Parliamo di socialismo
a cura della Fondazione Pietro Nenni
http://fondazionenenni.wordpress.com/
La Recessione – questa la tesi centrale di Stiglitz – ha
un responsabile ben preciso: il paradigma neoliberista
di Luciano Pellicani
Con il suo ultimo libro – Il prezzo della disuguaglianza – Joseph Stiglitz ha completato la sua diagnosi della Recessione che ha colpito l’economia mondiale. Una Recessione – questa la sua tesi centrale – che ha un responsabile ben preciso : il paradigma neoliberista, i cui massimi teorici sono stati Friedrich Hayek, Ludwig von Mises , Milton Friedman e Robert Nozick. I quali non hanno lesinato energie nel martellare l’idea che solo il mercato autoregolato poteva garantire efficienza economica e crescita della ricchezza. Ma è accaduto esattamente il contrario: è accaduto che l’applicazione puntigliosa della ricetta neoliberista ha prodotto un sistema altamente inefficiente, il quale non è in grado di sfruttare al meglio le risorse ( umane e materiali ) di cui dispone potenzialmente. In aggiunta, il paradigma neoliberista ha generato un elevato e ingiustificabile livello di disuguaglianza. Il che ha clamorosamente smentito la comoda teoria della goccia ( trickle down ), secondo la quale , prima o poi, la ricchezza avrebbe raggiunto anche gli strati più bassi della gerarchia economico-sociale. Infatti, tutte le rilevazioni statistiche indicano con la massima chiarezza che , nella società americana, non c’è stato alcun effetto a cascata. Anzi, è accaduto che i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri più poveri. Ed è emerso anche il fenomeno che gli economisti hanno battezzato “polarizzazione della forza-lavoro” : i “buoni” lavori sono progressivamente scomparsi per far posto a impieghi che richiedono scarse competenze e che sono mal remunerati e dal punti di vista materiale e dal punto di vista psicologico. Risultato : mentre più denaro va a chi sta in alto, più persone sono scivolate verso il basso. Il che ha fatto emergere un’inedita classe sociale : quella dei working poors
L’America si è sempre percepita come il Paese delle grandi opportunità; e si è altresì percepita come il Paese della classe media : un’auto- percezione che nasce dal fatto che pochi americani vogliono sentirsi privilegiati e parimenti pochi americani vogliono essere annoverati fra i miserabili . Ma – incalza Stiglitz – sono proprio le opportunità della classe media che l’istituzionalizzazione del paradigma neoliberista ha inytaccato . E lo ha fato in profondità. Di qui la depressione psicologica nella quale la stragrande maggioranza degli americani è scivolata. Una depressione che ha contagiato anche i Paesi dell’Europa , poiché la globalizzazione ha creato un sistema caratterizzato dalla fortissima interdipendenza delle economie nazionali.
La conclusione cui Stiglitz perviene dopo un coscienzioso esame delle tante storture che caratterizzano l’attuale società americana è che il modello di sviluppo dei “fondamentalisti del mercato” è risultato al tempo stesso irrazionale e iniquo. “Iniquo”, poiché ha scandalosamente fatto lievitare la disuguaglianza , condannando gli strati più bassi della popolazione ad assistere , impotenti , alla drammatica erosione del proprio livello di vita. “Irrazionale”, poiché il paradigma neoliberista ha calpestato quella che la teoria economica considera la prima legge, e cioè che , per garantire l’efficienza , è necessario che la domanda sia pari all’offerta. Per contro, nel il mondo creato dal neoliberismo enormi bisogni rimangono insoddisfatti , mentre ampie risorse non sono punto utilizzate.