lunedì 23 dicembre 2013

Convegno - VIVA IL SOCIALISMO

Convegno

VIVA IL SOCIALISMO

Nel centoventesimo di attività della

Federazione Socialista Italiana in Svizzera

Ø Cooperativo / St. Jakobstr. 6 / CH 8004 Zurigo

Ø Zurigo, domenica 23 febbraio 2014, ore 10.15

Relatori:

· Valdo Spini, presidente dell’Associazione Istituzioni Cultura Italiane, già Ministro dell'Ambiente e Ministro per le Politiche Comunitarie

· Laura Garavini, parlamentare (PD), componente della Commissione Antimafia e della Commissione Esteri della Camera

· Renzo Ambrosetti, co-presidente del Sindacato UNIA e presidente della Federazione europea Metalmeccanici (EMF)

Interventi di:

Paolo Bagnoli (Firenze), Per un reinsediamento socialista in Italia

Felice Besostri (Milano), Legge elettorale, Costituzione, Democrazia

Anna Biondi (Ginevra), Un mondo di lavoro

Francesco Papagni, (Lucerna), Religiöser Sozialismus in Zürich

Fabio Vander (Roma), Leopardi, la politica e la "social catena"

Conradin Wolf (Zurigo), Würde und Menschenrechte

Presiedono:

Vreni Hubmann (Zurigo), presiede la sessione antimeridiana

Andrea Ermano (Zurigo), presiede la sessione pomeridiana

Sui prossimi numeri dell’ADL il programma dettagliato del convegno

 

venerdì 13 dicembre 2013

Due continenti, una lotta civile

Da MondOperaio
 
Martin Luther King e Nelson Mandela ci parlano
 
di Danilo Di Matteo
 
L'attualità dell'insegnamento e dell'opera di Martin Luther King, di Nelson Mandela e di altri non è solo nella strenua lotta contro le discriminazioni razziali. No; è pure nell'aver lottato con tutte le energie contro il principio dell' "eguali ma separati". Principio che ha rappresentato un tentativo di giustificazione della segregazione su base etnica.
    Non ci possono essere libertà e democrazia senza convivenza, gli uni accanto agli altri, degli individui con diverso colore della pelle e di diversa provenienza. A iniziare dalla scuola. E qui si scorge la risonanza, persino emotiva, con recenti vicende, che si sono presentate anche in Italia.
    La logica del ghetto o dell'enclave compromette qualsiasi tentativo di dare sostanza all'astratta proclamazione dell'uguaglianza fra gli esseri umani. Solo il quotidiano confronto dei diversi negli stessi luoghi, a stretto contatto, consente alla nostra civiltà di maturare. Già, le differenze; né King né Mandela pensavano di negarle, proponendosi anzi di valorizzarle, facendone una ricchezza per tutti. Non è necessariamente per il "crogiolo" che passa la strada dell'emancipazione e della liberazione dei singoli e dei gruppi.
    Piuttosto bisognerebbe tendere a una sorta di coro o di orchestra sociale. Ciascuno suona il proprio strumento e usa la sua voce, il più possibile, però, in armonia con gli altri. Offrendo al maggior numero di persone le chance e le opportunità per migliorare la propria situazione e per promuovere le proprie capacità. Facendo in modo, cioè, che il ventaglio delle opzioni e delle scelte non sia determinato soprattutto dal villaggio o dalla famiglia di provenienza.
    E oggi dal Sudafrica, pure attraversato da mille tensioni e contraddizioni, ci viene una lezione di democrazia – sì, di democrazia – dai milioni di cittadini raccolti in preghiera nelle sinagoghe, nelle chiese delle varie denominazioni cristiane, nelle moschee ecc

Il movimento ecumenico mondiale e il padre del Sudafrica democratico

Da Notizie Evangeliche
  
Numerosi leader religiosi presenti ieri allo stadio
FNB per la celebrazione commemorativa
 
Roma (NEV) 11 dicembre 2013 - A poche ore dalla morte di Nelson Mandela, scomparso lo scorso 5 dicembre all'età di 95 anni, sono giunti da parte degli esponenti di chiese e di organizzazioni ecumeniche europee e mondiali i messaggi di cordoglio e di vicinanza ai famigliari e al popolo sudafricano. Ricordando non solo l'attivista anti-apartheid, già presidente del Sudafrica e Premio Nobel per la pace "Madiba", ma anche l'uomo di fede e di speranza, capace di perdono e riconciliazione, numerosi leader religiosi hanno reso omaggio all'eredità di Mandela.
    Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) Olav Fykse Tveit, presente alla commemorazione svoltasi ieri nel FNB Stadium di Johannesburg per l'ultimo saluto al padre del Sudafrica democratico, ha ringraziato Dio per la vita di Mandela, che ha descritto come un dono al Sudafrica e al mondo intero. Evocando lo speciale rapporto che Mandela ebbe con il CEC, Tveit ha ricordato come poco dopo la sua liberazione dal carcere nel 1990, dove trascorse 27 anni della sua vita, fece visita al CEC di Ginevra. In quell'occasione Mandela espresse la sua gratitudine per il sostegno delle chiese alla lotta anti-apartheid. Inoltre, nel 1998, da presidente del Sudafrica, Mandela si rivolse alla VIII Assemblea generale del CEC di Harare (Zimbabwe). Lodò gli sforzi delle chiese contro l'apartheid in Sudafrica, nonché i missionari che portarono alti livelli di educazione all'Africa, educazione di cui lui stesso usufruì da bambino negli istituti metodisti prima di Clarkebury e poi di Healdtown.
    La celebrazione commemorativa per questo "gigante della storia", si è aperta con una preghiera interreligiosa guidata dal rabbino capo sudafricano Warren Goldstein. A ricordare la lotta di Mandela contro l'oppressione e l'ingiustizia, nonché la sua fede evangelica metodista, il vescovo sudafricano Ivan Abrahams, segretario generale del Consiglio metodista mondiale (CMM), che ha detto: "Ha saputo portare speranza a chi è strozzato dalla povertà e dalla fame; ai disperati ha permesso di guardare a un futuro migliore; e ai tanti giovani sudafricani ha saputo dare dignità. Mandiba sarà di ispirazione ancora per tante generazioni a venire".
    Messaggi di cordoglio sono giunti, tra gli altri, anche dalla Conferenza delle chiese europee (KEK), dalla Comunione mondiale delle chiese riformate, dall'Alleanza battista mondiale, dalla Federazione luterana mondiale, dal quartier generale di Londra dell'Esercito della Salvezza, dalla Conferenza generale degli avventisti e dalla Comunione anglicana.

Ridiamo i BES alla didattica

Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
  
di Giorgio Morale
 
vivalascuola presenta una puntata dedicata ancora ai BES, con una intervista di Marina Boscaino ad Alain Goussot:
 
 
E' arrivata il 22 novembre l'attesa nota del MIUR sul tema: la quarta in 11 mesi per annunciare, chiarire, chiarire i chiarimenti. Ed è annunciato un seguito.
Alla fine l'unica cosa chiara è che la "rivoluzione" dei BES (Bisogni Educativi Speciali) si è sgonfiata. Succede spesso in Italia con le rivoluzioni annunciate. Il Miur tranquillizza le scuole: con i BES non cambia nulla, continuate a fare quello che avete sempre fatto, "nulla è innovato".
Tutto come prima allora? No: si è messa in moto una "strategia della gradualità" rivolta: a giustificare un nuovo taglio di insegnanti di sostegno, come appare evidente dalle anticipazioni sulla spending rewiew; e a deprimere la didattica, come mostra Alain Goussot nell'intervista rilasciata a Marina Boscaino che proponiamo in questa puntata di vivalascuola.

giovedì 12 dicembre 2013

Il movimento ecumenico mondiale e il padre del Sudafrica democratico

Da Notizie Evangeliche

http://www.fcei.it

Numerosi leader religiosi presenti ieri allo stadio

FNB per la celebrazione commemorativa

Roma (NEV) 11 dicembre 2013 - A poche ore dalla morte di Nelson Mandela, scomparso lo scorso 5 dicembre all'età di 95 anni, sono giunti da parte degli esponenti di chiese e di organizzazioni ecumeniche europee e mondiali i messaggi di cordoglio e di vicinanza ai famigliari e al popolo sudafricano. Ricordando non solo l'attivista anti-apartheid, già presidente del Sudafrica e Premio Nobel per la pace "Madiba", ma anche l'uomo di fede e di speranza, capace di perdono e riconciliazione, numerosi leader religiosi hanno reso omaggio all’eredità di Mandela.

Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) Olav Fykse Tveit, presente alla commemorazione svoltasi ieri nel FNB Stadium di Johannesburg per l'ultimo saluto al padre del Sudafrica democratico, ha ringraziato Dio per la vita di Mandela, che ha descritto come un dono al Sudafrica e al mondo intero. Evocando lo speciale rapporto che Mandela ebbe con il CEC, Tveit ha ricordato come poco dopo la sua liberazione dal carcere nel 1990, dove trascorse 27 anni della sua vita, fece visita al CEC di Ginevra. In quell'occasione Mandela espresse la sua gratitudine per il sostegno delle chiese alla lotta anti-apartheid. Inoltre, nel 1998, da presidente del Sudafrica, Mandela si rivolse alla VIII Assemblea generale del CEC di Harare (Zimbabwe). Lodò gli sforzi delle chiese contro l’apartheid in Sudafrica, nonché i missionari che portarono alti livelli di educazione all’Africa, educazione di cui lui stesso usufruì da bambino negli istituti metodisti prima di Clarkebury e poi di Healdtown.

La celebrazione commemorativa per questo "gigante della storia", si è aperta con una preghiera interreligiosa guidata dal rabbino capo sudafricano Warren Goldstein. A ricordare la lotta di Mandela contro l'oppressione e l'ingiustizia, nonché la sua fede evangelica metodista, il vescovo sudafricano Ivan Abrahams, segretario generale del Consiglio metodista mondiale (CMM), che ha detto: "Ha saputo portare speranza a chi è strozzato dalla povertà e dalla fame; ai disperati ha permesso di guardare a un futuro migliore; e ai tanti giovani sudafricani ha saputo dare dignità. Mandiba sarà di ispirazione ancora per tante generazioni a venire".

Messaggi di cordoglio sono giunti, tra gli altri, anche dalla Conferenza delle chiese europee (KEK), dalla Comunione mondiale delle chiese riformate, dall'Alleanza battista mondiale, dalla Federazione luterana mondiale, dal quartier generale di Londra dell'Esercito della Salvezza, dalla Conferenza generale degli avventisti e dalla Comunione anglicana.

 

Due continenti, una lotta civile

Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

 

Martin Luther King e Nelson Mandela ci parlano

 

di Danilo Di Matteo

L’attualità dell’insegnamento e dell’opera di Martin Luther King, di Nelson Mandela e di altri non è solo nella strenua lotta contro le discriminazioni razziali. No; è pure nell’aver lottato con tutte le energie contro il principio dell’ “eguali ma separati”. Principio che ha rappresentato un tentativo di giustificazione della segregazione su base etnica.

Non ci possono essere libertà e democrazia senza convivenza, gli uni accanto agli altri, degli individui con diverso colore della pelle e di diversa provenienza. A iniziare dalla scuola. E qui si scorge la risonanza, persino emotiva, con recenti vicende, che si sono presentate anche in Italia.

La logica del ghetto o dell’enclave compromette qualsiasi tentativo di dare sostanza all’astratta proclamazione dell’uguaglianza fra gli esseri umani. Solo il quotidiano confronto dei diversi negli stessi luoghi, a stretto contatto, consente alla nostra civiltà di maturare. Già, le differenze; né King né Mandela pensavano di negarle, proponendosi anzi di valorizzarle, facendone una ricchezza per tutti. Non è necessariamente per il “crogiolo” che passa la strada dell’emancipazione e della liberazione dei singoli e dei gruppi.

Piuttosto bisognerebbe tendere a una sorta di coro o di orchestra sociale. Ciascuno suona il proprio strumento e usa la sua voce, il più possibile, però, in armonia con gli altri. Offrendo al maggior numero di persone le chance e le opportunità per migliorare la propria situazione e per promuovere le proprie capacità. Facendo in modo, cioè, che il ventaglio delle opzioni e delle scelte non sia determinato soprattutto dal villaggio o dalla famiglia di provenienza.

E oggi dal Sudafrica, pure attraversato da mille tensioni e contraddizioni, ci viene una lezione di democrazia – sì, di democrazia – dai milioni di cittadini raccolti in preghiera nelle sinagoghe, nelle chiese delle varie denominazioni cristiane, nelle moschee ecc.

 

giovedì 5 dicembre 2013

La crisi impone gli Stati Uniti d'Europa

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

di Danilo Campanella

 

Da un’analisi della Coldiretti sulla base della "Christmas survey 2013" risulta che il 56% degli italiani ritiene che la situazione economica peggiorerà. Un altro Natale magro, quindi? Sì, ma non solo per l'Italia.

La crisi morde in Grecia, in Spagna ma anche in quella Francia che deve fare i conti con le ingenti spese sociali legate alla tutela della sussidiarietà sociale. Le opinioni euroscettiche della destra e di parte della sinistra non sono sufficienti a convincerci né del ritorno agli stati nazionali né a continuare il percorso intrapreso finora, in balia dell'economicismo europeista che, puntando l'attenzione soltanto sullo spread ritiene di poter rilanciare la crescita e gli investimenti, nuovi posti di lavoro e unità politica.

Occorre meno Europa, quindi? Tutt'altro. L'UE non ha creato la crisi, nata soprattutto con i prestiti USA erogati dalla "bolla" immobiliare a cui l'Europa ha reagito tramite strumenti di protezione sociale.

L’economia “del desiderio”, contro la quale si battevano uomini come Aldo Moro e Giuseppe Toniolo ha spalancato squarci sociali che rimarranno aperti per molto tempo. Questa mentalità che promuove il gigantismo ad ogni livello, ha portato alla costituzione di banche con un volume d’affari superiore al Pil degli Stati.

La crisi è nata da una "mancanza" o, meglio, da una "insufficienza" di Europa, nella quale il bilancino pende soprattutto da parte di quella Germania che punta tutto sulla sua autorevolezza economica, facendo coincidere performance economica con legittimazione etica.

Oggi più che mai occorrono gli Stati Uniti d'Europa.

Per contrastare il riarmo e controllare la produzione bellica si decise nel 1951 di costituire la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), istituzione che precorse i Trattati di Roma (1957) coi quali venne costituita la Comunità Economica Europea (1958), poi Unione Europea, con il Trattato di Maastricht entrato in vigore il 1° novembre del 1993. Il tutto venne ispirato dal manifesto di Ventotene, documento redatto dagli italiani Eugenio Colorni, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, in esilio come antifascisti sull’isola di Ventotene negli anni ’40.

Aldo Moro era sensibile alla necessità di un’Europa unita e partecipò a lavori, convegni e conferenze con istituzioni pubbliche e associazioni assieme al Consiglio Italiano del Movimento Europeo, fondato nel 1948 e presieduto nel ’59 da Randolfo Pacciardi. Come testimonia, fra le tante, la lettera di Moro al presidente del Movimento Europeo del 7 Agosto 1959, egli si impegnò a partecipare, come delegato italiano, ai lavori del “Comitato d’Azione per gli Stati-Uniti d’Europa sotto la guida di Jean Monnet, il quale apprezzava la Democrazia Cristiana, attiva e quotizzante, nel “Comité d’action".

Nella riunione tenuta l’11 Luglio 1960 a Parigi, nella sua ottava sessione il Comitato prese atto dei passi essenziali verso l’unificazione dei Paesi europei ravvisando nel progetto di fusione degli esecutivi della Comunità Europea del Mercato Europeo Comune composto allora da Mec, Ceca ed Euratom.

Il delegato di Moro per la DC, l’on. Mario Pedini, diede l’adesione del partito al progetto osservando, tuttavia, che la fusione degli esecutivi sarebbe dovuta procedere di pari passo con la volontà di incrementare l’autorità politica del nuovo esecutivo, salvando così il concetto di “supernazionalità”.

Pedini chiese inoltre di non cadere nella tentazione di costituire una “supernazione” autarchica, impedendo anche con una legge anti-trust l’insorgere di gruppi di potere e di pressione illeciti. Per fare ciò bisognava innanzitutto dare la parola al popolo, al popolo europeo.

Non quindi "meno" Europa, anzi, chiediamo un' Europa forte nell'unica legittimazione democratica possibile: quella popolare. (Critica liberale)

 

domenica 1 dicembre 2013

Memoria politica e album di famiglia

Da MondOperaio
 
Dell'assassinio di Kennedy seppi quasi in diretta…
 
di Luigi Covatta
 
Dell'assassinio di Kennedy seppi quasi in diretta, per quanto dirette potessero essere le informazioni cinquant'anni fa. Ero al telefono col direttore di un quotidiano. Ricevette l'Ansa mentre parlava con me. Il quotidiano era quello della Curia milanese, L'Italia, e il direttore Giuseppe Lazzati, uno dei professorini che con Dossetti aveva partecipato alla Costituente.
    Io mi trovavo a Castelveccana, sul Lago Maggiore, dove noi "fucini", insieme coi primi seguaci di don Giussani, eravamo stati mandati dalla stessa Curia per dirimere le aspre controversie che ci dividevano sul tema della laicità della politica: e di questo appunto riferivo a Lazzati, che una decina d'anni prima aveva messo il tema all'ordine del giorno col saggio su "Azione cattolica e azione politica".
    Alla notizia Lazzati reagì scartando subito la dietrologia, e puntando invece il dito contro la cultura del Far West, che a suo giudizio (non esente da eurocentrismo) permeava ancora la società americana. Me ne ricordai nelle settimane successive, quando un editore, benché avessi solo vent'anni, mi ingaggiò per compilare un instant book ante litteram sulla vicenda del presidente americano (cinquant'anni fa capitava anche questo, e capitava perfino che il lavoro intellettuale dei giovani non venisse retribuito in nero).
    Me ne ricordai anche quando un altro assassinio, quello di Moro, interruppe la linearità di un processo politico. Non che non vedessi le trame che si sviluppavano sotto il tavolo: ma capivo che senza un Moretti (o un Oswald) che agiva sopra il tavolo quelle trame non avrebbero avuto ragion d'essere. E capii anche quali sono i limiti di quella azione politica di cui a vent'anni rivendicavo l'autonomia, e che poteva essere annullata da un gesto individuale partorito dalla pancia di una cultura latente: come è quella di un album di famiglia, del Far West o del bolscevismo che sia.
    E ora capisco anche che di quei limiti, paradossalmente, non tiene conto invece l'antipolitica: che imputa ai "politici" ogni colpa – dell'alluvione sarda o del blocco dei mezzi pubblici a Genova – nella convinzione iper-politica che la politica possa cambiare ogni cosa, compresi gli album di famiglia degli abusivi "per necessità" e delle aziende pubbliche dissestate dalle assunzioni clientelari.

 

Senza oneri per lo Stato

Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
 
di Giorgio Morale
 
vivalascuola propone un intervento di Corrado Mauceri che ricostruiscele tappe che portano allo snaturamento della scuola pubblica italiana così come viene delineata dalla Costituzione:
 
 
Il sostegno economico alla scuola privata si accompagna infatti all'impoverimento della scuola statale e procede di pari passo con l'aziendalizzazione della scuola, equiparata a una azienda regolata dalla logica del profitto. Ne è corollario l'aumento dei poteri della dirigenza, a scapito degli organi collegiali e delle forme della partecipazione e della democrazia scolastica.
    Questa storia prosegue con le iniziative della ministra Carrozza, che dopo aver promesso all'inizio del suo mandato una Costituente dell'Istruzione per coinvolgere tutto il mondo della scuola, avrebbe voluto calare dall'alto come collegato alla Legge di Stabilità un provvedimento, al momento rinviato, su alcuni punti fondamentali per la scuola come stato giuridico e salari, e ridurre gli organi collegiali alla sola funzione consultiva.
    Completano la puntata materiali sull'argomento e le notizie della settimana scolastica.