lunedì 8 settembre 2008

DIARIO PARTIGIANO DI RAIMONDO ZANELLA - L'ULTIMO LIBRO DI DIEGO PULLIERO

IL COMANDANTE
di Alfredo Degli Agostini *)
Il libro di Pulliero ripercorre la biografia di un giovane pescatore di Cadoneghe, Raimondo Zanella, nato nel 1914. Dalla narrazione diretta di Zanella escono, con vivezza e semplicità, vicende paesane ed eventi nazionali: la nascita del Partito Comunista, la cospirazione antifascista, la Guerra Partigiana, la Liberazione.

A questi eventi Raimondo Zanella, processato per antifascismo, inviato al confino alle Isole Tremiti, partigiano combattente in Friuli, a Malga Campetto di Recoaro, in provincia di Padova, comandante dell’insurrezione a Cadoneghe, di qui il titolo del libro (era considerato il "Che" della zona), partecipò da protagonista.

La narrazione, condotta sul filo di un’intervista svolta da Pulliero alla fine degli anni Ottanta e corredata da un ricco apparato di fotografie e documenti d’archivio, è avvincente; alla dimensione politica e militare di Raimondo Zanella si accosta il ricordo dell’uomo, affidato alle memorie affettuose dei suoi familiari.

Il libro di Pulliero, un ricercatore che ha al suo attivo una lunga serie di ricerche di storia locale (ricordiamo in particolare "L’ultimo anello" e "Virginio Benetti"), è stato edito dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Cadoneghe, con il sostegno e il contributo dell’Amministrazione Comunale di Cadoneghe e di forze politiche, aziende, cittadini.

Sarà presentato venerdì 5 settembre 2008 alle ore 17.30 in Sala Paladin di Palazzo Moroni (Municipio di Padova) alla presenza dell’autore, con una introduzione del Presidente del Centro Studi Ettore Luccini, prof. Giorgio Roverato e del prof. Giuliano Lenci della Presidenza dell’ANPI di Padova.

*) ANPI - Cadoneghe

TRIESTE: XXIII FESTIVAL DEL CINEMA LATINO AMERICANO

Trieste, 11/19 ottobre 2008 - Cinema Teatro Miela: 5 film in concorso, sezioni tematiche, retrospettive sul regista italo-peruviano Francisco “Pancho” Lombardi e sul messicano Nicolás Echevarría (membri della giuria del Festival) e Premio “Salvador Allende” alla cilena Carmen Castillo. Conferenze stampa di presentazione: 1 e 3 ottobre (a Trieste e Roma)

Si terrà a Trieste, dall’11 al 19 ottobre, il XXIII Festival del Cinema Latino Americano: al Teatro Miela, come ogni anno, verranno presentati oltre 160 tra film e documentari sulla realtà artistica, culturale e sociale dell’America latina. Il Festival, organizzato dall’APCLAI (Associazione per la Promozione della Cultura Latino Americana in Italia), è oggi la più vasta rassegna europea sulla produzione cinematografica, video e televisiva del continente latino.

Nella sezione a Concorso, il Festival proporrà una quindicina di film di recente produzione dell'intero continente, [ tra cui: “El sueño del perro”, di Paulo Pécora (dall’Argentina); “Adagio sostenuto”, di Pompeu Aguiar (Brasile); “Alicia en el país”, di Esteban Larraín, e “Muñeca”, di Sebastián Arrau (entrambi dal Cile); “La noche de los inocentes”, di Arturo Sotto (da Cuba); la produzione spagnola “Amanecer de un sueño”, di Freddy Mas Franqueza; “Polvo nuestro que estás en los cielos”, di Beatriz Flores Silva e János Kovácsi (Uruguay); “El círculo”, di José Pedro Charlo e Aldo Garay (una co-produzione fra Uruguay, Argentina e Cile); e dal Venezuela “Cyrano Fernández” di Alberto Arvelo, e “El enemigo”, di Luis Alberto Lamata ].

Oltre alla sezione a Concorso, al Festival del Cinema Latino Americano di Trieste verranno presentate varie retrospettive; tra queste una sul regista italo-peruviano Francisco “Pancho” Lombardi, già vincitore di vari premi internazionali, che farà parte della giuria del Festival. A Lombardi sarà inoltre assegnato il Premio “Oriundi”, che viene conferito ad autori od opere che hanno valorizzato la memoria dell’emigrazione italiana in America Latina.

Un’altra retrospettiva sarà poi dedicata al grande regista e documentarista messicano Nicolás Echevarría, anch’esso membro della giuria del Festival.

Tra le altre opere che saranno proiettate in ottobre al Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, figureranno film presentati ai maggiori festival europei, coproduzioni europee-latinoamericane, opere sulla presenza ebraica in America latina, produzioni spagnole dedicate alla cultura ispanica, e varie sezioni dedicate ai video, alle scuole di cinema, alla musica latina e alla documentaristica.
Completerà inoltre il Festival una sezione intitolata a Salvador Allende, dedicata ai cineasti che hanno illustrato la condizione e la storia dei popoli latino americani; per questa sezione il Premio “Allende” sarà attribuito alla scrittrice e regista cilena Carmen Castillo.

Parte dei film verranno poi riproposti in rassegne a Roma, Milano, Bologna e in altre città.
Il programma ufficiale del Festival sarà presentato in due conferenze stampa: l’1 ottobre a Trieste, presso il Teatro Miela, e il 3 ottobre a Roma, presso l’IILA (Istituto Italo-Latino Americano).

Altre informazioni sul sito web: www.cinelatinotrieste.org e all’e-mail apclai@yahoo.it

Silone e le carte del regime

Intervento di Soave sul Corriere del 1° settembre
Mauro Canali rimprovera a Dacia Maraini e a Massimo Teodori di non aver parlato del Silone spia nei loro articoli sul grande scrittore (Corriere, 26 agosto). Secondo me, invece, hanno fatto bene, perché è tutt' altro che provato che lo sia stato nei termini da lui sostenuti

di Sergio Soave
Mauro Canali rimprovera a Dacia Maraini e a Massimo Teodori di non aver parlato del Silone spia nei loro articoli sul grande scrittore (Corriere, 26 agosto). Secondo me, invece, hanno fatto bene, perché è tutt' altro che provato che lo sia stato nei termini da lui sostenuti. Silone entrò in contatto con un funzionario di polizia, nel tentativo di alleviare le pene del fratello condannato e poi morto in carcere per un delitto non commesso. Ciò dal ' 28 al ' 30. Gli si chiesero informazioni e le risposte furono poco incisive, tanto che la polizia politica, una volta interrotto il contatto, continuò per tutti gli anni 30 a controllarlo come pericoloso antifascista, scrivendo in più relazioni che, sì, aveva cercato con informazioni «generiche» di «prestarsi come informatore» nel tentativo di «giovare» al fratello, ma di continuare a nutrire un «profondo odio contro il Fascismo» (informative del 1935 e 1937). Ma c' è di più.

Ignazio Silone nel '39, irritato per il contenuto chiaramente antifascista della sua opera, il ministero dell' Interno promosse un' indagine sul suo conto, «allo scopo di poterlo squalificare all' estero, dove pubblica libri di carattere antinazionale e svolge un' attiva, deleteria propaganda contro il Regime». Dall' indagine risultò, tuttavia, che «non sono emersi episodi di vita privata tali da poterlo squalificare all' estero». Questo è il Silone che ci consegnano le carte del regime: un nemico pericoloso, che si vorrebbe, e non si riesce, screditare moralmente, non un confidente della polizia. Se fosse stato una spia (e per dodici anni, come sostiene Canali!) che cosa di più semplice per Mussolini che rivelarne l' identità, per farlo tacere per sempre? A questa semplice domanda non sono state date mai risposte persuasive. Per il semplice motivo che non se ne possono dare. Sicché è giusto tornare al Silone che conosciamo: uomo con le sue debolezze, le sue doppiezze, la sua natura umbratile, complessa e tragica, su cui si potrebbe a lungo disquisire, ma il cui messaggio letterario e politico arriva ancora a noi con una forza immutata. *) Docente di Storia contemporanea Università di Torino

Ma migrare è un reato?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Preoccupazione dei Valdesi per le norme del "pacchetto sicurezza"
Roma (NEV), 3 settembre 2008 - Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste - Torre Pellice (TO), 24-29 agosto - ha dedicato particolare attenzione ai temi sociali quali le politiche migratorie, i diritti civili e la laicità dello Stato.

Con un ordine del giorno approvato a larghissima maggioranza, il Sinodo ha espresso preoccupazione per le norme contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza". Facendo riferimento al testo biblico: "Ero straniero e mi avete accolto... quello che avete fatto a uno di questi ultimi, lo avete fatto a me", i deputati sinodali hanno denunciato l'idea che l'immigrazione clandestina possa diventare reato. "Vogliamo affermare con forza che migrare non è un crimine", si legge nell'ordine del giorno, dove il Sinodo auspica che "il Governo e il Parlamento del nostro Paese, che ha una tradizione di emigrazione non lontana nel tempo, sappiano rispettare i principi di solidarietà e di tutela dei più deboli già sanciti nella nostra Costituzione".

In particolare è stata denunciata l'apertura di nuovi CIE (Centro di identificazione e espulsione), ma anche il prolungamento a 18 mesi del cosiddetto "trattenimento" in questi luoghi "in cui sono sospesi i diritti umani". Denunciati anche "gli ostacoli posti alla regolarizzazione di chi sul territorio già vive e lavora, e le restrizioni al ricongiungimento famigliare che faciliterebbe la piena integrazione degli stranieri presenti in Italia".

"Siamo sconcertati per il clima di discriminazione creatosi nei confronti degli immigrati - ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa il pastore Massimo Aquilante, presidente dell'Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI) -. Siamo però convinti - ha proseguito - che le chiese debbano essere una voce a sostegno dei diritti degli immigrati e costituiscano uno spazio nel quale vivere una vera e profonda integrazione". Aquilante ha inoltre lamentato la mancanza di una legge organica sulla libertà religiosa nel nostro paese: "E' inaccettabile il fatto che certe persone vengano trattate come se non fossero portatrici di diritti sanciti dalla Costituzione e internazionalmente riconosciuti".

"Da anni le nostre comunità vivono esperienze di multiculturalità e multietnicità, situazioni in continuo movimento che, certo, rappresentano una sfida, ma arricchente e soprattutto percorribile - ha affermato la pastora Mirella Manocchio durante la conferenza stampa -. Se è possibile l'integrazione degli immigrati nelle nostre comunità evangeliche italiane, allora lo deve essere anche nella società" - ha aggiunto Manocchio, impegnata in prima linea nell'integrazione di ghanesi evangelici nelle città di Udine e Pordenone.