domenica 13 dicembre 2009

Strage piazza Fontana, Enel/Greenpeace, beni confiscati

 
Ipse dixit
 
C'era papà 
- «Era metà pomeriggio, stavo tornando a casa e mi sono fermato a far benzina. In effetti l'ho saputo da lui, dal benzinaio: "Ha sentito? Hanno messo una bomba alla Bna di Piazza Fontana". E come un lampo mi è venuto in mente che mio padre era là. Trattava lubrificanti per macchine agrico­le, quel giorno c'era il mercato. Ho girato la macchina e sono corso. Al cordone di po­lizia ho spiegato, mi hanno fatto passare. E così ho visto i primi morti. Ma lui non c'era. Neanche tra i vivi lì attorno però. A casa neppure. Ho pensato: disperso in gi­ro? In ospedale? Ma quale? Allora sono an­dato in questura, per chiedere. E ci ho tro­vato mio fratello Giorgio, arrivato lì per lo stesso motivo. Ci hanno mostrato un elen­co di nomi: niente. Stavo quasi per tirare il fiato. Finché invece un funzionario ci ha detto che "in realtà abbiamo un morto non ancora identificato". Ci ha accompa­gnato in obitorio. Hanno sollevato un len­zuolo. Sotto c'era papà».
 
- Paolo Silva, figlio di Carlo Silva, vittima della Strage di Piazza Fontana
 
 
 

VISTI DAGLI ALTRI

 

A cura di Internazionale - Prima Pagina

 

Enel chiede

risarcimento

a Greenpeace

 

La società energetica italiana Enel ha chiesto più di 1,6 milioni di euro di danni a Greenpeace per le presunte perdite dovute alle proteste organizzate dal gruppo ambientalista nel lugli scorso contro quattro centrali elettriche a carbone sparse sul territorio italiano. Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italy, ha annunciato che la sua organizzazione contesterà la richiesta di risarcimento.

Financial Times, Gran Bretagna
 
 
 

 

 

 

BENI CONFISCATI: AGENZIA E VENDITA 

NON POSSONO ANDARE INSIEME

 

"L'istituzione dell'Agenzia nazionale e la vendita dei beni confiscati non possono andare insieme". Lo dichiara il senatore del PD Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia.

    "La proposta di Maroni riprende quanto già condiviso in maniera trasversale in Commissione antimafia, con una semplice differenza: l'Agenzia deve servire a ridurre i tempi burocratici per il riuso sociale dei beni confiscati. Venderli sarebbe un regalo alle organizzazioni criminali, che potrebbero acquistarle attraverso dei prestanome. Così, infatti, oltre a favorire le mafie si indebolisce il movimento antimafia: il riuso sociale coinvolge e responsabilizza la società civile, che si organizza e costruisce nei territori legalità e sviluppo al servizio del bene comune". 

    "Se si vuole veramente sconfiggere definitivamente la mafia - continua il senatore del PD - il governo ritiri la norma sulla vendita dei beni, introduca la denuncia obbligatoria per i soggetti economici soggetti al racket delle estorsioni, preveda l'istituzione del conto dedicato per le aziende che si aggiudicano gli appalti, rafforzi il 41 bis riaprendo le carceri di Pianosa e l'Asinara e soprattutto ritiri le leggi vergogna sulla giustizia".

    "Il governo - conclude Lumia - non può prendersi i meriti degli eccellenti risultati ottenuti dalla magistratura e dalle forze dell'ordine e allo stesso tempo tagliare loro le risorse e proporre provvedimenti come quelli sul processo breve, sulle intercettazioni e sullo scudo fiscale".