venerdì 11 luglio 2008

Sotto lo schermo tutto

La mostra dedicata a "Mario Comensoli, il cinema e i giovani" è stata magistralmente curata dal sociologo dell'arte Pietro Bellasi, insieme a Mario Barino che ci offre qui percorso introduttivo privilegiato allo splendido appuntamento locarnese. Picture (Metafile)

di Mario Barino Picture (Metafile)

All’inizio degli anni settanta Mario Comensoli mi diceva spesso che se c’era uno scrittore portato a capire la sua pittura, questo era Pier Paolo Pasolini. Non l’ aveva mai conosciuto personalmente , ma aveva letto tutti i suoi libri, visto i suoi film. Più tardi aveva trascritto passaggi delle“Lettere luterane”su fogli sparsi abbandonati nel suo atelier zurighese della Rousseaustrasse . Nel 1978, tre anni dopo la tragica morte dello scrittore, Comensoli iniziò il suo ciclo dedicato al Cinema : i protagonisti della sua pittura non erano i divi dello schermo , ma maschere, venditori in livrea di sigarette e dolciumi , ragazzi dalle zazzere bionde , color polenta, impudenti e sguaiati , che si muovevano tra l’ immondizia del dopo spettacolo , si abbandonavano al sonno tra le poltroncine vuote, o giocavano nella pausa tra di loro , dietro le quinte.

Se si pensa a Pasolini in fondo quelli comensoliani erano certamente adolescenti più vicini alla Trilogia cinematografica (Il Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle Mille e una notte ) che non gli umiliati e offesi di Salò. Ragazzi allegri e disinibiti, i figli degli emigrati meridionali venuti in Svizzera negli anni Cinquanta che cercavano fragorosamente di inserirsi nell’algida società zwingliana, scavandosi le loro nicchie nella vita sociale. In essi Comensoli scopriva un soprassalto d’ orgoglio, di autoconvinzione, che per ovvii motivi, era assente nei loro padri, calati di colpo in un mondo ostile, tra fatica e sofferenza. Erano gli stessi giovani –li chiamavano gli “italos”- che proprio in quegli anni, azzimati e imbrillantinati, battevano le discoteche di periferia cercando un’ affermazione come emuli di un altro “italo”, John Travolta, sulle piste da ballo.

Ragazzi le cui gesta Mario Comensoli puntualmente documentò e trasfigurò nella serie pittorica “Discovirus”. Ora questi adolescenti disinibiti e sfrontati ritornano. Tornano a farsi notare in una mostra apertasi in questi giorni alla Pinacoteca comunale Casa Rusca di Locarno opportunamente battezzata con il titolo “Sotto lo schermo, tutto”. Il titolo della mostra curata da Pietro Bellasi– che già aveva allestito sei anni fa alla Mazzotta di Milano una splendida retrospettiva comensoliana- significa infatti che il vero film in questa pittura di grande forza evocativa non si svolge sullo schermo, rappresentato da brandelli di manifesti hollywoodiani, bensì sotto di esso, inscenato da questi giovani che“riescono a inventare e realizzare il loro proprio spettacolo di una loro propria quotidianità metropolitana non del tutto satellitare degli stereotipi consumistici, ma ancora assai scanzonata e spregiudicata.“

Picture (Metafile)
E tuttavia, dopo un ulteriore breve ubriacatura d’ottimismo, riflessa nella sua pittura successiva ispirata ai movimenti contestatari dei “no future” che all’ inizio degli anni Ottanta si erano impossessati delle strade e delle piazze di Zurigo, e proponevano velleitariamente modelli alternativi alla borghesia, ecco farsi largo “i crepuscoli grigi delle restaurazioni“. Il passaggio ai parchi della droga è documentato con un fondo invincibile di amarezza esistenziale. Ed era giusto–dopo l’ abiura pasoliniana della “Trilogia”-arrivare a questo stadio della pittura di Comensoli in una successione di sale a Casa Rusca che ci raccontano la fine delle illusioni e il presagio di chissà quali catastrofi.

 
Sotto lo schermo tutto
Mario Comensoli: il cinema, i giovani
Casa Rusca-Pinacoteca Comunale di Locarno
8 luglio /17 agosto 2008