mercoledì 6 aprile 2011

150 -Laicità - Tra Porta Pia e il Quirinale

di Vera Pegna
Unione Atei, Agnostici, Razionalisti (Uaar)
Il quotidiano dei vescovi, L’Avvenire, ricordava qualche giorno fa che l’unità d’Italia si è fatta contro il potere temporale del papa e dulla Repubblica Corrado Augias ha ricordato l’avversione di Pio IX per il movimento unitario.

Verissime le due osservazioni. Ma come è stata vissuta quell’unità dalla controparte del papa, l’Italia, intesa come istituzioni e come popolo? Ebbene, l'Italia l’ha vissuta dichiarando il 20 settembre festa nazionale e volendola tale per sessant’anni, cioè fino alla firma dei patti lateranensi.

L’ha vissuta altresì ricordando quella data nelle sue strade e piazze più belle. A Torino via XX settembre parte dal Duomo, a Palermo sfiora il teatro Massimo, a Genova congiunge i due maggiori slarghi della città, a Trieste è un bel viale, a Firenze un lungarno, e poi Bologna, Montecatini, Trapani, Brescia, Cecina, Nuoro e centinaia di altri municipi hanno dedicato vie importanti.

Roma ha scelto, con la sua Via XX settembre, di collegare Porta Pia con il colle del Quirinale. Non mi risulta che una sola città italiana abbia dedicato al 17 marzo nemmeno un vicolo.

Scrivo questo per due ragioni: la prima perché quando fu proclamato il regno d’Italia il 17 marzo 1861 mancavano ancora Venezia e Roma. Ora, decidere sic et simpliciter di ignorarlo, mettendosi quindi nella condizione di dover evitare, nei discorsi ufficiali, persino di nominare il 20 settembre è una mancanza di rispetto per noi italiani e per la nostra storia. È il minimo che si possa dire al riguardo.

Né sorprende che lo scorso 20 settembre la presa di Porta Pia sia stata celebrata non – come di consueto - dalle autorità italiane seguite dalle associazioni laiche ma dal cardinal Bagnasco e dal Movimento politico Militia Christi, mentre le associazioni laiche si sono viste respinte trecento metri più in là, i soci delle predette associazioni identificati dalla Digos, le loro bandiere vietate.

C’era da aspettarselo dato che, come scriveva Orazio La Rocca su La Repubblica dello scorso 27 luglio, da molti mesi il sindaco di Roma e la Curia vaticana stavano studiando come «celebrare i 140 anni della presa di Porta Pia con un programma di eventi senza venature anticlericali e antivaticane e senza elementi polemici non graditi Oltretevere».

La seconda ragione per cui scrivo queste righe riguarda il potere temporale della Chiesa cattolica. Tale potere si esplica in tanti modi, anche approfittando di una classe politica indegna, pronta a utilizzare denari pubblici e a stravolgere il significato della Costituzione – vedi scuola – pur di essere legittimata dalla Chiesa.

Dunque, ben vengano i ripensamenti e i buoni propositi del cardinal Bagnasco, ben venga una Chiesa cattolica maggiormente incline a occuparsi dello "spirito" anziché dei “diritti istituzionali delle chiese”, come disse papa Benedetto a proposito del trattato di Lisbona. 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Crocifisso
Sulla Sentenza Lautsi contro Italia della Grande Chambre della Corte Europea dei Diritti Umani
Il 18 marzo 2011 la Grande Chambre della Corte Europea dei Diritti Umani ha deciso definitivamente il caso Lautsi c. Italia.

Il ricorso della signora Lautsi chiedeva alla Corte di accertare che la decisione della scuola di non rimuovere il crocifisso dall’aula scolastica ove facevano lezione i propri figli violava l’obbligo per le autorità statali di rispettare il diritto dei genitori a garantire l’insegnamento e l’educazione dei propri figli in conformità con le proprie convinzioni religiose e filosofiche ed il diritto di libertà religiosa.

La Seconda Sezione della Corte, a novembre 2009, aveva ritenuto che la presenza del crocifisso violasse i diritti della ricorrente e la libertà di coscienza di coloro che sono i destinatari dell’attività di proselitismo. La Grande Chambre ha deciso in senso contrario.

La recente sentenza ha deciso di prendere le distanze da quella della sezione semplice su due punti: (a) l’impossibilità di ritenere ragionevolmente che un simbolo religioso alla parete della classe abbia o meno effetto sui giovani la cui convinzioni sono in via di formazione (b) che, nell’applicazione della Convenzione Europea sui Diritti Umani, vi è un margine di apprezzamento di ogni Stato contraente relativamente alla decisione di (b1) proseguire una tradizione, (b2) organizzare l’ambiente scolastico, (b3) dare preponderante visibilità ad una religione se non si configura un indottrinamento.

Tale margine di apprezzamento sarebbe confermato dal fatto che non vi è una normazione o una prassi comune ai diversi Stati europei circa l’esposizione (o meno) di simboli religiosi nelle scuole.

La sentenza ci pare argomentata in maniera meno completa e meno rigorosa di quella della seconda sezione e l’opinione dissenziente espressa dai giudici Malinverni e Kalaydjeva illustra bene i passaggi critici. Sicuramente il dibattito giuridico non è destinato a sopirsi.

E’ grave e preoccupante che la Corte abbia evitato di esaminare, come sarebbe stato doveroso, la questione della violazione dell’art. 9 della Convenzione nella prospettiva del diritto degli scolari a credere o a non credere, ritenendo che non sussista alcuna distinzione rispetto alla violazione dell’articolo 2 del protocollo n. 1. Il diritto degli scolari a credere o non credere in una religione aveva assunto, invece, grande rilievo nella sentenza della seconda sezione della Corte di Strasburgo.

D’altra parte, la sentenza non approva la posizione del Governo, i cui argomenti difensivi sono stati in gran parte contestati dalla Corte, ma si limita a riportare, per ora, il dibattito giuridico e politico nei confini nazionali. Con alcune significative prese di posizione: (a) il crocifisso rappresenta indubbiamente e primariamente un simbolo religioso, (b) l’esposizione del crocifisso privilegia una religione sulle altre, (c) l’esistenza di una tradizione non esime lo Stato dal rispetto dei diritti (d) lo Stato si deve comunque far carico di garantire che gli atti e i comportamenti dell’istituzione scolastica siano pluralisti e inclusivi. Qui la Corte europea, dato atto del contrasto nella giurisprudenza nazionale, pare invitare con garbo i giudici italiani a rivedere alcune affermazioni pregiudizialmente favorevoli all’esposizione del Crocifisso e a valutare con attenzione i casi concreti alla luce della Costituzione e della legislazione nazionale.

Ringraziamo la famiglia Albertin-Lautsi per l’impegno profuso in questi anni per far valere un diritto ed un principio che appartengono a tutti noi.

Non muta la nostra preoccupazione che attraverso la presenza di un simbolo religioso nei locali scolastici si possa giustificare il privilegio di una religione “prevalente” e dunque favorire una predominanza della chiesa cattolica romana e delle sue gerarchie nella realtà sociale e politica italiana, come più volte in questi anni abbiamo dovuto constatare e denunciare. Si accentua la nostra preoccupazione per l’atteggiamento dei Governi e della c.d. opposizione politica, che rivela l’intento di conservare una sorta di gerarchia di fedi religiose con al vertice il cattolicesimo, ex religione di stato detronizzata di diritto, a seguito della revisione pattizia del 1984, ma di fatto sempre dominante, e via via le altre religioni o convinzioni personali.

Una visione lungimirante della nostra storia e della nostra società ci induce a continuare ad impegnarci con maggiore determinazione per ottenere un pluralismo inclusivo e un sistema di garanzie capace di assicurare la laicità e la neutralità delle istituzioni civili.

CGD - Coordinamento Genitori Democratici Onlus, Angela Nava
CIDI - Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti, Sofia Toselli
Comitato bolognese Scuola e Costituzione, Bruno Moretto
Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni, Tullio Monti
Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, Tullio Monti
Consulta Romana per la Laicità delle Istutuzioni, Flavia Zucco
Consulta del Verbano-Cusio-Ossola per la Laicità delle Istituzioni
FNISM - Federazione Nazionale degli Insegnanti, Gigliola Corduas
MCE - Movimento di Cooperazione Educativa, Maria Cristina Martin
Scuola per la Repubblica, Antonia Sani
UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, Raffaele Carcano
Rete Laica Bologna, Maurizio Cecconi
Fondazione Critica Liberale, Enzo Marzo
Associazione Italialaica.it, Mirella Sartori
Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno", Maria Mantello
C.I.E.I. - Comitato Insegnanti Evangelici Italiani, Lidia Goldoni
Movimento d'azione Giustizia e Libertà, Antonio Caputo
Associazione nazionale Liberacittadinanza, Maria Ricciardi Giannoni
Democrazia Laica, Enrico Modigliani
Associazione "31 ottobre per una scuola laica e pluralista, promossa dagli evangelici italiani", Nicola Pantaleo
CRIDES - Centro Romano di Iniziativa per la Difesa dei Diritti nella Scuola, Antonia Sani
Comitato Torinese per la Laicità della Scuola, Cesare Pianciola

www.torinolaica.it