Intervento di Soave sul Corriere del 1° settembre
Mauro Canali rimprovera a Dacia Maraini e a Massimo Teodori di non aver parlato del Silone spia nei loro articoli sul grande scrittore (Corriere, 26 agosto). Secondo me, invece, hanno fatto bene, perché è tutt' altro che provato che lo sia stato nei termini da lui sostenuti
di Sergio Soave
Mauro Canali rimprovera a Dacia Maraini e a Massimo Teodori di non aver parlato del Silone spia nei loro articoli sul grande scrittore (Corriere, 26 agosto). Secondo me, invece, hanno fatto bene, perché è tutt' altro che provato che lo sia stato nei termini da lui sostenuti. Silone entrò in contatto con un funzionario di polizia, nel tentativo di alleviare le pene del fratello condannato e poi morto in carcere per un delitto non commesso. Ciò dal ' 28 al ' 30. Gli si chiesero informazioni e le risposte furono poco incisive, tanto che la polizia politica, una volta interrotto il contatto, continuò per tutti gli anni 30 a controllarlo come pericoloso antifascista, scrivendo in più relazioni che, sì, aveva cercato con informazioni «generiche» di «prestarsi come informatore» nel tentativo di «giovare» al fratello, ma di continuare a nutrire un «profondo odio contro il Fascismo» (informative del 1935 e 1937). Ma c' è di più.
Ignazio Silone nel '39, irritato per il contenuto chiaramente antifascista della sua opera, il ministero dell' Interno promosse un' indagine sul suo conto, «allo scopo di poterlo squalificare all' estero, dove pubblica libri di carattere antinazionale e svolge un' attiva, deleteria propaganda contro il Regime». Dall' indagine risultò, tuttavia, che «non sono emersi episodi di vita privata tali da poterlo squalificare all' estero». Questo è il Silone che ci consegnano le carte del regime: un nemico pericoloso, che si vorrebbe, e non si riesce, screditare moralmente, non un confidente della polizia. Se fosse stato una spia (e per dodici anni, come sostiene Canali!) che cosa di più semplice per Mussolini che rivelarne l' identità, per farlo tacere per sempre? A questa semplice domanda non sono state date mai risposte persuasive. Per il semplice motivo che non se ne possono dare. Sicché è giusto tornare al Silone che conosciamo: uomo con le sue debolezze, le sue doppiezze, la sua natura umbratile, complessa e tragica, su cui si potrebbe a lungo disquisire, ma il cui messaggio letterario e politico arriva ancora a noi con una forza immutata. *) Docente di Storia contemporanea Università di Torino