Da Avanti! online È evidente che anche all'interno dei corpi dello Stato esisteva un'area di complicità. di Mauro Del Bue Desta sconcerto questa indagine della procura di Roma che ha già portato a ventinove arresti, tra i quali emerge quello dell'ex Nar ed ex banda della Magliana Massimo Carminati, a otto indagati ai domiciliari e numerosi inquisiti, tra i quali l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Si tratta di un'indagine che il ministro degli Interni Alfano ha valutato con il massimo del rispetto perché guidata da un procuratore come Giuseppe Pignatone, del quale il ministro ha voluto esaltare l'esperienza, la competenza e anche l'equilibrio. La tesi di fondo dell'indagine è l'esistenza, a prescindere dalle giunte comunali romane, di destra o di sinistra, di una cupola mafiosa e affaristica, che aveva sicuri appoggi nei gangli dell'amministrazione e che operava con alte protezioni politiche. I reati di associazione di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, sono di una gravità sconvolgente. Non è un caso che agli arresti figurino personaggi importanti del tessuto burocratico e amministrativo romano, quali l'ex vice capo di gabinetto di Veltroni Luca Odevaine e l'ex capo della segreteria di Alemanno Antonio Lucarelli. Destra e sinistra unite nell'affare? Sembra di si, anche se la matrice della cupola è nera, nerissima, sconfinante addirittura nel vecchio terrorismo. Oltre agli amministratori pubblici dell'Eur e dell'Ama Mancini e Panzironi, che sono stati arrestati, risultano coinvolti nelle indagini anche un assessore della giunta Marino e il presidente dell'Assemblea, che si sono subito dimessi e dichiarati estranei, nonché un consigliere regionale del Pdl. Le intercettazioni dimostrerebbero che Carminati e il suo degno compare Buzzi si configuravano come il mondo di mezzo tra il potere pubblico e la criminalità. Quest'ultimo ha anche confidato che la gestione degli extracomunitari sarebbe stata più remunerativa addirittura della droga. Vorrei che i nostri, che naturalmente nulla c'entrano con questa pagina di malaffare, pur rispettando sempre i diritti di tutti gli indagati, e la loro presunzione di innocenza fino all'ultimo grado di processo, chiedessero alle autorità competenti come mai questo personaggio sempre collegato con la malavita e addirittura il terrorismo, parlo del Carminati, era a piede libero e poteva tranquillamente trattare con i pubblici poteri. È evidente che anche all'interno dei corpi dello Stato esisteva un'area di complicità. Vorrei che pretendessero da Alemanno, che è stato sindaco di Roma e ministro della Repubblica, un chiarimento sul suo collegamento coi settori della destra nera, estrema, e anche criminale, a prescindere dalle accuse che gli vengono rivolte. Vorrei che chiedessero al Pd il motivo di un così stretto collegamento coi vertici del partito, era tra i relatori alla Leopolda, di questo Di Stefano, parlamentare del Pd ed ex assessore regionale, a cui sono stati rintracciati ben due milioni di euro, si ritiene frutto di una tangente, e la natura dei suoi rapporti con i colleghi dell'altra parte politica, nonché i collegamenti di diversi suoi esponenti con questa organizzazione malavitosa, di estrema destra e con così proficui rapporti a sinistra. Quello che emerge è infatti una melma affaristica trasversale. Un mondo non solo di mezzo, ma anche di traverso. Che ha coinvolto settori di ogni polo. Non Marino che da un certo punto di vista può perfino uscire rafforzato da questa indagine, visto che pare inserito in una galassia di un altro firmamento, ma il Pd romano, lo stesso Pdl, una destra aggressiva e votata al crimine, fino al commercio degli extracomunitari. Lo vada a dire a quelli di Tor Sapienza, dove l'estremismo fanatico di Casa Pound e dintorni puntava a sollevazioni popolari soffiando sul fuoco della protesta. Avanti dunque con le indagini per scoperchiare questa mefitica storia romana, di veleni e tangenti. Una storia criminale senza barriere e confini. La Tangentopoli di Roma 2014 può essere rovinosa per molti. Noi attendiamo, con animo garantista, senza macchia, con curiosità e interesse, che la pentola che bolle venga definitivamente scoperchiata. |
Da MondOperaio Montanari e contadini di Luigi Covatta Sulla "Repubblica" di lunedì 17 novembre Tommaso Montanari, dopo avere deplorato da par suo la cementificazione del territorio verificatasi nell'ultimo mezzo secolo, conclude con un'invettiva contro il decreto "Sblocca Italia": una legge, a suo dire, fatta apposta per portare a compimento lo scempio. E' un curioso modo di ragionare. E' difficile, infatti, imputare ad una legge che è appena entrata in vigore la colpa di misfatti che si sono consumati in passato, quando pure era in vigore una legislazione ricca di vincoli di ogni genere e specie In realtà, come è noto, dove tutto è proibito tutto è lecito. Senza dire che si può dubitare che sia stato davvero un danno avere "mangiato 5 milioni di ettari di suolo agricolo" fra il 1950 e il 2000, come denuncia Montanari. Lui forse amerebbe vivere ancora nella società rurale in cui la legislazione vincolistica venne concepita. Chi invece ha vissuto bene nella società industriale (e cerca di sopravvivere in quella postindustriale) pensa che non manchino i saperi e le tecniche per conciliare sviluppo e tutela dell'ambiente: a condizione, però, che la selva dei vincoli e delle autorità preposte non impedisca di operare; ed a condizione, anche, che non prevalga la cultura reazionaria che diffida di ogni innovazione, come è quella che anima le agitazioni contro le opere pubbliche, "grandi" o piccole che siano. Vent'anni fa, per esempio, quella cultura si scatenò contro lo scolmatore del Bisagno, opera che avrebbe evitato le alluvioni che si sono abbattute e si abbattono sulla città di Genova. Ne parliamo nel dossier che pubblichiamo nel numero di novembre della rivista. Allora, per la verità, ci fu un assessore che seppe resistere alle polemiche ed appaltò i lavori. Ma era socialista, e finì nella mattanza di Mani pulite. Dieci anni dopo è stato assolto con tutti gli onori. Ma il cantiere venne sequestrato subito, ed i lavori, da allora, non sono mai stati ripresi. |