mercoledì 9 marzo 2016

Segnalazione - La Rivista storica del Socialismo

La “Rivista storica del Socialismo”, dopo un silenzio, riprende le pubblicazioni, con cadenza al momento semestrale, in ideale continuità con la rivista a suo tempo diretta da Luigi Cortesi e Stefano Merli.

 

di Paolo Bagnoli, direttore

 

Nel 1958 la “Rivista storica del Socialismo” esordisce con un fascicolo unico – la prima periodicità è trimestrale e, successivamente, quadrimestrale – dedicato a Filippo Turati nel centenario della nascita; una scelta che voleva indicare una generale via maestra che noi riconfermiamo nella non esclusiva attenzione alla storia e alle vicende del socialismo italiano.

    La nuova serie della “Rivista storica del socialismo” manterrà intatto il proprio profilo scientifico, ma non sarà chiusa nell’ambito specifico dell’accademia, bensì cosciente che non si può, nel proporsi di far cultura storica, avere gli occhi chiusi sul mondo e i suoi travagli, sulle vicende vive dei nostri tempi.

    Rivista scientifica, ma non per questo anagraficamente datata, bensì aperta alle nuove leve della storiografia, cui vogliamo mettere a disposizione uno strumento serio per i loro lavori da valutarsi secondo le regole e i metodi adottati nel mondo della comunità degli studiosi.

    Al pari della passata serie, naturalmente, non tratteremo solo di storia del socialismo. Ci proponiamo, infatti, di affrontare il tema nei suoi vari aspetti – storici, dottrinari, economici, sociali – cercando, anche, di indicare particolare attenzione alla ripresa di queste tematiche a livello europeo ed extra-europeo.

    Nel presentare, alla nascita, la “Rivista storica del socialismo”, i direttori chiudevano la loro prefazione rilevando “la considerazione del socialismo come realtà sviluppatasi e vivente in stretta connessione con tutte le pretese varie storie, cioè entro la storia, solo sperimentalmente scindibile nel laboratorio ideale dello studioso. Nulla, insomma, sarà estraneo alla tematica della rivista che appartenga al mondo contemporaneo, del quale il socialismo è parte integrante e vitale.”

    Condividendo tali considerazioni, le sottoscriviamo in pieno.

 

 

Biblion edizioni (www.biblionedizioni.it) è lieta di segnalare alla comunità di studiosi e agli enti e istituzioni che si occupano di storia la prossima pubblicazione della nuova serie di “Rivista storica del socialismo”, periodico pubblicato dal 1958 al 1967, diretto da Luigi Cortesi e Stefano Merli. Biblion Edizioni intende oggi riproporre uno strumento di studio e approfondimento sui temi del socialismo italiano e internazionale, consapevole della vastità dell’argomento e dei suoi molteplici aspetti che incidono, oggi più che mai, nella società contemporanea da tutti i punti di vista: storico, economico, politico e sociale. L’autorevole board editoriale e il comitato scientifico internazionale sono a testimoniare come la storia del socialismo rimanga  in stretta connessione con gli scenari europei e internazionali di oggi e che le esperienze di studio e ricerca siano inevitabilmente collegate a esso.

 

Maternità surrogata

«La globalizzazione e la segmentazione del processo tra soggetti, desideri, corpi distinti rende infatti particolarmente difficile distinguere quali pratiche sono espressione di autodeterminazione e quali, invece, sono da ritenere effetti dello sfruttamento delle capacità biologiche dei corpi analizzato da Melinda Cooper e Catherine Waldby nel loro Biolavoro globale. Questo nervo si fa particolarmente scoperto negli accordi di surrogazione stipulati all’interno di un mercato di tipo transnazionale che coinvolge paesi poveri o emergenti, in cui pesano gravemente le diseguaglianze sociali ed economiche tra coppia committente, madre surrogata, ovodonatrice. Già, perché capita che la coppia di genitori intenzionali sia europea, chi porta avanti la gravidanza una donna nepalese, e chi dona l’ovulo una donna ucraina, bianca come i committenti. L’ovodonazione, tra l’altro, è una tecnica particolarmente invasiva per la donna che vi si sottopone, prevedendo trattamenti complessi e rischiosi per la salute.

    A cosa siamo di fronte? A un gioco di società sempre più pericoloso a livello planetario? O a un fenomeno che ha radici nell’organizzazione del mondo del lavoro e della vita familiare nei paesi cosiddetti occidentali? Lasciando da parte il caso, minoritario, delle coppie gay maschili, il fatto appare piuttosto semplice, sempre più evidente alle statistiche: in Italia, il 20-30% delle coppie, nel 70% dei casi con età compresa tra i 35 e i 40 anni, ha problemi di infertilità. E il discorso vale in generale per i paesi a industrializzazione avanzata. Alla base ci sono ragioni fisiche, ma anche, sempre di più, motivazioni economiche, culturali e politiche: a causa di condizioni di lavoro precarie le coppie tendono infatti a pensare ai figli dopo i 35 anni, cioè nel periodo in cui la fertilità cala drasticamente.

    Dall’infertilità diffusa discende non solo l’aumento di richieste di accesso a cicli di procreazione assistita, omologa (cioè con gameti della coppia) ed eterologa (cioè con ovuli o spermatozoi provenienti da donatore/donatrice), ma anche – fuori dall’Italia – alla surrogazione di maternità… secondo l’Osservatorio sul turismo pro­crea­ti­vo, sono nell’ordine di ben 4.000 le coppie che vanno all’estero in cer­ca di trattamenti di procreazione assistita, in particolare di fecon­da­zio­ne eterologa (pratica illegale in base alla legge 40 fino alla deci­sio­ne della Corte Costituzionale del 2014 che ha fatto cadere il divieto), mentre sono una trentina le coppie italiane che ogni anno si recano in altri paesi per avere figli con il contributo di una portatrice.». – Giorgia Serughetti

 

 

IPSE DIXIT

 

Maternità - «A una donna non si può imporre di essere o non essere madre. E neanche di usare o non usare il proprio corpo a fini riproduttivi. Non lo può imporre una legge dello stato e non lo può imporre un contratto». – Maria Grazia Giammarinaro