lunedì 28 giugno 2010

Diario operaio

Il paese dei senza lavoro - Non è il lavoro che svanisce, sono i lavoratori che finiscono fuori gioco. Rinaldo Gianola ci racconta come nel suo reportage nell’Italia della crisi. Una narrazione costruita quasi in presa diretta

di Fabrizio Bonugli

Da molti anni ormai si parla della "fine del lavoro", quasi che il lavoro fosse un concetto astratto che prescinde dalle persone che lo svolgono. In realtà non è il "lavoro" che finisce: sono i lavoratori che vengono messi fuori gioco. In particolar modo in questi mesi, con la crisi mondiale che morde e che ha già cancellato e continua a cancellare – per restare soltanto al nostro paese -- centinaia di migliaia di posti di lavoro. E non soltanto dalle fabbriche, ma anche da aziende del terziario avanzato come l’informatica o le telecomunicazioni. Rinaldo Gianola, giornalista dell’Unità, ha voluto saperne di più sull’Italia della crisi. Si è messo in viaggio ed è andato a vedere coi suoi occhi cosa sta succedendo nel Belpaese. 

    È nato così Diario operaio, un’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia che a ogni tappa gli ha permesso di disegnare la carta geografica di una crisi che colpisce il Sud, ma che non risparmia le ricche aree del Nord. "Un’inchiesta coraggiosa che rompe il silenzio sul dramma sociale del paese", la definisce il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Dal Sulcis a Termini Imerese, da Pomigliano d’Arco a Porto Marghera, dal distretto del divano in Puglia alle acciaierie di Piombino, dall’Emilia Romagna al prospero Nord Est, passando per Arcore e la Brianza, non si fa distinzione: le prime vittime della crisi sono, come al solito, i lavoratori. Cambiano gli scenari e le ambientazioni ma il copione e i protagonisti sono sempre gli stessi: le aziende chiudono, scattano i licenziamenti, la cassa integrazione (per i più "fortunati"); i lavoratori si mobilitano, organizzano presìdi e proteste, salgono sui tetti delle fabbriche e fanno scioperi della fame. Resta saldo, per fortuna, il senso di solidarietà e di unità che permette di lottare insieme. Ma i numeri dei licenziati, dei cassintegrati, dei senza lavoro sono inesorabili: leggerli è come sgranare un drammatico rosario. 

    Ed è seguendo questo filo rosso che si dipana la narrazione di Gianola, costruita quasi in presa diretta con le storie di lavoratori, sindacalisti, imprenditori, amministratori locali. Antonio, 21 anni, è uno degli operai della Vynils -- azienda chimica di Porto Torres che ha deciso di chiudere i battenti – che hanno organizzato una singolare forma di protesta nell’ex carcere dell’Asinara: "Abbiamo paura -- dice --. Senza un lavoro non ce la possiamo fare. Qui la vita è difficile, se perdiamo il posto fuori non c’è nulla, dobbiamo pensare forse ad andarcene. Se la fabbrica non riparte sarà una catastrofe per tutto il territorio". Antonio fotografa la situazione dell’intera Sardegna, una regione in cui "seicento imprese sono in crisi -- dice Enzo Costa, segretario regionale Cgil --, 150mila sono i disoccupati e più di trecentomila persone vivono sotto la soglia della povertà". E da dove i giovani scappano. Scappare, sì, ma per andare dove? Una volta dal meridione si emigrava verso il ricco Nord, ma oggi? "Ho pensato di trasferirmi al Nord -- confessa Francesco, 43 anni, da venti operaio alla Fiat di Pomigliano d’Arco -- ma non è più il momento: ormai stanno tornando indietro anche quelli che se ne erano andati. I miei amici che erano saliti al Nord hanno perso il lavoro. Senza occupazione non ce la fanno a vivere e tornano a casa, sconfitti anche loro". 

    Già, perché anche al Nord le aziende hanno il fiato corto. E licenziano. A Parma, Faenza, Brescia, Bergamo, Belluno, Porto Marghera. E ad Arcore, a pochi passi dalla villa del premier. Che però pare non accorgersi di quanto sta accadendo. “Siamo in crisi, poche balle -- taglia corto Luca, delegato sindacale della Knorr Bremse --. La gente perde il lavoro anche qui ad Arcore. Berlusconi dovrebbe saperlo, anche se fa finta di niente”. Nella zona sono tante le aziende in crisi: Candy, Beta, Valli&Valli, Nokia, Rhodia, Morse Tec, Peg Perego, Dalmine Tenaris, Yamaha. Ma cavaliere è convinto che la crisi sia passata, o meglio non sia mai iniziata... Di fronte a questa situazione, che mina il tessuto sociale di un paese, la politica è in affanno. Distratta da questioni di pura autoreferenzialità, si dimostra incapace di mettere in campo un progetto organico per affrontare la questione perché mal disposta a porre il lavoro in cima alla lista delle sue priorità. E nelle crepe del sistema si infila l’illegalità. In questo marasma, sembra resistere soltanto il lavoro sommerso. Non soltanto al Sud. Massimo, quarant’anni, ha perso il posto alla Sif di Brindisi: "Fuori non c’è niente, nessuna azienda ti prende a lavorare. Le sole occasioni sono nel lavoro nero". Ma si può costruire un progetto di vita contando su un lavoro illegale e al nero? Intanto la crisi continua. I governi hanno salvato le banche e la grande finanza.Ma a pagare restano i lavoratori. Quanto potrà andare avanti? Il rischio è che questi vedano svanire pure l’ultima speranza: quella di ritrovare un posto di lavoro. È chiedere troppo, chiedere un lavoro per vivere in modo dignitoso? 

Rinaldo Gianola
Diario operaio,
Roma, Ediesse, 2010

pp. 168, euro 10,00    

martedì 22 giugno 2010

Il compagno Nenni e io redattore ragazzino de "La Squilla"

IL SOCIALISTA 

Avevamo lavorato l’intera notte 

Napoli, 2 settembre 1944: il compagno Nenni e io redattore ragazzino de "La Squilla"
di Giuseppe Ariola

Avevamo lavorato l’intera notte, nella Tipografia Barca, per tirare in rosso la testata dell’ “Avanti”. L’energia elettrica, come allora era normale, era mancata e per quattro ore avevamo a turno girato a mano, a lume di candela la grande ruota di ghisa che azionava la pesante stampatrice.

    La testata in rosso delle grandi occasioni: il giorno dopo, il 2 settembre nel salone delle adunanze della Società Operaia in via Egiziaca a Pizzofalcone, si sarebbe tenuto il primo Consiglio Nazionale del Partito Socialista di Unità Proletaria dopo la liberazione di Roma.

    Nel meridione presidiato dalle truppe alleate, le ferrovie erano di fatto inesistenti, le strade dissestate erano percorse dalle colonne militari anglo-americane. A Napoli regnava il colonnello Charlie Poletti.

    Uno alla volta giungevano nella nostra città, con mezzi di fortuna i leggendari capi delle lotte contadine e socialiste del meridione. I fondatori delle leghe, gli animatori delle battaglie contro Giolitti prima e della resistenza al fascismo poi.
Giunsero Pietro e Attilio Mancini da Cosenza, Fioritto da Foggia, Dino Napoli da Melfi, Luigi Cacciatore da Salerno. Da Bari giunsero Gino Barsanti (vecchio socialista marchigiano trasferitosi a Bari durante il fascismo) e Laricchiuta con un giovanissimo Rino Formica, da Campobasso Attilio Rossi, da Potenza Tommasino Pedio e tanti, tanti altri.

    A fare gli onori di casa erano impegnati il Segretario della Federazione Scipione Rossi e il patriarca del socialismo napoletano Giovanni Lombardi, ex deputato e cognato di Ettore Cicciotti.

    Da pochi giorni maggiorenne, ero l’unico redattore fisso, tuttofare e gratuito dell’ “Avanti” settimanale diretto da Nino Gaeta ed insieme alla turatiana Rossellina Balbi dirigevo “La Squilla” organo barricadiero e trotzkysteggiante della Federazione Giovanile Socialista.

    I due giornali si stampavano composti a mano nella tipografia dei compagni Mario, Elio ed Aldo Barca, che ancora si trovava in un seminterrato del grande cortile dell’ex Lanificio, a lato della chiesa di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana.
Avevo impaginato le otto pagine dell’ “Avanti” ed Aldo stava sistemando il piombo sul fondo della macchina, in apertura di prima in neretto bodoni corpo 9 un messaggio di Nenni, che Oreste Lizzadri  aveva portato la sera prima da Roma.
Elio e Mario chini sulle casse di caratteri mobili, aiutati da Saturnino, (un anziano tipografo con la mano sinistra deformata dall’avvelenamento da piombo) stavano componendo “La Squilla”, che la FGS voleva stampata per la sera.

    Seduto allo scrittoio nero d’inchiostro (sovrastato da un grande ritratto di Lorenzo Barca, defunto capo della Lega dei Tipografi socialisti e padre dei tre fratelli, correggevo le bozze di un mio infuocato articolo di fondo ferocemente polemico col Togliatti della svolta di Salerno, col Papa del Concordato, e nel quale, in nome della rivoluzione e della giustizia proletaria, si chiedevano le teste di Badoglio, Vittorio Emanuele ed Umberto di Savoia, complici di Mussolini.

    Un gruppo di persone discese i quattro gradini che portano dal cortile alla tipografia. Erano Oreste Lizzadri, Lelio Porzio, Luigi Renato Sansone, Nino Gaeta ed un uomo magro, insaccato in uno sgualcito vestito marrone che gli ricadeva sulle spalle, collo della camicia slacciato, rotonde e spesse lenti da miope, un basco nero a proteggere la calvizie dal cocente sole napoletano.

    Era Pietro Nenni, il leggendario leader socialista dell’Aventino, dell’esilio, della guerra di Spagna, del carcere, del confino di Ponza, della Resistenza a Roma dopo l’8 settembre 1943. Direttore dell’“Avanti” dal 1923, appena giunto a Napoli aveva voluto vedere dove si stampava, qui, quello che era comunque il suo giornale.

    Sansone ce lo presentò urlandone il nome, con le braccia allargate nel gesto che gli era abituale. Ci emozionammo tutti; Aldo Barca andò subito a chiamare mamma Barca, vecchia ed ardente compagna, professoressa alla quale la fede socialista aveva precluso l’accesso a scuola.
Mamma Barca arrivò ansimante in tipografia ed abbracciò e baciò a lungo, singhiozzando forte il compagno Pietro sorridente e commosso.
Nenni volle vedere le bozze dell’ “Avanti”, si complimentò con me per l’impaginatura, rafforzò un titolo, chiedendomi della Federazione Giovanile Socialista, di cui ero segretario per l’Italia liberata.
La sua cordialità mi fece ardito e gli chiesi di scrivermi subito un pezzo per “La Squilla”. Raggrinzì un attimo le rughe della fronte, fissando dal finestrone la ciminiera annerita ed in disuso del Lanificio, si tolse la giacca, rialzò con la mano destra, che già teneva la penna, gli occhiali sulla fronte mentre sedeva al vecchio scrittoio e su una striscia di carte di bozza, senza una correzione scrisse di Fernando De Rosa. Un giovane socialista, esule in Francia ed in Belgio, che aveva attentato a Bruxelles alla vita di Umberto di Savoia e aveva concluso la sua vita breve ed esaltante morendo da eroe in Spagna, combattendo con le Brigate contro il fascismo.

    Nenni, in brevi periodi essenziali lo indicava a noi, giovani socialisti, come esempio di militanza, di fede, di coerenza politica perseguita sino al sacrificio.

    Volle poi leggere il fondo che avevo scritto per “La Squilla”.
    Lo lesse attentamente, un po’ perplesso, mentre io attendevo ansioso e trepidante il giudizio di uno dei più grandi giornalisti politici del secolo.

    Depose le bozze umide, ricalò gli occhiali sul naso, indossò lentamente la giacca, mi guardò un attimo perplesso; poi, mollandomi una pacca sulla spalla ed illuminando il viso ad un ampio e divertito sorriso, allungando le vocali nel suo accento romagnolo, mi desse “Ma sì, compagno. Un buon articolo, va bene”.

    Poi, rivolto agl’altri “Perdìo! Se non si è giacobini a vent’anni, si finisce codini e clericali a quaranta”.
    Il titolo di questo articolo è “Il giorno in cui conobbi Pietro Nenni” fu scritto in suo onore all’indomani della suo morte, da un anziano giovane socialista che mi insegnò tantissimo.
Che il suo esempio resti sempre vivo nei nostri cuori, anche nei più giovani, e che la sua passione politica ci sia da monito e da stimolo.    

lunedì 14 giugno 2010

LA SCIENZA DELLA LOGICA E I SUOI CRITICI

FILOSOFIIA


Palazzo Serra di Cassano
Napoli - Via Monte di Dio, 14
http://www.iisf.it

Martedì 15 giugno 2010, ore 17.00

GIUSEPPE CANTILLO
STEFANIA ACHELLA
ANNA DONISE

presenteranno il libro di FABIO VANDER

La scienza della logica e i suoi critici (Mimesis)

Sarà presente l’autore         

martedì 8 giugno 2010

Il potere e la laicità, Le proteste degli italiani all'estero, ROMANZO GARIBALDI

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO

Le proteste degli
italiani all'estero

IL SEGRETARIO GENERALE DEL CGIE ELIO CAROZZA: "DA FRANCOFORTE LA RISPOSTA UNITARIA DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO: RIAPRIRE IL CANTIERE ITALIA".
"Erano numerosissimi sabato a Francoforte  gli italiani!  Giunti in treno, in macchina, in pullman, in aereo da molti Paesi d'Europa ed anche dall'Africa. Centinaia e centinaia e tutti fortemente motivati nel rivendicare la propria italianita' . Poco meno di un migliaio e fra questi tanti, tantissimi, giovani che si sono organizzati autonomamente per manifestare insieme ai rappresentanti del CGIE, di tutti i Comitati degli italiani all'estero in Germania e di molti altri Comites in Europa ed in Nord Africa, per dire basta alla politica di smantellamento dei loro diritti. Per dimostrare al Governo ed alle istituzioni italiane la ritrovata unità degli italiani all'estero, al di fuori ed al di là delle sigle e degli schieramenti politici. L'orgoglio di esserlo in questo difficile momento  e la ferma volontà di proseguire solidalmente uniti."  Una partecipazione dai grandi numeri, di cui anche i giornali tedeschi hanno a piu' riprese parlato" afferma il Segretario Generale del CGIE, Elio Carozza, descrivendo i termini di quella che è stata la più importante manifestazione di piazza degli italiani nel mondo.
    Anticipando le ovvie, quanto facili critiche sulle richieste avanzate a Francoforte, Carozza sottolinea "Che l'Italia stia attraversando un periodo complesso e difficile non e' un dato di fatto di cui le comunita' italiane all'estero ignorino la portata.  Tutt'altro !  In Germania, come in Spagna, in Grecia come in Algeria, in Francia come in Argentina la preoccupazione e l'angustia per il Paese del quale sono, e si sentono  a pieno titolo, parte  integrante,  è forte, fortissima. Lo testimoniano i dibattiti e gli incontri di quella parte delle collettività italiane all'estero più informate, maggiormente attente sul piano politico e sociale, ma un'eco delle vicende di contenimento dei bilanci regionali, riverbero delle decisioni finanziarie nazionali, è presente anche nei discorsi dei circoli come nelle scuole, nei corridoi  delle università come  nelle fabbriche o negli uffici finanziari  dove sono presenti gli italiani."
    "La crisi, d'altra parte, ricorda Carozza, ha colpito le comunità italiane all'estero  in anticipo rispetto ai tagli che stanno  inesorabilmente frustrando buona parte del nostro Paese. Le ultime due finanziarie hanno ridotto all'osso i capitoli di spesa delle politiche di settore. Ed i sussulti riformatori, politici oltre che economici, potrebbero aggredire in modo dirompente quel "sistema" faticosamente costruito  negli anni da uomini politici di destra e di sinistra. "   
    "Vorrei essere chiaro" aggiunge il Segretario Generale del CGIE  "Gli italiani all'estero, a fronte delle affermazioni del premier circa il rinvio delle riforme a tempi migliori, si domandano quale sia il criterio che presiede a esse".
 
 
 
RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO
MILLE GARIBALDINI
E UN ROMANZO 

Sottotitolo

A.N.P.I.  e  F.I.A.P.
(Associazioni provinciali di Roma)
promuovono la presentazione del libro:

IL ROMANZO
DEI MILLE

di Claudio Fracassi
Mursia editore

Casa della Memoria e della Storia
Via San Francesco di Sales, 5 – Roma
Venerdi 4 giugno 2010 – ore 18

Ne discutono con l'Autore:
Walter Veltroni e Lucio Villari


Porteranno il loro saluto

Annita Garibaldi



Vittorio Cimiotta, presidente FIAP (Fed. italiana Associazioni Partigiane) Roma 

Massimo Rendina, presidente ANPI  (Ass. Nazionale Partigiani d'Italia) Roma


Presiede e coordina Paolo Masini

 

RICEVIAMO E VOLENTIERI SEGNALIAMO
Il potere e la laicità

A Torino presentazione del libro di Gustavo Zagrebelsky "Scambiarsi la veste"

La Presentazione del libro "Scambiarsi la veste. Stato e Chiesa al governo dell'uomo" (Laterza) di Gustavo Zagrebelsky, che si terrà martedì 8 giugno 2010 alle ore 18, presso la Sala Grande del Circolo dei Lettori, via Bogino 9, Torino.

Organizzata dalla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni - sito:
www.torinolaica.it 

Presiede e introduce:
TULLIO MONTI - Coordinatore della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni


Partecipano:

GUSTAVO ZAGREBELSKY - giurista, autore del libro
LUCA SAVARINO - responsabile Commissione Bioetica della Tavola Valdese
VITO MANCUSO - teologo cattolico



La Chiesa tenta nuovamente
di farsi religione di Stato

All'apparenza, un'analisi, dotta e pacata, sui rapporti tra Stato e Chiesa, soprattutto negli ultimi due secoli. In realtà, un grido d'allarme, preoccupato e appassionato, sui rischi, per la civile convivenza tra laici e cattolici, del fondamentale spostamento operato da Benedetto XVI nel magistero ecclesiale: dal binomio «verità-fede» alla coincidenza «verità-ragione».
    Questo «travestimento» del più recente libro di Gustavo Zagrebelsky potrebbe freudianamente scoprire il motivo che ha spinto l'autore a intitolare il volume prendendo a prestito una immagine di Thomas Mann.
    Il grande romanziere tedesco scriveva che religione e politica si sono abituate, lungo i secoli, a «scambiarsi la veste», combattendosi o alleandosi, per indossare l'una i panni dell'altra.
    Il costituzionalista torinese mette subito in luce perché tra la Chiesa cattolica e lo Stato, almeno quello laico e democratico, il contrasto sia, in linea di principio, insuperabile. La pretesa universalistica di questa religione propone inevitabilmente la sua dottrina morale a tutti gli uomini, non solo ai fedeli. Ecco perché la Chiesa cattolica non si può rassegnare a vivere in uno Stato pluralista, garante della libera convivenza di tutte le fedi. Il contesto relativista, contrassegno identitario della democrazia liberale, dovrebbe implicare, infatti, la sua rinuncia alla predicazione di una verità assoluta.
    Di fronte a questa antinomia teorica, la Chiesa ha cercato, dalla metà dell'Ottocento, una strada che riconoscesse, nei fatti, il pluralismo, ma che non la costringesse a rinnegare quella pretesa di universalità del suo messaggio.
    Zagrebelsky individua tre tappe fondamentali di questo tentativo: la prima corrisponde all'offerta della religione cattolica nella veste di «dottrina sociale». La svolta compiuta da Leone XIII, nell'ultimo periodo del XIX secolo, soprattutto con l'enciclica Rerum novarum. La seconda, con il Concilio vaticano del 1962-1965, punta a una concezione religiosa fondata sulla difesa della dignità dell'esistenza umana. La terza, quella individuata dall'attuale pontefice, declina la predicazione cattolica come religione civile, àncora di salvezza delle democrazie in autodecomposizione.
    È proprio su quest'ultima «veste», per richiamare il titolo del libro, che si appuntano le preoccupazioni dell'autore. Se la verità proclamata dal messaggio cattolico non si fonda sulla fede, ma sulla ragione, patrimonio di tutti gli uomini, credenti e non credenti, non sono più ammessi limiti, contraddizioni, eccezioni all'adesione universale nei confronti di questa religione e dei suoi precetti. «Il rapporto col mondo di una simile autorappresentazione della Chiesa – scrive Zagrebelsky – difficilmente può concepirsi in termini amichevoli: si tratta di essere conquistati o di conquistare... è la riproposizione, in forma intellettualistica, del tradizionale principio: extra Ecclesiam nulla salus, con tutta la sua portata d'intolleranza e la naturale tendenza della religione a farsi religione di Stato».
    Possono sembrare timori eccessivi quelli di Zagrebelsky, in un clima di consolidata secolarizzazione. Ma l'ex presidente della Corte Costituzionale ravvisa proprio nell'indifferenza, impronta tipica delle nostre democrazie liberali, «la condizione in cui tutto può avvenire e anche i progetti più arrischiati possono avere chances di successo, se non perché suscitano adesione, almeno perché non suscitano reazioni».
    L'intenzione profonda del costituzionalista, con queste parole, è «svelata»: lanciare una scossa perché il mondo laico avverta il rischio di una rottura di quell'armistizio tra Chiesa e Stato indispensabile perché un conflitto, teoricamente ineliminabile, trovi la possibilità di una collaborazione, nel segno della saggezza intellettuale e della compassione umana. Si tratta di un appello alla «ragione pubblica», come la chiama Zagrebelsky, quello spazio democratico che non confini la religione nel campo delle convinzioni da esprimere solo in privato. Ma, pur ammettendola nella fondazione della società civile, neghi a qualsiasi concezione particolare la pretesa di possedere una verità assoluta, tale da imporla a tutti.
Recensione di Luigi La Spina apparsa su tuttoLibri del 15.5.2010


Gustavo Zagrebelsky ospite di Corrado Augias a Le Storie - Diario Italiano, guarda il video  
 
 
 
 
 

venerdì 4 giugno 2010

Donare ai poveri, IN BREVE

 
DA "ITALIALAICA" RICEVIAMO
E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO

DONARE AI
POVERI . . .

Dalle canonizzazioni dei nuovi santi e beati alle elezioni del Pontefice, dalla festa per il centenario della nascita di San Giuseppe da Copertino, all'incontro nazionale di azione cattolica...

     ALCUNE MANIFESTAZIONI
      PRETTAMENTE RELIGIOSE
      FINANZIATE COME GRANDI EVENTI
      CON I FONDI DELLA PROTEZIONE CIVILE

  • 3/05/2002 Canonizzazione di Padre Pio da Pietrelcina;
  • 30/08/2002 Palermo, incontro internazionale per la pace;
  • 12/08/2002 Canonizzazione beato Josemaria Escrivà;
  • 1/10/2003 Beatificazione Madre Teresa di Calcutta;
  • 7/05/2004 IV centenario della nascita di San Giuseppe da Copertino;
  • 14/05/2004 Incontro nazionale azione cattolica;
  • 5/04/2005 Esequie di papa Giovanni Paolo II;
  • 5/04/2005 Elezioni del pontefice;
  • 24/03/2005 Bari, XXIV Congresso Eucaristico Nazionale;
  • 5/08/2005 Colonia, XX Giornata mondiale della gioventù;
  • 14/06/2007 Visita nel comune di Assisi di papa Benedetto XVI;
  • 23/10/2007 Napoli, incontro internazionale per la pace;
  • 1/02/2007 Loreto, Pellegrinaggio-incontro dei giovami italiani;
  • 1/04/2008 Visita di Benedetto XVI a Savona e Genova;
  • 27/03/2008 Visita di Benedetto XVI a Brindisi;
  • 5/09/2008 Visita di Benedetto XVI a Cagliari;
  • 24/04/2008 Esposizione spoglie mortali di San Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo;
  • 16/07/2008 Anno giubilare paolino;
  • 2008 Congresso europeo delle famiglie numerose;
  • 4/04/2008 Congresso eucaristico nazionale, nella diocesi di Ancona-Osimo (Si svolgerà nel settembre 2011).
 
 
 
 
IN BREVE
a cura di rassegna.it 


Allarme Confindustria
"700 mila posti persi" 

Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia lancia l'allarme. Il bilancio della crisi è "pesantissimo", rispetto ai picchi del primo trimestre 2008 "abbiamo perso quasi sette punti di Pil e oltre 700mila posti di lavoro. Il ricorso alla cassa integrazione guadagni è aumentato di sei volte", ha detto dal palco dell'assemblea annuale degli industriali 2010. Ma c'è di più. Per quanto riguarda l'industria "sono stati bruciati 100 trimestri". "La produzione industriale è infatti crollata del 25%, tornando ai livelli di fine 1985". La presidente lo ha detto dal palco dell'assemblea 2010 della confederazione, che quest'anno compie cento anni. I tagli della manovra vanno bene, ma sono solo l'inizio. Ora urgono riforma fiscale e maggiore flessibilità. Ai sindacati: "Assise entro l'estate, lavoriamo insieme".


Retribuzioni
Istat; ad aprile +2,4% anno, +0,3% mese 

Le retribuzioni contrattuali orarie ad aprile sono aumentate del 2,4% rispetto ad aprile 2009 e dello 0,3% rispetto al mese di marzo. Lo comunica l'Istat. Nel periodo gennaio-aprile 2010, in confronto al corrispondente periodo dell'anno precedente, l'incremento è invece, del 2,3 per cento. 



Manovra
Giallo sulla soppressione delle Province 

È ancora giallo sulla decisione del Governo che riguarda l'abolizione delle Province. "Nessuna norma è prevista nella manovra" ha detto il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione. Nella manovra sono contenuti anche rincari per il pedaggio autostradale: per quelle in gestione diretta dell'Anas e per quelle collegate con raccordi autostradali gestiti dalla società.  



Incidenti lavoro
Udine, Cuneo e Teramo: tre vittime 

Un agricoltore di 22 anni di origini romene, Andrea Kasem è morto folgorato questa mattina in un incidente sul lavoro verificatosi a Sant'Egidio alla Vibrata, in provincia di Teramo. A Udine un 24enne muore colpito da un tronco. A Cuneo un operaio ha perso la vita travolto da camion in manovra.  



Vertenze
Vinyls: tutto da rifare, la Ramco si ritira 

Si ricomincia da capo: la multinazionale araba ufficializza il dietrofront con una lettera al ministero dello Sviluppo economico. Il dicastero starebbe lavorando a un piano b. Delusione sull'isola dei cassintegrati. Il sindaco: "Sono sconcertato". Morselli (Filctem Cgil): "Il governo faccia chiarezza una volta per tutte". 



Diritti umani
Amnesty: la legge è uguale per tutti 

Il Rapporto annuale: nel mondo importanti passi avanti, ma restano condanne a morte in 58 paesi e torture in 111. Critiche a Usa, Russia, Cina. Israele impedisce la giustizia a Gaza. "Molti accertano le responsabilità solo quando conviene politicamente". In Italia un anno di diritti violati. 



Spagna
La manovra Zapatero
passa in Parlamento 

La manovra bis da 15 miliardi è stata approvata con 169 sì e 168 no. Il premier è isolato, e annulla il viaggio in Brasile. Ridotti gli stipendi agli statali e congelate le pensioni. Il 2 giugno lo sciopero del settore pubblico. Francia in piazza per le pensioni 



Cina
Foxconn, non si fermano
i suicidi nella fabbrica iPad 

Dieci morti dall'inizio dell'anno alla Foxconn, sussidiaria di Apple, Dell e Nokia, che fa firmare ai suoi dipendenti una lettera in cui si impegnano a non suicidarsi. Nella città-fabbrica lavorano, vivono e dormono 300 mila persone