di Marco Morosini
Vi prego, ascoltate questa musica. Il Poco adagio. Cantabile del "Kaiswerquartett" opera 76 di Haydn mi ha svegliato dalla radio tedesca all'alba del 3 ottobre, "Giorno dell'unità tedesca". E' una delle melodie più soavi che conosca. Come ha potuto celebrare anche i trionfi della Germania nazista? Questa musica infatti è quella dell'inno nazionale tedesco, ininterrottamente dal 1922.
«Questa lirica – ne scrisse Jost Hermand nel 1979 – ha non solo un'intenzione ma anche una ricezione. E questa è chiaramente negativa. Dal 1914 è stata talmente caricata e esaltata con significati sbagliati che le sue origini sono diventate sempre meno importanti». Il germanista si riferiva probabilmente alle parole. E le note? Si può argomentare verbalmente contro le parole. Ma si può argomentare musicalmente contro le note: o meglio contro la loro percezione storicizzata? Lo fece Karlheinz Stockhausen con la composizione Hymnen del 1966-1967: storpiò la melodia come in un disco che balbetta. Eppure neanche un tale sfregio mi distoglie dal continuare a riascoltare – qui a Vienna a pochi passi da dove furono composte 220 anni fa – queste note rasserenanti. Può una musica implicare una percezione dell'assoluto? Può presupporre un'ispirazione ultra-umana come sembra che pensasse Pitagora e come pensa chi dà una risposta metafisica all'eterna domanda: Perché la musica è così bella? ("Warum denn ist Musik so schön?")?
La melodia del "Poco adagio. Cantabile" di Haydn proviene da una canzona croata. Echeggiò già in Telemann e Mozart. Haydn l'amò tanto da suonarla ogni giorno al pianoforte. La usò in un'opera, una messa, un concerto, e nel 1797 per il Kaiserlied, un regalo di compleanno all'Imperatore. Mentre in Austria fu inno imperiale, in Germania "La canzone dei tedeschi" (Nota bene: 'dei tedeschi', non 'della Germania'") fu canto popolare. Musicò più di sessanta testi diversi. Forse solo la melodia de "La paloma" vanta un così grande numero di adattamenti a testi così diversi e spesso antitetici. La melodia di Haydn divenne infine famosissima da quando musicò "Das Lied der Deutschen". Il suo primo verso recita "Deutschland, Deutschland über alles" ("Germania, Germania, sopra tutto"). August Heinrich Hoffmann von Fallerleben, germanista, patriota e autore di canzoni popolari, la concepì come canto patriottico di libagione (un Trinklied) evocando nella seconda strofa anche le donne, il vino e il cantare dei tedeschi. Insomma in Europa queste note dilagarono prima del '900 quasi nell'aria. Ma negli anni '40 dilagarono nel solco dei carri armati e delle bombe del Terzo Reich. Le ascolto e riascolto in questi giorni. Mi chiedo come ciò fu possibile.
Nel 1922 le tre le strofe divennero inno nazionale tedesco proclamato dal presidente della Repubblica di Weimar, il socialdemocratico Friedrich Ebert. Fu un gesto di omaggio alla Germania popolare, come lo fu l'adozione della bandiera repubblicana giallo-rosso-nera dei liberali rivoluzionari del 1848. In effetti, nel 1841 la prima strofa di Hoffmann "Deutschland Deutschland über alles, über alles in der Welt" ("Germania, Germania sopra a tutto, sopra a tutto nel mondo") esprimeva un anelito risorgimentale prerivoluzionario teso all'unificazione dei popoli di lingua tedesca, allora divisi in una quarantina di principati. Quell'über alles non era un "sopra a tutti" ma un "soprattutto": i patrioti unifichino la Germania. Il regime nazista adottò come inno nazionale solo la prima strofa, sempre seguita dall'inno del partito nazista, dandole un significato d'istigazione a dominare il mondo, che non aveva. La Germania del dopoguerra, invece, adottò come inno nazionale solo la terza strofa "Einigkeit und Recht und Freiheit für das deutsche Vaterland!" ("Unità, diritto e libertà, per la patria tedesca!"). Il "nuovo vecchio inno" fu ri-adottato due altre volte, nel 1952 e nel 1990, alla riunificazione della Germania, dopo dibattiti nazionali ai quali parteciparono con carteggi ufficiali Cancellieri e Presidenti quali Heuss e Adenauer nel 1950 e von Weiszaecker e Kohl nel 1990.
Eppure occorre sapere tutto questo? In una mattina viennese di primo autunno quelle note sublimi non riuscivano a uscirmi dalle orecchie. "Poco Adagio. Cantabile", una melodia-teflon cui niente può restare attaccato? Un prêt-à-porter per tutte le stagioni? La sua fortuna intangibile dipende dalla forza della musica o dalla debolezza degli uomini? Cerco ancora una risposta.