L’italiano medio - «Uno dei difetti principali dell’"italiano medio", si dice sempre, è la tendenza a scaricare le responsabilità, ossia la convinzione che del conto debba sempre occuparsi qualcun altro. "Qui nessuno paga le tasse!", denuncia l’artigiano mentre ripone in un cassetto i contanti incassati al nero. "Qui nessuno rispetta le regole!", inveisce la signora parcheggiando sul posto riservato ai disabili, forte del pass d’un vecchio zio che non esce di casa da un lustro. Bene, la mia ipotesi è la seguente: non l’unica causa, certo, ma almeno una delle cause del declino italiano consiste nel fatto che, a partire soprattutto da Tangentopoli, la politica non solo non ha contrastato questa propensione – per così dire – all’auto-deresponsabilizzazione, ma l’ha potentemente alimentata.» – Giovanni Orsina
Esortazione ai vescovi italiani - «La sensibilità ecclesiale… comporta anche di non essere timidi o irrilevanti nello sconfessare e nello sconfiggere una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata che è riuscita a impoverire, senza alcuna vergogna, famiglie, pensionati, onesti lavoratori, comunità cristiane, scartando i giovani, sistematicamente privati di ogni speranza sul loro futuro, e soprattutto emarginando i deboli e i bisognosi.» – Francesco
Nella Curia - «Le parole pronunciate lunedì da Francesco all’apertura dei lavori della Conferenza episcopale italiana hanno lasciato tracce profonde; e fatto riaffiorare riflessioni amare. Sono state vissute come la conferma di una severità che da mesi viene avvertita con dolore e sorpresa: quasi fosse l’onda lunga di un Conclave che nel 2013 rivelò una maggioranza ostile a qualunque ipotesi di papato italiano e curiale. Il rischio è di accreditare l’idea di un Pontefice convinto che la Chiesa cattolica si salvi allargando il fossato con una nomenklatura ecclesiastica sospettata di essere collusa con il potere… Si avverte un disagio che tocca direttamente l’episcopato italiano, in affanno nel capire le coordinate culturali di Jorge Mario Bergoglio; e convinto che gli ultimi anni tormentati di Benedetto XVI, con gli scandali e le lotte intestine nella Roma papale, abbiano sedimentato un pregiudizio anti-italiano difficile da scalfire… Il fossato tra il pontefice del popolo e la Chiesa-istituzione rimane. I vescovi sentono di essere oscurati e surclassati da Francesco. E additano come un rischio la sua tendenza a guidare la Chiesa con una specie di "governo ombra". Ma forse, dovrebbero domandarsi se l’"oscuramento" non sia una conseguenza di responsabilità e mancanze almeno di alcuni di loro. E quando chiamano in causa il "governo ombra", alludendo a Casa Santa Marta, mostrano di non vederlo più come luogo-simbolo della rottura virtuosa di Francesco con i palazzi degli intrighi vaticani.» – Massimo Franco