A Venezia c'è la mostra: OMOCAUSTO, il volto e le storie negate che potete trovare seguendo il link e leggendo la successiva mia spiegazione.
http://queervenice.blogspot.com/p/restituire-dignita-per-la-giornata.html
di Mario Converti
In Italia l'inserimento degli omosessuali tra i gruppi da colpire per la "tutela della razza" avvenne palesemente per scimmiottare la Germania nazista, (ma venne goffamente trapiantato su un terreno culturale del tutto incongruo. Era un paradosso definire gli omosessuali in quanto "razza", al pari degli ebrei o dei negri, perché il fascismo si basava su almeno un secolo di tradizione giuridica e repressiva italiana, che puntava a cancellare del tutto l'omosessualità negandole qualsiasi spazio di visibilità, fosse pure deviante.
"Gli italiani sono troppo virili per essere omosessuali": ecco la parola d'ordine di Benito Mussolini.
"A me non hanno dato il triangolo rosa, perché quando mi hanno preso, hanno saputo che ero un disertore, ma la faccenda dell'ufficiale tedesco con cui ero stato sorpreso a Bologna non è venuta fuori, perciò avevo il triangolo rosso con su scritto IT, italiano.
Il campo era diviso in tre, una parte era per le donne, una per gli uomini e una per gli omosessuali. I triangoli rosa erano tanti, per la maggior parte polacchi e francesi. Li vedevamo da lontano, si attaccavano alle reti di divisione, si sforzavano di parlare, di sentire, ma non ci riuscivano, erano troppo lontani ed erano trattati peggio di tutti, gli facevano delle angherie peggiori che a noi. Ogni tanto lo pensavo e mi dicevo: "mi è andata bene, a confronto a loro, se si fosse saputa tutta la mia storia, il triangolo rosa sarebbe toccato anche a me".
Erano uomini e donne insieme, ma non li distinguevi, erano tutti uguali. Loro erano completamente pelati, tutti, uomini e donne. La barba non cresceva a nessuno perché non c'era calcio in quello che mangiavamo. I triangoli rosa avevano la divisa a strisce come gli ebrei. Gli omosessuali facevano tutti i lavori peggiori: seppellivano i cadaveri, lavoravano ai forni crematori. Poi morivano, morivano da soli, così, non c'era bisogno di metterli nelle camere a gas, morivano per esaurimento delle forze. Alcuni facevano dei lavori più pesanti, tipo scavare o cose del genere. Alcuni insomma facevano dei servizi sessuali e ne avevano dei vantaggi, ovviamente, rispetto al resto; ma erano obbligati a farlo, anch'io se me lo avessero chiesto, lo avrei fatto, in quella situazione lo avrebbe fatto chiunque.
Il mio nome è Lucy , una biografia italiana scritta da Gabriella Romano