martedì 9 dicembre 2014

Anomalia istituzionale

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

 

di Cesare Salvi

 

Bimestre bianco: alle anomalie istituzionali iniziate con il governo Monti si aggiunge una nuova, quella di dimissioni pronosticate, ma non ancora date, dal capo dello Stato. D’altra parte, Napolitano aveva reso chiaro al momento della sua rielezione che si sarebbe dimesso prima del termine del settennato, e i partiti hanno accettato, così come avevano accettato tutte le sue scelte degli ultimi anni, dal governo Monti in poi.

    Fatto sta che a una situazione già difficile sul piano politico-istituzionale, come tutte quelle che precedono l’elezione del presidente della Repubblica, ancora una volta i partiti aggiungono problemi. In primo luogo, per le divisioni interne che li attraversano, e che possono trovare nello scrutinio segreto il modo di manifestarsi. In secondo luogo, per lo scontro che si è aperto sulla priorità da dare alle riforme (elettorale e costituzionale) o all’elezione del nuovo capo dello Stato.

    Questa controversia è proprio strana. Renzi dice che intende governare tutta la legislatura. Perché allora questa fretta? C’è chi dice che pensa a elezioni anticipate, che in ogni caso però non potrebbero svolgersi nei primi mesi del prossimo anno, per tre ragioni. In primo luogo, la legge elettorale anche se sarà approvata dal Senato nelle prossime settimane, dovrà poi ritornare alla Camera, essendo previste modifiche. Inoltre, perché rimane aperto il problema della legge elettorale per il Senato, non prevista dall’Italicum (mentre la riforma costituzionale richiederà ancora almeno un anno, nell’ipotesi dell’ iter più rapido). Infine, perché Napolitano ha reso chiaro che non intende sciogliere le Camere: ci penserà, se mai, il suo successore.

    Si ha quindi l’impressione che dietro questo braccio di ferro tra i contraenti del patto del Nazareno ci sia qualcosa d’altro: più ancora del nome, la caratteristica del nuovo Presidente, se cioè un uomo (o una donna) vicino a Renzi, e quindi disponibile ad assecondarlo, compreso il voto anticipato, oppure una persona che garantisca a Berlusconi la “agibilità politica”.

    Si rischia però di andare così a una decisione molto importante nel peggiore dei modi. La vera questione è la scelta della persona più idonea a svolgere la funzione che la Costituzione assegna al Presidente della Repubblica, non certo i vantaggi che ne potrà trarre nel breve periodo questo o quel leader di partito.

    È bene ricordare che chi sarà eletto l’anno prossimo resterà in carica fino al 2022. Il mandato settennale previsto dalla Costituzione, così come il quorum elevato per l’elezione (pensato del resto con un sistema elettorale proporzionale), servono appunto per indicare che la persona eletta deve essere fuori non certo dalla politica, ma dai giochi politici a breve termine. Il compito principale del Presidente è assicurare la fedeltà alla lettera e allo spirito della Costituzione. E deve essere persona di esperienza (per questo è richiesto che abbia almeno 50 anni).

    Vi sono persone con queste caratteristiche in Italia? Certamente. Ma c’è una maggioranza per eleggerla? Ricordo che PD, 5 stelle e Sel avranno circa 640 “grandi elettori”, e che il quorum (la maggioranza assoluta) del quarto scrutinio è di 505 voti. È davvero cosi difficile sciogliere definitivamente il “patto del Nazareno”, e aprire per l’Italia una nuova stagione di speranza democratica?