lunedì 15 dicembre 2008

LA CONFERENZA MONDIALE DEI GIOVANI

ITALIANI NEL MONDO
di Gianni Farina
deputato al Parlamento (PD)
Si è svolta a Roma dal 10 al 12 dicembre la prima Conferenza mondiale dei giovani italiani e discendenti di italiani all'estero. I delegati presenti nella capitale italiana erano 400 di età compresa tra i 18 e i 35 anni, residenti in tutti i Paesi del Mondo. A questi si sono aggiunti altri 200 giovani residenti in Italia tra studenti, professionisti, imprenditori, lavoratori, esponenti del mondo dell'arte, della cultura e dello sport, invitati per dare anche il loro contributo alla conferenza. Durante i tre giorni del meeting, i giovani si sono divisi nelle cinque commissioni tematiche scelte nei mesi di dibattito a livello continentale che hanno preceduto la conferenza, ovvero: identità italiana e multiculturalismo; lingua e cultura italiana; informazione e comunicazione; mondo del lavoro e lavoro nel mondo; rappresentanza e partecipazione.

La seduta inaugurale della conferenza, il 10 dicembre, è stata ospitata alla Camera dei deputati ed è stata aperta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Sono seguiti gli interventi dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, poi i partecipanti si sono trasferiti alla sede della Fao (Organizzazione Internazionale per l’Alimentazione e l’Agricoltura), dove si è svolto il resto della Conferenza. Qui sono intervenuti il segretario generale del Cgie, Elio Carozza e il ministro degli Affari esteri, Franco Frattini. Il congresso è proseguito con i lavori dei gruppi tematici e degli interventi di altri esponenti del Governo e della Vice-presidente del Gruppo parlamentare del Partito Democratico alla Camera dei Deputati, Marina Sereni.

Comites e Consiglio Generale: l’eventuale proposta di rinvio delle elezioni, un vulnus, un atto arrogante e antidemocratico.

L’appello al ministro degli esteri Frattini e al sottosegretario Mantica.
Il Parlamento repubblicano arricchito dai rappresentanti della gioventù italiana nel mondo: un’occasione che non va sciupata.

Il momento storico della giovane comunità italiana è purtroppo alquanto annebbiato nel mare dell’ipocrisia, della bolsa retorica sul patrimonio della nostra comunità nazionale nelle terre d’Europa e del mondo. Cosa sarà frullato nella testa dei nostri giovani, nell’assistere al diluvio di elogi, affermazioni scontate, banalità sulle loro professionalità, sul loro attaccamento alla patria, alla loro, a quella dei loro padri e persino dei loro antenati?

Nel mentre si distrugge ogni prospettiva per una vera politica di sostegno alla promozione della lingua e della cultura italiana, e ogni altro serio intervento, tagliando drasticamente i capitoli di spesa all’uopo dedicati, non vi è alcun pudore nello spandere elogi a destra e a manca.

l giovane australiano, ricco di multiculturalità, di un sapere che ne fa patrimonio della nazione in cui ha realizzato i suoi sogni; alla ragazza venuta quassù dalla terra argentina sul Rio de la Plata, o al giovane venuto da quella Berlino nella quale ha assistito all’esplosione creativa della grande capitale dell’unita ritrovata della nuova Germania.

Nessun rilievo sugli interventi delle più alte cariche dello Stato, dal commosso saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a quelli di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Parole sentite, di altissimo valore istituzionale: una visione del mondo fondata sui sacri principi della democrazia, della convivenza e della solidarietà tra popoli e nazioni. Popoli e nazioni ove pulsano i cuori, le speranze e le aspettative di tanti nostri giovani .

Qualche riflessione amara sull’intervento del ministro degli Esteri On. Frattini. Non tanto sui contenuti del discorso, a tratti efficace e ricco di contenuti, quanto sulla contraddizione tra affermazioni e atti.Si assicura l’interessamento e l’impegno del governo nel promuovere lingua e cultura italiana nel mondo, l’attenzione verso le generazioni che hanno vissuto il drammatico esodo di massa ante e dopo guerra nel mentre si assiste a tagli sui capitoli di spesa per l’estero che appaiono per quello che sono: una ferita, una cesura, una noncuranza, il tentativo di stendere il velo dell’oblio sulle vicende di milioni di uomini e di donne della diffusa italianità nel mondo.

Onorevole Ministro Frattini, sia più coerente, dia un senso logico ad affermazioni e atti, ristabilisca in noi la certezza che non tutto è perduto.

Non tutto è perduto, sia per quanto riguarda il recupero dei fondi sui capitoli di spesa per l’estero, sia per il rispetto delle scadenze elettorali che riguardano più direttamente la nostra collettività.

Il rispetto delle scadenze elettorali per il rinnovo di Comites e Cgie.
Parliamo del rinnovo dei Comitati degli Italiani nel mondo e successivamente, del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.

Girano strane teorie, ipotesi fantasiose e irresponsabili, camuffate dietro la confusa idea di un ipotetico rinvio delle elezioni da permettere la riforma delle leggi istitutive. Quali riforme? Di cosa parlano il Sottosegretario agli Esteri, Senatore Mantica, forse vittima, lo affermiamo con rispetto, di decisioni calate dall’alto, o l’onorevole Zacchera, Presidente del Comitato degli italiani nel mondo della Camera dei deputati.

La legge, quella dei Comites, è di straordinario valore democratico, aggiornata a fine 2003, per tener conto della novità storica dell’elezione dei diciotto parlamentari nella Circoscrizione estero. Non abbisogna di fumose riforme, ma di rispettarne i postulati per rinnovare con più forza, questa sì, la proficua collaborazione con le autorità diplomatico-consolari di riferimento nel perseguire e difendere interessi e aspettative delle nostre comunità. Non abbiamo bisogno di un accentramento in pochi Comites, staccati dai cittadini e dominati dalle nomenclature organizzate. Al contrario, di più organismi, arricchiti dalla presenza di tanti giovani e ragazze, anche in uno stesso Consolato - come è previsto dalla legge istitutiva - che sappiano e possano tenere un rapporto positivo con la comunità che li ha eletti. Essere per i nostri Consolati la fonte a cui fare riferimento nei necessari processi informativi e promozionali. Chiedere il rinvio delle elezioni degli organismi elettivi, come si ipotizza in ambienti di governo e nelle rispettive commissioni parlamentari, sarebbe, quindi, di una gravità senza precedenti:

- un vulnus democratico
- un atto di prepotenza
- un insulto all’intelligenza, alle aspettative della comunità nazionale.
- una visione autoritaria della democrazia.
- un aiuto alle corporazioni e ai poteri forti organizzati presenti tra le comunità all’estero.
E sarebbe altrettanto e più grave se, a quanto scritto, si aggiungesse la favola del rinvio per il risparmio dei sei milioni previsti per il rinnovo, allo scopo di poterli poi investire nei disastrati capitoli di spesa per l’estero.

Qualche milioncino per tappare alcuni buchi qua e là. L’elemosina al posto della democrazia. Accontentare, chissà?, chi ha più voce, una più ascoltata creatività nel difendere interessi acquisiti. Tanto vale, generalmente, anche per il successivo rinnovo indiretto del CGIE. Certo, l’organismo abbisogna di alcuni aggiornamenti.

- Un rafforzamento delle assemblee continentali: nei compiti e nelle periodicità delle convocazioni.
- Una riduzione dell’esecutivo, oggi eccessivo, anche alla luce degli eletti in Parlamento.
- Una riflessione che ipotizzi la definizione del rapporto tra l’organismo del CGIE e gli eletti in parlamento e poco altro.

Se vi è onestà intellettuale, politica e morale, si può fare presto e bene.
Presto e bene, anche prevedendo l’elezione a suffragio universale del Consiglio Generale.
Come sarebbe auspicabile e come avviene in altri paesi (la Francia) ove viene eletta l’Assemblea Superiore dei francesi all’estero a suffragio universale, oltre ad eleggere dodici senatori nel Senato della Repubblica nella forma indiretta dettata dalla costituzione francese.

In quella Francia che si appresta, anch’essa, ad eleggere dodici deputati nell’Assemblea Nazionale provenienti dalle comunità francesi nel mondo.

Ne siamo orgogliosi perché tutto ciò è stato conquistato nel corso di decenni di straordinario impegno per assolvere alle aspettative della collettività italiana nel mondo.

Dalla conferenza mondiale dei giovani può partire un messaggio di speranza: cambiare, invertire la tendenza, si può e si deve. E per metterli in grado di iniziare, autonomamente, una grande avventura, sarebbe opportuno istituire subito i coordinamenti nazionali dei giovani.

Onorevole Ministro degli Esteri Franco Frattini, Sottosegretario Mantica, non deludete questi straordinari giovani, fate della Conferenza mondiale il momento della ripartenza, della svolta all’altezza dei tempi.

mercoledì 10 dicembre 2008

Nel segno della pace, della libertà e della giustizia

Al presidente Napolitano la laurea honoris causa dell'Università di Gerusalemme

Libertà e giustizia - i nostri valori comuni
Il Presidente Napolitano all'Università ebraica di Gerusalemme: "Tra i popoli italiano ed ebraico si sono intrecciati fili antichi, fili nuovi, egualmente robusti e vitali. Essi costituiscono una vera e propria comunanza di valori, nel segno della pace, della libertà e della giustizia".

"Quanti fili si sono intrecciati tra i popoli italiano ed ebraico nel quadro stesso della nostra storia nazionale e - dopo la nascita dello Stato di Israele - nella sfera dei rapporti internazionali. Fili antichi, fili nuovi" - ha affermato il Capo dello Stato nel corso dell'allocuzione all'Università ebraica di Gerusalemme - "Fili egualmente robusti e vitali. Essi costituiscono qualcosa di più perfino dell'amicizia: costituiscono una vera e propria comunanza di valori e di scelte ideali, il senso di un destino da costruire insieme nel segno della pace, della libertà, della giustizia sulle due sponde del grande mare su cui ci affacciamo, e in Medio Oriente, in Europa, in ogni regione del mondo".

I rabbini italiani e la preghiera per gli Ebrei

In relazione alle notizie apparse sulla stampa, il Presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana, Rav Prof. Giuseppe Laras, ha diffuso le precisazioni che sotto sono riportate.

di Giuseppe Laras *)
La questione apertasi nello scorso febbraio a seguito della reintroduzione, seppur con l’apporto di alcune modifiche, dell’Oremus della liturgia del Venerdì Santo secondo il rituale tridentino di Pio V, contente l’invocazione “Dio illumini i loro cuori affinché riconoscano Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini”, permane, a parere dell’Assemblea Rabbinica Italiana, tuttora non risolta.

Il Dialogo ebraico-cristiano in Italia, da parte ebraica, attraverso i suoi esponenti più autorevoli e rappresentativi, è stato sempre positivamente considerato e lealmente sostenuto e alimentato;

La Giornata del Dialogo ebraico-cristiano o dell’Ebraismo, promossa dalla Chiesa Cattolica e da alcuni anni organizzata e gestita in comune dalla Conferenza Episcopale Italiana e dall’Assemblea Rabbinica Italiana, non vedrà quest’anno la partecipazione della parte ebraica.

Se, in prosieguo, la situazione andrà definendosi in termini di chiarezza e di reciproca soddisfazione, la Giornata vedrà nuovamente la partecipazione della parte ebraica;

Si ricorda, inoltre, che la presente decisione riguarda esclusivamente il rapporto tra il Rabbinato italiano e la Chiesa Cattolica, e non quello con le altre Chiese Cristiane, con le quali il Dialogo permane inalterato.

*) Presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana


A proposito della “preghiera per gli ebrei”

Con il motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, Papa Benedetto XVI reintroduce la possibilità di utilizzare la formula liturgica pre-conciliare, in lingua latina, per la celebrazione eucaristica. A seguito di tale provvedimento, lo scorso 6 febbraio – nella ricorrenza del mercoledì delle ceneri – il Pontefice modifica la preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo contenuta nel Missale Romanum anteriore al Concilio Vaticano II, sostituendo il riferimento al «popolo accecato [che deve essere] strappato dalle tenebre» con l’espressione «Preghiamo per gli Ebrei. Il Signore Dio Nostro illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini». La disposizione del Papa è contenuta in una nota della Segreteria di Stato della Santa Sede.

Tale modifica giustifica di fatto una preghiera liturgica alternativa e contrapposta a quella vigente, e che a nostro parere è in contrasto con i testi conciliari Dignitatis humanae, sulla libertà religiosa, e Nostra aetate, sul rapporto fra la Chiesa cattolica e le altre religioni, in cui si afferma che «gli ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento. […] gli ebrei non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura» (Nostra aetate, 4).

Il provvedimento inoltre sembra contraddire palesemente il magistero precedente, poiché si contrappone a quanto affermato negli Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione della dichiarazione conciliare Nostra aetate, 4 (1975), che al punto I afferma: «condizione del dialogo è il rispetto dell’altro, così come esso è, e soprattutto il rispetto della sua fede e delle sue convinzioni religiose. […] La Chiesa, per la sua stessa natura, deve annunciare Gesù Cristo al mondo. Per evitare che questa testimonianza resa a Gesù Cristo appaia agli ebrei come una violenza, i cattolici dovranno aver cura di vivere e di annunciare la loro fede nel più rigoroso rispetto della libertà religiosa».

La preghiera del Venerdì Santo, nella versione post-conciliare, esprime suppliche indirizzate alla salvezza di tutti gli uomini: nel caso specifico degli ebrei, questo significa pregare perché il Signore «li aiuti a progredire sempre nell’amore del Suo Nome e nella fedeltà alla Sua Alleanza». Si prega affinché tutti seguano lo Spirito nella via che è loro data e che, per Israele, non può che essere la fedeltà all’Alleanza mai revocata (cfr. Rm 11). Poiché, inoltre, il Venerdì Santo è il giorno in relazione al quale è stata rivolta al popolo ebraico l’accusa di deicidio – accusa infondata, ma foriera di abissi di orrore – ritoccare il cambiamento introdotto dal Concilio Vaticano II appare un regresso, pericolosamente prossimo alla teologia della sostituzione di Israele e capace di evocare gli antichi tentativi di conversione. Posizione, questa, che ci pare da respingere in base alla stretta ortodossia cristiana e ad una corretta prospettiva escatologica.

Non possiamo che manifestare il nostro rammarico per una scelta che mette a serio rischio più di quaranta anni di dialogo, in quanto qualunque cosa possa far pensare a un tentativo di conversione è inconciliabile con il riconoscimento ed il rispetto della verità nella fede dell’altro.

Primi firmatari del presente documento:
-
Bartolini Elena Lea, Docente di Giudaismo, Centro Studi del Vicino Oriente di Milano
-
Bartolomei Maria Cristina, Docente di Filosofia Morale e Teologa, Università di Milano
-
De Benedetti Paolo, Docente di Giudaismo, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale
-
Milani Claudia, Dottoranda di Ricerca, Università di Chieti
-
Perani Mauro, Docente di Ebraico, Università di Bologna, Presidente della European Association for Jewish Studies

Chi desiderasse aderire, può comunicarlo al seguente indirizzo e-mail:
elenalea@alice.it

Il direttore dell'ADL, Andrea Ermano aderisce al documento


Hanno sottoscritto il documento:
Abbate Gina, Pax Christi, Bolzano - Achille Cesarini Clara - Acquaviva Giorgio, Vaticanista Quotidiano Nazionale (Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione) - Affuso Mario, Pastore della Chiesa Apostolica, Prato - Airoldi Maria Silvia - Alati Tilli Carla - Albanello Anna - Alessandria don Gianni, Preteoperaio e Parroco - Aliffi Davide, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Aliffi Giuliana, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Almerico Giovanna - Anderlini Gianpaolo, Redazione Qol - Andronaco Anna, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Annovazzi Antonella - Antimi Claudio, Docente di italiano - Antonelli don Aldo, Parrocco di Avezzano (AQ) - Antonucci Silvia Haia, Archivio Storico della Comunità Ebraica, Roma - Ardizzone Letteria, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Artom Gahed Cornelia - Assenso Filena, Religiosa cattolica, Direttivo Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma - Astesani Luca - Augugliaro Alfonso, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Baccarini Marcella, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Bachelet Giovanni, Ordinario di Fisica, Università “La Sapienza”, Roma - Baffioni Carmela, Docente di Storia della Filosofia Islamica, Università “L’Orientale”, Napoli - Baffioni Venturi Luciano - Baini Pierpaolo, Membro Commissione Ecumenismo e Dialogo, Diocesi di Lodi - Baldi Johnny Samuele, Archeologo Orientalista - Ballabio Fabio, Segretario Commissione Ecumenismo e Dialogo, Diocesi di Milano - Ballarini Giovanni, Professore emerito, Università di Parma - Balzani Vincenzo, Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università di Bologna - Banzato Rossella - Barbati Biondo Gianfranca - Baroncelli Molducci Maria Angela, Presidente Amicizia Ebraico-Cristiana di Romagna - Barone Antonino, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Barone-Restuccia Grazia, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Bartolini Fabia Veronica - Bartolomei Adelina, Psicologa, Amicizia Ebraico-Cristiana, Roma - Basile Domenico - Bassetti Maurizio - Basso Ricci Luisella - Basso Ugo, Docente di Lettere e Redattore di “Notam” e del “Gallo” - Bazec Dario, Docente presso l’Università della Terza Età, Trieste - Bellavite Vittorio, Coordinatore di “Noi siamo Chiesa” - Belloni Claudio, Dottore di Ricerca e Docente di Filosofia - Belloni Massimo - Benazzi Maurizio, Presidente di Ecumenici - Benussi Malesani Luisa - Bernardini Paolo, Docente di Storia, Università dell’Insubria, Como - Bertagnolli Paolo - Bertani Giulio - Bertani Guido - Bertani Maurizio, Bancario - Bertola Giuliana –Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Ivrea - Bertozzi Nealda - Bianco Francesca, Docente - Biglia Ambrogio - Boccaccini Gabriele, Docente di Storia del Giudaismo Antico e di Cristianesimo delle Origini, University of Michigan, Direttore di “Henoch” - Boccara Elia - Bodrato Aldo, Redattore mensile “Il Foglio” - Boffi Pietro - Boga Alessandra - Bogo suor Maria do Carmo, Missionaria Comboniana a Bogotá, Colombia - Boidi Filippo - Bonaccorsi Aurora - Bonetti Zanda Ornella - Bonometti Gino, Prete operaio - Bontempi Marco, Docente di Sociologia, Università di Firenze - Borelli Paola - Borghesi Mauro - Borghi Ernesto, Docente di Esegesi Biblica, Centro per le Scienze Religiose, Trento - Borghi Franco - Boschi Anna Maria - Bottoli Gisella, Insegnante - Bovi Grazia - Bozzo Maria Pia - Brandi Laura - Brigidini Grazia - Brocca Giuseppina, Graal Italia - Brockhaus Matilde - Brod Franca - Bruno Francesca, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Buiatti Marcello, Ordinario di Genetica, Università di Firenze - Bulgarelli Chiara - Busato Barbaglio Carla - Cacitti Remo, Docente di Letteratura Cristiana antica, Università di Milano - Caffagnini Laura Maria Emma - Caforio Maria Pia - Cairoli Isabella - Caldarella Sergio, Docente e Scrittore - Calgaro Ottorino - Calzetti Sara, Associazione “Terra di Danza” - Camilli Giuseppina, Sociologa, Saggista, Presidente Associazione “Rut e Noemi”, Lodi - Campagnano Bianca Maria - Campana Bepi, Docente di Storia delle Religioni, U.T.E. di Modena - Camplani Alberto, Docenta di Storia del Cristianesimo, Università “La Sapienza”, Roma - Canali Antonio - Cannas Carlamaria - Capelli Piero, Docente di Lingua e Letteratura Ebraica, Università “Ca’ Foscari”, Venezia - Cappellazzi Claudia - Cappellini Roberta, Saggista e socia Associazione Italiana Studiosi di Giudaismo - Capponi Livia - Carabelli Francesca - Carabelli Mario Giovanni, Operatore pastorale, Goiás (GO), Brasile - Casadei Monica, Dottore di ricerca in Storia del Cristianesimo, Università di Padova - Casati don Angelo, Parroco, Milano - Castagnaro Mauro, Redattore “Missione Oggi” - Castelli Franco - Castelli Gloria - Cattaneo Myriam - Cattarossi Mariateresa - Cattini Cristina, Pedagogista, Applicatrice e Formatrice Metodo Feuerstein - Cavallari Maria Luisa, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Cavallari Paola, Associazione/Rivista “Esodo”, Bologna - Cavalletti Sofia, Biblista - Cavallone Minny, Redattrice “Tempi di Fraternità” - Cavazzutti Rossi Febe, Predicatrice locale Chiesa metodista - Ceccarelli Giuliana, Dirigente Scolastico - Cecchinato Franca - Cento Francesca, Insegnante di Religione Cattolica - Centonze Marcello, Insegnate di Religione Cattolica - Cerchio Roberto - Ceresa Matteo - Cerrato Rocco, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Cerrelli Lidia - Chiambretto Maria Ludovica, Direttivo Amicizia Ebraico-Cristiana di Torino - Chiarini Gemma, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Chiassi Mariangela - Chiesa de Tomaso Pablo - Chiesa Rosangela - Chillè Giovanni, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Chiocchetti Marisa, Redazione SeFeR, Studi, Fatti, Ricerche - Chiti Elena - Ciccòlo Franca - Cifatte Angelo - Ciocca Beppe - Cisini Roberto, Sociologo - Ciurcina Nella, Socia di Biblia - Clementi Federica K., Docente di Letteratura Ebraica Moderna, City University of New York, USA - Cocchini Francesca, Docente di Storia del Cristianesimo, Università “La Sapienza”, Roma - Codrignani Giancarla - Coglitore Bongiovanni Rosanna - Colesanti Gemma Teresa, Ricercatrice IBAM-CNR - Collini Paolo - Colombo Irene - Colombo Ivan - Colombo Magini Marialuisa - Conforti Marisa - Conti Irma - Coppola Alba, Docente di Lettere - Corato Alessandra, Medico - Corino Armando, Vescovo Ortodosso, Borghetto S.S. (SV) - Corrao Vincenzo - Corso Roberto Maria, Avvocato del Foro di Milano - Cortese Nicolino - Cortesi Maria Teresa - Costa Kopciowski Clara, Insegnante e Scrittrice - Cova Vittoria - Covati Viola Massimiliana, Presidente dell’Amicizia Ebraico Cristiana dell’Alto Garda - Cremaschi Sergio, Docente di Filosofia Morale, Università del Piemonte Orientale - Cristina Vercellone - Crosina Maria Luisa, Storica, vicepresidente dell’Amicizia Ebraico Cristiana dell’Alto-Garda - Crosti Nicoletta, Biologa e Studiosa di Sacra Scrittura - Culicchi Cristiano - Cunico Gerardo, Docente di Filosofia Teoretica e Filosofia del Dialogo Interreligioso, Università di Genova - D’Acconti Alessandra, Insegnante - D’Amato Valeria - D’Angelo Teresa - Dal Corso Marco, Redazione CEM Mondialità - Dallavalle Sartorelli Angela - Daminelli Luisa - De Alexandris Rita - De Angelis Chiara - De Angelis Marisa - De Angelis Sergio - De Angelisi Ernesto - De Benedetti Maria, Psicologa - De Carli Sergio, Docente di Formazione al Dialogo Interreligioso, Università di Urbino - De Cassai Maria Grazia - De Domenico Giuseppe, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - De Dominicis Enrico - De Flumeri Enrichetta - De Giorgi Enrico - De Leo Cinzia - De Martin Roder Giusi - De Monticelli Roberta, Docente di Filosofia della Persona, Università Vita-Salute San Raffaele, Cesano Maderno (Mi) - De Nonno Mario, Docente di Letteratura Latina, Università Roma Tre - De Piero Augusta - De Salvia Luigi, Segretario Generale sezione italiana “Religions for Peace” - De Vita Loredana, Docente e Scrittrice - Degan Cristina, Docente di Filosofia - Degli Adalberti Sergio - Dejana Elisabetta, Ordinario di Patologia Generale, Università di Milano - Del Deo Fulvio - Del Verme Marcello, Docente di Cristianesimo delle Origini e Storia delle Religioni, Università “Federico II”, Napoli - Della Croce Albertina, Docente di Latino e Greco - Demattè Riccarda - Derungs Ursicin G.G., Teologo e Scrittore - Dessy Danila, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) e Chiesa Valdese, Mantova - Di Leo Anna Maria - Di Leo Pina, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Di Libero Amerigo, Docente di Matematica - Di Sante Carmine, Teologo e Saggista - Dimallio Francesca, Insegnante di Italiano per Stranieri - Dispenza Angela - Dogliotti Angela, M.I.R., Movimento Internazionale della Riconciliazione, Torino - Donarini Adele - Dondossola Lucia - Donghi Vilma - Emiliani Franca, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Ermano Andrea, Direttore Edizioni ADL, Zurigo - Faini Gatteschi Ebe, Presidente Associazione “Amici della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale” - Fait Deborah, Giornalista - Fanzaga Aderina - Farella Maristella - Fasolato Cristina - Federici Maria Teresa, Psicoterapeuta - Ferè Massimo, Pax Christi, Milano - Ferrandi Maria Gabriella - Ferrandi Patrizia Nicoletta - Ferraresi Emma - Ferrari Licia, Avvocato - Ferrari Mariagrazia - Ferrari Matteo, OSB Cam, Colloqui Ebraico-Cristiani di Camaldoli - Ferraris Carlo - Ferri Egle - Ferro Roberto, Psicologo e Psicoterapeuta, Chiesa evangelica valdese di Milano - Finzi Jessica - Fioravanti Silvia - Fiorini don Roberto, Prete operaio e Consulente teologico del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Mantova - Fischetti Maria Teresa - Floridia Salvatore - Forin Marco, Docente - Forni Alessandra, Medico - Fraietta Agazio - Francese Gaetano - Franciò Carlo, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Frattini Enrico - Frenkel Viviana, Redazione SeFeR, Studi, Fatti, Ricerche - Froggio Fràncica Nicola, Insegnante di Religione Cattolica - Fusato Angiola - Fuschini Giovana, Amicizia Ebraico-Cristiana di Ravenna - Gaddi Luciano - Gaiera Giovanni, Comunità Cascina Contina, Rosate (MI) - Galassi Laura, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Mantova - Galimberti Giulia - Galimberti Vera - Galleani d’Agliano Consolata - Gambetti Sandra, Assistant Professor, Dipartimento di Storia, The College of Staten Island, CUNY - Garaventa Roberto, Docente di Storia della Filosofia Contemporanea, Università di Chieti - Garofalo Nino, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Garrone Daniele, Decano della Facoltà Valdese di Teologia, Roma - Gatto Annunziata - Gazzano Nicola, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Gazzano-De Leo Maria, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Gerli Angelo - Ghezzi Giovanni Maria - Ghinozzi Boccaccini Maria Adelaide - Ghirotti Maria Pia, Insegnante - Giaccone Bruno, Pastore valdese - Giacompolli Mario, Consulente - Giacotti Piccioli Donatella - Giannetto Franca, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Giordano Adolfo, Fisioterapista - Giordano Agostino, Insegnante di Religione Cattolica - Giordano Tecla, Mediatrice culturale e docente di lingue orientali - Giudici Giovanni - Giudici Paolo - Giuliani Massimo, Docente di Studi Ebraici ed Ermeneutica Filosofica, Università di Trento - Giuliani Moggi Rita - Gonzàlez Sebi, Membro del Movimento Umanista di Spagna - Gorgone Sandro, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Grassi Giulia Francesca, Assegnista di Ricerca, Università di Udine - Grattarola Anna, Socia Associazione Italiana Studiosi di Giudaismo - Grenga Giovanna, Gruppo di Ricerca “Judei de Urbe”, Roma - Grigoletto Franca - Gualandi Franca - Guandalini Giovanna - Guasti Davide, Medico - Guerzoni Luciano, già Docente di Diritto Ecclesiastico (Università di Modena), Presidente Esecutivo Fondazione Ermanno Gorrieri per gli Studi Sociali, Membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione per le Scienze Religiose (Bologna) - Gusmini Giuseppina - Harari Sigal, Poetessa - Hofer Evelyne - Hotimsky Frances - Iannello Giuseppe, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Kauchtschischwili Nina, Professore emerito, Università di Bergamo - Korn Giacomo, Pubblicista - Labate Carmelo, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Labate-Messina Rita, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Landi Franca - Lang Tiziana, Ricercatrice - Lenghi Marcello - Leoni Aron - Lettieri Gaetano, Ordinario di Storia del Cristianesimo e delle Chiese, Università “La Sapienza”, Roma - Levi Fiorentino Marina, Segretaria Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma - Levi Martini Fausto, Sociologo - Levi rav Joseph, Rabbino Capo Comunità Ebraica Firenze e Siena - Levystone Ariane - Ligabue Modena Pino - Limentani Giacometta, Saggista, Presidente Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma - Limonta Elena - Loi Pierpaolo, Insegnante e Teologo - Lonati Antonella, Insegnante - Lopez Alessandro - Loreggian Martina, Chiesa Valdese - Lotteri Laura - Lovato Ballarini Annalena, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Parma - Lupi Elisa - Maestri Fabrizio - Magnoli Bocchi Giovanni B., Giornalista e Socio Associazione Italiana Studiosi di Giudaismo - Maisano Vittorio, Operatore pastorale nella Diocesi di Lodi - Malavolti Gianni, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Modena - Malucelli Vittorio - Mancuso Vito, Docente di Teologia, Università Vita Salute San Raffaele, Milano - Mara Maria Grazia, Professore emerito di Storia del cristianesimo, Università “La Sapienza”, Roma - Mardkhah Johnny - Mariani Cerati Pietro, Redazione Qol - Marin Francesco, Dirigente Scolastico - Mario Paola - Marrazza Massimiliano, Dottorando di Ricerca in Linguistica Semitica, Università di Firenze - Martini Giancarlo, Responsabile Associazione Culturale “Don G. Giacomini”, Verbania - Marzi Giovanni, già Ordinario di Paleografia Musicale Bizantina, Università di Pavia - Marzi Giuliana - Masina Ettore, Scrittore - Mayr Albert - Melchiorre Virgilio, Professore emerito di Filosofia Morale, Università Cattolica, Milano - Mele Francesca, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Reggio Calabria - Melzi d’Eril Francesca, Ordinario di Letteratura francese, Università di Bergamo - Messina Lucia - Micale Calapà Maria Rita, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Micale Simonetta, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Miccoli don Carmine, Diocesi di Lanciano-Ortona - Miccoli Giovanni, Professore Emerito di Storia della Chiesa, Università di Trieste - Michetti Raimondo, Docente di Storia Medioevale, Università di Roma Tre - Micucci Pasquale - Milani Alberto, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Milazzo Alberto - Minervini Rosita, Medico - Minisini Danilo, Redattore “Tempi di Fraternità” - Mistura Paolo, Redazione SeFeR, Studi, Fatti, Ricerche - Misul Alessandra - Modigliani Enrico - Moggi Vittorio - Monaca Gianfranco, Redazione “Tempi di Fraternità” - Montagnini Eugenia - Montagnini Luigi - Monti suor Stefania - Montiglio Elena - Montresor Mariannita, Insegnante e responsabile SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Verona - Monzio Compagnoni Belliride - Mora Paola - Mora Pier Giorgio - Morelli Paola - Moriconi Francesco Maria - Morra Luigi, Ricercatore - Moschella Giuseppe, Presidente Amicia Ebraico-Cristiana della Provincia di Cuneo - Mozzi Agnese - Mozzi Gianna - Mula Gianni, Ordinario di Fisica Teorica, Università di Cagliari - Musella Gianni, Sovrintendente XI Circuito Chiesa valdese-metodista - Nabot Alessandra, Insegnante - Nahum Giulio Enzo - Nassisi Anna, Docente di Estetica, Università “La Sapienza”, Roma - Navoni Amalia - Nicolasi Michela - Nicoletti Maristella - Nocera Tonino, Pubblicista - Nodari Francesca, Dottoranda di ricerca, Università di Trieste - Novati Laura - O’Leary Joseph, Dipartimento di Letteratura Inglese, Università “Sophia”, Tokyo - Organte Alessandra, Insegnante di Lettere - Orlando Luca - Padovani Carla, Associazione “Terra di Danza” - Paiano Ada, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Pallaria Carmela - Pancaldi Paola, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Pandozi Nazareno, Redazione SeFeR, Studi, Fatti, Ricerche - Paramidani Massimiliano - Parenti Marco, Docente di Farmacologia, Università di Milano Bicocca - Paris Alessandro, Insegnate e Dottorando di Ricerca, Università di Macerata - Pasianotto Daniela - Passini Diego Rufillo, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Pastore Alessandra - Pastore Cristina - Pavanello Roberto, Insegnante e Scrittore - Pedalino Grazia Maria Pia - Pelanda Davide, Caporedattore “Tempi di Fraternità” - Pellegata Achille - Pellegrino Luisa - Pentenero Sandra, Psicologa - Peratoner Antonio, Rete Radié Resch, gr. di Udine - Peretti Maria - Pero Alberto, Associazione Culturale Umanista “Color Porpora”, Milano - Perrera Rosa Maria - Perrone Lorenzo - Perroni Marinella, Biblista - Perucci Giuseppina, Impiegata - Pescara Renato, Docente di Diritto Privato, Università di Padova - Pesce Mauro, Docente di Storia del Cristianesimo, Università di Bologna - Pesenti Marisa, Chiesa evangelica valdese di Milano - Pesenti Piera - Petraglio Renzo, Docente di Storia delle Religioni - Petrarca Giacomo - Peyretti Enrico, Saggista - Pezza Borrelli Diana, Amicizia Ebraico-Cristiana di Napoli - Piccioli Gianandrea, già Direttore Editoriale - Piccolella Paolo, Dottore di Ricerca in Filosofia, Università “La Sapienza”, Roma - Pietripaoli Luigi, “Rinnovamento nello Spirito”, Milano - Pietrogrande Gabriella - Piffer Enzo - Pinotti Moreno - Pirondi Ennio - Pirovano Carla - Pisano Ombretta, Biblista e Documentalista SIDIC - Pistone Gioachino, Comitato esecutivo SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) - Poli Lucia, Gruppo di Studio e Ricerca sull'Ebraismo, Padova - Pollastri Alessandra, Ricercatrice, Università La Sapienza, Roma - Pollastri Paola - Poma Andrea, Docente di Filosofia Morale, Università di Torino - Pons Giovanna, Pastora Emerita della Chiesa Valdese di Torino - Portaleone Paolo, Guida Turistica in Israele - Pozzi Micaela, Socia di Biblia e Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) - Pozzoni Eliana - Prandi Carlo, Docente di Storia della Religioni, Fondazione Kessler, Trento - Pratelli Simone Isacco Maria - Princigalli Domenico, “Rinnovamento nello Spirito”, Arcore - Prinzivalli Emanuela, Docente di Storia del Cristianesimo e delle Chiese, Università “La Sapienza”, Roma - Prisco Ada, Insegnante di Religione Cattolica e di Storia delle Religioni - Prodi Rita, Funzionario CCIAA, Reggio Emilia - Ranghetti Maria Elisabetta - Rasia Danilo, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Raugi Mirella, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Livorno - Ravenna Daniele A. - Razzotti Bernardo, Ordinario di Filosofia Morale e Preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara - Reali Anna - Recanati Daniela - Recanati Enrica - Recanati Pietro - Recanati Roberto - Remondi D. Giordano, Monaco di Camaldoli (AR) - Revelli Antonio - Reverberi Sara, Tecnico di Radiologia - Riboni Davide - Riboni Luca, Consigliere Comunale, Melegnano - Riccò Massimo - Ridolfi Carlo Francesco, Giornalista Pubblicista - Rigazzi Luigi, Redazione Qol - Rigel Langella Maria, Presidente Centro Internazionale di Studi Borgiani e Docente di Cristologia - Rimoldi Monica, Dottore di Ricerca in Filosofia della Religione e Traduttrice - Rinaldi Paola - Rindone Elio, Docente di Storia e Filosofia - Risitano Ivana, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Riva Franca, Insegnante di Lettere - Riva Silvia - Rivaroli Pasquale - Rizzato Piergiorgio, Docente - Robiati Bendaud Vittorio - Rodriguez Lucila, Insegnante di Religione Cattolica - Romano Corrado - Romano Enzo, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Romano Matteo, Socio Associazione Italiana Studiosi di Giudaismo - Roncaglia Marco, Assistente sociale - Roncelli Angelita - Rosetto Antonella, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Rossi Adele - Rossi Artom Elena - Rossi Pierluigi - Rota Liliana, Agricoltrice - Rotanti Maria - Rotundo Nicoletta - Rubini Giuseppina - Rubino Pino, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Ruffato Giancarlo - Ruscitti Rosanna, Insegnante - Russo Giovanni, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Saccomano Nicola - Sadun Paggi Manuela, Amicizia Ebraico-Cristiana, Firenze - Saglietti Giorgio, Segretario “Tempi di Fraternità” - Saibene Elsa, Redazione SeFeR, Studi, Fatti, Ricerche - Sala Danna Adriana - Saldan Marisa - Salomone Stefania, Redazione sito
www.chiesaincammino.org - Salvatorelli Germano, Ordinario di Istologia, Università di Ferrara - Sambuco Carlo - Sangermani Giovanna - Sanna Sandro - Santori Sandro, Scrittore - Santoro Davide, Redattore di “Ebraismo e Dintorni” - Sarati Eles - Sarubbi Giovanni, Direttore sito www.ildialogo.org - Savini Evelina - Scalabrini Carlo - Scalia S.J. Felice, già Docente presso Istituto Superiore di Scienze Umane e Religiose, Messina - Scapino Sergio - Scarafile Giovanni, Docente di Etica della Comunicazione, Università del Salento - Scherini Marianna, Dottoranda in Antropologia, Storia e Teoria della Cultura, Università di Siena, Istituto Italiano di Scienze Umane - Schropp Lidia, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Scialdoni Giovanna Ruth - Sciamanna Emma - Scilironi Carlo, Docente di Ermeneutica Filosofica, Università di Padova - Scoglione Cinzia - Scoppola Benedetto - Sebastiani Lilia, Dottore in Teologia Morale - Serra Perlita, Fondazione Serughetti-La Porta, Bergamo - Sestieri Lea, Storica, Presidente Onorario Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma - Sibona Chiara, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Sigilli Adriana - Signorino Guido, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Simonelli Emilietta - Simonsohn Shlomo, Ordinario di Storia, Università di Tel Aviv - Soliani Enrichetta - Sonnenfeld Luigi - Soru Dorian, Dottorando in Psicologia Sociale e della Personalità - Sparacino Sara, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Spizzichino Lilli, già Presidente Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma - Stefan Enzo - Steindler Moscati Gabriella, Docente di Lingua e Letteratura Ebraica Moderna e Contemporanea, Università “L'Orientale”, Napoli - Storti Mauro - Strada Maria, Giornalista - Stradi Geminiano - Superchi Franca, Logoterapista - Suter Marguerite - Tagliabue Lidia - Tamborrino Annamaria, Insegnante - Tassi Sofia - Telò Tiziana, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Terzuolo Maria Maddalena, Presidente Associazione “Dodiciceste” Onlus - Testa Livia - Torti Rita - Tosato Massimiliano, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Tosi Adriano, Insegnante - Tosini Alessandra, Insegnante - Tosini Brunella - Tragan Pius Ramon, Professore e Rettore emerito, Pontificio Ateneo S. Anselmo, Roma - Tretti Cristiana, Socia Associazione Italiana Studiosi di Giudaismo - Treves Alessandro, SISSA Neuroscienze Cognitive - Trevisani Anna Maria - Triglia Simone - Tuscano Daniela, Insegnante - Utili Anna, Membro del SAE, Messina - Vacalebre Francesca, Insegnante di Religione e Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Verona - Valensisi Fausto - Ventriglia Raffaele, Membro del Direttivo “Amici di Israele”, Associazione “Italia-Israele”, Gorizia - Ventura Nadia, Comunità di Base di Bologna (Ardizzone) - Vertova Gian Gabriele, Insegnante, Fondazione Serughetti Centro Studi “La Porta”, Bergamo - Viganò Aurora - Viganò Massimo Umberto - Vigentini Giuseppina - Villari Daniela, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Villari Rosalba, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Vinay Erica, Chiesa Valdese, Brescia - Vincenzi Pier Giorgio - Vingiani Maria, Fondatrice e Presidente Onorario SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) - Visalli Antonino, Membro del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), Messina - Visintainer Maria Grazia, Rete Radié Resch, gr. di Udine - Vitale Giorgina - Vitali Gian Battista - Vitiello Vincenzo, Ordinario di Filosofia Teoretica (Università di Salerno) e di Teologia Politica (Università Vita Salute San Raffaele, Milano) - Voghera Ferruccio - Voghera Paola - Weisz Levi Saul - Zadra Felice, Dirigente Medico Ospedaliero - Zambon Paola - Zanasca Pietro - Zanda Federico - Zanello Gabriele, Docente di Lettere e Latino - Zanoncelli Emma - Zappella Luciano, Presidente Centro Culturale Protestante, Bergamo - Zecchi Stefano - Zenobi Sabina, Insegnante di Religione Cattolica - Zini Raffaello, Redazione Qol - Zoffoli Maria Chiara - Zucchero don Gennaro, Castel Gandolfo (Roma) - Zuco Mariagrazia.

lunedì 1 dicembre 2008

A TRENTANOVE ANNI DALLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

12 DICEMBRE 2008
Sono passati 39 anni da quel 12 dicembre 1969 in Piazza Fontana.
Sono passati 39 anni da quella tremenda strage all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura,che provocò 17 morti e 84 feriti.,di cui furono responsabili le Organizzazioni della destra eversiva,come è dimostrato storicamente e processualmente.

Sono passati 39 anni da quel tentativo di cancellare libertà e democrazia faticosamente raggiunte, di trascinare il nostro Paese in una stagione di trame eversive e di svolte pericolosamente autoritarie: un criminale progetto bloccato grazie alla continua mobilitazione di tutte le forze democratiche, al continuo impegno dei familiari delle vittime, alla continua solidarietà dei cittadini milanesi.

Sono passati 39 anni, ma la città di Milano non ha dimenticato e non dimentica, non solo perché intende testimoniare l’adesione ai valori di libertà e democrazia, ma anche perché vuole consentire alle nuove generazioni di conoscere il significato di quella strage avvenuta a Milano, ma che ha tragicamente segnato l’Italia intera.

Per questo ribadiamo la necessità e l’esigenza di avere al più presto a Milano, (peraltro già attive in altre città italiane) una Casa della Memoria come luogo in cui custodire e tenere viva la storia.

Sono passati 39 anni e giustizia non è stata fatta, nonostante il riconoscimento, da parte dei giudici, delle responsabilità delle organizzazioni della destra eversiva nella strage.

Sono passati 39 anni e ancora una volta rivolgiamo un appello alla città affinché partecipi alle celebrazioni ufficiali del 12 dicembre per riaffermare quei valori che sono il fondamento della nostra convivenza civile, della democrazia e della Costituzione.

PROGRAMMA DELLE MANIFESTAZIONI
12 DICEMBRE 2008
ore 16.30 – 16.40
sospensione delle attività cittadine
ore 16.37
in Piazza Fontana:
cerimonia in memoria delle vittime della strage
con deposizione delle corone alla lapide
che le ricorda.
ore 17.30
in Piazza della Scala:
concentramento dei partecipanti al corteo
che muoverà con i Familiari delle Vittime, le Associazioni della Resistenza, le istituzioni, i Sindacati, i Partiti, le Associazioni, i cittadini.

ore 18.00
in Piazza Fontana:
Comizio conclusivo
COMITATO PERMANENTE ANTIFASCISTA CONTRO IL TERRORISMO PER LA DIFESA DELL’ ORDINE REPUBBLICANO - ANPI - FIAP - FIVL - ANPPIA - ANED - ANEI - PD - SD - PRC - SDI – PDCI - CGIL - CISL - UIL - ACLI - CENTRO PUECHER -ASSOCIAZIONE FAMILIARI VITTIME STRAGE PIAZZA FONTANA



giovedì 27 novembre 2008

Di cavallier, gran dame ed eroi... E di come mio padre finì in galera

L'autore di queste pagine, Cella-Dezza (1913-2004), è stato un grande uomo di teatro, cinema e televisione, amico di Brecht, Silone, Strehler e Maria Callas, fu tra i fondatori della televisione svizzera, promosse la diffusione di Brecht in Italia e di Pirandello in Germania. Testimone d'eccezione del "secolo breve", ma anche animatore delle grandi battaglie politiche e culturali condotte da questa testata contro il fascismo, lo stalinismo e la xenofobia, ha ricostruito in "Nonna Adele", romanzo familiare e iper-verista, la vita dell'emigrazione italiana a Zurigo nel passaggio epocale dalla guerra al fascismo e dal fascismo alla guerra.


di Ettore Cella-Dezza



A questo punto noi bambini volemmo sapere chi fossero questi “contadini rossi”. E nonna ci spiegò che venivano chiamati così i coltivatori poveri dell’Emilia che tanti anni prima avevano iniziato a mettere in piedi le cooperative. Da Reggio li guidava Camillo Prampolini, uno dei fondatori, insieme a Filippo Turati, del Partito Socialista Italiano. Pronunciò queste ultime parole sottovoce. Noi bambini ascoltavamo con la massima attenzione i segreti di nonna Adele. Ma intanto continuava a non sembrarci giusto che avessero mandato tanti uomini per arrestarne due. Gli antichi paladini agivano tutt’altrimenti. Arrivava uno, lanciava la sfida a un altro, e poi iniziavano a lottare: “da solo a solo”.

«Ma oggi le cose non vanno più così. Non ci si può fare niente. Quando i poliziotti hanno un mandato di arresto scritto, devono eseguire l’ordine. Loro spesso neanche sanno perché arrestano qualcuno. E magari non vedono quali drammi o tragedie possano provocare».

«Sì, ma come va avanti la storia?». Questo era ciò che ci interessava e non i ragionamenti di nonna, che lei oggi inspiegabilmente inseriva di tanto in tanto nel tessuto del suo raccontare sospirando.

«Purtroppo, la storia andò avanti. E queste cose me le ha poi raccontate Enrico. Sicché dunque, lo accompagnarono in una cella. Tirarono il catenaccio. Aprirono la porta. E con grande sorpresa, seduto vicino ad altri, per lui sconosciuti, vide suo fratello Ernesto. Lo guardò intensamente come a dirgli: “Non tradirti!”.

Ma Ernesto fu così sorpreso e così felice di vedere Enrico che balzò in piedi e corse ad abbracciare il fratello, pensando che fosse venuto a liberarlo».

«Come Orlando e Ruggiero nel palazzo incantato!» esclamammo entusiasti.

«Sì, una volta!» sospirò di nuovo la nonna. «Le guardie li separarono immediatamente. Chiesero ad Enrico se conoscesse quell’uomo e a quel punto lui non poté non rispondere che si trattava di suo fratello».

«Non doveva! Doveva fare finta di niente! Così lo lasciavano lì e poi loro due potevano scappare!» dissi.

La nonna allora mi spiegò che mio papà non era capace di mentire. Poi aggiunse solennemente: «Non si deve mai, e dico mai, rinnegare un fratello!». Ci fu una pausa di silenzio. «Senza contare che i poliziotti se ne sarebbero accorti comunque, confrontando i nomi sui rispettivi documenti. Come del resto fecero. Così Enrico fu trasportato in un’altra “custodia”. Ed Ernesto, dopo aver per qualche istante creduto d’essere già a piede libero, fu risospinto dentro. Scoppiò in lacrime. Non conosceva ancora il motivo del suo arresto».

«Nonna, senti, anche le celle per le “custodie” sono nelle segrete, sotto terra, come quelle del castello di Scandiano?».

«Non credo. Probabilmente sono piccole stanze munite di finestrelle con le sbarre di ferro. Quando si passa davanti alla caserma di polizia, queste finestre con le sbarre si possono vedere ai lati dell’edificio».

Naturalmente chiedemmo che alla prossima passeggiata si andasse dalle parti della caserma di polizia a vedere le sbarre sulle finestre delle celle per la “custodia”. Ma la nonna non volle impegnarsi: «Non è per niente bello andare a vedere queste cose. Mi mettono una grande tristezza. Dietro quelle finestre ci stanno persone che tremano per il loro futuro, per il loro destino. Magari sono innocenti. E se colpevoli è ancora più triste».

Io pensavo che mio papà comunque doveva combattere: per dimostrare a tutto il mondo la propria innocenza! Lo pensavo e lo dissi.

«Ma che cosa poteva provare? Se non sapeva nemmeno di che cosa l’accusavano. E che avessero arrestato anche il fratello Ernesto, lo confondeva ancor di più».

«Ma perché non ha tentato almeno di scappare. Di evadere come l’invisibile Ruggiero?» domandò Laura.

Talvolta, le domande e i paragoni epici innervosivano nonna Adele. Ma lei non perdeva mai la pazienza con noi: «Quel che vi ho raccontato dei prodi Orlando e Ruggiero è successo tantissimi anni fa. E in quei tempi tutto era completamente diverso. La gente credeva ancora ai maghi e ai miracoli. Che erano più forti della realtà. Oggi, invece, sono più forti i fatti. Mentre che, ai miracoli e ai maghi, agli Astolfi ed Ippogrifi, non ci crede più nessuno. C’è persino gente che non va più neppure in chiesa... E questo perché? Perché la gente oggi non crede più in niente».

«Sì, ma lo zio Enrico e lo zio Ernesto, insomma, nonna, che cosa avevano fatto?!».

«Niente! Non avevano fatto proprio niente...».

«Be’ non puoi mica mettere uno in “custodia” se non ha fatto niente!».

«E come no. Si può, si può. Lo hanno pur fatto con i miei figli. Sulla base di un mero sospetto».

«Quale sospetto? Non li avevano denunciati?».

«No, non li aveva denunciati nessuno. Si erano, per così dire, auto-denunciati».

«Auto-denunciati!? Che stupidi! Dovevano negare tutto e non auto-denunciarsi».

«Erano sospettati di essere coinvolti in una azione degli anarchici con tanto di bombe».

«Ma mio papà non è mica anarchico, lui è socialista!» protestai io.

«Hai ragione, Ettorino. Loro due non sono per niente anarchici, ma avevano dei conoscenti che lo erano stati. E un brutto giorno uno di questi conoscenti, che abitava alla Motorenstrasse, all’angolo della Josefstrasse dove c’è il negozio, chiese a tuo padre se poteva prestargli uno dei due carretti pel mercato posteggiati nel cortile. Gli serviva per “un trasporto di casse”, disse, che doveva fare in serata. Enrico glielo prestò a condizione che il carro, dopo l’uso, venisse rimesso al suo posto nel cortile. E così fu. Tuo padre, però, si scordò di chiedere che cosa c’era in quelle scatole. Pensava che qualcuno traslocasse e dovesse trasportare dei mobili, o robe così. Senonché, il carretto recava ai lati la tabella della ditta con tanto di nome e indirizzo dei fratelli Dezza. Gli anarchici non fecero caso a quelle scritte. O forse le avevano vedute, ma ritennero che sarebbero potute servire da camuffamento. Intanto, però, la polizia, che li teneva sotto controllo, aveva preso nota degli indirizzi riportati sulle insegne del carretto.

Gli anarchici andarono probabilmente verso il consolato tedesco, dove presero in consegna alcune casse. Dovevano contrabbandarle in Italia. Il tutto avvenne nottetempo. Nel buio pesto. E senza dire una sola parola».

«Ma che cosa c’era di tanto segreto in quelle casse?».

«Probabilmente c’erano delle bombe. Bombe che dovevano servire a fare la rivoluzione in Italia. Ma la polizia zurighese già da tempo aveva annusato puzza di bruciato e teneva d’occhio l’intera colonia. Anche tuo padre, anche tuo zio, e tutti gli emigranti che si occupavano di politica. Oltrettutto Enrico non lo nascondeva neanche, aveva dichiarato “guerra alla guerra”, collaborava all’Avvenire del Lavoratore. E quindi era uno dei controllati speciali. Uccide più la penna che la spada».

«Sì, va bene, ma poi cos’hanno fatto gli anarchici con le bombe?». Questo c’interessava molto di più.

«Gli anarchici ben presto s’accorsero di essere seguiti e quindi tentarono di distanziare la polizia per mettere al sicuro il loro carico esplosivo. Era tutta gente che conosceva il quartiere italiano come le proprie tasche. Si dileguarono tra i vicoli, imboccarono passaggi arcani, si addentrarono in un reticolo di stradine e raggiunsero il cortile dei fratelli Dezza. Quando infine rimisero il carro al suo posto le casse erano scomparse».

«E dov’erano finite le bombe?».

«Questo è rimasto un grande mistero. Si disse che furono gettate nel fiume Limmat, in un’ansa dove l’acqua è particolarmente profonda. Altri però raccontavano d’averle vedute in un deposito di generi alimentari. Forse per via dell’insegna sul carretto. Ed è proprio per questa ragione che Ernesto ed Enrico vennero arrestati. Ma tutti e due riuscirono a dimostrare la loro innocenza. Perché loro due non sapevano nulla di quel trasporto. Anzi, nel momento in cui esso avvenne, si trovavano in luoghi completamente diversi. Perciò la polizia liberò Ernesto e, dopo qualche giorno, anche Enrico. Ernesto d’altro canto poteva fornire poche informazioni su argomenti che esulassero dallo sport. E ben presto lo capì anche la polizia».

La nonna aggiunse che questa liberazione avvenuta in così poco tempo fu veramente una fortuna, perché mia mamma non sapeva più come fare con il bancone al mercato e i due negozi da tirare avanti. «La mattina badava a un negozio, il pomeriggio all’altro. Il martedì e il venerdì Zavatti le aveva dato man forte a trasportare il bancone del mercato. Ma non poteva farlo mica tutte le settimane. Sicché dunque appena tornò Ernesto non fu più necessario approfittare della bontà del suo vicino. Enrico rimase ancora un po’ in “custodia”. Fu sottoposto a lunghi interrogatori prima di poter essere rilasciato. Ma tenete ben presente quel che vi dico, ragazzi: i fratelli Dezza oltre ad aver dato in prestito il carretto, con tanto d’insegna della ditta, non c’entravano niente né con gli anarchici né con le loro bombe».

«E gli anarchici? Loro non li hanno arrestati?».

«Alcuni sì. Altri no. E poi sappiate che qualche tempo dopo una parte delle casse fu ritrovata. Ma lì dentro c’erano talmente tante bombe che si sarebbe potuto far saltare per aria l’intero quartiere. Al che si ebbe il famoso “processo delle bombe”, il Bombenprozess, che fu celebrato a Zurigo. Alcuni subirono pene severe, andarono in prigione o furono estradati. Altri fuggirono all’estero. Uno di loro, si chiamava Cavadini, si tolse la vita».

«I paladini non si tolgono mai la vita!».

«Ma Cavadini, invece, se la tolse. Aveva paura, così dissero i giornali, di tradire i suoi compagni. E si ammazzò durante la “custodia”. Ma ricordatevelo sempre: con tutta questa tragedia i fratelli Dezza non c’entravano affatto. Sicché dunque nessuno può affermare, caro Ettorino, che i Dezza siano mai stati in “prigione”. Perché questo non è affatto vero. E se qualcuno lo asserisce, voi gli direte la verità esattamente come ve l’ho raccontata io adesso. Arrestati sì e interrogati anche, ma poi li hanno dovuti rilasciare. E tua mamma Erminia, anche questo devi ricordarti di aggiungere, Ettorino, ha lavorato per tre uomini. Si alzava alle quattro, correva allo scalo merci per le compere, nei giorni di mercato poi andava all’Augustinerplatz, e dopo il mercato, alle undici, correva in negozio alla Badenerstrasse fino alle sette di sera, quindi chiudeva quello e correva all’altro, alla Josefstrasse che teneva aperto fino a tarda notte. Capito? E poi dovete dire ancora che alla notizia dell’arresto tutti facevano la spesa da Erminia, in segno di solidarietà coi fratelli Dezza. Oh, certo, c’erano anche di quelli che temevano di compromettersi a farsi vedere in negozio. Per Erminia fu un periodo davvero terribile. Ma lei rimase ferma e coraggiosa, come si confà a una vera mamma italiana. Ecco cos’è l’eroismo!».

Noi rimanemmo francamente un po’ delusi dall’esito della storia. Nonna Adele di solito ci raccontava di gesta eroiche molto, ma molto diverse. Guerrieri saraceni e paladini cristiani, gran maghi ed abilissime incantatrici, rocche inespugnabili e castelli fatati, spade possenti e orribili mostri, mantelli invisibili e cavalli lunari. Che roba era mai questa? A vendere polli e pollastre non ci voleva mica l’eroismo. Dicemmo alla nonna che questa storia ci sembrava non altrettanto bella quanto le altre.

Lei si schermì: «Ma quella che vi ho raccontato non è affatto una storia come le altre. È una storia dell’esperienza di vita. Questa è una storia vera. Di quelle che ci regala l’esistenza. Non bella tanto quanto i poemi epico-cavallereschi, ma certo è di quelle che più a fondo ci segnano e c’insegnano».

(4/4 - Fine)

martedì 18 novembre 2008

Di cavallier, gran dame ed eroi... E di come mio padre finì in galera

Dopo le mirabolanti avventure di Orlando, Astolfo e del suo Ippogrifo Nonna Adele racconta ai bimbi, che pendono dalle sue labbra, la storia di una misteriosa visita della polizia. Con arresto. Correvano gli ultimi mesi della prima guerra mondiale. Un'epoca lontana nella quale, se eri pacifista, ti scambiavano per un anarchico. E, se venivi preso per anarchico, potevi finire in galera come terrorista...


- TERZA PARTE
di Ettore Cella-Dezza


«Adesso basta, zitti e ascoltate!» tagliò corto la nonna. «Stavano davanti alla porta. Suonavano. L’uscio di notte rimaneva sempre chiuso e loro suonarono una, due, tre volte».
«Perché tre volte?».
«Ma perché tutti ancora dormivano e nessuno li udiva. L’unico sveglio, il panettiere in cantina, non poteva sentire il campanello. Troppo distante. La prima a svegliarsi fu tua mamma, Ettorino. Chiamò il papà: “Enrico, suonano. Possibile che uno degli inquilini abbia dimenticato la chiave e non riesca a entrare? Enrico!! Ma che ore saranno?”. Guardò verso la sveglia, erano le sei di mattina. Enrico si levò dal letto, infilò i calzoni, andò alla porta, aprì, non c’era nessuno. Suonarono ancora. “Dev’essere qualcuno da fuori” pensò Enrico. E scese verso l’uscio. Attraverso la finestra delle scale vide delle ombre, delle teste, più di una. “Ma chi sarà mai?!” si chiese un po’ inquieto. Fuori era ancora così buio che non si riusciva a distinguere nessuno. Aprì. Aveva appena girato la chiave nella toppa, che quelli, da fuori, abbassarono subito la maniglia, spalancarono la porta. Enrico, dapprima sospinto nell’androne, venne poi riportato su fin nell’appartamento».
«Ma allora erano davvero dei briganti...».
«Era una rapina, nonna?».
«Che arma doveva scegliere lo zio Enrico?».
«La spada!».
«No, un revolver!».
«Ma no, non era una rapina. Quelli della polizia segreta fanno sempre così... così nessuno scappa».
«E perché lo zio Enrico voleva scappare?».
«Ma no, non ho mica detto che intendesse scappare. Non sapeva nemmeno che volessero questi uomini... Non gli sarebbe mai venuto in mente di scappare».
«Sì, ma perché non si è difeso come un cavaliere?».
«Perché non ha impugnato una sciabola?».
«Perché non si è battuto come un cavaliere errante?».
«Oh, bella! Avete mai veduto lo zio Enrico con una sciabola? Lui che non ha mai voluto arruolarsi, che ha sempre rifiutato le armi e la guerra perché non si deve mai uccidere nessuno. Enrico non è né un cavaliere né un brigante, lui è un “pacifista”».
«Ma, nonna, se i poliziotti volevano aggredirlo?».
«Aggredirlo? Non volevano per niente aggredirlo. Quello è il loro modo di entrare nelle case. E quando furono dentro l’appartamento gli domandarono se il suo nome rispondeva a Dezza Enrico. Lui annuì. E allora gli consegnarono un foglio col mandato d’arresto a suo nome. Gli ingiunsero di vestirsi e poi di seguirli. Tua madre li sentiva confabulare, senza capire che cosa veramente volessero. E tu, Ettorino, ti eri svegliato e messo a piangere».
«Perché piangevo, nonna?».
«Avevi fame. Tua madre allora si mise addosso la copertina e ti prese in braccio. Enrico ebbe modo vestendosi di spiegarle quel che stava accadendo. Le sussurrò in italiano che sicuramente si trattava di un errore e che presto sarebbe stato chiarito tutto. Non riusciva a immaginarsi di che cosa potessero accursarlo. Non erano stati neppure in grado di dirgli l’accusa. Poi si lasciò portar via dagli agenti senz’opporre alcuna resistenza».
«Secondo me, doveva saltare dalla finestra della cucina su uno dei due carri e poi in cortile: se scappava dal cortile non lo trovavano più. A parte il fatto che la scala del panettiere è molto buia e poteva benissimo nascondersi lì finché la polizia segreta non andava via!».
«Ma la volete capire una buona volta che questa non è una storia di guardie e ladri. Lo zio Enrico non aveva fatto niente. Tuo padre, vostro zio, non aveva certo bisogno di scappare!» esclamò nonna Adele un po’ spazientita. «Sicché dunque lo portarono via. Allora tua mamma Erminia si vestì, si mise un cappotto, infagottò ben bene anche te, Ettorino, e seguì quegli uomini. Non si fidava. Lasciando la casa vide che gli agenti con Enrico stavano imboccando la Langstrasse. Non voleva che la notassero. Rimase discosta, cambiando repentinamente lato della strada, da una parte all’altra. Eh, Ettorino, tua madre è sempre stata una donna molto, ma molto coraggiosa».
«Ha liberato il papà?» domandai io.
«E in che modo? Cosa avrebbe potuto fare contro un gruppo di agenti della polizia segreta? No, lei voleva solo sapere dove lo avrebbero condotto, il tuo papà. E si sentì un po’ meglio quando le fu chiaro che non lo conducevano alla stazione ferroviaria, perché avevano preso il sottopassaggio. Era già capitato che degli stranieri fossero stati trascinati in stazione e spediti al confine, dall’oggi al domani. Sicché dunque lei, adesso, seguì quegli uomini lungo la Militärstrasse. La percorsero fino alle caserme della polizia cantonale, dov’è la prigione».
«Ma allora lo zio Enrico è stato in galera?».
«Primo, non si chiama galera ma “custodia”. La galera è tutta un’altra cosa: perché in galera viene rinchiuso chi è stato condannato, chi è colpevole. Il giudice ha le prove della sua colpevolezza e lo manda in galera. In “custodia” ci va invece chi deve essere interrogato. Comunque, Ettorino, tua madre raggiunge l’edificio proprio nell’attimo in cui papà viene portato alla “custodia” da quegli agenti. Lei rimane lì, con te in braccio, davanti all’inferriata. Spera che tutto si risolva al più presto. Non ha un’idea del tempo necessario a risolvere una cosa di questo genere. Attende quasi mezz’ora davanti ai bastioni della Kaserne. Si sente un grande disagio, col bambino in braccio. Cercando di non farsi notare. Ma il tempo passa e non succede niente. Così decide di prendere il tram e andare ad avvisare lo zio Ernesto. Ma alla Badenerstrasse è ancora tutto sprangato: chiuso il negozio, chiusa la porta di casa, chiuso l’ingresso posteriore. In quel momento sopraggiunge però Cesarina Zavatti. Ti ricordi quella signora che abitava al piano di sopra. È agitatissima. Scende le scale a precipizio e apre la porta. Ha gli occhi gonfi di pianto e racconta di come quella mattina era venuta la polizia segreta e aveva bussato alla porta molto presto. Lei e il marito, svegliati di soprassalto, avevano sbirciato fuori dalla finestra. E subito le avevano chiesto di Dezza: “Un momento, dormirà. Adesso lo chiamo” gli aveva risposto lei. Ma quelli non capivano l’italiano e insistevano. Allora lei aggiunse semplicemente: “Nur ein Moment, bitte”. Chiuse la finestra. Suo marito le disse che a quell’ora poteva trattarsi soltanto dei “criminali”. Intendeva gli agenti della Kriminalpolizei. Andarono a svegliare Ernesto che sulle prime non capiva. Ma poi s’alzò e fece entrare gli uomini. Immaginatevi voi lo spavento e lo sconvolgimento di quando gli mostrarono il mandato d’arresto a suo nome... Né la signora Zavatti né suo marito riuscivano a capire perché arrestassero un Dezza. I fratelli Dezza erano sempre stati buoni con tutti. Era impossibile che avessero fatto qualcosa di male a qualcuno. Non erano gente di cose storte, loro. “Forse si tratta di politica” sentenziò infine il vicino di casa. Ernesto venne condotto via dopo aver consegnato le chiavi del negozio e di casa alla vicina.
“Eccole qui!” disse quella. “Avrei voluto portarle ad Enrico in mattinata. Ma visto che è venuta lei...”.
“Hanno arrestato anche Enrico” commentò Erminia.
“Non è possibile! Ma perché?!”.
“Solo Dio lo sa! Non ci hanno detto niente. E oggi è anche giorno di mercato. Cosa farò con la nostra bancarella all’Augustinerplatz?!”.
Erminia era disperata. Ma trattenne le lacrime. Ferma e coraggiosa come sempre: “Non possiamo deludere i nostri clienti” disse. “Adesso devo andare al mercato”.
“Ma, signora, come farà a trainare il carro?”.
“Eh, se solo non avessi da badare al piccolo...”.
“Lo dia a me, lo metto nel lettino con il mio Armando. Già si conoscono. Vada tranquilla. Gli bado io finché non torna. In questi casi bisogna aiutarsi, fra italiani. Eppoi, i fratelli Dezza, e il suo Enrico in particolare mi hanno sempre dato una mano. Mi facevano credito quando mio marito era in guerra. Mica l’ho dimenticato che ero sola, con due bambini, in cerca di lavoro, e non avevamo più niente da mangiare. Aspetti qui, ché Zavatti adesso si alza e prima di andare a lavorare le dà una mano con il carro fino al mercato”.
Così fu. Zavatti s’alzò. Erminia intanto andò a caricare la roba sul carro nel cortile, dispose ordinatamente tutte le merci che Enrico ed Ernesto avevano predisposto la sera prima pel mercato. Zavatti la raggiunse e si pose al traino. Erminia spingendo gli dava man forte come meglio poteva. Zavatti faceva il muratore. Era un uomo forte. Per lui non fu nessuna fatica tirare quel carro fino all’Augustinergasse. Per strada Erminia gli raccontò d’aver seguito gli uomini fino alla caserma. Gli disse che secondo lei si trattava di un equivoco e che presto tutto si sarebbe chiarito. Anch’Ernesto l’avevano certamente portato alla caserma e un po’ la consolava il fatto che i due fratelli avrebbero potuto darsi reciproco sostegno anche in quel frangente. Zavatti continuava a chiederle che cosa mai potesse essere successo. Ma lei non aveva una risposta. Forse poteva davvero esserci un motivo politico. Enrico è socialista. E questo a molti andava di storto. Ma non ha mai fatto niente di male. Anzi, ha sempre dato una mano a tutti e aveva aiutato anche la sua famiglia quando lui fu richiamato al servizio militare nella guerra del 1915-18.
Giunti che furono all’Augustinerplatz Zavatti diede una mano a montare il bancone. Erminia vi dispose il pollame fresco e le altre merci. Era una giornata di mercato come tante. Ma per tua mamma, Ettorino, fu terribile. Anche se molti amici vennero al bancone dei Dezza per farle coraggio. Volevano sapere qualcosa di più sui due arresti. Ma Erminia non era in grado di fornire spiegazioni. Tutti pensarono che, giunti a quel punto, il modo migliore per aiutare i due fratelli socialisti ingiustamente arrestati fosse quello di comperargli del pollame. Ed esaurire le scorte di polli e pollastre era la parola d’ordine che Erminia ripeté mentalmente a se stessa durante quell’intera mattinata da dimenticare. Eh, Ettorino, la tua mamma è proprio una donna saggia, dotata di buon senso: non per nulla proviene dai contadini rossi dell’Emilia...».


- (3/4 - Continua)



lunedì 17 novembre 2008

CENTRO ESTERO

L'Avvenire dei lavoratori / Quaderno doppio 2008.1-2
 Esce mercoledì prossimo il nuovo quaderno trimestale dell'ADL. Si tratta di un quaderno doppio, di 200 pagine, particolarmente denso e ricco di materiali storici, riflessioni politiche e testi letterari.

Il nuovo quaderno dell'ADL "su carta" propone all'attenzione delle lettrici e dei lettori un'ampia sezione storiografica, dedicata alla tematica del "Centro estero" con un saggio di Stefano Merli che ricostruisce l'attività di rifondazione intellettuale e morale del socialismo italiano svolta da Ignazio Silone quando egli dal 1941 al 1944 accettò di assumere la guida del Centro estero, trasferitosi a Zurigo dopo l'occupazione nazista della Francia.

Le trascrizioni dei due interventi di Filippo Turati al Congresso di Livorno offrono alcuni spunti di riflessione aggiuntivi sulla tematica delle cicliche crisi organizzative del Psi, tematica cui è imprerniato per inciso anche l'editoriale di questo nuovo ADL.

La seconda metà del volume, riservata alla sezione "Politica, economia e cultura", è inaugurata da un intervento di Paolo Bagnoli sulla necessità di salvare l'idea stessa di "sinistra" in Italia, senza la quale la parola socialismo perde il suo senso proprio.

Segue Felice Besostri con un'appassionante discussione del saggio di Raffaele Simone "Il mondo è di destra?". Si tratta della prima parte di un saggio più ampio cui Besostri sta lavorando nell'intento di chiarificare le ragioni del socialismo italiano, nonostante l'anatema che sembra incombere nel nostro Paese sulla questione socialista.

Nelle pagine della cultura Mario Barino traccia un primo bilancio degli "Incontri letterari del Cooperativo" introducendo due preziosi testi inediti e ricordando la nascita per iniziativa di Franco Facchini e Pietro de Marchi di questa iniziativa a sostegno della lingua e della letteratura italiana fuori d'Italia.

Il primo testo pubblicato è "Per resuscitare i morti" di Laura Pariani, una delle maggiori scrittrici italiane contemporanee, che qui tratteggia in modo scanzonato e affettuoso le impressioni raccolte al Cooperativo di Zurigo dopo l'incontro letterario che l'ha vista protagonista in una memorabile serata del 2006.

Il secondo testo è "Cara Clarissa" di Silvia Ricci Lempen, protagonista di una matinée letteraria tenutasi nel maggio scorso. Romana di nascita e losannese d'adozione, Ricci Lempen ha un ragguardevole cursus honorum in lingua francese. In "Cara Clarissa - possibile inizio di un romanzo in lingua italiana" inizia magistralmente un suo percorso di riappropriazione della lingua madre.

Alcune osservazioni di carattere filosofico sono esposte quindi da Andrea Ermano a margine del confronto sul fascismo in corso all'interno del mondo cattolico, ma non solo in esso.

Suggella il volume il "Coro di deportati" di Franco Fortini, poesia apparsa per la prima volta sull'ADL del 15.4.1944.
Il Sommario
del nuovo quaderno ADL
I - Centro estero

    • Editoriale
    • Stefano Merli, Il laboratorio socialista de L'Avvenire dei Lavoratori
    • Filippo Turati, Compagni amici, e compagni avversari; non voglio, non debbo dire nemici
    • Filippo Turati, Una convergenza dovrà ricongiungerci tutti quanti in una azione comune

II - Politica, economia e cultura

    • Paolo Bagnoli, I socialisti e la sinistra italiana
    • Felice Besostri, Il mondo va a destra?
    • Mario Barino, I nostri "incontri" tra poeti, scrittrici e testi inediti
    • Laura Pariani, Per resuscitare i morti
    • Silvia Ricci Lempen, Cara Clarissa
    • Andrea Ermano, Il dibattito intorno al fascismo
    • Stanzetta lirica - Fanco Fortini, Coro di deportati

L'Avvenire dei lavoratori
Quaderno doppio 2008.1-2
Pagine 200, CHF 20.00, Euro 14.00
Qui sopra la copertina del nuovo quaderno dell'ADL sulla quale campeggia un'immagine di Ignazio Silone (1900-1978), che dal 1941 al 1944 diresse il Centro estero socialista.

mercoledì 12 novembre 2008

Commiato da un compagno - Sandro Rodoni -

(Biasca, 1.2.28 - Zurigo, 29.10.08)
È venuto a mancare mercoledì 29 ottobre Sandro Rodoni, figura mitica della sinistra di lingua italiana in Svizzera. Dirigente comunista, si batté negli anni Sessanta e Settanta contro la xenofobia, aiutando e assistendo schiere di emigrati. Con la moglie Lisetta aveva aperto la Libreria Italiana di Zurigo, contribuendo grandemente alla diffusione della lingua e della letteratura italiana oltre le Alpi. Il segretario della Fsis, Montana, ha fatto pervenire un messaggio di cordoglio alla famiglia, ricordando come Rodoni sia stato "per lungo tempo una bussola per chi arrivava a Zurigo". Rodoni era socio onorario della Società Cooperativa Italiana Zurigo, il cui presidente, Ermano, ha tenuto per desiderio della famiglia il discorso di commiato. Qui di seguito ne riportiamo il testo.

"1.) Non voglio nessuna cerimonia funebre né pubblica né privata. 2.) Nessuna presenza di religiosi. 3.) Pubblicazione sui giornali a cremazione avvenuta. Sandro Rodoni". Queste, caro Sandro, sono le "Disposizioni" che hai lasciato vari anni fa "in caso di decesso" su un semplice foglio a quadretti inserito in una semplice busta, scritto in calligrafia chiara e senza fronzoli, sette righe in tutto, compresa la firma autografa.

Forse sul primo punto ("Non voglio nessuna cerimonia funebre né pubblica né privata") abbiamo dovuto, caro Sandro, disobbedirti. Beninteso, questa non è una cerimonia e non possiede alcunché di cerimonioso. È il nostro stare insieme qui, fra di noi, tra persone che ti hanno conosciuto, ti hanno stimato, ti hanno voluto bene, ti hanno amato profondamente: siamo qui con tua moglie Lisetta, compagna di mille battaglie, con i vostri due figli André e Matteo, sempre presenti nei tuoi pensieri, uomini misurati, come te, dotati di grande sensibilità e intelligenza. Siamo qui con tuo fratello maggiore, Isio, che è voluto venire a salutarti, e con tuo fratello Stelio che ti ha sempre considerato un esempio di vita e che tu consideravi esempio di impegno civile nella vostra Biasca.

Biasca nell'alto Canton Ticino, il Monte di Mazzorino, l'incrocio delle tre valli, Riviera, Leventina e di Blenio, e dentro Biasca il rione "Canton Zoc": questi i nomi di luogo delle radici di Sandro Rodoni e della sua famiglia d'origine. E a Biasca, oltre a Stelio, storico municipale e vicesindaco, anche l'altro fratello, Edo Rodoni, scomparso lo scorso anno, è stato a lungo municipale. Questa tradizione familiare di impegno civile è portata oggi avanti da altri Rodoni della generazione successiva.

Tu, caro Sandro, eri "l'intellettuale di famiglia", mi ha detto Stelio, eri la persona di senno alla quale ci si poteva rivolgere per averne consiglio nelle decisioni complesse e difficili. Eravate cresciuti in una clima di grande armonia, coltivata da vostra madre all'insegna del monito: "Guai se non vi aiutaste!" e usava talvolta il congiuntivo come a dire: "Se non vi aiutaste sarebbe assurdo! Sarebbe un'onta!" La solidarietà è punto d'onore per i Rodoni non meno che la discrezione, il tatto, la misura.

Essere oggi insieme qui, al Nordheim di Zurigo, dobbiamo ammetterlo, seppure non s'intende a mo' di cerimonia, tuttavia vibra di una partecipazione emotiva che basterebbe a nutrire di contenuto umano molte e poi molte cerimonie. Perciò ci scusiamo, Sandro, se non ci è possibile accomiatarci da te senza incontrarci, in questo luogo e in quest'ora, piena di mestizia, ma solidale.

Non è mio compito tratteggiare oggi un profilo biografico di Sandro Rodoni. Non ce ne sarebbe stato il tempo. Di ciò dovranno occuparsi gli studiosi in sede di riflessione storica sulle vicende della sinistra di lingua italiana in questo Paese. Il mio compito qui e ora può soltanto consistere nel fare menzione alle passioni fondamentali e alle idee forza che hanno caratterizzato la tua esistenza, caro Sandro. Cercherò di parlarne come avresti desiderato tu, cioè nel modo più sobrio e verecondo che mi sia possibile.

***
Cara Lisetta, cari André e Matteo, cari Isio e Stelio Rodoni, cari familiari in lutto, gentili astanti, noi tutti sappiamo che la politica è stata la passione fondamentale di Sandro, accanto agli affetti privati e non disgiunta da essi. Come dimostra la prima azione politica di Sandro Rodoni, che possiede un valore a ben vedere emblematico.

Anno 1942. Rodoni è un ragazzo quattordicenne. E intorno a lui, fuori dai confini di questo Paese, il mondo brucia. L'Europa è occupata dalle armate hitleriane che avanzano verso oriente. Il nazi-fascismo sembra ormai destinato a trionfare, ma in agosto la marcia su Mosca si ferma. Stalingrado. La città sul Volga subirà sei mesi di assedio nel durissimo inverno russo. Stalingrado viene messa alla fame e demolita a cannonate dalla furia nazista, giorno dopo giorno, quartiere dopo quartiere, casa per casa. Ma non cede. A guerra finita, verranno ritrovate diverse scritte di soldati russi sui muri caracollanti tra le rovine di Stalingrado: "Muoio ma non mi arrendo". Nel 1942, nel mezzo di questo incendio cosmico, Sandro chiede con urgenza una riunione di famiglia. Ordine del giorno: acquisto di una radio. Per ascoltare radio Londra, radio Mosca. Perché bisognava assolutamente "capire", "conoscere". informarsi".

All'epoca una radio era un mobile ingombrante. A Biasca ce n'erano pochissime. Una radio costava intorno ai 400 franchi, cifra che bastava a vivere due o tre mesi, in tempo di guerra! E non era nemmeno chiaro dove potevi comprarla, una radio. Ma quel ragazzino fu talmente convinto e convincente circa la necessità della radio che la famiglia Rodoni l'acquistò.

Sandro voleva "capire", "conoscere". informarsi". Capire le cose non veniva per lui prima della trasformazione politica: capire le cose è la prima trasformazione politica, capire le cose significa prenderne coscienza, non solo quindi anticipare il futuro, ma anche resistere alla tentazione di distogliere lo sguardo sul presente e avere il coraggio di ricordare e non dimenticare.

Che ciò su cui si fonda l'esperienza umana sia il coraggio è stato detto, permettetemi quest'osservazione, duemila trecento cinquanta anni fa dal filosofo per antonomasia, Aristotele: "Dalla percezione si sviluppa il ricordo", scriveva quel sommo pensatore greco: "I ricordi, molti per numero, si costituiscono come una esperienza... E come, quando in battaglia l'esercito è volto in fuga, un [combattente] si ferma, poi si ferma pure un secondo [combattente], poi un altro ancora e si giunge [di nuovo] allo schieramento", così si giunge a una esperienza. E si potrebbe qui chiosare aggiungendo che così si giunge?anche a una esistenza..

L'esperienza dunque dal ricordo, il ricordo dalla percezione, e tutte queste cose per noi necessarie nascono dal coraggio, dalla stessa sostanza manifestata in quelle scritte anonime di anonimi eroi russi sui muri di Stalingrado: "muoio ma non mi arrendo". Non solo la nostra libertà, dunque, ma anche il sapere, discende dal coraggio: di non fuggire, ma fermarsi e resistere.

Ecco, la parola "resistere" aveva per Sandro un significato emozionale profondo: configurava il sistema di valori e di ideali che egli aveva abbracciato ragazzo e sui quali aveva tenuto fermo tutta la vita con pulizia morale, senza facili ottimismi, senza illusioni, senza attese di contropartita, senz'alcun fanatismo.

Accettò negli anni Cinquanta di dirigere la Federazione comunista, fu in prima fila nella lotta contro la xenofobia negli anni Sessanta. Sandro ha dato anche, a partire dal 1961, con la fondazione della Libreria Italiana insieme alla moglie Lisetta e grazie al sostegno di Giangiacomo Feltrinelli, un crescente contributo alla diffusione della lingua e letteratura italiana oltre Gottardo. La libreria diventa un punto di riferimento per l'emigrazione italiana. Vi transitano diverse personalità del mondo dell'arte e della cultura, come Leonardo Sciascia o Mario Comensoli e molti altri. Non per caso è proprio nella Libreria dei Rodoni che Saverio Strati dà inizio a "Noi lazzaroni", celebre romanzo del 1972.

"Erano gli anni del Telegiornale, e per noi redattori ", annota Renzo Balmelli con gratitudine, "la Libreria di Sandro divenne un cenacolo, un punto di riferimento insostituibile per restare all'ascolto dei fermenti, delle novità e anche delle contraddizioni che percorrevano la cultura, la letteratura, il giornalismo e l'editoria della società italofona ed europea. Gli incontri con Sandro e la frequentazione della Libreria ebbero l'effetto vivificante di un Bildungsroman vissuto in diretta".

A Zurigo Rodoni era sbarcato diciannovenne, nel 1947, dopo avere concluso la maturità commerciale a Bellinzona. In una intervista a "Radio Uno" rilanciata ieri sera dal canale della Svizzera Italiana, Sandro stesso ricorda di esserci arrivato per imparare il tedesco: "poi le cose si sono accavallate e ci sono rimasto per sempre". Le cose si sono accavallate. Per sessant'anni. Una vita: la vita di un uomo rimasto fedele a se stesso, mi ha pregato di puntualizzare André.

Giunto a Zurigo, aveva iniziato amministrando un'attività d'importazione. E per molti anni ha poi condotto con buona amministrazione e correttezza verso i propri dipendenti le attività dell'Agenzia Viaggi. Ma un tempo ragguardevole della sua vita, Rodoni lo ha dedicato all'attività di giornalista militante. Scrisse su vari fogli d'emigrazione: "Il Lavoratore", "L'emigrazione italiana", "Agorà" e "Realtà Nuova", dove pubblicò una storia a puntate del PCI all'estero. Sandro tenne anche una rubrica della memoria sull'Avvenire dei lavoratori, una galleria ideale di uomini democratici, tra cui Ernesto Rossi e Hans Rotter.

Sotto lo pseudonimo di Ettore Spina fu a lungo corrispondente dell'Unità. Erano i tempi in cui Rodoni andava spesso a Milano e a Roma in macchina. E quando poteva si portava dietro André, ancora bambino, la cui pazienza era messa a dura prova dalle lunghissime ore d'autostrada. E pensare che, come ricorda il fratello Stelio, una volta, dalla direzione del glorioso quotidiano fondato da Antonio Gramsci proposero a Sandro di andare come corrispondente in Cina, ma lui rifiutò. Troppo lontano da Biasca! Matteo tira ancor oggi un sospiro di sollievo al pensiero dello scampato pericolo.

Su quegli anni, al "Vorwärts", l'organo del "suo" Partito del lavoro, Rodoni ha rilasciato un'intervista memorabile, entrata negli annali. Perché ci fornisce un'idea di quell'epoca, nella quale i comunisti italiani e di lingua italiana, sotto la guida di Sandro Rodoni, andarono a costituire la struttura portante della sinistra antagonista in Svizzera.

Erano anni, ricorda il figlio André, nei quali anche un bambino si accorgeva che ogni tanto c'era la macchina degli agenti a seguire lui e il papà. Erano gli anni nei quali per un emigrato italiano leggere l'Unità era di fatto vietato. Iniziavano i pedinamenti, le schedature. Prima o poi rischiavi l'espulsione. E lo stesso valeva se partecipavi a un incontro di partito. Per proteggere i suoi compagni, Rodoni allora organizzava riunioni volanti, per esempio sotto le pensiline di una stazione, dove i membri d'esecutivo di questa o quella sezione convenivano come per caso, magari con i figlioletti alla mano. La posta veniva controllata? E le telefonate? Come scoprirlo? Molto tempo dopo si sarebbe appresa la verità, dai quattordici chili di schedature dedicate al solo Rodoni, dalle tonnellate e tonnellate di carte uscite dagli scantinati dello spionaggio d'Elvezia.

Alla Militärstrasse, dove negli anni Sessanta si concentravano la sede della Cooperativa, delle Colonie Libere e della Libreria Italiana, gli agenti, come nei film d'intelligence, affittarono un intero appartamento, sembra, per tenere d'occhio chi entrava, chi usciva, chi parlava con chi.

L'impegno politico-giornalistico più notevole di Sandro fu la fondazione e la redazione dal 1960 al 1966 de "La Voce". Si aggiunsero così i viaggi bisettimanali a Ginevra, dove il periodico veniva stampato. E il responsabile organizzativo del partito per l'emigrazione, Fontani, ricorda il primo di questi viaggi: "Zurigo Ginevra con Rodoni senza una parola". Divennero grandi amici, ma all'inizio Sandro era fatto così, rimaneva "muto come un sasso", per usare le parole di André.

Se però aveva qualcosa da dire, Rodoni non taceva. Mario Barino ha appreso da Mario Comensoli l'aneddoto che segue. Nel 1962 Sandro accompagnò l'amico Comensoli a Roma in vista dell'esposizione dedicata al grande artista presso la Galleria San Luca. Al vernissage Carlo Levi aveva introdotto il pubblico della capitale alla pittura comensoliana parlando di "una grande forza onesta e operosa che è coerenza con se stessi, acquisto di personalità, fedeltà a una cultura operaia, coscienza morale, coraggio". Giorgio Amendola ironizzò allora sulla capacità degli "svizzeri" di comprendere questi valori popolari. Rodoni, come pochi altri impegnato nel sostegno ai lavoratori italiani pagando un prezzo alla sua attività "antielvetica", ritenne ingiusta l'osservazione di Amendola e gli chiese pacatamente ma con fermezza di ritirarla, facendo presente all'alto dirigente comunista italiano che molti "svizzeri" non meritavano per impegno e serietà irrisione alcuna. Amendola capì, e si scusò.

E dunque: fu Sandro un "comunista tutto d'un pezzo", come ha scritto Dario Robbiani in questi giorni? Da un certo punto di vista sì. Sandro fondò la Libreria per "servire la manodopera italiana emigrata". Al servizio dei lavoratori, senza populismi o demagogie, con le proprie sostanze, senza aiuti dello stato, e anzi perseguitato talvolta dallo stato per questo. Dedicò l'esistenza al servizio dei lavoratori. In questo senso sì: comunista tutto d'un pezzo. Ma per quanto ne so, non fu senza dubbi, tormenti, notti in bianco, per Budapest, per Praga.

Sento il dovere di ricordare qui che il movimento comunista è stato fatto da persone rispettabilissime come Sandro Rodoni. Ha avuto dirigenti come il comandante Ernesto Che Guevara, che Sandro conobbe in Polonia negli anni Cinquanta. È stato anche un nobel per la pace al segretario generale del Pcus Michail Gorbaciov. Milioni di donne e uomini, non sconfitti militarmente, che decisero di porre fine all'esperienza sovietica, riconoscendone apertamente gli errori e gli orrori, ma senza rinnegare i propri ideali.

Io devo ricordare questo dato storico per amor di verità, non come amico personale di Rodoni, ma proprio come socialista democratico, esponente della più antica organizzazione della sinistra italiana. Ed è in questa veste che intendo oggi tributare il mio omaggio a Sandro Rodoni, dirigente comunista, uomo democratico, per il suo coraggio civile, per la volontà laica di capire, per la fedeltà ai propri ideali.

Pertanto, dopo queste inadeguate parole di ricordo, tra pochissimi istanti, ascolteremo per desiderio della famiglia le note dell'Internazionale, in uno spirito che non divide, ma unisce.

Nel concludere, vorrei dire brevemente della vecchiaia e delle malattie che avevano attaccato diversi organi vitali, per curare i quali occorrevano medicine che miglioravano la situazione di un organo e peggioravano quella di un altro organo. E i medici stupefatti che un ottantenne resistesse così dignitosamente, con tanta lucidità e tanto a lungo all'accerchiamento dei mali.

Penso profondamente vera la testimonianza dei figli, secondo cui in quest'ultima resistenza molta energia sia venuta a Sandro dallo spirito combattivo di un matrimonio nel quale Lisetta ha sostenuto il marito senza risparmio, accudendolo, incalzandolo, discutendo, cercando di capire, senza distogliere lo sguardo, con coraggio, con un amore che non finisce oggi e che non finisce qui.

Andrea Ermano
Zurigo, 3.11.2008