mercoledì 26 maggio 2010

DA U' CUNTU, LA 'RESISTENZA CON LE STELLETTE, E chiunque scandalizzerà uno di questi piccoli...,Figure del socialismo italiano

DA U' CUNTU

 

E' passato?

Questa è l'Italia che avete, miei nobili concittadini.

di Riccardo Orioles

Non ho ancora capito se l'accettiate per ignoranza, o perché proprio vi piace così. Nel primo caso (io debbo credere al primo caso, perché sono italiano), il nostro mestiere è di informarvi e qui, come in altri luoghi – per lo più eterei – facciamo il nostro lavoro. I vostri ladri ci cercano fin qui nell'internet, per metterci il bavaglio addosso e mantenervi ignoranti (o felici).

    "A signora donna Lionora / che cantava 'ncoppa o teatro / mo' abballa in mezzo o' mercato", dissero di una nostra collega che alla fine riuscirono a  imbavagliare (e a impiccare nella piazza del mercato), molti anni fa. I Borboni, la plebe, l'Europa lontanissima, i Bossi e i La Russa di allora. Quanto tempo è passato, amici miei. E' passato?

http://www.ucuntu.org/
 
 
 
 

 

RICEVIAMO E VOLENTIERI SEGNALIAMO

 

LA 'RESISTENZA

CON LE STELLETTE'

 

Convegno all'Università Roma III

Martedì 25 maggio, ore 10-13

Sala del Consiglio del Dipartimento di Studi Storici Geografici Antropologici - via Ostiense 234, Roma

L'incontro La 'Resistenza con le stellette' sarà l'occasione per presentare i volumi 'Soldati' di Carlo Vallauri e 'La Resistenza Tricolore' di Arrigo Petacco e Giancarlo Mazzuca. L'appuntamento è promosso da: Università Roma Tre, Facoltà di Lettere e Filosofia, Storia dei movimenti e dei partiti politici, ANCFARGL-Associazione Nazionale Combattenti Forze Armate Regolari Guerra di Liberazione, Sezione di Roma Salvo D'Acquisto.

Programma

Coordina:

Marco Lodi, Presidente ANCFARGL Roma

Intervengono:

Prof. Carlo Vallauri, Storia dei movimenti e dei partiti politici, Università di Siena 

Prof. Agostino Bistarelli, Storia contemporanea, Sapienza Università di Roma

Prof. Giuseppe Barbalace, Storia dei movimenti e dei partiti politici (Università Roma Tre

Gen. Federico Marzollo, Presidente associazione Reduci LImo bersaglieri AUC Monte Lungo 1943

Mario Bianchi, Gruppo di combattimento Friuli ANCFARGL

Per informazioni:

Marco Lodi, lodi@uniroma3.it
 
 
 
 

DOSSIER - "NOI SIAMO CHIESA"

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO

 

E chiunque scandalizzerà
uno di questi piccoli...

 

Sullo scandalo pedofilia una proposta di "Noi Siamo Chiesa" per la situazione italiana - (3/3)

7. L'intervento di Hans Küng

La questione delle responsabilità della struttura centrale della Chiesa si impone esaminando i fatti e quanto si sa (ed è sufficiente) sul suo funzionamento. Küng ha posto il problema per primo nella parte finale del suo recente articolo (su "Repubblica" del 18 marzo e poi alla radio svizzera) chiamando in causa le responsabilità personali di Joseph Ratzinger. Ci sono fatti incontrovertibili. I comportamenti, quasi sempre omogenei, dei vescovi nel mondo di fronte a questo problema indicano che c'è, o c'era, una cultura comune e una struttura conseguente; e abbiamo detto  delle norme canoniche esistenti. Come può infatti chiamarsi fuori chi, da tutto il mondo, ha avuto sul proprio tavolo – è da presumere – per oltre vent'anni le segnalazioni dei casi di pedofilia del clero?

  La lettera di Benedetto XVI ai cattolici d'Irlanda è severa con la Chiesa locale (senza peraltro decidere provvedimenti concreti) ma nulla riconosce delle responsabilità specifiche della Santa Sede. Eppure, ad esempio, esse emergono con chiarezza, nel caso

irlandese, dal rapporto Murphy; prima la CDF nel settembre del 2006 e poi il Nunzio in Irlanda nel febbraio 2007, si rifiutarono di rispondere alle richieste di collaborare alle indagini. Altre vicende vengono alla luce come quella relativa ad un caso nella diocesi di Milwaukee, sollevato con  grande evidenza dal   New York Times (anche in questo caso la risposta di padre Lombardi alle accuse appare sulla difensiva e di tipo giustificatorio).

Il mea culpa richiesto da Küng è atteso ormai da tanti, a partire dalle vittime (quelle irlandesi, peraltro, si sono dichiarate insoddisfatte della Lettera del 19 marzo).Infatti, il sistema della trattazione dei delitti, accentrato nei vescovi e nelle Curie e poi nella CDF, deve essere deplorato e censurato con forza sia dal punto di vista della morale cattolica e laica che da quello del corretto rapporto con le vittime. Non voler riconoscere la realtà e le responsabilità ultime per un malinteso rispetto del pontificato ci sembra un grave errore alla luce della credibilità dell'annuncio della Parola.

E' nostro dovere di membri di questa nostra Chiesa pretendere che tutto il sistema – nel modo di affrontare tale questione – sia smantellato, che il papa riconosca la realtà dei fatti, chieda perdono e si inizi un percorso di purificazione e di conversione che coinvolga tutti i responsabili diretti delle tristi vicende e poi tutti i credenti perché lo Spirito aiuti la Chiesa cattolica in questo passaggio difficile. Un percorso che inevitabilmente comporta che ogni singolo vescovo, ovunque eserciti il suo ministero, se oggettivamente responsabile di aver sacrificato le vittime per salvare la pretesa onorabilità della Chiesa romana, affronti il problema – personale e strutturale – della opportunità, o forse della necessità, delle sue dimissioni.

8. La situazione in Italia e la Conferenza episcopale

In Italia l'estensione del fenomeno degli abusi sessuali sembra per ora contenuto, almeno se raffrontato con quanto sta succedendo in NordEuropa e negli USA. Trattandosi per sua natura di un fenomeno clandestino e trattato, in generale, nel segreto, è difficile capire se nel nostro paese esso sia effettivamente di minori dimensioni. È possibile che esso sia   emerso in misura modesta, forse anche per una maggiore pressione sulle vittime per ottenerne il silenzio. Comunque, sull'onda della situazione d'oltralpe, sono ormai tanti  i fatti documentati di pedofilia che hanno avuto come protagonisti preti o religiosi (4), mentre le vittime si stanno organizzando. Gli episodi emersi fino ad ora sono stati gestiti in modo simile a quanto avvenuto negli altri paesi.

Ciò premesso, veniamo al primo intervento pubblico, e relativamente dettagliato, dei vertici della Conferenza episcopale italiana sulla questione della pedofilia del clero. Aprendo, il 22 marzo, la sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente della CEI, il card. Angelo Bagnasco aveva toccato anche questo problema; l'assemblea ne ha poi discusso, giungendo alle conclusioni espresse nel comunicato finale dei lavori diffuso il 30 marzo: i vescovi plaudono all'"atteggiamento fermo e illuminato di Benedetto XVI", esprimendogli piena solidarietà; confermano il valore del celibato obbligatorio; esprimono fiducia nei tanti sacerdoti che adempiono con impegno evangelico al proprio ministero. Precisano, poi: "Il rigore e la trasparenza nell'applicazione delle norme processuali e penali canoniche [contro il reato di pedofilia del clero] sono la strada maestra nella ricerca della verità e non si oppongono, ma anzi convergono, con una leale collaborazione con le autorità dello Stato, a cui compete accertare la consistenza dei fatti denunciati". 

Ci sembra importante l'enunciato impegno a collaborare con le autorità dello Stato, anche se non è esplicito l'invito ai vescovi ad indirizzare alla magistratura   le vittime delle violenze sessuali del clero e ci si richiama ancora al processo canonico come "strada maestra". Tuttavia – ci sembra – i vertici della CEI, forse sorpresi e angosciati dagli avvenimenti in corso, e incerti tra autogiustificazioni e autoassoluzioni, denunce di "complotti" contro il papato e il timore di aprire nella Chiesa cattolica italiana un dibattito dagli esiti incerti per l'establishment ecclesiastico, non prospettano, almeno per ora, nessuna iniziativa concreta e immediatamente fattibile. Non vorremmo che, passata la bufera, tutto continuasse come prima.

9. Una proposta per l'immediato futuro

Non si può stare fermi e dire solo belle parole che vorrebbero essere rassicuranti. In assenza di altri, proviamo ad assumerci la responsabilità di fare una proposta concreta, sperando che sia presa in considerazione. Noi proponiamo che, da subito, le autorità della Chiesa cattolica italiana decidano l'istituzione di strutture indipendenti per occuparsi dei casi di pedofilia che riguardano il clero, i religiosi e tutti i soggetti interni alle strutture che, in vario modo, fanno parte della nostra Chiesa.  Si potrebbe istituire in ogni Conferenza episcopale regionale un "Collegio per l'ascolto e la trasparenza", composto, per esempio, di tre membri, che abbia come proprie caratteristiche fondamentali quello di essere indipendente da ogni autorità ecclesiastica o di altro tipo, di agire con riservatezza e con criteri garantisti, di ricevere le lagnanze e/o le segnalazioni di qualsiasi tipo relativi a questioni che riguardino casi di pedofilia avvenuti in ambito ecclesiastico.

Questo Collegio dovrebbe avere il compito di analizzare le situazioni ad esso sottoposte e, se del caso, deferire i fatti alla magistratura, avvisando l'autorità ecclesiastica. Contemporaneamente il Collegio dovrebbe potersi rivolgere a servizi sociali, educativi e sanitari, ai quali sottoporre situazioni che ne possano richiedere l'intervento; e dovrà pure occuparsi del problema del risarcimento, morale e materiale, nei confronti delle vittime. Questo "luogo" dovrebbe essere fatto conoscere nelle parrocchie e in ogni altra sede frequentata da credenti,  attraverso i mass media del mondo cattolico, essere facilmente accessibile (sede, web, posta elettronica, numero verde…) e dotato di strumenti minimi, anche di tipo economico, per operare. Salvo modifiche in futuro, allo stato attuale e per procedere speditamente, non vediamo altre possibilità che sia la stessa autorità ecclesiastica a scegliere chi ne possa fare parte, dopo consultazioni non formali con gli organi esistenti di partecipazione (Consigli pastorali).

Ci permettiamo di indicare dei criteri per la sua composizione: persone senza alcuna responsabilità attuale nella Chiesa e che provengano possibilmente dalla magistratura. Soprattutto, questi Collegi dovranno prevedere obbligatoriamente al proprio interno la presenza femminile. La qualità delle persone scelte sarà testimonianza della reale volontà delle autorità ecclesiastiche di fare sul serio.

Sono proposte che ci permettiamo di sottoporre alla discussione nella nostra Chiesa – in altre Chiese cattoliche locali in questi giorni si è già andati in questa direzione (5) – ci sembrano ragionevoli, facilmente attuabili e tali, soprattutto, da dare credibilità alle persone che chiedono fiducia, e che, in questo modo, possono essere garantite da strutture indipendenti.

Dossier di Noi siamo Chiesa

3/3 - Fine

Roma, 31 marzo 2010

 

 

 

RICEVIAMO E VOLENTIERI SEGNALIAMO

Figure del

socialismo

italiano

 

E' in libreria Figure del socialismo italiano, di Bruno Becchi.

Bruno Becchi, membro del Comitato direttivo del Centro di Studi Storici "Carlo Francovich" e del Consiglio direttivo dell'Istituto Socialista di Studi Storici, lo studioso fiorentino ha al suo attivo una gamma piuttosto vasta di interessi di ricerca ed un significativo numero di pubblicazioni. Si è occupato di storiografia e ricerche bibliografiche ed ha fatto studi e pubblicazioni sulla storia del socialismo e del

Partito d'azione, sulla classe dirigente italiana dal fascismo ai nostri giorni, su don Lorenzo Milani e la scuola di Barbiana. Ha pubblicato articoli e saggi su riviste specialistiche quali "Rivista storica italiana", "Rassegna Storica del Risorgimento", "Argomenti storici", "Dimensioni e problemi della ricerca storica", "Testimonianze". Fra i titoli dei suoi lavori sono da ricordare Riccardo Lombardi, l'ingegnere del socialismo italiano (Milano, 1992), L'interpretazione delle seconda guerra mondiale nella manualistica di orientamento marxista (con M. Amadori e A. Esposito), "Argomenti storici" (1993), Il mondo politico, in S. Bertelli, Gli inossidabili. Come si diventa "signori" con la politica (Firenze, 1996),  Il PSI dalla ricostruzione del dopoguerra alla "rivoluzione generazionale" del Midas, "Laburista notizie" (2/2003), Lassù a Barbiana ieri e oggi. Studi, interventi, testimonianze su don Lorenzo Milani, (Firenze, 2004), Lorenzo Milani, una personalità a più dimensioni, "Testimonianze" (2/2007).
Questa significativa produzione storiografica viene oggi ad arricchirsi di un nuovo importante contributo, frutto di un duplice interesse di studi dell'autore: il genere biografico e la storia della politica e del socialismo italiano in particolare. Infatti il libro di Becchi si configura come una sorta di "Quadri di un'esposizione", in quanto propone al lettore un metaforico percorso attraverso taluni aspetti del pensiero e dell'azione politica di figure esemplari del movimento socialista italiano. Passando da Labriola a Matteotti, a Rosselli, a Nenni, a Lombardi, a Pertini, soffermandosi su Calamandrei, Brodolini, Codignola ed altri ancora, Figure del socialismo italiano propone una "promenade" attraverso la raffigurazione di uomini che tanta parte hanno avuto, in modi e tempi diversi, nella storia politico-sociale dell'Italia del secolo scorso. Il nucleo originario dei "quadri della mostra" – "i bozzetti", potremmo dire, restando nella metafora - è rappresentato da una scelta di articoli di Becchi (ma alcuni anche di altri autori, da Valdo Spini, a Roberto del Buffa, a Stefano Merlini) apparsi sul periodico "Laburista notizie" nel corso dei sui primi dieci anni di vita. Si tratta di contributi in parte rielaborati ed adeguati alle mutate esigenze del nuovo tipo di pubblicazione, ma cui è stato mantenuto quel binomio di rigore storiografico e stile piano e di agevole lettura che fin dalla prima uscita ne ha rappresentato la caratteristica saliente. Completa il volume un'Introduzione in cui l'autore si sofferma sulla crisi che ha colpito il Partito socialista allo scadere del suo centenario e ne ha addirittura determinato lo scioglimento nel novembre 1994. Emerge così in tutta evidenza lo stridente contrasto tra la vitalità di certe intuizioni politiche e la scomparsa del partito che degli autori di quelle intuizioni ha rappresentato il punto di riferimento ideale ed organizzativo. Naturalmente anche l'apparato critico, un'aggiornata sezione di Orientamenti bibliografici e l'Indice dei nomi fanno sì che il libro si configuri come una pubblicazione sostanzialmente diversa rispetto ad una semplice raccolta di articoli già editi. Il volume di Becchi insomma presenta un'identità emancipata dalla sua matrice genetica, una fisionomia autonoma ed una di vita propria, capace di aiutare a comprendere fenomeni più ampi di quelli circoscritti alla vicenda del singolo personaggio oggetto di studio. Ad esempio, l'articolo su Antonio Labriola, oltre ad essere l'unico dedicato ad un personaggio non riconducibile al socialismo riformista, pone l'attenzione, fra le altre cose, sulla diffidenza dell'attuale clima politico nei confronti della cultura ed in particolare di quella filosofica, soprattutto quando questa tende ad occuparsi di questioni di carattere politico o sociale. Naturalmente il pezzo su Labriola si occupa anche della dialettica interna al socialismo italiano tra un'impostazione rivoluzionaria e rigorosamente marxista, appunto quella del filosofo cassinate, ed una più pragmatica e gradualista rappresentata da Turati. Lo scritto su Eugenio Azzerboni mira ad evidenziare come pure le vicende del socialismo a livello locale siano parte integrante di un movimento più generale di carattere nazionale. I saggi su Matteotti, Rosselli, e, in parte, anche quello su Pertini sottolineano il contributo qualitativamente rilevante dato dai socialisti alla causa dell'antifascismo. Lo stesso potremmo dello scritto su Calamandrei che evidenzia il contributo politico-giuridico-istituzionale dato dall'intellettuale fiorentino alla costruzione dell'Italia repubblicana. Si tratta insomma di scritti – da quelli su Nenni, Lombardi, Giolitti, Brodolini, Codignola, Arfé a quelli poco sopra citati - che non si fermano alla stretta vicenda biografica, ma investono l'ambito più generale degli interessi ed il contesto storico in cui si inseriscono il suo pensiero e la sua opera della figura biografata.

    Il nuovo libro di Bruno Becchi pertanto, procedendo alla ricostruzione storico-politica delle intuizioni, delle realizzazioni, dell'esemplare coerenza ideale di alcune delle personalità che più hanno contribuito alla modernizzazione del paese ed alla democratizzazione delle sue istituzioni rappresenta un opportuno stimolo alla riflessione e al confronto di idee, che data la tristizia dei tempi odierni, appaiono quanto mai utili.

Bruno Becchi, Figure del socialismo italiano, Firenze, Pagnini, 2010, pp. 217, euro 14.-