giovedì 20 dicembre 2012

Ultimo schiaffo all'università

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

In Senato il provvedimento trasformato dal maxi emendamento del governo. Nella notte i fondi per gli Atenei pubblici scendono da 400 a 100 milioni, mentre alle private ne vanno oltre 50. Passo indietro anche sui video poker.


La legge di stabilità è in Senato e dovrebbe restarci fino al 23 dicembre quando è prevista la sua approvazione per il passaggio alla Camera dove in terza lettura dovrebbe arrivare l'approvazione definitiva. Il condizionale è d'obbligo perché il Pdl non ha fatto segreto di voler rallentare l'iter per ottenere uno slittamento delle elezioni nel 2013.

    Ma il Pd non ci sta. Per il segretario Bersani è “disdicevole” ritardare la data naturale delle elezioni fissata il 17 febbraio unicamente “per esigenze non dell'Italia, ma di forze politiche in ritardo”. Per approvare entro la settimana la legge di stabilità “siamo pronti a stare alla Camera anche la notte”, ha detto Bersani a Bruxelles.

    Intanto, la confusione sotto il cielo è grande, complice il clima da fine corsa che ha trasformato la legge finanziaria in una sorta di ultimo treno, dentro i cui vagoni far salire tutti i provvedimenti, anche micro, che si vogliono far passare.

    Le 16 pagine dell'emendamento omnibus contengono provvedimenti di ogni tipo, alcuni portatori di forti polemiche. Tra questi spicca il taglio dei finanziamenti alle Università pubbliche: solo 100 milioni di finanziamento per il fondo ordinario a fronte dei 400 promessi dal ministro Profumo. “Un ulteriore durissimo colpo al sistema universitario”, un altr passo “verso la privatizzazione dei saperi”, è stato il duro commento di Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil.

     “Le università – continua Pantaleo – vengono spinte con il sottofinanziamento ad aumentare le tasse scolastiche, a tagliare occupazione e ricerca, a precarizzare il lavoro riducendo l’offerta formativa e trasformando gli studenti in clienti”. “Chiediamo – conclude il sindacalista – che vengano trovati gli ulteriori 300 milioni rispetto ai 400 necessari a evitare altri tagli al fondo ordinario 2013. Occorre da parte delle forze politiche che si candidano a governare il paese di proporre un progetto alternativo di università rispetto ai disastri dei governi Berlusconi e Monti”.

    Da sottolineare che ci sono però 52,5 milioni per i Policlinici gestiti direttamente da università non statali. 12,5 milioni arrivano per il Bambin Gesù di Roma e 5 milioni alla Fondazione Gaslini. E il'arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, esprime la sua “soddisfazione” per il riconoscimento del ruolo nazionale all'ospedale privato di Genova.

    Poi c'è il capitolo gioco d'azzardo: per tutto il pomeriggio le agenzie hanno riportato lo sdegno espresso da più parti, compresi il ministro della Famiglia Andrea Riccardi e quello della Salute Renato Balduzzi, per un emendamento del Pdl che autorizza di fatto l'apertura di nuove sale poker (cancellando la norma che faceva slittare queste nuove aperture al giugno prossimo). Balduzzi ha parlato di norme “sconcertanti”.

    Ci sono anche i soldi per la Tav. Sono 2,25 miliardi in 13 anni per la linea Torino-Lione. Il testo aumenta gli stanziamenti del 2015 di 150 milioni (da 530 a 680) e ne stanzia altri 150 all'anno dal 2016 al 2029.

    Mentre slitta al 2014 l'obbligo per le Regioni di non applicare ai redditi bassi la maggiorazione oltre i 0,5 punti percentuali dell'addizionale Irpef. Slitta inoltre al 2014 il quoziente familiare per quanto riguarda l'aliquota Irpef regionale.

    Un po' di ossigeno per gli enti locali arriva invece con l'allentamento del patto di Stabilità per comuni e province: maggiori risorse per 1,4 miliardi. E 400 milioni di minori tagli ai comuni.

 

mercoledì 19 dicembre 2012

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


False accuse alla laicità


Il discorso del cardinale Scola, pronunciato a Milano in occasione della festa di Sant’Ambrogio, ha suscitato un coro di sdegno.


di Eric Noffke, pastore valdese


Roma, 11.12.2012 – Per fortuna il discorso del cardinale Scola, pronunciato a Milano in occasione della festa di Sant’Ambrogio, ha suscitato un coro di sdegno: diverse riposte, puntuali ed intelligenti, sono arrivate da alcune delle voci più autorevoli del panorama intellettuale italiano. Giustamente si è visto nelle parole dell’arcivescovo di Milano un ennesimo attacco all’idea di laicità e un inquietante auspicio a tornare al confessionalismo di Stato; il suo riferimento ad un presunto modello americano (che, è stato fatto notare correttamente, in quei termini oggi non esiste neanche più) sembra più uno specchietto per le allodole che una proposta seria.

    In realtà, in prossimità della campagna elettorale Scola ha voluto mandare ai milanesi tutti, a cominciare dal loro sindaco, il chiaro messaggio che le cose, nell’arcidiocesi di Milano, sono cambiate. Non che avessimo molti dubbi in proposito, ma un discorso come questo ci ripropone la domanda se una certa gerarchia cattolica voglia davvero porsi come interlocutore in un dialogo pubblico o se non abbia piuttosto ragione Paolo Naso quando, sul sito della Chiesa Valdese, parla di “guerra fredda”. In tal caso dobbiamo leggere le parole di Scola come una chiamata alle armi contro lo Stato laico; d’altra parte tutto il lavoro di Comunione e Liberazione non esprime proprio questo progetto?

    Che la direzione sia questa ce lo dice prima di tutto il riferimento a Costatino, proprio in apertura del discorso di Scola. Invece di essere magistra vitae, la storia diventa piuttosto un’arma da guerra e altro non potrebbe essere la fuorviante immagine di Costantino eletto a patrono della libertà religiosa. È vero, il suo editto del 313 ha posto la parola fine alle persecuzioni dei cristiani, i quali saranno stati felici di poter professare la loro fede senza la paura di rischiare la vita. Esso, però, è stato il preludio delle persecuzioni degli eretici i quali, tra l’altro, con la loro stessa esistenza accusavano prima l’imperatore, poi il papa re di un uso politicamente e ideologicamente strumentale del cristianesimo. Per non parlare, come giustamente ci fa notare Vito Mancuso su Repubblica, della messa al bando dei culti pagani, ben presto a loro volta oggetto di condanne e vessazioni. Di Costantino e della svolta che impresse alla storia del cristianesimo ci sarà tempo per parlare nel corso dell’anno in maniera storicamente più argomentata e seria. Vederlo evocato in un atto di accusa alla laicità, però, richiama echi inquietanti di tempi che vorremmo lasciarci alle spalle. Dal cesaropapismo allo stato pontificio, la storia è piena dei pessimi esiti della commistione tra Stato e Chiesa. Ad ogni modo, proprio la storia è uno dei campi in cui si combatterà questa guerra, fredda o calda che sia, contro la laicità.

    C’è poi un secondo punto che mi pare importante evidenziare: quali sono le fazioni opposte in questo confronto? Se da una parte, infatti, sta una maggioranza della gerarchia cattolica, con le sue spade affilate puntate contro lo schieramento laico e la sua cultura presunta secolarizzata, dove si collocano gli altri? E soprattutto, il mondo evangelico italiano da che parte sta? Quanti, nelle nostre chiese, sono tentati dal frutto polposo, ma avvelenato, della battaglia cattolica per i valori “non negoziabili” in campo etico? Naturalmente è un’illusione immaginare che il mondo evangelico possa assumere una posizione comune; ma non sarebbe una cattiva idea quella di evitare pericolose neutralità o scomode strumentalizzazioni. Siamo davvero appiattiti sull’alternativa tra una laicità alla francese o all’americana, quando nel nostro paese non abbiamo avuto né la Riforma protestante né la rivoluzione francese? Credo che sarebbe il caso di chiarirci le idee in qualche modo, magari proprio partendo dal diciassettesimo centenario dell’editto di Costantino.

    Oggi più che mai, dunque, è necessario affermare che le accuse di Scola alla laicità sono false, soprattutto in Italia. Bisogna opporsi con forza a chi, come lui, cerca di riproporre, neanche tanto sotto mentite spoglie, una religione intesa come soffocante cappa liberticida, collaudata macchina di controllo delle coscienze, tesa alla difesa di ben precisi interessi di parte. Ma non basta: dobbiamo pure agire per offrire al nostro paese una reale alternativa evangelica, nel pensiero e nelle opere. (nev-notizie evangeliche 50/12)

 

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


Ciao, Guido


Un commiato dal compagno Guido Martinotti (1938-2012)


di Felice Besostri


Mi è giunta ora la notizia dell'improvvisa scomparsa di Guido Martinotti, un compagno socialista la cui frequentazione è stata un arricchimento culturale e politico incommensurabile, anche quando non vi era convergenza di valutazione su fatti contingenti. La sua attività di studioso e di intellettuale in Italia, in Europa e negli Stati Uniti è la migliore dimostrazione che le vicende del PSI non hanno fatto scomparire una cultura politica socialista dal nostro paese, come molti speravano purtroppo non solamente a destra.

    Non possiamo limitarci a testimoniare il passato, perchè Guido e noi siamo convinti che proprio l'assenza di un partito socialista, quale che sia il nome, vincolato alla grande famiglia del socialismo europeo e fortemente radicato nel popolo, tra chi vive del proprio lavoro, sia una delle cause della debolezza strutturale della sinistra italiana.

    Fino all'ultimo Guido è stato impegnato nelle primarie nazionali e in quelle regionali con una scelta netta a favore di Umberto Ambrosoli.

    In oltre quarant'anni di conoscenza sono troppi i momenti che affiorano alla memoria per ricordarne uno.

    Guido ha voluto essere con noi al Quinto incontro annuale del Gruppo di Volpedo, malgrado un'indisposizione. E all'Umanitaria ha svolto una lezione magistrale nell'ambito della scuola politica della "Fondazione Socialismo".

    Menziono qui anche i suoi interventi puntuali nella mailing list del Circolo Rosselli. Avevamo in programma un incontro a Parigi, la capitale di un socialismo possibile. Non credo all'aldilà, ma  nel ricordo perenne di un amico e un compagno come pochi.

 

Guido Martinotti (Milano 1938 – Parigi 2012) – Sociologo italiano. Professore universitario, dopo aver insegnato nel Politecnico di Milano e nelle Università di Milano, di Napoli, di Torino e di Pavia, anche ricoprendo incarichi direttivi, dal 1999 al 2005 è stato Prorettore all'Università degli Studi di Milano-Bicocca. È stato uno dei maggiori esponenti della sociologia urbana, anche a livello internazionale. Membro autorevole di numerose associazioni scientifiche nazionali e internazionali e dell’Accademia Europaea ha, in particolare, cofondato e diretto l’Associazione Italiana di Sociologia, l’International Federation of Data Organizations e l’European Consortium for Sociological Reseach. Ha pubblicato vari lavori tra i quali:Metropoli e sottocomunità (1966); Città e analisi sociologica (1967); Education in a changing society (1978); L'informatica nelle regioni italiane e straniere (1979); La città difficile. Equilibri e diseguaglianze nel mercato urbano (1982); Metropoli, la nuova morfologia sociale della città (1993) e ha collaborato alla Storia di Milano dell’Istituto della Enciclopedia Italiana (saggio La società milanese all’inizio del terzo millennio). Sempre presso l'Enciclopedia Italiana segnaliamo il video-intervento di Guido Martinotti La sociologia di fronte ai social network.

 

 

 

 

Un testo inedito di Guido Martinotti (1938-2012)


Libera Chiesa

in libero Stato!


Di seguito riportiamo ampi stralci da un testo inedito di Guido Martinotti, l'itervento da lui scritto per il convegno promosso dal "Gruppo di Volpedo" a Genova nell'agosto scorso in occasione del 120° dalla fondazione del Partito dei Lavoratori Italiani.


Il pontefice per quasi cinquant’anni, fino al concordato con Mussolini, tramò oscuramente con le potenze straniere sognando una nuova guerra contro la “Repubblica Romana” nel sogno bacato di ricostruire uno Stato della Chiesa (ossimoro pazzesco) con i suoi veri soldati, moneta, francobolli eccetera. E’ stato questo sogno perverso che ha reso lo stato italiano debole ed esposto. Altro che l’anticlericalismo risorgimentale, che aveva a livello popolare tutte le ragioni di essere in un mondo che il Vaticano voleva tenere pagano il più a lungo possibile. I partiti politici italiani hanno sempre pagato lo scotto al ricatto della salvaguardia del paganesimo popolare e alle minacce ruffiniane del clero.

    Il risultato è quel nido di nequizie che ogni giorno si svela sempre più e che pesa sui cattolici più che su chiunque altro. Mi sembra che oggi siano venute meno le due condizioni base per il sostegno a questa politica storica, La legittimità morale del Vaticano è ogni giorno più in rotta con la moralità umana del cattolicesimo e sta perdendo le basi oggettive per questa legittimità.

    Il popolino si è paganizzato, prendendo due direzioni, la secolarizzazione (consumistica se vogliamo, ma pur sempre secolarizzazione) e la rivolta etica contro le gerarchie. Nasce mi sembra un anticlericalesimo cattolico che va aiutato e in cui mi riconosco. Il richiamo alle armi politiche del cattolicesimo fa ridere e non sortirà più che qualche convegno. Dobbiamo, noi anticlericali non credenti, allearci con gli anticlericali cattolici per eliminare definitivamente i detriti del cesaro-papismo.

    Lo Stato del Vaticano va abolito, al suo posto va riconosciuta la proprietà dei beni materiali e immateriali alla Chiesa Cattolica ma sotto l’eminent domain delle Stato italiano; nelle “sacre” (sic!!) mura vanno aperte tutte le brecce possibili.