martedì 7 dicembre 2010

In nome della libertà, per togliercela

CATTOLICESIMO REALE
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“Avvenire” del 16 novembre si è scagliato contro la trasmissione Vieni via con me vista come un attacco alla Chiesa, per lo spazio dato a un prete sui generis come Andrea Gallo e per la possibilità offerta a Beppino Englaro e Mina Welby di esporre le loro drammatiche storie personali “senza contradditorio”.

La Chiesa italiana, il giornale dei vescovi, esige il diritto al contradditorio in nome della “democrazia” vigente nello stato laico, mentre rifiuta questo diritto ai vari don Gallo, e contesta loro financo di poter parlare come cattolici, in quanto non d’accordo con la gerarchia.

    Ben pochi passi dunque si sono fatti rispetto al clericale Louis Veulliot che nell’Ottocento – come scrive Ernesto Rossi – “reclamava la libertà in base al diritto della civiltà moderna, per poterla poi negare in base al diritto canonico”.

    Per far accettare questa logica, i clericali ricorsero già durante la battaglia sul divorzio (fortunamente senza esito) al trucco di far credere che si trattava di scegliere fra due imposizioni: o matrimonio indissolubile o divorzio. L’imposizione, invece, come tutti sanno era una sola (l’indissolubilità pretesa dai cattolici), dato che il divorzio chiesto dai laici non era imposto a nessuno ma solo rivendicato come  una possibilità per chi lo volesse.

    Adesso, giornalisti e ministri o sottosegretari di servizio, cui si sono aggiunti clericali di tutti i partiti cercano di ripetere il giochino sulla pelle dei malati terminali. Levano alti lai come se Welby ed Englaro volessero imporre l’eutanasia o l’interruzione delle cure a chi vuol vivere.

    Si lasci spazio a chi vuol parlare “a favore della vita”, si sono messi a gracidare Casini, Fioroni e altre cornacchie. Ma vi risulta che qualcuno abbia proposto di sopprimere d’ufficio, ope legis, i malati che non vogliono staccare la spina? No, evidentemente. Nessuno minaccia la “vita” e neppure il diritto di chiamarla così. La sola minaccia è quella attuata dai vari Fioroni, Casini, ecc. contro chi rivendica il diritto di morire o di interrompere le cure se lo desidera.

    Si chiarisce ancora una volta che la “libertà” pretesa dalla Chiesa è – come da duemila anni  a questa parte – la libertà di toglierla agli altri, cioè di negare alle minoranze (e magari anche alle maggioranze) la possibilità di scegliere, di divorziare, di interrompere cure inutili, di non credere, o di credere ad altro.

    Meglio, molto meglio, anzi doveroso che a decidere come dobbiamo vivere e morire, votare e pensare, o fare sesso, sia Dio cioè, data la sua ostinata latitanza negli ultimi otto-dieci miliardi di anni, il suo rappresentante in terra che è, come ci ha spiegato Pio XI, il papa di Roma.