lunedì 15 dicembre 2008

LA CONFERENZA MONDIALE DEI GIOVANI

ITALIANI NEL MONDO
di Gianni Farina
deputato al Parlamento (PD)
Si è svolta a Roma dal 10 al 12 dicembre la prima Conferenza mondiale dei giovani italiani e discendenti di italiani all'estero. I delegati presenti nella capitale italiana erano 400 di età compresa tra i 18 e i 35 anni, residenti in tutti i Paesi del Mondo. A questi si sono aggiunti altri 200 giovani residenti in Italia tra studenti, professionisti, imprenditori, lavoratori, esponenti del mondo dell'arte, della cultura e dello sport, invitati per dare anche il loro contributo alla conferenza. Durante i tre giorni del meeting, i giovani si sono divisi nelle cinque commissioni tematiche scelte nei mesi di dibattito a livello continentale che hanno preceduto la conferenza, ovvero: identità italiana e multiculturalismo; lingua e cultura italiana; informazione e comunicazione; mondo del lavoro e lavoro nel mondo; rappresentanza e partecipazione.

La seduta inaugurale della conferenza, il 10 dicembre, è stata ospitata alla Camera dei deputati ed è stata aperta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Sono seguiti gli interventi dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, poi i partecipanti si sono trasferiti alla sede della Fao (Organizzazione Internazionale per l’Alimentazione e l’Agricoltura), dove si è svolto il resto della Conferenza. Qui sono intervenuti il segretario generale del Cgie, Elio Carozza e il ministro degli Affari esteri, Franco Frattini. Il congresso è proseguito con i lavori dei gruppi tematici e degli interventi di altri esponenti del Governo e della Vice-presidente del Gruppo parlamentare del Partito Democratico alla Camera dei Deputati, Marina Sereni.

Comites e Consiglio Generale: l’eventuale proposta di rinvio delle elezioni, un vulnus, un atto arrogante e antidemocratico.

L’appello al ministro degli esteri Frattini e al sottosegretario Mantica.
Il Parlamento repubblicano arricchito dai rappresentanti della gioventù italiana nel mondo: un’occasione che non va sciupata.

Il momento storico della giovane comunità italiana è purtroppo alquanto annebbiato nel mare dell’ipocrisia, della bolsa retorica sul patrimonio della nostra comunità nazionale nelle terre d’Europa e del mondo. Cosa sarà frullato nella testa dei nostri giovani, nell’assistere al diluvio di elogi, affermazioni scontate, banalità sulle loro professionalità, sul loro attaccamento alla patria, alla loro, a quella dei loro padri e persino dei loro antenati?

Nel mentre si distrugge ogni prospettiva per una vera politica di sostegno alla promozione della lingua e della cultura italiana, e ogni altro serio intervento, tagliando drasticamente i capitoli di spesa all’uopo dedicati, non vi è alcun pudore nello spandere elogi a destra e a manca.

l giovane australiano, ricco di multiculturalità, di un sapere che ne fa patrimonio della nazione in cui ha realizzato i suoi sogni; alla ragazza venuta quassù dalla terra argentina sul Rio de la Plata, o al giovane venuto da quella Berlino nella quale ha assistito all’esplosione creativa della grande capitale dell’unita ritrovata della nuova Germania.

Nessun rilievo sugli interventi delle più alte cariche dello Stato, dal commosso saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a quelli di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Parole sentite, di altissimo valore istituzionale: una visione del mondo fondata sui sacri principi della democrazia, della convivenza e della solidarietà tra popoli e nazioni. Popoli e nazioni ove pulsano i cuori, le speranze e le aspettative di tanti nostri giovani .

Qualche riflessione amara sull’intervento del ministro degli Esteri On. Frattini. Non tanto sui contenuti del discorso, a tratti efficace e ricco di contenuti, quanto sulla contraddizione tra affermazioni e atti.Si assicura l’interessamento e l’impegno del governo nel promuovere lingua e cultura italiana nel mondo, l’attenzione verso le generazioni che hanno vissuto il drammatico esodo di massa ante e dopo guerra nel mentre si assiste a tagli sui capitoli di spesa per l’estero che appaiono per quello che sono: una ferita, una cesura, una noncuranza, il tentativo di stendere il velo dell’oblio sulle vicende di milioni di uomini e di donne della diffusa italianità nel mondo.

Onorevole Ministro Frattini, sia più coerente, dia un senso logico ad affermazioni e atti, ristabilisca in noi la certezza che non tutto è perduto.

Non tutto è perduto, sia per quanto riguarda il recupero dei fondi sui capitoli di spesa per l’estero, sia per il rispetto delle scadenze elettorali che riguardano più direttamente la nostra collettività.

Il rispetto delle scadenze elettorali per il rinnovo di Comites e Cgie.
Parliamo del rinnovo dei Comitati degli Italiani nel mondo e successivamente, del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.

Girano strane teorie, ipotesi fantasiose e irresponsabili, camuffate dietro la confusa idea di un ipotetico rinvio delle elezioni da permettere la riforma delle leggi istitutive. Quali riforme? Di cosa parlano il Sottosegretario agli Esteri, Senatore Mantica, forse vittima, lo affermiamo con rispetto, di decisioni calate dall’alto, o l’onorevole Zacchera, Presidente del Comitato degli italiani nel mondo della Camera dei deputati.

La legge, quella dei Comites, è di straordinario valore democratico, aggiornata a fine 2003, per tener conto della novità storica dell’elezione dei diciotto parlamentari nella Circoscrizione estero. Non abbisogna di fumose riforme, ma di rispettarne i postulati per rinnovare con più forza, questa sì, la proficua collaborazione con le autorità diplomatico-consolari di riferimento nel perseguire e difendere interessi e aspettative delle nostre comunità. Non abbiamo bisogno di un accentramento in pochi Comites, staccati dai cittadini e dominati dalle nomenclature organizzate. Al contrario, di più organismi, arricchiti dalla presenza di tanti giovani e ragazze, anche in uno stesso Consolato - come è previsto dalla legge istitutiva - che sappiano e possano tenere un rapporto positivo con la comunità che li ha eletti. Essere per i nostri Consolati la fonte a cui fare riferimento nei necessari processi informativi e promozionali. Chiedere il rinvio delle elezioni degli organismi elettivi, come si ipotizza in ambienti di governo e nelle rispettive commissioni parlamentari, sarebbe, quindi, di una gravità senza precedenti:

- un vulnus democratico
- un atto di prepotenza
- un insulto all’intelligenza, alle aspettative della comunità nazionale.
- una visione autoritaria della democrazia.
- un aiuto alle corporazioni e ai poteri forti organizzati presenti tra le comunità all’estero.
E sarebbe altrettanto e più grave se, a quanto scritto, si aggiungesse la favola del rinvio per il risparmio dei sei milioni previsti per il rinnovo, allo scopo di poterli poi investire nei disastrati capitoli di spesa per l’estero.

Qualche milioncino per tappare alcuni buchi qua e là. L’elemosina al posto della democrazia. Accontentare, chissà?, chi ha più voce, una più ascoltata creatività nel difendere interessi acquisiti. Tanto vale, generalmente, anche per il successivo rinnovo indiretto del CGIE. Certo, l’organismo abbisogna di alcuni aggiornamenti.

- Un rafforzamento delle assemblee continentali: nei compiti e nelle periodicità delle convocazioni.
- Una riduzione dell’esecutivo, oggi eccessivo, anche alla luce degli eletti in Parlamento.
- Una riflessione che ipotizzi la definizione del rapporto tra l’organismo del CGIE e gli eletti in parlamento e poco altro.

Se vi è onestà intellettuale, politica e morale, si può fare presto e bene.
Presto e bene, anche prevedendo l’elezione a suffragio universale del Consiglio Generale.
Come sarebbe auspicabile e come avviene in altri paesi (la Francia) ove viene eletta l’Assemblea Superiore dei francesi all’estero a suffragio universale, oltre ad eleggere dodici senatori nel Senato della Repubblica nella forma indiretta dettata dalla costituzione francese.

In quella Francia che si appresta, anch’essa, ad eleggere dodici deputati nell’Assemblea Nazionale provenienti dalle comunità francesi nel mondo.

Ne siamo orgogliosi perché tutto ciò è stato conquistato nel corso di decenni di straordinario impegno per assolvere alle aspettative della collettività italiana nel mondo.

Dalla conferenza mondiale dei giovani può partire un messaggio di speranza: cambiare, invertire la tendenza, si può e si deve. E per metterli in grado di iniziare, autonomamente, una grande avventura, sarebbe opportuno istituire subito i coordinamenti nazionali dei giovani.

Onorevole Ministro degli Esteri Franco Frattini, Sottosegretario Mantica, non deludete questi straordinari giovani, fate della Conferenza mondiale il momento della ripartenza, della svolta all’altezza dei tempi.