campo a fianco di Silvio Berlusconi, attratti dalla promessa di una "rivoluzione liberale" e alla ricerca di un argine garantista al cosiddetto "partito dei giudici" – sono poi rimasti delusi dal leader del centro-destra tanto da finire per rientrare nella casa comune.

    "Una lunga marcia" fa emergere come il movimento socialista, anche se ridotto ai minimi termini dopo il 1993, abbia sempre rifiutato la semplice confluenza nel PCI-PDS-DS, sforzandosi di mantenere posizioni autonome per preservare lo spirito riformatore che lo distingueva dal fratello maggiore del centrosinistra. Sono così nate nel tempo varie alleanze elettorali con valenza tattica e nella necessità di superare gli sbarramenti elettorali: da quella con Rinnovamento Italiano di Dini, a quella con i Verdi, all'esperienza della Rosa del Pugno con i Radicali di Pannella.

    Nel 2008 Riccardo Nencini succede a Boselli alla guida dell'organizzazione, che ritrova il suo nome originario: Partito Socialista Italiano. Viene scelto un nuovo simbolo e Nencini si riappropria anche della testata Avanti!, che comincerà ad essere quotidianamente presente in rete.

    Cinque anni dopo i socialisti rientrano in Parlamento, ma è dal 1993 ormai che stanno conducendo una lunga marcia per garantire la sopravvivenza di una organizzazione politica autonoma. E proprio la necessità impellente di sopravvivere, il comprensibile rifiuto di annullarsi nel Partito degli ex comunisti, li hanno portato nel tempo ad alleanze con realtà politiche anche distanti nel rischio permanente di diaframmare la loro riconoscibilità politica.

    Correr è fiducioso nel futuro del PSI e si dice convinto che la lunga marcia continuerà ancora. Dietro l'angolo potrebbe esserci una riedizione della "Rosa del Pugno" e dunque una nuova alleanza con i Radicali, sempre al fine di superare l'ennesimo sbarramento elettorale del 3% previsto stavolta dall'Italicum. Quest'alleanza darebbe nuovo impulso alle battaglie sui diritti civili ma, al contempo, potrebbe piacere di meno all'elettorato che invece guarda ai socialisti come tutela attiva, competente ed efficace sulle politiche sul lavoro, senza contare il ruolo storico del PSI come punto di equilibrio riformista tra le spinte alla scolarizzazione selvaggia e le controspinte dell'immobilismo valoriale.

    In uno scenario in cui il Partito Democratico a trazione riformista potrebbe subire la concorrenza elettorale di un soggetto che potrebbe nascere a sinistra con Fassina, Civati, Landini, esponenti di Sel su posizioni più tradizionali, non sarebbe forse preferibile rafforzare l'alleanza con il PD? In fondo con esso i socialisti condividono l'adesione al PSE oltre che una consonante esperienza di Governo.

    Solo il tempo dirà se il gruppo dirigente nenciniano, che fino ad ora ha mostrato la capacità di sopravvivere, sia anche in grado di rilanciare il PSI in una prospettiva di rilievo vero e determinante.

    In attesa di ciò, il lavoro di Correr colma un vuoto e può certamente contribuire al dibattito politico italiano, mai così bisognoso di Storia e di Idee.

 

Carlo Correr, Una lunga marcia - I socialisti italiani dopo il 1993

Nuova Editrice MondOperaio – pagg. 298 – euro 14

Si può acquistarlo in libreria oppure rivolgendosi direttamente a:

mondoperaio@mondoperaio.net - carlocorrer@avantionline.it