giovedì 23 maggio 2013

Europa: una svolta che speriamo storica

Riceviamo da Critica liberale e volentieri rilanciamo

 

Per anni si è andati avanti così. Mentre il diritto comunitario si costruiva con il modello innovativo di una Costituzione materiale basata su direttive e regolamenti volti a superare ostacoli e problemi ai quali si era confrontati. Di strada se ne è fatta molta; ma ora gli europei devono fare una scelta fondamentale. Gli Stati Uniti d’Europa…

 

di Beatrice Rangoni Machiavelli

 

Jean Monnet, il vero promotore e architetto del processo di unificazione europea, aveva più volte espresso la convinzione che quando il percorso sarebbe giunto alla fine, la più forte opposizione sarebbe stata quella della Francia, che considera inaccettabile la perdita della propria sovranità. La Gran Bretagna con il suo pragmatismo, si sarebbe invece arresa davanti al fatto compiuto e lo ha fatto, anche se controvoglia, chiedendo l’adesione nel 1973.

    Rinunciare alla loro moneta a favore dell’Euro non era stato facile per i francesi. Ricordo un dibattito televisivo nel quale Giscard D’Estaing  fino a tarda notte, aveva cercato di convincere i responsabili di tutti i partiti che la moneta nazionale rappresentava non più del 3% degli scambi commerciali nel mondo e che l’Euro avrebbe conferito una sovranità condivisa con gli altri Stati Europei.

    Anche per la Gran Bretagna entrare nella Comunità Europea rappresentava il sacrificio del proprio orgoglioso nazionalismo. Ma si era in  piena guerra fredda e l’UK temeva di rimanere isolata nel caso di un nuovo conflitto;  gli Stati Uniti erano troppo lontani per intervenire, come era successo due anni dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

    I Padri Fondatori, una volta fallita per il voto contrario di De Gaulle l’Europa politica, avevano ripiegato sul metodo funzionalista di Monnet: quando c’era un problema lo si risolveva e si proseguiva. Per anni si è andati avanti così. Mentre il diritto comunitario si costruiva con il modello innovativo di una Costituzione materiale basata su direttive e regolamenti volti a superare ostacoli e problemi ai quali si era confrontati.

 

Di strada se ne è fatta molta; ma ora gli europei devono fare una scelta fondamentale. Gli Stati Uniti d’Europa da un lato o il colosso burocratico di Rue Berlaymont, per gestire solo l’esistente, senza fare il salto di qualità necessario per passare da una Confederazione di Stati gelosi della propria sovranità, ed una effettiva Unione Europea.

    Poi, giovedì 16 maggio, un evento straordinario: il Presidente della Repubblica francese ha sollecitato con molta determinazione la nascita – entro il 2015 – di un Governo unitario europeo che abbia in comune: il bilancio, il debito sovrano, la politica economica, estera e di difesa, un sistema bancario ed una Banca centrale con i poteri che nei Paesi sovrani hanno tutte le banche centrali.

    Dobbiamo sperare che veramente il Presidente della Repubblica Francese si sia convinto che il bivio davanti al quale si trova, esige una scelta, anche se difficile e per certi versi  dolorosa per lo Stato nazione più antico del mondo.

    Spesso il dibattito europeo si svolge nell’ambito ristretto degli addetti ai lavori, per questo è necessario chiarire che Francia e Germania, credono in due modelli di Europa, politici ed economici, diversi. Un forte stato centralizzato per la Francia, uno stato federalista per la Germania.

    L’importante è che parta il primo treno. Così gli altri, fermi in stazione, saranno costretti a prepararsi, a cominciare dal Parlamento Europeo.