mercoledì 23 aprile 2008

Napolitano e il monumento alle vittime del Gottardo

Verso la Festa del lavoro
ROMA – In occasione della Festa del Lavoro , il 1° maggio, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inaugurerà a Roma un monumento in memoria di tutte le vittime del lavoro, imperniato sull'opera di Vincenzo Vela (1820-1891) dedicata ai lavoratori che caddero nella costruzione della galleria del San Gottardo.

La cerimonia si svolgerà nel piazzale antistante la sede dell'Inail a Roma, dove il monumento è stato collocato.
Dopo il tradizionale incontro con i nuovi Maestri del Lavoro, il Capo dello Stato conferirà ai familiari dei caduti sul lavoro la "Stella al merito del lavoro alla memoria", quale simbolico omaggio all'estremo sacrificio compiuto da tutte le vittime degli infortuni sul lavoro e come monito, per il presente e per il futuro, della inaccettabilità della tragica catena di morti bianche.

I quasi cinquemila operai di origini italiane trovarono posto nelle poche baracche costruite dalla ditta Favre o in luoghi non idonei come stalle e soffitte, messi a disposizione dai residenti. Gli alloggi erano caratterizzati da sporcizia e promiscuità. Il salario medio di un operaio specializzato era di circa quattro franchi al giorno; quello di un manovale poco più di tre franchi. Per dormire a turni di otto ore in uno stesso letto si pagavano 50 centesimi, mentre una sistemazione in stanzoni con dieci letti ammontava a venti franchi al mese. Un chilo di pane costava 40 centesimi e uno di formaggio poco meno di un franco. Gli operai dovevano inoltre provvedere all'olio per le lampade utilizzate nello scavo. I salari venivano pagati in buona parte tramite buoni d’acquisto utilizzabili presso gli spacci della ditta Favre, che offriva prodotti a prezzi esorbitanti.

La situazione di disagio degli operai determinò le prime proteste. Il 27 luglio del 1875 a Göschenen un gruppo di operai lasciò la galleria senza permesso. L'impresario Favre dopo aver tentato inutilmente di trattare con gli scioperanti, chiese aiuto alla milizia che per reprimere la rivolta sparò sui manifestanti, provocando quattro morti (Costantino Doselli, di Parma, anni venti; Giovanni Merlo, di Torino, anni ventisei; Salvatore Vila e Giovanni Gotta, di Torino, anni venticinque) e diversi feriti.
I giornali raccontarono gli avvenimenti rilevando soprattutto le paure degli abitanti nei confronti degli italiani e prendendo posizione a favore del signor Favre, dipinto come un benefattore, trovatosi ad affrontare l'ingratitudine dei lavoratori avidi di denaro. L'uso della forza da parte delle forze dell'ordine fu ritenuto giustificato. Il governo di Berna aprì un'inchiesta in cui si confermarono i disagi denunciati dagli scioperanti. Queste cose, in altre parti del mondo, succedono ancora. (ADL/Wiki/Inform)

lunedì 14 aprile 2008

Sul doppio "fare" della Speranza greca

Elzeviro
di Andrea Ermano
Enigmatica, ecco l'esortazione che, ancora una volta per la prima volta, viene dalla "bocca folle" della Sibilla : conosci te stesso!

Imperativo che interpella l'uomo circa l'interpretazione di sé.
In quanto scienza generale la filosofia può essere concepita anzitutto come un'antropologia ermeneutica, un'interpretazione che l'uomo dà di sé. E da essa storicamente nascono due scienze speciali: la fisica che interpreta il mondo, la metafisica che interpreta la volontà.

In ciò, un ruolo centrale andrebbe riconosciuto al concetto di "fare". L'uomo (io, tu, ecc.) "fa" qualcosa, quando per esempio pensa, parla o lavora.

Ma qual'è la struttura fondamentale del "fare"?
Sotto il profilo dell'auto-interpretazione umana la struttura fondamentale del fare è una "scissione", profonda e misteriosa: scissione tra un fare "spinto" dalla concatenazione causale della natura e un fare "teso" verso finalità poste dalla volontà a sua volta posta come libera nello spirito.

Se cerchiamo di considerare l'apparire dei nostri pensieri, la scissione del fare tra natura e spirito, modulata originariamente sulle due ultime categorie aristoteliche, del patire e dell'agire, sembra costituirsi sul piano fenomenologico fondamentale nel "salto" tra la sensazione e la percezione.

Aristotele, quando parla di questo salto, descrive un esercito inseguito dai nemici, in fuga, nel quale però a un certo punto un soldato si ferma e "decide" di attendere i nemici a pie' fermo.

A questo gesto (esemplare?) altri simili ne seguono, sicché dopo poco molti soldati non fuggono più e si riorganizzano, fila a fila, finché non rinasce l'intero schieramento.

Che cosa vuol dire questa celeberrima metafora del Filosofo circa la percezione?
Lo spiega Kant indicando come nella percezione il flusso sensibile venga a contrasto con il riflusso dell'intelletto: qui sta il punto di flesso, il piano di riflessione, su cui la marea della causalità esterna incontra una resistenza interna.

Senza l'intervento dell'intelletto, dice Kant, senza la sua attività, la sensazione non addiverrebbe ad unum: "quel bianco" ("quella macchia bianca laggiù") rimarrebbe disgiunto da "quella silhouette" e non potrebbe mai venir riconosciuta come la cara persona di "Socrate" mentre si avvicina a noi lungo il portico della piazza.

L'intelletto dà unità percettiva al magma sensoriale estraendo "oggetti". E' questo ciò che "decide" il coraggio dei soldati, non più in rotta, quando si ridispiegano sul campo di battaglia. Un "ridispiegamento" che dà inizio alla vita psichica nel suo senso proprio. Qui abita l'intenzionalità, cioè la "intenzione di...", ossia la "coscienza di...". E dunque qui abita il riferimento oggettivo: insomma l'essere in una delle sue possibili indicazioni essenziali.

Ma questo essere, il nostro (mio, tuo,...) essere, quell'essere che cioè accompagna tutti gli oggetti percepiti, appare scisso anch'esso nelle due componenti cui s'accennava, la "sensibile" e la "intelligibile". L'una che spinge, l'altra che tende.

Ebbene: se, in questa ricapitolazione del nostro modo d'interpretare noi stessi, dovessimo ora tentare di convogliare l'impellemza dell'essere sensibile e la tensione dell'essere intelligibile in un'unica dimensione psichica, allora potremmo rievocare l'espressione greca elpìs, cioè la Speranza: via diritta, ma non a senso unico, né ovvia né scontata, per gli uomini della pòlis. La Speranza greca è ambivalente: sia aspettazione di ciò che è desiderabile, sia apprensione di ciò che è temibile. E viceversa.

P.S.: Le osservazioni di cui sopra (in vista di una discussione di un libro di Vander dedicato a Cacciari e Severino) sono state buttate giù come schizzo sul concetto di "fare", in analogia alla "dialettica" tra essere e non essere, dove non può sussitere simmetria, neutralità o, men che meno, indifferenza. Questa è (come ricordava Calogero) una posizione logica.

venerdì 4 aprile 2008

Novità libraria "Glokers"

Un viaggio nel mondo alla ricerca del lavoro dignitoso, dedicato ai "Glokers", ovvero "GLObal worKERS", le lavoratrici e i lavoratori nel mondo globalizzato, con le battaglie per i diritti, i casi di sfruttamento, le testimonianze dei protagonisti, le immagini e i colori delle persone e dei luoghi. Con una Prefazione di Guglielmo Epifani e una Postfazione di Patrizia Sentinelli. Completa il libro una ricca sezione fotografica a colori.
Questo libro di Silvana Cappuccio è un diario di viaggio nei cinque continenti, un vero e proprio reportage ricco di informazioni, interviste, racconti nelle mille contrade, vecchie e nuove, in cui si sta sviluppando l’economia produttiva del terzo millennio. Protagonisti sono le donne e gli uomini che affrontano le durezze e le sfide di una globalizzazione spesso impietosa, a contatto con una realtà quotidiana lontana anni luce dalla retorica neoliberista. Una globalizzazione sfrenata che costituisce un attacco senza precedenti alla tenuta del diritto e specialmente del diritto del lavoro, la cui essenza consiste nel rispetto della dignità della persona come limite invalicabile all’espansione del mercato. È la consapevolezza dei limiti di questo modello di sviluppo, vissuti innanzitutto sulla pelle dei lavoratori, a prospettare alla società intera una riflessione approfondita sul reale significato del mercato globale.
Glokers documenta con ricchezza di cifre e approfondimenti di analisi questo scenario, accostando alle scelte e alle azioni spesso carenti, insufficienti e contraddittorie delle istituzioni internazionali, le battaglie dure e a volte tragiche delle lavoratrici e dei lavoratori che in tutte le regioni del mondo lottano per i propri diritti. Nelle diverse realtà cui fa riferimento l’autrice, emergono problemi, ostacoli e difficoltà, ma anche l’irrinunciabile necessità di andare oltre l’affermazione di volontà politica, traducendo in concreto il decent work.
L’obiettivo del lavoro dignitoso per tutti come asse di una politica all’altezza del potenziale di crisi e dei conflitti che attraversano l’economia mondiale, il diritto alla salute, le grandi disuguaglianze, le discriminazioni, la composizione della forza lavoro che cambia e con essa la geopolitica che assume nuovi contorni: questi ed altri temi visti dal grandangolo di chi tenta di organizzare il sindacato persino nelle zone più remote del mondo. Sono i problemi che l’autrice ha imparato a conoscere nel corso di un lungo lavoro a contatto con le realtà più povere del pianeta, descrivendoli in questo libro con passione e curiosità.
Silvana Cappuccio - Lavora a Bruxelles, su distacco della Filtea CGIL presso l'ITGLWF (International Textile (International Textile Garment and Leather Workers’ Federation), la Federazione Internazionale dei Lavoratori del Tessile, dell’Abbigliamento e del Cuoio come responsabile del Dipartimento Ambiente, Salute e Sicurezza. Gestisce programmi di cooperazione su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, lavoro minorile e sindacalizzazione. In questa funzione, ha organizzato delle reti sindacali di lavoro su base regionale (in Africa, America Centrale, Asia ed Europa) ed ha visitato più di 60 Paesi in via di sviluppo di tutti i Continenti.

Novità libraria "Glokers"

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Glokers documenta con ricchezza di cifre e approfondimenti di analisi questo scenario, accostando alle scelte e alle azioni spesso carenti, insufficienti e contraddittorie delle istituzioni internazionali, le battaglie dure e a volte tragiche delle lavoratrici e dei lavoratori che in tutte le regioni del mondo lottano per i propri diritti. Nelle diverse realtà cui fa riferimento l’autrice, emergono problemi, ostacoli e difficoltà, ma anche l’irrinunciabile necessità di andare oltre l’affermazione di volontà politica, traducendo in concreto il decent work.

L’obiettivo del lavoro dignitoso per tutti come asse di una politica all’altezza del potenziale di crisi e dei conflitti che attraversano l’economia mondiale, il diritto alla salute, le grandi disuguaglianze, le discriminazioni, la composizione della forza lavoro che cambia e con essa la geopolitica che assume nuovi contorni: questi ed altri temi visti dal grandangolo di chi tenta di organizzare il sindacato persino nelle zone più remote del mondo. Sono i problemi che l’autrice ha imparato a conoscere nel corso di un lungo lavoro a contatto con le realtà più povere del pianeta, descrivendoli in questo libro con passione e curiosità.

Silvana Cappuccio - Lavora a Bruxelles, su distacco della Filtea CGIL presso l'ITGLWF (International Textile (International Textile Garment and Leather Workers’ Federation), la Federazione Internazionale dei Lavoratori del Tessile, dell’Abbigliamento e del Cuoio come responsabile del Dipartimento Ambiente, Salute e Sicurezza. Gestisce programmi di cooperazione su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, lavoro minorile e sindacalizzazione. In questa funzione, ha organizzato delle reti sindacali di lavoro su base regionale (in Africa, America Centrale, Asia ed Europa) ed ha visitato più di 60 Paesi in via di sviluppo di tutti i Continenti.

Novità libraria "Glokers"

Un viaggio nel mondo alla ricerca del lavoro dignitoso, dedicato ai "Glokers", ovvero "GLObal worKERS", le lavoratrici e i lavoratori nel mondo globalizzato, con le battaglie per i diritti, i casi di sfruttamento, le testimonianze dei protagonisti, le immagini e i colori delle persone e dei luoghi. Con una Prefazione di Guglielmo Epifani e una Postfazione di Patrizia Sentinelli. Completa il libro una ricca sezione fotografica a colori.

Questo libro di Silvana Cappuccio è un diario di viaggio nei cinque continenti, un vero e proprio reportage ricco di informazioni, interviste, racconti nelle mille contrade, vecchie e nuove, in cui si sta sviluppando l’economia produttiva del terzo millennio. Protagonisti sono le donne e gli uomini che affrontano le durezze e le sfide di una globalizzazione spesso impietosa, a contatto con una realtà quotidiana lontana anni luce dalla retorica neoliberista. Una globalizzazione sfrenata che costituisce un attacco senza precedenti alla tenuta del diritto e specialmente del diritto del lavoro, la cui essenza consiste nel rispetto della dignità della persona come limite invalicabile all’espansione del mercato. È la consapevolezza dei limiti di questo modello di sviluppo, vissuti innanzitutto sulla pelle dei lavoratori, a prospettare alla società intera una riflessione approfondita sul reale significato del mercato globale.

Glokers documenta con ricchezza di cifre e approfondimenti di analisi questo scenario, accostando alle scelte e alle azioni spesso carenti, insufficienti e contraddittorie delle istituzioni internazionali, le battaglie dure e a volte tragiche delle lavoratrici e dei lavoratori che in tutte le regioni del mondo lottano per i propri diritti. Nelle diverse realtà cui fa riferimento l’autrice, emergono problemi, ostacoli e difficoltà, ma anche l’irrinunciabile necessità di andare oltre l’affermazione di volontà politica, traducendo in concreto il decent work.

L’obiettivo del lavoro dignitoso per tutti come asse di una politica all’altezza del potenziale di crisi e dei conflitti che attraversano l’economia mondiale, il diritto alla salute, le grandi disuguaglianze, le discriminazioni, la composizione della forza lavoro che cambia e con essa la geopolitica che assume nuovi contorni: questi ed altri temi visti dal grandangolo di chi tenta di organizzare il sindacato persino nelle zone più remote del mondo. Sono i problemi che l’autrice ha imparato a conoscere nel corso di un lungo lavoro a contatto con le realtà più povere del pianeta, descrivendoli in questo libro con passione e curiosità.

Silvana Cappuccio - Lavora a Bruxelles, su distacco della Filtea CGIL presso l'ITGLWF (International Textile (International Textile Garment and Leather Workers’ Federation), la Federazione Internazionale dei Lavoratori del Tessile, dell’Abbigliamento e del Cuoio come responsabile del Dipartimento Ambiente, Salute e Sicurezza. Gestisce programmi di cooperazione su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, lavoro minorile e sindacalizzazione. In questa funzione, ha organizzato delle reti sindacali di lavoro su base regionale (in Africa, America Centrale, Asia ed Europa) ed ha visitato più di 60 Paesi in via di sviluppo di tutti i Continenti.

Socialismo e filologia

Il carteggio tra Alberto Mario Cirese e Gianni Bosio (1953-1970)
Segnaliamo la pubblicazione sulla rivista "Lares" - quadrimestrale di studi demo-etno-antropologici, diretta da Pietro Clemente, nel numero 1, 2007 del saggio di Antonio Fanelli dal titolo "Il socialismo e la filologia. Il carteggio tra Alberto Mario Cirese e Gianni Bosio (1953-1970)". La ricerca è stata condotta tra le carte dell'archivio privato del professor Alberto Mario Cirese a Roma, a Piazza Capri e tra quelle dell'archivio Edizioni Avanti!-del Gallo presso l'Istituto Ernesto de Martino di Sesto Fiorentino. Riportiamo la sintesi del saggio così come contenuta nella rivista.Il carteggio tra Alberto Mario Cirese e Gianni Bosio attraversa un lungo periodo di ricerche, di lavoro e di amicizia che trova nella creazione dell'Istituto Ernesto de Martino il suo momento più importante, con la collaborazione di Cirese ai primi anni di attività e alla organizzazione interna dell'Istituto. La base comune del loro lavoro è stata la grande esperienza politica del primo dopoguerra nella sinistra socialista, laica e antistalinista, al fianco di Lelio Basso e un forte impianto di studi di carattere storico-filologico comune a entrambi. Già nei primi anni '50 Bosio coglie il valore delle esperienze demologiche di Cirese cercando di portarlo a "Movimento operaio" e assumendo la produzione de "La Lapa" presso le Edizioni Avanti!. Come responsabile della sezione cultura del PSI, Cirese cerca tra il 1957 e il 1959 di sostenere l'attività editoriale di Bosio e successivamente negli anni '60 si muove tra mondo accademico e ricerca militante legata a Bosio e al NCI cercando di avvicinare queste due sfere allora molto distanti, riconoscendo sempre un grande rilievo al lavoro di Bosio nell'ambito della storia degli studi.