La sentenza della Corte europea per i diritti umani di Strasburgo non realizza lo Stato laico Roma (NEV), 23 marzo 2011 - A poche ore dalla pubblicazione della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) di Strasburgo nel caso Lautsi contro l'Italia sul crocifisso nelle aule scolastiche, lo scorso 18 marzo la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha diffuso il seguente comunicato stampa: "La FCEI si rammarica che il 'caso italiano' sia stato ancora una volta occasione di una normativa eccezionale, che non realizza pienamente uno Stato laico, in cui tutti possano riconoscersi, senza discriminazione di credo religioso o altro (art. 3 della Costituzione Italiana). I crocifissi continueranno a essere presenti nelle aule scolastiche e nei tribunali, ma per le minoranze che hanno ricevuto i diritti civili e di culto poco più di 150 anni fa, come le chiese evangeliche, questi crocifissi non rimanderanno a una comune appartenenza o cultura italiana. Essi appariranno invece, come sono, retaggio di una società dominata dalla cultura cattolica e dai suoi simboli. Pur conoscendo, a livello ecumenico, che le forze migliori della chiesa cattolica si propongono di costruire insieme una società di convivenza multireligiosa e interculturale, invitiamo ad approfondire il confronto sui temi della laicità e in particolare di una presenza plurale nella scuola pubblica". Nella sentenza della CEDU, che definisce il crocifisso quale "simbolo passivo", si legge tra l'altro: "se è vero che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie elementi attestanti l'eventuale influenza che l'esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni. Inoltre, pur essendo comprensibile che la ricorrente possa vedere nell'esposizione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche frequentate dai suoi figli una mancanza di rispetto da parte dello Stato del suo diritto di garantire loro un'educazione e un insegnamento conformi alle sue convinzioni filosofiche, la sua percezione personale non è sufficiente a integrare una violazione dell'articolo 2 del Protocollo n° 1", quello cioè riferito al diritto fondamentale all'istruzione. Inoltre la CEDU considera che "non è suo compito prendere posizione in un dibattito tra giurisdizioni interne", dato che in Italia "il Consiglio di Stato e la Corte di Cassazione hanno delle posizioni divergenti sul significato del crocifisso e che la Corte Costituzionale non si è pronunciata sulla questione". Con questa decisione la Grande Camera della CEDU a grande maggioranza (15 giudici contro 2) ha ribaltato quanto reso il 3 novembre 2009 in prima istanza all'unanimità dai 7 giudici della Camera (vedi NEV 44 e 45/09). |
mercoledì 30 marzo 2011
Crocifisso in aula - Il rammarico delle Chiese evangeliche
La politica del desiderio - Contente di essere donne
Riceviamo e volentieri segnaliamo Clara Jourdan presenta Mercoledì 30 marzo 2011, ore 16,30 Centro Donna Liliana Paoletti Buti del Comune di Livorno Largo Strozzi 3 - Livorno "La politica del desiderio" è un racconto corale:
sono tante le protagoniste di questa storia fatta di storie personali che hanno il fascino e la magia di una parzialità vissuta, il cui ricordo emoziona, le cui parole sono pezzi di vita. Donne che si dedicano con passione a cercare strade di un differente stare al mondo e fare politica mettendo in gioco tutto: pensieri, corpi, emozioni. Passioni, desiderio, azzardo e scommessa sono alla base delle molte storie narrate
a tenerle insieme un filo di pensieri e di pratiche che sembrano dire a ogni donna: "Va' avanti!". La politica del desiderio (Italia, 76', 2010) è un film documentario scritto da Flaminia Cardini, Lia Cigarini, Luisa Muraro, Manuela Vigorita, per la regia di Manuela Vigorita e Flaminia Cardini. Prodotto da Libreria delle donne di Milano e L'altra vista, con il contributo di Programma MEDIA dell'Unione Europea, Trust Nel Nome Della Donna, Associazione per gli studi delle donne «Maria Grazia Zerman». Accompagna il film un breve volume, a cura di Clara Jourdan, sull'originalità del femminismo italiano. Ci è sembrata, questa, una buona maniera per continuare il nostro "ragionare" con Liliana Paoletti Buti, di cui possiamo sicuramente dire "..il suo ricordo emoziona
". L'anno scorso, il 13 marzo, ci siamo date appuntamento e ci siamo promesse di avviare e conservare la tradizione di "una giornata per Liliana", che ci permettesse non solo di ricordarla insieme, ma di fare insieme ciò che ha insegnato a tante di noi: pensare, condividere un progetto, far agire la differenza, contente di essere donne. |
mercoledì 23 marzo 2011
IPSE DIXIT
Chance - "L'Italia entrò allora a far parte dell'area dei paesi più industrializzati e progrediti, nella quale poté fare ingresso e oggi resta collocata grazie alla più grande invenzione storica di cui essa ha saputo farsi protagonista a partire dagli anni '50 dello scorso secolo: l'integrazione europea. Quella divenne ed è anche l'essenziale cerniera di una sempre più attiva proiezione dell'Italia nella più vasta comunità transatlantica e internazionale. La nostra collocazione convinta, senza riserve, assertiva e propulsiva nell'Europa unita, resta la chance più grande di cui disponiamo per portarci all'altezza delle sfide, delle opportunità e delle problematicità della globalizzazione." – Giorgio Napolitano
La Guardia - "Nell'epoca in cui gli Stati Uniti combattevano a salvaguardia della loro Unione, la campagna di Giuseppe Garibaldi per unificare l'Italia fu di ispirazione per tante lotte in tutto il mondo, come fu d'ispirazione per il 39° reggimento di fanteria di New York, noto anche come la Guardia garibaldina." – Barack Obama
martedì 15 marzo 2011
"Non diffidate dell'intelligenza"
CULTURA - A COLLOQUIO CON EMILIO SPECIALE
Se l'evoluzione della scrittura e dei suoi supporti ha sempre scandito le diverse epoche storiche, il passaggio dal libro di carta a quello elettronico, che è ormai in corso, promette d'inaugurare scenari del tutto inediti. Ne abbiamo parlato con il professor Emilio Speciale, iniziatore del progetto LEI (Libri Elettronici Italiani) nonché editore "su carta" di preziose pubblicazioni d'italianistica, (Rivista Internazionale di Studi Leopardiani, Novilunio – Rivista della poesia italiana, Prove d'autore).
ADL – Professor Speciale, è vero che stiamo entrando in una nuova era tragata "tablet"?
Emilio Speciale - Ogni cambiamento di supporto ha comportato un cambiamento socio-antropologico di enorme portata. Se consideriamo il fatto che non esiste cultura senza scrittura, o meglio che la scrittura è (per sua natura di rappresentante veicolare) fondamentale per la cultura, allora possiamo ben capire che ogni cambiamento delle forme mediate ha comportato aggiustamenti e novità anche dei contenuti. Si pensi ad un semplice fattore: il passaggio dalla pergamena alla carta e poi il passaggio dal manoscritto al libro stampato ha avvicinato alla scrittura un numero sempre maggiore di persone alla scrittura. Vale a dire che se i manoscritti erano appannaggio di una classe di élite per lo più ecclesiastica, già i primi libri, prodotti serialmente grazie alla tecnologia tipografica, hanno creato la possibilità di un allargamento impressionante del numero di lettori. Poi in epoca più vicina a noi, altri avanzamenti tecnologici hanno portato all'industria del libro e al mercato di massa e in massa, e all'accessibilità alla cultura di altri soggetti, come ad esempio le donne. Il mezzo elettronico apre una nuova epoca: la scrittura e la lettura diventano immediati, meno mediati, ancora più accessibili a livello planetario.
ADL - L'odore, il fruscio e la consistenza della carta stampata non usciranno dalla nostra vita? Non si tratterà di un'enorme perdita affettiva?
Emilio Speciale - E anche di peso! È un'esperienza che abbiamo fatto tutti: l'incubo del trasloco di masserizie che comprendono un alto numero di libri. Entra in gioco anche il fattore ecologico: la deforestazione e tutto ciò che ne consegue. Ma la nostra è una società che tende al virtuale, cioè alla sparizione degli oggetti. Questo processo non è di per sé negativo, come si può pensare. Anzi al contrario: noi siamo troppo legati agli oggetti perché ci pensiamo (e chi vuole dominare ci pensa) primariamente come corpi materiali. Ma nel nostro mondo stiamo assistendo a processi di de-oggettivazione profondi e non del tutto a nostro detrimento. Ad esempio la smaterializzazione del denaro. La positività può consistere in questo: meno attaccamento agli oggetti e maggior valorizzazione degli affetti e dei sentimenti, appunto. Per tornare ai libri: un verso di Montale è più vero o importante perché risiede nelle pagine di un libro o perché ce lo ripetiamo nella memoria in quanto legato ad un nostro moto affettivo? Il discorso diventa una vertigine se rimettiamo in discussione il concetto di scrittura. E poi si possono trovare sempre dei sostituti: una ditta americana ha messo in commercio degli spray che spruzzano odori di libri con varie scelte: libri antichi, libri usati, intonsi, ecc.
ADL - Salviamo dunque le foreste. Ma ci saranno ancora librerie, e come sarà il mondo dei libri tra vent'anni?
Emilio Speciale - La nascita del copyright si colloca nel passaggio epocale dalle società di antico regime (caratterizzate dalla verticalità del potere assoluto e dalle aristocrazie, anche intellettuali) all'epoca moderna (orizzontalità e democrazie della società borghese in cui diventa mestiere anche fare cultura). I diritti d'autore hanno sicuramente servito al mantenimento economico dei produttori di cultura: ma nel mondo della carta stampata il prodotto culturale è diventato merce di grandi profitti per case editrici e catene librarie. A partire da queste ultime si avvertiranno (grazie alla nuova forma elettronica della produzione culturale, l'e-book e la rete) cambiamenti epocali (come definire l'epoca in cui siamo? post-moderna? per mancanza di altro…): è notizia recentissima che una delle più grandi catene librarie americane (Borders) ha dichiarato fallimento. Senza fare previsioni da maghi impolverati (i nostalgici) o scintillanti dalle mille lucine (i futurologi) la tendenza è verso il libro virtuale: quindi fioriranno librerie virtuali (e d'altro canto, il libro cartaceo essendo divenuto oggetto raro e prezioso, fioriranno anche le librerie antiquarie) e le case editrici si trasformeranno e si snelliranno. Ma questo è un processo lento e appunto epocale, ma avrà certamente un impatto di grande portata sulla cultura: come, in questi tempi di rivolte popolari, lo stanno avendo altri strumenti tecnologici sulla storia. Tra vent'anni… nipoti e pronipoti continueranno a leggere e a istruirsi, a fare scelte e ad andare avanti, con meno libri e giornali di carta, ma con altri strumenti ricchi, aperti, liberi, caotici, frammentari ai quali sono già abituati e preparati. Non bisogna diffidare dell'intelligenza umana.
mercoledì 9 marzo 2011
Giornata Internazionale della Donna : Se non ora quando
IPSE DIXIT
Mamuska - «Mai sono stata tranquilla.» – Angelica Balabanoff
Se non ora quando - «In piazza abbiamo detto a Berlusconi che non siamo né vogliamo essere doni, “il più bel dono che il creato ci ha dato”; che vogliamo essere cittadine con pari diritti e doveri degli uomini; che è ora che questo governo se ne vada perché taglia dove dovrebbe investire: nella scuola, nelle università, nella ricerca; che deve finire lo spreco dei talenti delle donne che si diplomano e laureano più e meglio dei colleghi maschi ma poi meno di una su due ha un lavoro retribuito; che deve andare a casa la classe politica che organizza il family day e non si preoccupa di aprire asili e scuole per l’infanzia, e così una donna su quattro lascia il lavoro alla nascita dei figli; che non ci piace la selezione della classe politica fatta tra le lenzuola e invece vogliamo donne e uomini competenti al governo del Paese e delle nostre città. E’ ora di dare una spallata a tutto questo, è ora di non essere più timide, fiduciose, obbedienti, a volte ossequienti, in fila, in attesa del nostro turno che non verrà perché sarà sempre il turno degli uomini. Non vogliamo più essere Paese ultimo o quasi in Europa per presenza femminile nelle istituzioni e nel mercato del lavoro, per progressione nelle carriere, per tasso di natalità, per servizi alle famiglie, per investimenti nella ricerca, per crescita del Pil. Siamo stanche di essere noi donne ultime per colpa di altri, uomini. Vogliamo misurarci alla pari: se non ora quando?» – Pia Locatelli
Giornata Internazionale della Donna
SE OTTO ORE VI SEMBRAN POCHE
Speciale di RadioArticolo1 www.radioarticolo1.it
Martedì 8 marzo 2011 dalle 10 alle 18
Con Vandana Shiva, Susanna Camusso, Rosy Bindi, Serena Dandini, Guglielmo Epifani, Nadia Urbinati, Carla Cantone, Angela Finocchiaro, Lorenza Carlassare, Morena Piccinini e tante lavoratrici e pensionate.
Sono questi alcuni dei nomi del mondo sindacale, della cultura e della politica che animeranno la NON STOP di RadioArticolo1 in programma dalle 10alle 18.00 di martedì 8 marzo.
Nel lungo speciale in diretta su www.radioarticolo1.it, insieme a lavoratrici delle diverse parti di Italia, ai nostri microfoni si susseguiranno Susanna Camusso, segretario generale della Cgil; Rosy Bindi, vice presidente della Camera dei Deputati; Vandana Shiva, ambientalista ed esperta di ecologia sociale; Roberta Ruggiero, Asl di Avellino; Nadia Urbinati, docente di Scienze politiche alla Columbia University; Lorenza Carlassare, costituzionalista; Carla Cantone, segretario generale dello Spi; Igiaba Scego, scrittrice; Elisabetta Addis, economista; Emanuela Soreca, insegnante precaria; Morena Piccinini, presidente Inca Cgil; Serena Dandini, artista e conduttrice tv; Adriana Sensi, pensionata; Serena Sorrentino, Cgil, Rosa Giancola, dalla Tacconi Sud occupata, Chiara Ingrao, scrittrice.
Nel corso della giornata RadioArticolo1 si collegherà con diverse città italiane per dare conto della mobilitazione locale in occasione della giornata internazionale della donna.
Giornata Internazionale della Donna
Cento anni di 8 marzo 8 per 100 su Rai3
http://www.radio.rai.it/radio3/
L'8 marzo Radio3 dedica alle donne l'intera programmazione della giornata di Martedì
A partire dalle voci di giovani donne che in un minuto ciascuna ci racconteranno le loro aspirazioni e speranze, le loro paure e delusioni, voci che accompagneranno tutto il palinsesto scandendone ogni programma.
Intitolata 8 per 100, cento anni di 8 marzo, questa giornata speciale sarà l'occasione sia per ricordare un centenario importante sia per sottolineare come in Italia la questione femminile sia ancora, con rinnovata urgenza, al centro del dibattito nazionale.
Giornata Internazionale della Donna
L'8 Marzo a Fahrenheit
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/
8per100: I Cento anni dell'Otto Marzo a Fahrenheit. Con Marisa Ombra, staffetta partigiana, e Alessandra Gissi, storica, per raccontare più di cento anni di lotta politica delle donne. Con Barbara Spinelli per parlare della CEDAW, la Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e Giulia Selmi esperta di Pedagogia della differenza di genere per parlare di quanta storia c'è ancora da fare. Con Elena Sisti eBeatrice Costa, per parlare di donne che reggono il mondo e con le scrittrici Michela Murgia, Maria Pia Veladiano e Caterina Cavina per parlare di donne che il mondo lo raccontano.
Giornata Internazionale della Donna
Immagini della donna nei media italiani
Documentario e conferenzadi Lorella Zanardo
Politecnico di Zurigo - Aula HG D.1.2
Venerdì 18 Marzo, ore 18.00
Rämistrasse 101 - 8006 Zürich
In occasione della «Giornata Internazionale della Donna» l’autrice presenterà il documentario e il libro Il corpo delle donne (Milano, Feltrinelli, 2010). Messo in rete nel maggio 2009 (www.ilcorpodelledonne.net) il documentario si propone di innalzare il livello di consapevolezza sull’immagine delle donne nella tv italiana. Nel libro l’autrice racconta la genesi del documentario, le reazioni che ha suscitato, anche nelle giovani generazioni, e afferma come sia necessario uscire dagli stereotipi per giungere a una nuova definizione del femminile.
Lorella Zanardo è consulente organizzativa ed è stata dirigente in grandi organizzazioni. Da tempo sperimenta la potenzialità del corpo femminile attraverso il teatro, la danza e il canto. È attiva in organizzazioni e partecipa a convegni internazionali sulle tematiche di genere.
Organizza: Società Dante Alighieri di Zurigo
In collaborazione con: Consolato generale d’Italia Zurigo - Cattedra di Letteratura Italiana, UZH - Gastprofessur De Sanctis, ETHZ
martedì 8 marzo 2011
Appello alla solidarietà per la Fondazione Nenni / A difesa della Costituzione e della scuola pubblica
per la Fondazione Nenni
La Fondazione Nenni dopo 26 anni di attività rischia la chiusura
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La Fondazione Nenni dopo 26 anni di attività rischia la chiusura.
Il proprietario dei locali di Via Caroncini 19, il Demanio, ci chiede un aumento del canone per noi insopportabile. Noi ci difenderemo in base alla legge 24 dicembre 2007, n.244 e al DPR n.296 del 13 settembre 2005, norme che prevedono concessioni o locazioni gratuite, o canoni del 10% sul valore di libero mercato, ben al di sotto del 45% a noi richiesto.
Nella situazione precaria in cui siamo abbiamo bisogno di un sostegno di tutti coloro che, enti o singoli, sanno quanto è importante il materiale (libri, archivi, collezioni) depositato alla Fondazione che rischia di andare disperso.
A loro ci rivolgiamo per ottenere il sostegno volto a far vivere una gloriosa storia.
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Fondazione Pietro Nenni, Roma
L'ADL si associa all'appello e invita a effettuare versamenti di solidarietà tramite bonifico bancario al C/C bancario 8374 presso BNL agenzia 24, Via Cristoforo Colombo 279, Roma (IBAN IT74D0100503224000000008374)
Il 12 marzo in piazza
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A difesa della Costituzione
e della scuola pubblica
MANIFESTAZIONI A:
ALBA (CN) � piazza Duomo, ore 15.30, manifestazione con lettura commentata degli articoli della Costituzione, info: cooplibrarialatorre@etamail.it<mailto:cooplibrarialatorre@etamail.it>
AOSTA � Presso monumento dedicato ai 'Morts pour la liberté' (davanti al 'Manzetti') alle ore 15.00 e presidio in piazzetta di Porta Praetoria fino alle 18.00, info: evento su facebook<http://www.facebook.com/#%21/pages/ANPI-Valle-dAosta/202208196459402?sk=wall> e anpi.vda@gmail.com<mailto:anpi.vda@gmail.com>
BARI - corso Vittorio Emanuele II, incrocio via Andrea da Bari, presso la statua equestre, dalle ore 17.00 alle ore 19.00, info: evento su facebook<http://www.facebook.com/event.php?eid=175061662540828> e baripopoloviola@gmail.com<mailto:baripopoloviola@gmail.com>
BOLOGNA � piazza XX settembre, ore 15.00, "per la Scuola della Costituzione", manifestazione indetta da Assemblea Genitori Insegnanti di Bologna e Provincia con Rete Laica Bologna, Libertà e Giustizia Bologna e il Comitato bolognese Scuola e Costituzione, info: assembleascuolebo@gmail.com<http://webmail.aruba.it/ext_aruba/classic/html/mainframe.html?_v_=v3r2b17pl3m2&lang=it&flavour=orange&theme=ext_aruba/classic>
BRESCIA � piazza Rovetta, ore 15.00, manifestazione con ANPI, insieme a ARCI, Libertà e Giustizia, CGIL, Unione Universitari e Movimento delle Agende Rosse e la partecipazione di Gustavo Zagrebelski, info: roberto_nicoletti@katamail.com<mailto:roberto_nicoletti@katamail.com>
CAGLIARI � piazza Repubblica, ore 10.30, con bandiere tricolore e copie della Costituzione, interventi dal palco insieme a studenti medi e universitari per info cagliari@sardegna.cgil.it<mailto:cagliari@sardegna.cgil.it>
CASTELBOLOGNESE (RA) � piazza Bernardi, volantinaggio a cura dell' ANPI
CATANIA � via Etnea, Villa Bellini, ore 14.00, con Italia dei Valori, info: evento su facebook<http://www.facebook.com/event.php?eid=112551702156797> e calcagnodaniele@hotmail.com<http://webmail.aruba.it/ext_aruba/classic/html/mainframe.html?_v_=v3r2b17pl3m2&lang=it&flavour=orange&theme=ext_aruba/classic>
CATANZARO - piazza Prefettura, a partire dalle ore 16.00, sit-in con ANPI Catanzaro, info: anpi.catanzaro@libero.it<mailto:anpi.catanzaro@libero.it>
CHIVASSO (TO) � via Torino, dalle 15.30 alle 18.00, lettura della Costituzione con il Circolo Paolo Otelli
CINISELLO BALSAMO (MI) � piazza Antonio Gramsci, dalle ore 10.00, info: giornalecinisello@yahoo.it<mailto:giornalecinisello@yahoo.it>
EDIMBURGO � 32 Melville Street, davanti al Consolato Generale d'Italia a Edimburgo, dalle 15.00 alle 17.00, info: evento su facebook<http://www.facebook.com/home.php?sk=group_140130306052442&ap=1>
FIRENZE � piazza Annigoni, ore 14.00, "L'Italia non è un bordello", info: cazerolazos@gmail.coml<mailto:cazerolazos@gmail.coml>
FIRENZE � via Pio Fedi, 46/48, dall'11 al 13 marzo, conferenza "ANPAS difende (e diffonde) la Costituzione", info: evento e comunicazione@anpas.org <mailto:cazerolazos@gmail.com>
LECCE � Corteo con partenza da piazza d'Italia (Monumento ai Caduti), orario da definire, info: lecce2.0dodici@libero.it<mailto:cazerolazos@gmail.com>
LONDRA � Richmond Terrace (opposite Downing Street) ore 14.00, info: evento su facebook<mailto:comunicazione@anpas.org>
MILANO � largo Cairoli, dalle 15.00 alle 19.00, con Qui Milano Libera, info: evento su facebook e milano12marzo@gmail.com<mailto:lecce2.0dodici@libero.it>
MOGLIANO VENETO (TV) � piazza dei Caduti, dalle ore 10.00, con l'ANPI<http://www.facebook.com/event.php?eid=157372670985004>
NUORO � piazza Mazzini, ore 10.30, info: evento su facebook<mailto:milano12marzo@gmail.com>
PALERMO � Luogo da definire, ore 14.00, info: evento su facebook<mailto:milano12marzo@gmail.com>
PAVIA � piazza della Vittoria, dalle ore 15.00 alle ore 18.00, info: evento su facebook e pedanto@gmail.com<http://www.facebook.com/event.php?eid=206272416056292>
PERUGIA � piazza della Repubblica ore 16.00, info adifesadellacostituzionepg@gmail.com e facebook<http://www.facebook.com/event.php?eid=167495109969159>
PINEROLO (TO) � piazza Facta, dalle ore 10.00 alle ore 12.00, presidio a difesa della Costituzione e della scuola pubblica, organizzato dall'Associazione pinerolese per la conoscenza, la difesa, l'attuazione della Costituzione, info: perlacostituzione@gmail.com<http://webmail.aruba.it/ext_aruba/classic/html/mainframe.html?_v_=v3r2b17pl3m2&lang=it&flavour=orange&theme=ext_aruba/classic>
PISA - Luogo e orario da definire, info: Rete delle Donne per la Rivoluzione Gentile<http://www.facebook.com/event.php?eid=192652527431756>
PISTOIA � piazza Gavinana (detta 'del Globo'), dalle ore 15.30 alle ore 19.00, con Speakers' Corner disponibile per chiunque voglia intervenire in 3′, info: blog e evento su facebook<http://webmail.aruba.it/ext_aruba/classic/html/mainframe.html?_v_=v3r2b17pl3m2&lang=it&flavour=orange&theme=ext_aruba/classic>
PRAGA � via Nerudova, 20 (sotto Ambasciata d'Italia) ore 10.30, info: evento su facebook<http://webmail.aruba.it/ext_aruba/classic/html/mainframe.html?_v_=v3r2b17pl3m2&lang=it&flavour=orange&theme=ext_aruba/classic>
PRATO � Luogo da definire, ore 15.30, presidio<http://www.facebook.com/group.php?gid=56952511573>
RAVENNA � piazza del Popolo, ore 15.00 con ANPI, ARCI, CGIL Ravenna, Comitato per la Legalità e la Democrazia, Comitati in Difesa della Costituzione della Provincia di Ravenna, Gruppo dello Zuccherificio, Libertà e Giustizia Circolo di Ravenna, info: arci@racine.ra.it<http://www.facebook.com/event.php?eid=197588666936579>
REGGIO EMILIA � Palazzo del Governo, corso Garibaldi, orario da definire, info: associazionecostre@libero.it<http://www.facebook.com/event.php?eid=197588666936579>
SENIGALLIA (AN) - piazza Roma, dalle ore 17.00 alle ore 19.00, con tricolori e Costituzione, info: difesacostituzionesenigallia@yahoo.it<mailto:arci@racine.ra.it>
SIVIGLIA � Luogo e orario da definire<http://webmail.aruba.it/ext_aruba/classic/html/mainframe.html?_v_=v3r2b17pl3m2&lang=it&flavour=orange&theme=ext_aruba/classic>
TORINO � piazza Castello, dalle ore 14.00 alle ore 17.00, info: evento su facebook<mailto:difesacostituzionesenigallia@yahoo.it>
TORINO - Stasera leggiamo… la Costituzione ore 21.00, Casa Umanista, via Martini 4/b, info: redazioneweb@conexion.it e evento su facebook<mailto:difesacostituzionesenigallia@yahoo.it>
TRAPANI � piazzetta Saturno, dalle ore 17.00 alle ore 21.00. Lettura pubblica degli articoli della Costituzione (previsto anche in altri grossi centri della Provincia di Trapani)<http://www.facebook.com/event.php?eid=184420148260025>
TRIESTE � piazza Unità d'Italia, ore 10.30, insieme a Libertà e Giustizia e Popolo Viola, info: trieste@libertaegiustizia.it<http://www.facebook.com/event.php?eid=131709420231492>
UDINE � Luogo e orario da definire, info: Donne in Udine<http://www.facebook.com/event.php?eid=131709420231492>
UDINE � il Partito Democratico di Udine a partire dalle ore 16.00 nel centro di Udine regala ai cittadini 1.000 bandiere e 1.000 copie della Costituzione per imbandierare la città in vista della festa nazionale del 17 marzo, info: segreteria@pdudine.it<mailto:trieste@libertaegiustizia.it>
VALENZA (AL) � piazza Gramsci e piazzetta Verdi, dalle ore 9,00 alle ore 12,30, e inaugurazione mostra "Resistenza e Costituzione" presso la sede dell'ANPI, in via Pellizzari 2, alle ore 10,00, info: anpivalenza@gmail.com<mailto:trieste@libertaegiustizia.it>
VERONA - piazza Dante, ore 14.30, a cura di WakeVeronaUp e Popoli Viola del Veneto, info: evento su facebook <http://webmail.aruba.it/ext_aruba/classic/html/mainframe.html?_v_=v3r2b17pl3m2&lang=it&flavour=orange&theme=ext_aruba/classic>
E ALTRE CITTA' ANCORA..... <mailto:anpivalenza@gmail.com>
IN PARTENZA DA:<http://www.facebook.com/event.php?eid=137628916303397>
PADOVA - Info: adifesa.padova@libero.it oppure evento su facebook<http://www.facebook.com/event.php?eid=137628916303397>
PERUGIA � Info: robusta_costituzione@libero.it oppure evento su facebook<http://www.facebook.com/home.php#%21/event.php?eid=150694861658529>
<http://www.facebook.com/home.php#%21/event.php?eid=150694861658529>
<http://www.facebook.com/home.php#%21/event.php?eid=150694861658529>
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TORINO � L'Associazione 17/03 organizza bus da Torino (cin fermate anche ad Asti e Alessandria) per partecipare alla manifestazione a Roma. Info: associazione1703@gmail.com oppure Annamaria 347/2568114 o Massimiliano 340/3381833<http://www.facebook.com/event.php?eid=193671920655653>
giovedì 3 marzo 2011
La nascita dell'Italia e l'affermazione dei diritti
150
di Adriano Prosperi
(Scuola Normale Superiore di Pisa)
Quest’anno la tradizionale ricorrenza della “Settimana della libertà” con cui gli evangelici italiani celebrano la concessione dei diritti civili da parte di Carlo Alberto ai valdesi del suo regno si incontra con la celebrazione del 150° anniversario della nascita della nazione italiana. E questo vale a ricordarci che fu nel segno della libertà religiosa che si ebbe il preludio dell’affermazione dell’unità nazionale. E’ un dato storico che conferma la validità di un principio affermato da un grande storico, giurista e testimone civile, Francesco Ruffini (uno degli undici professori che non giurarono fedeltà al regime fascista): il principio che dice che la libertà religiosa è la prima libertà, senza la quale le altre non nascono e non si sostengono. La libertà di religione si intreccia dunque con quella religione della libertà che secondo Benedetto Croce fu il lievito dei movimenti e delle speranze ideali della storia europea dell’800. E fu “la sincera fede di Cavour nella libertà” che “generò quel suo programma di rapporti tra Stato e Chiesa sintetizzato nella formula “libera Chiesa in libero Stato”: così si espresse Arturo Carlo Jemolo in un disegno dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia che è ancor oggi un testo capitale della nostra cultura storica.
Come ben sappiamo, quei principi di libertà e di distinzione tra fede religiosa e vincolo di appartenenza alla nazione e di rispetto delle sue leggi non ebbero vita tranquilla. E’ stato un lungo e complicato percorso quello che ha visto continue oscillazioni tra il rispetto della libertà religiosa dei cittadini e l’impulso a ristabilire diversità di diritti tra una religione promossa a culto ufficiale dello Stato e i molti e diversi culti definiti come semplicemente “ammessi”. Quando la legge delle Guarentigie collocò sullo stesso livello di gravità le offese al sovrano e quelle al pontefice romano si dovette tutelare con un apposito comma la libertà di discutere di materie religiose, al fine di evitare quell’accusa di “lesa maestà” che per secoli aveva equiparato il dissidente di religione al rivoluzionario e al ribelle politico.
I lunghi secoli della Controriforma hanno radicato nel costume e nella cultura ufficiale italiana una forma di ossequio formale al culto cattolico romano e una sostanziale indifferenza e ignoranza religiosa che riappaiono spesso come un vero “costume di casa”. Ma la svolta dell’Unità italiana conserva intatto il suo valore di spartiacque tra tutta la storia italiana precedente e quella successiva: un valore che ci possiamo rappresentare al vivo ricordando quante cose cambiarono allora nelle leggi e nelle pratiche sociali del paese. Basterà un semplice episodio a raffigurarci al vivo la portata di quella svolta: un grande avvocato destinato a luminosa carriera di studioso e di criminalista, Francesco Carrara, riuscì a salvare la vita di alcuni imputati di sacrilegio nella Lucca preunitaria con l’artificio di prolungare abbastanza la durata del processo fino al momento in cui con l’Unità italiana decadde quel mostruoso codice lucchese che aveva restaurato antiche e durissime norme elaborate a tutela dell’unico culto consentito. E non fu certo per caso che Francesco Ruffini conducesse le sue ricerche su alcuni eretici italiani del ‘500 mentre pubblicava uno stupendo libro di solida dottrina e di vibrante passione civile nelle edizioni di Piero Gobetti nell’anno 1926: un libro che si apriva con la domanda:”Il popolo italiano continuerà a godere di quelle libertà costituzionali che lo Statuto gli garantiva... o ne sarà a un tratto spogliato?”. Sappiamo quale fu la risposta della storia. E sappiamo anche che l’alleanza del regime fascista con la Chiesa cattolica aprì una ferita profonda nelle coscienze e lasciò una pesante eredità alla Repubblica italiana con quel concordato che modificava i rapporti tra le varie confessioni religiose presenti sul territorio della nazione.
Oggi nel bilancio che la ricorrenza imposta dalla “religione laica” dei centenari ci obbliga a fare, va riconosciuto alle minoranze religiose storicamente presenti e attive in Italia il merito di avere sempre combattuto per conquistare per sé e per tutti gli italiani il diritto alla libertà religiosa. La ricostruzione della partecipazione attiva dei protestanti alle lotte del Risorgimento e alla vita politica e culturale della nazione italiana nel suo primo cinquantennio quale fu portata avanti dalle appassionate ricerche di un Giorgio Spini storico e uomo di fede metodista, ha rivelato un panorama ricco di presenze fondamentali della nostra cultura, senza le quali l’inserimento dell’Italia nel contesto delle nazioni moderne sarebbe stato assai più lento e difficile di quello che di fatto è stato e l’elenco delle nostre istituzioni culturali – scuole e biblioteche, libri e riviste, circoli e luoghi di memoria – risulterebbe assai più povero.
Oggi è nel contesto di un mondo contemporaneo dove le guerre di religione divampano ancora ma lontano dai nostri confini, che possiamo guardare alla nascita dell’Italia unita come a un momento di svolta decisivo sulla via dell’affermazione dei diritti di libertà. Se nei secoli di storia del nostro paese precedenti alla nascita dell’Italia unita la lotta per la libertà religiosa fu a lungo un fatto di ristrette minoranze e di testimonianze individuali di fede e di passione, i 150 anni della nazione unita hanno radicato in profondità il costume della tolleranza e reso sempre più raro e insolito il pericolo dell’aggressione contro i diversi e i dissenzienti, mentre le presenze di religioni e di confessioni nel corpo della nostra società si vanno sempre più moltiplicando. Tutto questo permette di guardare con fiducia alla augurabile crescita dei diritti di libertà e al costume del rispetto dovuto a ogni scelta religiosa che non leda i diritti altrui. Ma se è doveroso celebrare quei lontani inizi della nazione italiana sotto la bandiera ideale dei diritti di libertà, non per questo ci si deve nascondere che nessun diritto si mantiene se non c’è una coscienza civile desta e pronta a resistere ai tentativi di sopraffazione comunque mascherati: e la realtà italiana di un regime di diritti costituzionali che ha accolto nella Carta fondamentale i Patti Lateranensi è anche la realtà di un paese che vede, come scriveva ancora Arturto Carlo Jemolo, la perenne tentazione di un “confessionismo statale” capace di alterare in concreto e di rendere meno efficace il diritto della libertà religiosa. Per questo bisogna essere grati a coloro che mantengono viva e attuale la tradizione risorgimentale della lotta per una corretta interpretazione e una concreta e sempre più ampia attuazione del principio cavouriano di “libera Chiesa in libero Stato”. (nev-notizie evangeliche)
Università di Zurigo - Giuliano Amato - L'Italia tra Unione Europea e nuovo federalismo
Giuliano Amato, presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni del 150°, ha tenuto all'Università di Zurigo una lectio magistralis su L'Italia tra Unione Europea e nuovo federalismo:“Auspicherei che alla fine di quest’anno appaia evidente che anche l’Italia sta insieme per un unico motivo: perché gli italiani vogliono stare insieme”.
"Dottor sottile", "Eta Beta" e financo "Dracula": non si contano i nomi e i nomignoli appiopati a Giuliano Amato nel corso della sua lunga marcia attraverso le istituzioni.
Lui stesso chiede d'essere semplicemente chiamato “professore”, perché ora guida l'Istituto Treccani e il Comitato dei garanti per le celebrazioni del 150°, succedendo in questa prestigiosa carica al presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Insieme al presidente Napolitano, Amato rappresenta per la lunghezza dell'impegno pubblico una sorta di risposta laico-progressista all'inossidabilità del divo Andreotti, con il quale il Dottor Sottile condivide la gracilità e l'acume, ma dal quale lo separa una diversa complessione intellettuale e morale.
A questa diversità, di vero accademico e di statista italiano incensurato, l'ex premier socialista deve in sostanza il suo prestigio internazionale, che si traduce in frequenti inviti nelle università di mezzo mondo.
Giovedì scorso ha parlato all’Università di Zurigo dove il decano, Bernd Roeck, storico bavarese trapiantato a Zurigo, si è profuso in elogi per l’ospite illustre e di espressioni di simpatia nei riguardi dell’Italia, per auspicare un “nuovo Risogimento dopo Berlusconi”: il popolo italiano “sopravvissuto a innumerevoli catastrofi, guerre, occupazioni, terremoti, alluvioni e disastri", ha detto Roeck "riuscirà a sopravvivere anche a quest’epoca strana che chiamano del bunga-bunga”.
L’illustre ospite ha incassato le bordate di sarcasmo con una smorfia quasi impercettibile di sofferenza. Forse, in altri tempi, altri decani, si sarebbero espressi con maggiore sobrietà, ma ce lo meritiamo.
Il Centocinquantesimo dell’Unità d'Italia -- a giudizio dell’ex premier --- deve aiutarci condurre a compimento il progetto anti-centralista insito nella Costituzione repubblicana.
L’Italia del Centocinquantesimo deve coniugare Unità e Federalismo, anzitutto a favore del Mezzogiorno, che non ha alle spalle una diffusa esperienza comunale, essendo rimasto soggetto per molti secoli di forme centralistiche di governo: "Credo al federalismo", ha detto Amato, "anche Mazzini e Cavour se hanno avuto ragione a non volerlo, perché non avrebbero potuto realizzarlo. Ma se l'avesserio potuto, sarebbe stato meglio per il nostro Paese".
Nell'Italia delle cento città i Comuni hanno condotto alla formazione di una società civile forte e fortemente coinvolta nel governo: un lungo training di responsabilizzazione politica che si è realizzato soprattutto nel centro-Nord e che mancava a Sud, solo in parte attivatosi con il decentramento e la nascita delle regioni.
Il gap tra Nord e Sud può e deve essere superato proprio promuovendo il Federalismo.
Dalla Spagna alla Germania, dall’Italia al Portogallo, dal Belgio alla Gran Bretagna alla stessa Francia – assistiamo in Europa al tramonto del centralismo ottocentesco, ma questo processo avviene sotto il segno di una doppiezza. Perché il “federalismo” può essere un modo per produrre tanto l'unione quanto la divisione. Anche in Italia, dove il trend federale può preludere a forme di coesione più stabile, ma anche a una progressiva secessione, ha ammesso il presidente del Comitato per il 150°, non negando il sussistere in questo senso di "due onde”, nella convinzione tuttavia che “una grande onda può assorbire una onda più piccola”.
Insomma, l’Italia deve raccogliere la sfida federalista (e superare il gap Nord-Sud), ma può anche permetterselo, in quanto – questa la tesi decisiva di Amato – gli italiani vogliono stare insieme.
“Ecco” – ha concluso il professore con trasparente allusione alla categoria elvetica di Willensnation – “io auspicherei che alla fine di quest’anno di celebrazioni appaia evidente che anche l’Italia sta insieme per un unico motivo: perché gli italiani vogliono stare insieme”.
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Gli applausi trionfali e la grande simpatia che Amato ha saputo suscitare in una platea mai facile com’è quella zurighese hanno segnato indubbiamente un punto d’immagine a favore del nostro Paese. Non è poco.
Però non si è ben compreso quale sia oggi l'altro lato della strategia federalista italiana, quello rivolto alla prospettiva europea. Eppure, mai come in queste settimane l'antieuropeismo della destra italiana mostra i suoi limiti, non meno, per altro, del centro-sinistra ancora affetto da certo antisocialismo democrat (ancora una settimana fa Giuseppe Vacca a Livorno spiegava per filo e per segno che la SPD non potrà mai più aspirare a raggiungere il 40% degli elettori; e mentre lui snocciolava queste infallibilia di fronte a Tamburrano, Macaluso, Turci e Besostri, visibilmente seccati, le agenzie di mezzo mondo battevano le anticipazioni sul ritorno alla maggioranza assoluta dei socialdemocratici nella metropoli di Amburgo).
Una buona notizia, questa del ritorno della SPD, nella Germania della signora Merkel, dove c’è chi ritiene di poter affrontare le sfide globali in forza propria. (ae)
La nascita dell'Italia e l'affermazione dei diritti/ Amato a Zurigo
La nascita dell'Italia e
l'affermazione dei diritti
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di Adriano Prosperi
(Scuola Normale Superiore di Pisa)
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Quest'anno la tradizionale ricorrenza della "Settimana della libertà" con cui gli evangelici italiani celebrano la concessione dei diritti civili da parte di Carlo Alberto ai valdesi del suo regno si incontra con la celebrazione del 150° anniversario della nascita della nazione italiana. E questo vale a ricordarci che fu nel segno della libertà religiosa che si ebbe il preludio dell'affermazione dell'unità nazionale. E' un dato storico che conferma la validità di un principio affermato da un grande storico, giurista e testimone civile, Francesco Ruffini (uno degli undici professori che non giurarono fedeltà al regime fascista): il principio che dice che la libertà religiosa è la prima libertà, senza la quale le altre non nascono e non si sostengono. La libertà di religione si intreccia dunque con quella religione della libertà che secondo Benedetto Croce fu il lievito dei movimenti e delle speranze ideali della storia europea dell'800. E fu "la sincera fede di Cavour nella libertà" che "generò quel suo programma di rapporti tra Stato e Chiesa sintetizzato nella formula "libera Chiesa in libero Stato": così si espresse Arturo Carlo Jemolo in un disegno dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia che è ancor oggi un testo capitale della nostra cultura storica.
Come ben sappiamo, quei principi di libertà e di distinzione tra fede religiosa e vincolo di appartenenza alla nazione e di rispetto delle sue leggi non ebbero vita tranquilla. E' stato un lungo e complicato percorso quello che ha visto continue oscillazioni tra il rispetto della libertà religiosa dei cittadini e l'impulso a ristabilire diversità di diritti tra una religione promossa a culto ufficiale dello Stato e i molti e diversi culti definiti come semplicemente "ammessi". Quando la legge delle Guarentigie collocò sullo stesso livello di gravità le offese al sovrano e quelle al pontefice romano si dovette tutelare con un apposito comma la libertà di discutere di materie religiose, al fine di evitare quell'accusa di "lesa maestà" che per secoli aveva equiparato il dissidente di religione al rivoluzionario e al ribelle politico.
I lunghi secoli della Controriforma hanno radicato nel costume e nella cultura ufficiale italiana una forma di ossequio formale al culto cattolico romano e una sostanziale indifferenza e ignoranza religiosa che riappaiono spesso come un vero "costume di casa". Ma la svolta dell'Unità italiana conserva intatto il suo valore di spartiacque tra tutta la storia italiana precedente e quella successiva: un valore che ci possiamo rappresentare al vivo ricordando quante cose cambiarono allora nelle leggi e nelle pratiche sociali del paese. Basterà un semplice episodio a raffigurarci al vivo la portata di quella svolta: un grande avvocato destinato a luminosa carriera di studioso e di criminalista, Francesco Carrara, riuscì a salvare la vita di alcuni imputati di sacrilegio nella Lucca preunitaria con l'artificio di prolungare abbastanza la durata del processo fino al momento in cui con l'Unità italiana decadde quel mostruoso codice lucchese che aveva restaurato antiche e durissime norme elaborate a tutela dell'unico culto consentito. E non fu certo per caso che Francesco Ruffini conducesse le sue ricerche su alcuni eretici italiani del '500 mentre pubblicava uno stupendo libro di solida dottrina e di vibrante passione civile nelle edizioni di Piero Gobetti nell'anno 1926: un libro che si apriva con la domanda:"Il popolo italiano continuerà a godere di quelle libertà costituzionali che lo Statuto gli garantiva... o ne sarà a un tratto spogliato?". Sappiamo quale fu la risposta della storia. E sappiamo anche che l'alleanza del regime fascista con la Chiesa cattolica aprì una ferita profonda nelle coscienze e lasciò una pesante eredità alla Repubblica italiana con quel concordato che modificava i rapporti tra le varie confessioni religiose presenti sul territorio della nazione.
Oggi nel bilancio che la ricorrenza imposta dalla "religione laica" dei centenari ci obbliga a fare, va riconosciuto alle minoranze religiose storicamente presenti e attive in Italia il merito di avere sempre combattuto per conquistare per sé e per tutti gli italiani il diritto alla libertà religiosa. La ricostruzione della partecipazione attiva dei protestanti alle lotte del Risorgimento e alla vita politica e culturale della nazione italiana nel suo primo cinquantennio quale fu portata avanti dalle appassionate ricerche di un Giorgio Spini storico e uomo di fede metodista, ha rivelato un panorama ricco di presenze fondamentali della nostra cultura, senza le quali l'inserimento dell'Italia nel contesto delle nazioni moderne sarebbe stato assai più lento e difficile di quello che di fatto è stato e l'elenco delle nostre istituzioni culturali – scuole e biblioteche, libri e riviste, circoli e luoghi di memoria – risulterebbe assai più povero.
Oggi è nel contesto di un mondo contemporaneo dove le guerre di religione divampano ancora ma lontano dai nostri confini, che possiamo guardare alla nascita dell'Italia unita come a un momento di svolta decisivo sulla via dell'affermazione dei diritti di libertà. Se nei secoli di storia del nostro paese precedenti alla nascita dell'Italia unita la lotta per la libertà religiosa fu a lungo un fatto di ristrette minoranze e di testimonianze individuali di fede e di passione, i 150 anni della nazione unita hanno radicato in profondità il costume della tolleranza e reso sempre più raro e insolito il pericolo dell'aggressione contro i diversi e i dissenzienti, mentre le presenze di religioni e di confessioni nel corpo della nostra società si vanno sempre più moltiplicando. Tutto questo permette di guardare con fiducia alla augurabile crescita dei diritti di libertà e al costume del rispetto dovuto a ogni scelta religiosa che non leda i diritti altrui. Ma se è doveroso celebrare quei lontani inizi della nazione italiana sotto la bandiera ideale dei diritti di libertà, non per questo ci si deve nascondere che nessun diritto si mantiene se non c'è una coscienza civile desta e pronta a resistere ai tentativi di sopraffazione comunque mascherati: e la realtà italiana di un regime di diritti costituzionali che ha accolto nella Carta fondamentale i Patti Lateranensi è anche la realtà di un paese che vede, come scriveva ancora Arturto Carlo Jemolo, la perenne tentazione di un "confessionismo statale" capace di alterare in concreto e di rendere meno efficace il diritto della libertà religiosa. Per questo bisogna essere grati a coloro che mantengono viva e attuale la tradizione risorgimentale della lotta per una corretta interpretazione e una concreta e sempre più ampia attuazione del principio cavouriano di "libera Chiesa in libero Stato". (nev-notizie evangeliche)
Amato a Zurigo
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Giuliano Amato, presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni del 150°, ha tenuto all'Università di Zurigo una lectio magistralis su L'Italia tra Unione Europea e nuovo federalismo: "Auspicherei che alla fine di quest'anno appaia evidente che anche l'Italia sta insieme per un unico motivo: perché gli italiani vogliono stare insieme".
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"Dottor sottile", "Eta Beta" e financo "Dracula": non si contano i nomi e i nomignoli appiopati a Giuliano Amato nel corso della sua lunga marcia attraverso le istituzioni.
Lui stesso chiede d'essere semplicemente chiamato "professore", perché ora guida l'Istituto Treccani e il Comitato dei garanti per le celebrazioni del 150°, succedendo in questa prestigiosa carica al presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Insieme al presidente Napolitano, Amato rappresenta per la lunghezza dell'impegno pubblico una sorta di risposta laico-progressista all'inossidabilità del divo Andreotti, con il quale il Dottor Sottile condivide la gracilità e l'acume, ma dal quale lo separa una diversa complessione intellettuale e morale.
A questa diversità, di vero accademico e di statista italiano incensurato, l'ex premier socialista deve in sostanza il suo prestigio internazionale, che si traduce in frequenti inviti nelle università di mezzo mondo.
Giovedì scorso ha parlato all'Università di Zurigo dove il decano, Bernd Roeck, storico bavarese trapiantato a Zurigo, si è profuso in elogi per l'ospite illustre e di espressioni di simpatia nei riguardi dell'Italia, per auspicare un "nuovo Risogimento dopo Berlusconi": il popolo italiano "sopravvissuto a innumerevoli catastrofi, guerre, occupazioni, terremoti, alluvioni e disastri", ha detto Roeck "riuscirà a sopravvivere anche a quest'epoca strana che chiamano del bunga-bunga".
L'illustre ospite ha incassato le bordate di sarcasmo con una smorfia quasi impercettibile di sofferenza. Forse, in altri tempi, altri decani, si sarebbero espressi con maggiore sobrietà, ma ce lo meritiamo.
Il Centocinquantesimo dell'Unità d'Italia -- a giudizio dell'ex premier --- deve aiutarci condurre a compimento il progetto anti-centralista insito nella Costituzione repubblicana.
L'Italia del Centocinquantesimo deve coniugare Unità e Federalismo, anzitutto a favore del Mezzogiorno, che non ha alle spalle una diffusa esperienza comunale, essendo rimasto soggetto per molti secoli di forme centralistiche di governo: "Credo al federalismo", ha detto Amato, "anche Mazzini e Cavour se hanno avuto ragione a non volerlo, perché non avrebbero potuto realizzarlo. Ma se l'avesserio potuto, sarebbe stato meglio per il nostro Paese".
Nell'Italia delle cento città i Comuni hanno condotto alla formazione di una società civile forte e fortemente coinvolta nel governo: un lungo training di responsabilizzazione politica che si è realizzato soprattutto nel centro-Nord e che mancava a Sud, solo in parte attivatosi con il decentramento e la nascita delle regioni.
Il gap tra Nord e Sud può e deve essere superato proprio promuovendo il Federalismo.
Dalla Spagna alla Germania, dall'Italia al Portogallo, dal Belgio alla Gran Bretagna alla stessa Francia – assistiamo in Europa al tramonto del centralismo ottocentesco, ma questo processo avviene sotto il segno di una doppiezza. Perché il "federalismo" può essere un modo per produrre tanto l'unione quanto la divisione. Anche in Italia, dove il trend federale può preludere a forme di coesione più stabile, ma anche a una progressiva secessione, ha ammesso il presidente del Comitato per il 150°, non negando il sussistere in questo senso di "due onde", nella convinzione tuttavia che "una grande onda può assorbire una onda più piccola".
Insomma, l'Italia deve raccogliere la sfida federalista (e superare il gap Nord-Sud), ma può anche permetterselo, in quanto – questa la tesi decisiva di Amato – gli italiani vogliono stare insieme.
"Ecco" – ha concluso il professore con trasparente allusione alla categoria elvetica di Willensnation – "io auspicherei che alla fine di quest'anno di celebrazioni appaia evidente che anche l'Italia sta insieme per un unico motivo: perché gli italiani vogliono stare insieme".
Gli applausi trionfali e la grande simpatia che Amato ha saputo suscitare in una platea mai facile com'è quella zurighese hanno segnato indubbiamente un punto d'immagine a favore del nostro Paese. Non è poco.
Però non si è ben compreso quale sia oggi l'altro lato della strategia federalista italiana, quello rivolto alla prospettiva europea. Eppure, mai come in queste settimane l'antieuropeismo della destra italiana mostra i suoi limiti, non meno, per altro, del centro-sinistra ancora affetto da certo antisocialismo democrat (ancora una settimana fa Giuseppe Vacca a Livorno spiegava per filo e per segno che la SPD non potrà mai più aspirare a raggiungere il 40% degli elettori; e mentre lui snocciolava queste infallibilia di fronte a Tamburrano, Macaluso, Turci e Besostri, visibilmente seccati, le agenzie di mezzo mondo battevano le anticipazioni sul ritorno alla maggioranza assoluta dei socialdemocratici nella metropoli di Amburgo).
Una buona notizia, questa del ritorno della SPD, nella Germania della signora Merkel, dove c'è chi ritiene di poter affrontare le sfide globali in forza propria. (ae)
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