martedì 6 dicembre 2011

Christa Wolf (1929-2011); Zurigo, la Libreria Italiana al traguardo dei cinquant'anni ; La settimana a Fahrenheit; Le riviste italiane di cultura: ruolo e funzione nella società del XXI secolo; La fine del triennio Gelmini;

Christa Wolf (1929-2011)

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Un cielo diviso

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Autrice di Kassandra, grande esponente del dissenso

socialista nella DDR, Christa Wolf ci ha lasciati.

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Christa Wolf si è spenta giovedì scorso a Berlino dopo lunga malattia, lascia il marito, lo scrittore ed editore Gerhard Wolf, e due figlie.

Era nata nel 1929 a Landsberg an der Warthe con il nome di ragazza Christa Ihlenfeld. Aveva svolto gli studi a Jena e Lipsia, laureandosi nel 1953, con Hans Meyer, letterato e musicologo ebreo-tedesco di fama internazionale per le sue opere fondamentali su Büchner, Thomas Mann, Montaigne, Musil, Joyce, Uwe Johnson e Grass.

Esponente di spicco dell'elité intellettuale tedesco-orientale, ma venerata anche presso le Accademie letterarie occidentali – da Parigi ad Amburgo a Columbus, Ohio – la Wolf venne defenestrata nel 1976 dall'Associazione Scrittori della DDR e censurata dal partito con la misura del "forte biasimo" per avere protestato pubblicamente contro il trattamento riservato al cantautore Wolf Biermann, reo di avere criticato la DDR durante un suo concerto tenutosi a Colonia. Biermann era stato perciò impedito di rientrare nel suo Paese e venne altresì privato della cittadinanza per "grave violazione dei doveri di cittadino".

Negli anni Ottanta, ormai celebre e tradotta in innumerevoli lingue, la Wolf accentuò ulteriormente il suo impegno civile a favore di una riforma della DDR fuori dall'ortodossia comunista sovietica. Del pari la scrittrice si schierò però anche "contro la liquidazione dei nostri valori morali e materiali" e a favore di una "evoluzione progressista del nostro socialismo". Celebre fu il discorso tenuto da Christa Wolf nella storica Alexanderplatz di Berlino il 4 novembre del 1989, alla vigilia della caduta del Muro, che verrà abbattuto il 9 novembre dalla protesta popolare.

Tra il 1959 e il 1962 la Wolf era stata convocata più volte presso la sede della Stasi, il potente servizio segreto comunista, dove la giovane intellettuale era stata indotta a consegnare tre rapporti confidenziali. Christa Wolf di fatto non collaborò, fornendo esclusivamente informazioni positive su personalità di sua conoscenza. E fu perciò indiziata di "reticenza", a partire dal 1962, finendo nel mirino delle occhiute autorità comuniste che iniziarono a spiare anche lei. Negli anni Novanta questi fatti emersero dagli archivi della DDR e diedero adito al cosiddetto Literaturstreit, una polemica simile per accenti e modalità a quella condotta in Italia contro Ignazio Silone.

Il coraggio civile manifestato da Christa Wolf nel paese in cui era nata, cresciuta e divenuta celebre, insieme al suo rifiuto di abiurare agli ideali socialisti apparvero completamente fuori tempo nell'età del pensiero unico.

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Christa Wolf (1929-2011) mentre tiene lo storico Il "Discorso della svolta" a Berlino Alexanderplatz. Era il 4 novembre del 1989. Qualche giorno dopo, il 9 novembre, il Muro verrà abbattuto dalla protesta popolare.

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"Nella DDR, dove viveva e lavorava", scrive Renzo Balmelli nelle sue Spigolature, "la Wolf a lungo è stata considerata il simbolo del dissenso prima di scoprire tra le macerie del Muro alcuni compromessi con la STASI, la polizia segreta, che ne hanno offuscato l'immagine", mentre a difendere Christa soccorse l'amico di sempre, il premio Nobel per la letteratura, Günter Grass. Il quale però aveva anch'egli un suo passato da farsi perdonare, visto che Grass "per tanto tempo, troppo, conservò il terribile segreto della sua appartenenza alla Hitlerjugend".

Ovviamente Grass, che a diciassette anni si era arruolato volontario nell'esercito tedesco, non fu il solo membro della Hitlerjugend ad assurgere a celebrità nel secodno Dopoguerra per alti meriti culturali conseguiti nell'oblio di un passato che non passa. Altro esempio illustre: Benedetto XVI. L'attuale pontefice aveva fatto parte anch'egli della gioventù hitleriana a partire dal 1939. Dipoi passò nella Luftwaffe, la temibile aviazione nazista e infine venne fatto prigioniero dagli alleati e internato a Ulma.

Forse non è vero che una delle più importanti lezioni della storia consiste nel fatto che, con Aldous Huxley, "gli uomini non imparano molto dalle lezioni della storia".

Resta, tuttavia, da chiedersi pro veritate se la severità del giudizio storico non escluda l'istituto dell'indulgenza, anche e soprattutto per passeggeri muniti di biglietto di prima classe.

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Joseph Ratzinger in divisa hitleriana.


Zurigo, la Libreria Italiana al

traguardo dei cinquant'anni

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In ricordo di Sandro Rodoni, fondatore della Libreria Italiana, e in onore di sua moglie Lisetta Rodoni, compagna di vita e battaglie, che ha condotto la Libreria al prestigioso traguardo dei cinquant'anni di attività, si è svolta venerdì all'ECAP di Zurigo un'affollata manifestazione cui hanno preso parte Marco Mona, promotore dell'incontro, il poeta Leonardo Zanier, il direttore dell'ECAP Svizzera Guglielmo Bozzolini, Gennaro De Duonni delle CLI e Mattia Lento giovane esponente della "Fabbrica di Nichi". Al presidente della Società Cooperativa e direttore dell'ADL è stato affidato il compito di tenere il discorso d'apertura. Ne riportiamo qui ampi stralci.

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di Andrea Ermano

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Svizzera, primissimi anni Sessanta. Arrivi dall'Italia e sei, puta caso, un simpatizzante del PCI. Dove troverai riviste di sinistra come Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita? Sembra una questione da poco, o da nulla. Senonché in quegli anni il compagno Profugo, passeggiando sulla piazza del mercato di Oerlikon, si ferma a una bancarella e devolve franchi 3 al giornale Vorwaerts / Il lavoratore e viene perciò colpito da decreto di espulsione. Sembra che quel compagno si fosse immatricolato nella lista dei sottoscrittori, lista poi sequestrata dalle autorità. Di qui l'espulsione del Profugo.

Tornando al tema: sei un simpatizzante della sinistra italiana nella Zurigo degli anni Sessanta. Dove trovi Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita senza che la Fremdenpolizei ti rispedisca alla frontiera?

Per dirla con le parole del compagno Sotgia, che usava la metafora della "pioggia" per significare il maccartismo alquanto paranoico di quegli anni lontani nei quali si vedeva un comunista dietro ogni angolo: "Quando fuori piove, puoi sempre andare alla Libreria Italiana".

Ginetto Sotgia, scenografo all'Opernhaus zurighese, non fu il solo a cercare riparo dal "maltempo" nella Libreria di Lisetta e Sandro Rodoni. Lista lunga e illustre quella dei frequentatori, da Mario Comensoli fino a uno dei maggiori pittori svizzeri contemporanei, Valentin Lustig. Senza dimenticare Carlo Levi, che fu anche pittore e che c'introduce alla galleria ideale degli scrittori, dei drammaturghi, dei letterati e dei giornalisti – da Leonardo Sciascia a Ettore Cella Dezza, da Nantas Salvalaggio a Dario Robbiani a Eros Costantini e tanti altri che purtroppo ci hanno lasciato. E non posso chiudere questa breve elencazione senza citare due letterati come il conterraneo di Sandro, Guido Calgari, e il conterraneo mio, Siro Angeli, né posso dire questo nome senza quello della sua compagna di vita e di lettere, Alida Airaghi, a sua volta conterranea veronese della Lisetta.

Tra i viventi bisogna anzitutto citare Saverio Strati, cui per alti meriti è stata riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica la previdenza Bacchelli. Ricordo che Strati fa iniziare il suo quinto romanzo, Noi lazzaroni, del 1972, proprio nella Libreria Italiana di Zurigo, omaggio letterario raro, rarissimo.

Ancora tra i viventi menziono amici e compagni, ma non per mera amicizia, uomini di penna, ma non solo di penna, come il grande poeta friulano Leonardo Zanier nonché grandi giornalisti ticinesi come Renzo Balmelli e Mario Barino. A essi affianco emblematicamente due lavoratori-artisti particolarmente cari ai Rodoni, lo scultore-operaio La Mola e il fotografo-operaio Cianciulli.

Nessuno si offenda se concludo qui un'enumerazione che, esaustiva, sarebbe interminabile.

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Originariamente, la Libreria Italiana aveva sede a qualche edificio di distanza dal Cooperativo e in quei pressi si accasarono anche le Colonie Libere. Era, la Militaerstrasse, un mondo della vita del popolo emigrante a Zurigo.

Alla Militaerstrasse approdava il giovane ex bracciante fuggito alla maledizione della mezzadria e alle fucilate per l'occupazione delle terre.

Veniva scaricato dal treno in una città di favolose ricchezze, dove lui si sarebbe conquistato una vita nuova: edile, tornitore, meccanico d'auto.

Arrivavano a decine di migliaia, questi ragazzi italiani in quegli anni, dopo una guerra mondiale e la celebre esortazione ad imparare le lingue. Approdavano alla Militaerstrasse per mangiare un piatto di minestrone al Coopi, per chiedere qualche riferimento ai militanti delle Colonie libere. Tiravano un respiro dopo mille chilometri di viaggio in terza classe, con l'intermezzo della famosa visita medica d'incoraggiamento a Chiasso.

E qualche tempo dopo, d'estate o d'inverno, in un pomeriggio strasolato o uggioso, per lo più di sabato, i ragazzi più svegli o forse quelli un po' più timidi, quelli comunque che alla nostalgia, allo straniamento, alla lontananza, all'alienazione del lavoro, allo squallore della baracca-dormitorio reagivano.

Reagivano "dal di dentro", con un progetto di carriera futura o con un progetto di presa di coscienza di classe, che poi era una ricerca di comprensione di sé e del mondo nuovo, non sempre entusiasmante, che si ritrovavano attorno.

Ecco allora che il loro progetto, o la loro timidezza, o la loro intelligenza, li sospingeva a ritornare dalle parti della stazione di Zurigo, alla Militärstrasse, ma non più per un minestrone socialista o per una consulenza volante, ma perché cercavano Vie nuove o Il Calendario del Popolo o Rinascita. Oppure semplicemente. . . un libro.

Per lo più cercavano un manuale tecnico-professionale, per lo più dell'editore Hoepli.

Un giorno apparve in Libreria il Pinna, ex pastore sardo, aspirante elettricista: "Ce l'ha, signora, scusi, ce lo ha il Manuale dell'installatore elettrico negli stabili?"

E come no. Quello era un manuale che andava come il pane negli anni Sessanta.

Altri best-seller: il manuale del tornitore, il manuale del muratore, il manuale dell'elettrauto, del riparatore radio.

Si vendeva bene, molto bene, anche il Libro pratico del pescatore all'amo in acque dolci, e altri manuali hobbistici destinati agli amanti della cucina, della fotografia ecc.

Sonzogno pubblicò a un certo punto un volume che suscitò l'attenzione e l'apprezzamento di vasti strati di frequentatori della Libreria Italiana, un testo scolastico bilingue con tanto di colonne dedicate agli esercizi di perfezionamento e autovalutazione: Il poliglotta della lingua tedesca, libro praticamente perfetto, ma solo in linea teorica.

In effetti, neanche "Il poliglotta della lingua tedesca" servì molto all'integrazione linguistica e sociale degli immigrati italiani. Ben altro poliglotta sarebbe stato necessario in tempi di xernofobia uncinata alla Schwarzenbach. Ma basti di ciò.

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Nella seconda metà degli anni Sessanta, s'impose prepotentemente all'attenzione della collettività italiana un altro utilissimo manuale, che però esulava sia dall'orizzonte delle arti e delle professioni, sia da quello degli hobbies.

Memorabile fu quel giorno in cui entrò tutta titubante una giovane signora, molto riservata, dalla pelle olivastra e dai capelli corvini, che fendendo il solito crocchio di muratori sindacalizzati si diresse con passo sicuro verso la Lisetta.

Ma la Lisetta era occupata con i suoi pescatori muratori macchinisti, i quali la incalzavano con sempre nuove osservazioni e domande. E lei gentile, anche se talvolta necessariamente interlocutoria: "Controllerò sul catalogo; possiamo vedere; l'ordinazione è già partita".

La giovane signora con i capelli corvini fece un giro d'orizzonte e si avvide che Sandro le stava per chiedere con la sua consueta cortesia: "Posso fare qualcosa per Lei?".

La bella cliente sulla trentina, gli disse che sì, in effetti, lei sarebbe stata interessata a sapere se per caso non fosse disponibile un libro serio: "Ripeto molto serio", sottolineò. Un libro che spiegasse a una moglie le vicende e i segreti della vita, come dire, della vita. . . della vita. . . intima.

"Sì, perché, se io potessi avere quel libro, forse, riuscirei a convincere mio marito, a convincerlo, che insomma" – aggiunse la signora, con una sospensione della voce: "Be', se ne sapessi di più, mio marito potrebbe risparmiare dei bei soldi che invece spende con le donne".

La signora non ammiccò, ma forse fu tentata d'indirizzare lo sguardo in direzione della peccaminosissima Langstrasse.

Sandro senza batter ciglio le rispose che un medico aveva messo insieme un ottimo manuale enciclopedico, opera di grande valore scientifico e sociale sull'argomento: La vita sessuale del dottor Fritz Kahn.

Nessuno degli dei astanti muratori sindacalizzati alzò lo sguardo dai conversari, avendo avuto istantanea consapevolezza della gravità di quella richiesta bibliografica.

Oggi tutto è diverso, naturalmente, ma allora – come del resto anche durante la "prima ondata" oltre un secolo fa – quel che aveva a che fare con la vita "intima", l'igiene, le malattie veneree, i cicli della fertilità, i problemi della fecondità. . . tutto era circonfuso di mistero, di peccato, d'ignoranza. E tutto accompagnato da quel corteo di sofferenze che al misterioso peccato dell'ignoranza segue "come il carro segue i buoi".

Lisetta nel commentare l'episodio: "Ma insomma anche noi donne avevamo il diritto di sapere dove abbiamo le ovaie".

Riceviamo e volentieri segnaliamo

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La settimana a Fahrenheit

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- Lunedì, per la giornata di Radio3 Tutti Stranieri, Fahrenheit ospita due conduttori speciali: Queenia Pereira, rappresentante della Rete G2 ("Seconde Generazioni"), e il sociologo senegalese Ali Baba Faye. Il Libro del Giorno è I demoni del deserto, di Bijan Zarmandili.

- Martedì incontriamo Francesco Faeta, autore de Le ragioni dello sguardo, un saggio sui metodi delle indagini antropologiche e sull'impossibile "verginità" scientifica dei ricercatori.

- E poi, da mercoledì 7 a domenica 11, ci trasferiamo al Palazzo dei Congressi di Roma per l'annuale Fiera della piccola e media editoria, Più libri, più liberi. Con noi, in diretta, gli ospiti più significativi della manifestazione e la proclamazione del Libro dell'Anno di Fahrenheit (domenica).

Vi ricordiamo che dal nostro sito potete riascoltare tutte le nostre puntate, gli speciali trasmessi dai Festival, le interviste agli scrittori e agli illustratori, le poesie.


TAVOLA ROTONDA

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Le riviste italiane di cultura:

ruolo e funzione nella società del XXI secolo

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Il coordinamento Riviste Italiane di Cultura presieduto da Valdo Spini organizza una tavola rotonda sul tema "Le riviste italiane di cultura: ruolo e funzione nella società del XXI secolo".

Roma - Mercoledì 7 dicembre 2011, ore 16,

sala Rubino del Palazzo dei congressi all'Eur (Roma)

Tavola rotonda nell'ambito dell'iniziativa "Più libri più liberi - Fiera della piccola e media editoria" (7-12 dicembre 2011)

Intervengono:

Barbara Casalini (per il RICO, la piattaforma digitale del Cric),

Vittorio Emiliani, scrittore e giornalista;

Vittorio Giacopini ("Pagina3"),

Valdo Spini (direttore dei "Quaderni del Circolo Rosselli").

Modera:

Bianca Maria Bruno, direttrice di "Lettera Internazionale".


Riceviamo da vivalascuola

e volentieri pubblichiamo

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La fine del triennio Gelmini

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È accompagnata da un vago senso di sollievo.

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di Giorgio Morale

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La fine del triennio Gelmini è accompagnata da un vago senso di sollievo.

Può essere l'occasione per un bilancio dei danni del triennio. Ma anche un'occasione per capire e ripensare, visto, come dice Marina Boscaino, "il grande punto interrogativo rappresentato dal futuro, insieme alla consapevolezza che, comunque vadano le cose, non sarà facile".

E' quanto proponiamo con vivalascuola di questa settimana, con una riflessione di Cecilia Bartoli sullo stato della relazione educativa dopo la distruzione gelminiana:

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http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2011/11/28/vivalascuola-96/

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Completano la puntata le notizie della settimana scolastica, le prime dichiarazioni del ministro Profumo, le reazioni e le attese del mondo della scuola.

PRESENTAZIONE

Organizzata dalla F.I.A.P. (Federazione Italiana Associazioni Partigiane)

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Su Carlo Levi

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Presentazione del libro

Carlo Levi segreto

di Giovanni Russo

Dalai editore

Casa della Memoria e della Storia

Via San Francesco di Sales, 5 – Roma

Lunedi, 5 dicembre 2011 - ore 17

Relatori:

Filippo La Porta

Gennaro Sasso

Lucio Villari

Coordina:

Vittorio Cimiotta

Sarà presente l'autore


Ambrogino d'Oro

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L'Ambrogino d'Oro a Vera Vigevani

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Il Comune di Milano il prossimo 7 dicembre conferirà a Vera Vigevani Jarach la medaglia d'oro di Benemerenza Civica (comunemente nota come Ambrogino d'Oro).

E' una grande notizia.

Vera Vigevani, milanese di Buenos Aires, è infatti una nostra cara amica.

Nata a Milano nel 1928, emigrata in Argentina per sfuggire alle leggi razziali del regime fascista, divenne a partire dal 1977 una delle prime madri di Plaza de Mayo, le coraggiose donne argentine che sfilavano tutti i giovedì nella piazza principale di Buenos Aires, sfidando la dittatura dei generali, per costringere le autorità a rompere il velo di omertà e di silenzio sulla sorte dei "desaparecidos" .

Vera Vigevani, giornalista, era infatti la madre di Franca Jarach (sequestrata e uccisa all'età di soli 18 dalla dittatura dei generali golpisti, saliti al potere nel marzo del 1976).

Impegnata in un grande lavoro di preservazione e difesa della memoria, Vera Vigevani ha scritto nel 2005 con Chiara Tallone il libro "Il silenzio infranto. Il dramma dei desaparecidos italiani in Argentina" (Torino, Zamorani, 2005)

Inoltre, nei processi italiani contro i crimini dell'ESMA di Buenos Aires (la Scuola Superiore di Meccanica della Marina ove venivano torturati e poi uccisi molti degli scomparsi), Vera è stata indiscutibilmente una delle testimoni chiave, che hanno consentito di arrivare alle sentenze di condanna dei responsabili. E i processi italiani, è bene ricordarlo, sono stati a loro volta un evento importante ed hanno giocato un ruolo centrale nella successiva revisione, nella stessa Argentina, della politica di oblio e di indulto a suo tempo portata avanti dall'allora presidente Carlos Menem. E' insomma grazie anche ai processi cui Vera è intervenuta, se anche in Argentina si è poi arrivati all'apertura di una serie di processi contro i generali golpisti e contro gli aguzzini che agivano ai loro ordini.

Siamo dunque davvero felici che il Comune di Milano abbia voluto tributare a Vera Vigevani il proprio più alto riconoscimento.

E alla cara Vera, che nell'aprile del 2008 fu ospite a Milano di una bella iniziativa del "Rosselli" - cui intervennero anche l'avv. Marcello Gentili (legale di parte civile nei processi italiani); Jorge Ithurburu (presidente del comitato promotore dei processi); Moni Ovadia scrittore e uomo di teatro; Felice Besostri (già membro della commissione diritti civili del Consiglio d'Europa); e Morris Ghezzi (della Lega per i Diritti dell'Uomo) -, vanno i nostri rallegramenti più sinceri.

Gli amici di Vera, per iniziativa dell'Associazione Kairos Onlus, hanno quindi organizzato, per la sera di mercoledì 7 dicembre, a partire dalle ore 18.30, una Cena Solidale presso il ristorante "Il Grande Cerchio" di via Buonarroti 8 a Milano. La cena a buffet, avrà un costo di partecipazione di 50 euro, e il ricavato servirà a coprire le spese di viaggio di Vera da e per Buenos Aires.

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Francesco Somaini

Circolo Carlo Rosselli - Milano


Dieci domande

per Formigoni

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Dagli arresti eccellenti ai festini a luci rosse, dalla malasanità al traffico illecito di rifiuti, ce n'è davvero per tutti nel centrodestra lombardo, anche nelle posizioni istituzionali di maggior rilievo. Ecco dieci domande per Formigoni. Restiamo in attesa delle sue risposte. E soprattutto delle sue dimissioni.

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di Chiara Cremonesi

consigliera regionale SEL<http://www.chiaracremonesi.it/dieci-domande-per-formigoni>

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Caro Presidente Formigoni, appreso che lunedì sarà presente in Aula per riferire sulle circostanze che hanno portato all'arresto del vicepresidente del Consiglio Nicoli Cristiani e considerato che di norma i suoi interventi su qualsiasi tema si riducono a relazioni conclusive senza alcuna possibilità di confronto, abbiamo preparato in anticipo dieci domande per facilitarle il compito di chiarire ogni aspetto politico della vicenda. Le lasciamo tutto il tempo per ponderarle. Aspettandoci, naturalmente, risposte esaustive.

1.Lei ha dichiarato a più riprese che la sua Giunta e la sua persona siano del tutto estranee alla questione. Oltre all'arresto di un dirigente di un'agenzia del sistema regionale, oltre all'arresto del vicepresidente Pdl del Consiglio che è stato due volte assessore in sue Giunte e che si dichiara tuttora in stretto contatto con lei, oltre a un iter procedurale come la Via che è di stretta competenza della Giunta, può spiegarci cosa serve ancora affinché vi sentiate chiamati in causa?

2.Lei ha sostenuto che l'iter della Via alla discarica per amianto di Cappella Cantone sia stato impeccabile. Ma da garantista qual è, non dovrebbe spingersi a ipotizzare una regolarità che allo stato attuale è tutta da dimostrare. Dobbiamo altrimenti credere che l'eventuale tangente sulla quale ruota l'impianto accusatorio sia stata pagata per un'autorizzazione che sarebbe arrivata con gli stessi tempi anche gratis?

3.Sempre in nome del suo garantismo, non ritiene opportuno annullare immediatamente l'iter autorizzativo a Cavenord per il nuovo impianto in attesa dello sviluppo delle indagini e del giudizio?

4.Lei ha affermato di "aver detto sì" a Nicoli Cristiani per l'incontro tra il sottosegretario Paolo Alli e "un imprenditore che voleva partecipare ad Expo". Indipendentemente dal fatto che tale imprenditore sia identificabile nell'arrestato Pierluca Locatelli, perché ha avallato questo incontro? Dobbiamo dedurre che per la partecipazione a Expo esista una via differente dall'appalto pubblico, che passa da incontri tra le imprese e la Giunta al fine di ottenere un placet politico?

5.Noi lo pensiamo doveroso: lei non ritiene opportuno che Arpa e Regione Lombardia si costituiscano parte civile nel processo?

6.Passiamo al "presunto confluire sulla Brebemi di materiale difforme". Lei ha dichiarato che "la Regione non ha responsabilità precise" sui cantieri dell'infrastruttura. Ci sta forse dicendo che, allo stesso modo, non ci saranno responsabilità sue e della Giunta regionale sui canteri di Expo, pronti a diventare boccone succulento per la criminalità organizzata?

7.Regione Lombardia sta discutendo in Commissione di rifiuti speciali, amianto e cave. Con quale credibilità ci si appresta a legiferare su questi temi?

8.L'arresto di Nicoli Cristiani arriva a pochissimi giorni da un'altra inquietante vicenda che ha lambito Regione Lombardia con il fermo di Pierangelo Daccò, intermediario tra l'ospedale San Raffaele e il Pirellone. Nonché suo personale amico di lunga data. Come pensa di arginare il millantato credito presso di lei di personaggi di dubbia moralità che le sono vicini?

9.Alla luce di quanto sta accadendo, ha cambiato idea rispetto alla sua dichiarata contrarietà sulla commissione di inchiesta per il San Raffaele, il cui iter è stato avviato dalle forze di opposizione in Consiglio?

10.In conclusione, un elenco e la domanda delle domande. Chiriaco, Pezzano, Pilello, figure di nomina regionale. Ciocca, Giammario, Minetti, Puricelli, Rinaldin, consiglieri regionali. Ponzoni, segretario dell'Ufficio di Presidenza. Belotti, Rizzi, assessori regionali. Daccò, oltre che suo amico, suocero dell'assessore Buscemi. E infine, Nicoli Cristiani, ex assessore regionale e vicepresidente del Consiglio. Sono i nomi di tutti gli indagati o in qualche modo coinvolti nei molteplici filoni di inchiesta in corso, che spaziano dai rapporti con la 'ndrangheta alla corruzione e alla malasanità, dai festini a luci rosse al dossieraggio. Senza aprire i capitoli delle passate legislature, da Bombarda a Prosperini, da Pagnoncelli alla moglie di Abelli. Dal punto di vista giudiziario vale, laddove gli iter siano ancora in corso, la presunzione di innocenza. Ma dal punto di vista della politica, è evidente a tutti come lei e la sua maggioranza abbiate un problema enorme. Non crede, a questo punto, che sarebbe meglio restituire la parola agli elettori e dedicarsi con tutta calma alle primarie del suo partito?

Restiamo in attesa di risposte convincenti. E soprattutto delle sue dimissioni.


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