Un dirupo di alta montagna ci ha rapito Flavio Cassinari nel fiore dell'età. Era un filosofo di prim'ordine, un animo buono, gentile, affettuoso, sempre disponibile. Gli amici hanno perso moltissimo, il vuoto peserà nel tempo.
di Fulvio Papi
Io non mi do' e non desidero darmi pace: non potrò più discorrere di filosofia e di socialismo (avevamo in comune questa nostalgia politica) con un amico che univa sempre alla sottigliezza e alla pertinenza delle argomentazioni, un sorriso dolcissimo e quasi esitante che voleva significare la levità del discorso, la mancanza nella dialettica di ogni eccesso affermativo e, al contrario, la presenza di un possibile spazio ulteriore.
Flavio era un filosofo vero nell'epoca del "tradimento dei filosofi" che diventano opinionisti, editori, politici, giornalisti alla ricerca dell'oppio del tempo, il pubblico successo. Al contrario per ogni tema poneva il suo orizzonte teorico, la sua "condizione di possibilità". Era lì, da kantiano che rimproverava ad Heidegger di essere stato eccessivo nella sua critica al filosofo di Konigsberg, era lì- dicevo- che attendeva la tua argomentazione.
Aveva scritto un libro interminabile sulle strutture formali che conchiudono la dimensione della storia e del mito. Un libro che sarebbe piaciuto molto a Rickert e, suppongo, anche a Banfi. La bibliografia mostrava un continente di letture delle quali solo un terzo avrebbe costituito un patrimonio prezioso per chiunque: non era un esibire, ma un servizio per i lettori.
Flavio era un filosofo anche nello stile di vita di una ammirevole parsimonia, una sorridente austerità, anche qui controcorrente rispetto agli intellettuali che cercano lo stile (che non hanno) nella eleganza sociale, in una estetica mafiosa. Pensava per conto proprio come deve essere per un filosofo che costruisce se stesso in una dimensione simbolica, nella quale, tuttavia, se non è presente un "se stesso" si può riconoscere solo una raffinata mondanità in attesa di scambio. Aveva un effetto empatico l'intensità affettiva per i figli, sempre presente nella sua vita come una fondamentale dimensione di senso.
Quanto a me, non aspetterò più Flavio alle 19 di ritorno dall'Università di Pavia, dov'era professore di grande donatività per gli studenti, di ascolto amichevole e di certo aiuto. Mi portava dalla biblioteca qualche libro che, purtroppo, non ero in grado di andare a reperire. Un poco affannato con l'immancabile sorriso, ma sempre puntuale. Il suo zainetto pieno di volumi abbandonato sulla poltrona prossima alla mia scrivania, e cominciava il nostro discorrere... Se scrivo queste cose molto private e personali è perché, oltre alla mancanza del filosofo e dello studioso, una parte della rete della mia affettività si è spezzata senza rimedio.
Documento video su Flavio Cassinari - Pensiero rappresentativo e configurazione d’identità - http://www.filosofiateoretica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=89:cassinari&catid=42:2007&Itemid=94