giovedì 14 marzo 2013

Altissima povertà

FRESCHI DI STAMPA


"Liberare la Chiesa cattolica dal potere temporale. È questa la vera sfida che attende il prossimo Papa", così ragionava il segretario radicale Mario Staderini sul giornale di sinistra "Gli Altri" del 1 marzo scorso. E auspicava, Staderini, che il nuovo papa assumesse il nome di Francesco, "come il poverello di Assisi, che si spogliò da tutti i suoi averi". Mai un pontefice aveva assunto questo nome. Ma l'auspicio del leader anticlericale è andato a segno (sul resto si vedrà). Di seguito pubblichiamo ampi stralci della riflessione di Staderini


di Mario Staderini

segretario dei Radicali Italiani


Liberare la Chiesa cattolica dal potere temporale: è questa la vera sfida che attende il prossimo Papa. Liberarla da quelle enormi proprietà immobiliari, finanziarie, commerciali, insomma da tutto quello che trasforma la Chiesa in uno dei poteri economici e politici mondiali, capace per ciò solo di condizionare gli Stati e di corrompere se stessa.

    Quel potere il cui controllo è alla base delle lotte in Vaticano e che costituisce l'humus in cui è maturata la scelta di Benedetto XVI di abdicare.

    Per questo ci vorrebbe un pontefice che prenda il nome di Francesco I. Un Papa che non debba occuparsi dello IOR e dei suoi opachi intrighi di potere. Come il poverello di Assisi, che si spogliò da tutti i suoi averi per meglio «vivere secondo la forma del Vangelo» piuttosto che «vivere secondo la forma della Chiesa di Roma».

    Non è un caso che negli 800 anni successivi alla morte di San Francesco, mai ci sia stato un Papa che abbia scelto di chiamarsi con il suo nome. D'altronde, sarebbe stato impossibile farlo continuando a essere uno dei più grandi proprietari del pianeta.

    Rinunciare al potere temporale non significa tanto rinunciare ad una qualche forma di sovranità su un piccolo territorio, quanto liberare la chiesa dal peso degli affari e convertire in tutto il mondo l'immenso patrimonio immobiliare e finanziario vaticano per affermare il diritto umano fondamentale a non subire condizioni di miseria.

    In pratica, il prossimo Papa potrebbe farsi promotore, con una prima dotazione che potrebbe poi coinvolgere l'intera comunità internazionale. di un vero e proprio fondo per un welfare universale. Un fondo da affidare in via fiduciaria all'Onu o ad altre istituzioni internazionali in grado di gestirlo con criteri di massima trasparenza ed efficacia nella lotta contro la miseria.

    Lo stesso fiume di denaro dei tanti "otto per mille" sparsi per il globo che vengono oggi drenati dalle tasche dei cittadini potrebbe andare - al netto dei meccanismi truffaldini in quella direzione, richiamando la chiesa a quell'altissima povertà praticata da Francesco d'Assisi come forma di vita.

    Proprio ora che l'uscita di scena controllata di Benedetto XVI apre la strada a scenari sinora impensabili, la liberazione dal potere temporale è la precondizione per qualsiasi magistero, è anzi magistero essa stessa. E renderebbe persino possibile un ritorno alle origini del cristianesimo, quando oltre che dal clero i vescovi venivano eletti dalla comunità dei fedeli, compresi gli schiavi, e le donne occupavano ruoli di leadership prima di essere marginalizzate e fatte tacere.

    Utopie? Non è detto, visto che come ha scritto di recente Giorgio Agamben, Benedetto XVI, rinunciando al papato, «ha scelto di usare soltanto il potere spirituale di fronte a una curia che, del tutto dimentica della propria legittimità, insegue ostinatamente le ragioni dell'economia e del potere temporale». Tra i cardinali in conclave c'è qualcuno che ha le caratteristiche per essere Francesco I? (...)