giovedì 23 maggio 2013

Italiani nel mondo - Con timore e con speranza

Dal Corriere di Tunisi

 

 “Mese denso di avvenimenti nel mondo, ma in particolare da questa riva e dall'altra del Mediterraneo”. Di seguito ampi stralci dall’Editoriale dello storico “bimensile euromediterraneao” edito presso la comunità italiana in Tunisia.

 

di Silvia Finzi,

Corriere di Tunisi - http://www.ilcorriereditunisi.it/

 

Il progetto di Costituzione è stato presentato all'Assemblea Costituente tunisina, ma molti dubbi e contestazioni sono stati espressi da costituzionalisti, da parte delle forze politiche di opposizione e dalla società civile in particolare per quanto riguarda le libertà religiose e sindacali.

    Come conciliare, in effetti, due visioni dello stato, una teocratica e l'altra civile? Come far sì che quello che si afferma in alcuni articoli della Costituzione, non sia negato in altri? Come può lo stato di diritto sorvolare, ad esempio, sulla parità di genere? Queste sono le domande che si pone la società tunisina – con timore o con speranza – e dalle quali risposte dipendono la transizione democratica del Paese.

    Ma al dibattito teorico si sono aggiunti fatti gravissimi che mettono in luce, anche per chi non voleva vedere, la violenza di gruppi politici legati al terrorismo islamico. Sul Monte Chaambi, nei pressi della città di Kasserine, ci sono stati violenti scontri dell'esercito e delle forze di sicurezza con un gruppo di terroristi che avevano allestito un campo d'addestramento, circondandolo di mine anti-uomo. Le mine hanno ferito gravemente ed ucciso vari militari tunisini.

    Il problema della circolazione delle armi da fuoco, e di conseguenza della sicurezza delle persone, è tra i maggiori della Tunisia odierna, aggravato dai problemi sociali che trovano in molti giovani adepti della violenza. Tutti hanno condannato il terrorismo islamico e il governo sta cercando di estirpare questa piaga che poco si confà con la democrazia.

    Una buona notizia viene dal sofferto processo contro il Preside della Facoltà di Lettere, Arti e Umanità della Manuba University. Il giudice ha finalmente deciso il non luogo a procedere. Il Preside rischiava cinque anni di carcere. Per l'Università il proscioglimento è stato visto come la vittoria di chi si batte per le libertà accademiche.

    Volgendo lo sguardo all'Italia vediamo il giovane governo Letta in bilico tra una reale volontà di dare al nostro Paese un governo serio e stabile e l'obbligo di mediare con il PDL, partito con il quale non combaciano facilmente gli intenti.

    Letta deve attuare le riforme necessarie e richieste ad alta voce da varie componenti politiche e generalmente dal popolo italiano, si tratta di condizioni indispensabili alla ripresa economica e sociale. Fase delicatissima della storia d'Italia con un compito estremamente difficile e complesso. Una complessità che si rispecchia nelle stesse file del PD, lacerato dalle difficili scelte che ha dovuto compiere. Come dicono i francesi: à qui profite le crime?

 

       

L'insegnante come ricercatore

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

 

 

Perché la scuola non è solo Invalsi

 

di Giorgio Morale

 

I test Invalsi hanno occupato la ribalta della settimana scolastica. Test di cui “sono troppo poco definiti gli intenti” (Benedetto Vertecchi): il “trionfo della meritocrazia” (Roger Abravanel), il “rilancio del sistema scolastico italiano” (Paolo Sestito), “una mostruosità, una cosa senza alcun senso” (Luciano Canfora).

 

Ma la scuola è anche altro:

 

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2013/05/13/vivalascuola-142/

 

Questa settimana su vivalascuola parliamo dell'insegnante come ricercatore, con una intervista a Donato Salzarulo e testi di Goffredo Fofi e del Centro Territoriale Mammut.

    Completano la puntata le notizie della settimana scolastica: le parole del ministro e la realtà della scuola.

     

 

Dal Circolo Rosselli di Milano

riceviamo e volentieri segnaliamo

 

Secolarizzazione, Chiesa

e televisione in Italia

 

Presentazione a Milano

 

·        VIII RAPPORTO SECOLORIZZAZIONE IN ITALIA

 

·        III DOSSIER CHIESA CATTOLICA E MEDIA TELEVISIVI

 

Interverranno:

 

Massimo Bernardini,

giornalista e conduttore televisivo, autore e conduttore di Rai 3 TV TALK

Enzo Marzo,

direttore di Critica Liberale e presidente della fondazione omonima

Gigliola Toniollo,

responsabile dell'Ufficio Nuovi Diritti della CGIL Nazionale,

Francesca Zajczyk,

docente di sociologia urbana presso l'Università di Milano Bicocca

e delegata del sindaco di Milano alle Pari Opportunità.

 

Presiederà ed introdurrà:

 

Donatella De Gaetano,

coordinatrice della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni

 

Milano - Lunedì 27 maggio 2013, alle ore 21.00,

Libreria Claudiana di via Francesco Sforza 12/a

(MM 1 S. Babila - MM 3 Crocetta)

   

 

 

CULTURA / Da Notizie Evangeliche

riceviamo e volentieri segnaliamo

 

Apre a Londra il nuovo

“Museo del metodismo”

 

Nato dal Settecento anglicano come il movimento dell’impegno sociale per antonomasia, il metodismo si diffuse velocemente negli USA, in Africa e in tutto il mondo come forma di cristianesimo tollerante ed ecumenica. In Italia la sua storia è profondamente intrecciata con quella dei Valdesi e dei Socialisti. Ora a Londra si riapre il museo dedicato a John Wesley (1703-1791), fondatore del metodismo, e alle origini di questa importante radice del socialismo religioso.

 

Roma (NEV), 22 maggio 2013 - Sabato 25 maggio apre a Londra il nuovo “Museo del metodismo”. Ospitato nella cripta della Wesley's Chapel, la “chiesa madre” del metodismo, il museo si presenta in una forma completamente rinnovata rispetto all'allestimento del 1984, conservandone però l'intento: rendere conto dell'enorme influenza esercitata dal metodismo in Gran Bretagna e nel mondo. Al momento il museo ospita tre esposizioni permanenti: “Il cuore riscaldato” che racconta la storia della conversione di John Wesley (1703-1791), il fondatore del movimento metodista; “La nuova cappella di Mr. Wesley” sulla presenza del primo metodismo nella città di Londra; e “Connecting the Connexion” sulla rivoluzionaria organizzazione in classi e circuiti del metodismo. Per l'autunno saranno pronte altre tre esposizioni sulla teologia, l'impegno sociale e la dimensione mondiale del metodismo. Come spiega il curatore del museo, Christian Dettlaff, “la ristrutturazione del museo ha coinvolto competenze di alto livello”, come lo studio di architettura John McAslan & Partners, e quello del progettista Barker Langham, già incaricati del rinnovamento della stazione ferroviaria londinese di King's Cross e della Royal Opera House. Accanto all'esposizione di reperti d'epoca sono stati inseriti tablets che consentono un acceso interattivo ad un ampio archivio che va dai sermoni di John Wesley agli inni composti dal fratello Charles. L'intera operazione è costata oltre un milione di sterline. Tra i maggiori donatori figura la Kwanglim Methodist Church della Corea del Sud con un contributo di circa 630mila sterline. Un segno anche questo della dimensione mondiale del metodismo.

 

Europa: una svolta che speriamo storica

Riceviamo da Critica liberale e volentieri rilanciamo

 

Per anni si è andati avanti così. Mentre il diritto comunitario si costruiva con il modello innovativo di una Costituzione materiale basata su direttive e regolamenti volti a superare ostacoli e problemi ai quali si era confrontati. Di strada se ne è fatta molta; ma ora gli europei devono fare una scelta fondamentale. Gli Stati Uniti d’Europa…

 

di Beatrice Rangoni Machiavelli

 

Jean Monnet, il vero promotore e architetto del processo di unificazione europea, aveva più volte espresso la convinzione che quando il percorso sarebbe giunto alla fine, la più forte opposizione sarebbe stata quella della Francia, che considera inaccettabile la perdita della propria sovranità. La Gran Bretagna con il suo pragmatismo, si sarebbe invece arresa davanti al fatto compiuto e lo ha fatto, anche se controvoglia, chiedendo l’adesione nel 1973.

    Rinunciare alla loro moneta a favore dell’Euro non era stato facile per i francesi. Ricordo un dibattito televisivo nel quale Giscard D’Estaing  fino a tarda notte, aveva cercato di convincere i responsabili di tutti i partiti che la moneta nazionale rappresentava non più del 3% degli scambi commerciali nel mondo e che l’Euro avrebbe conferito una sovranità condivisa con gli altri Stati Europei.

    Anche per la Gran Bretagna entrare nella Comunità Europea rappresentava il sacrificio del proprio orgoglioso nazionalismo. Ma si era in  piena guerra fredda e l’UK temeva di rimanere isolata nel caso di un nuovo conflitto;  gli Stati Uniti erano troppo lontani per intervenire, come era successo due anni dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

    I Padri Fondatori, una volta fallita per il voto contrario di De Gaulle l’Europa politica, avevano ripiegato sul metodo funzionalista di Monnet: quando c’era un problema lo si risolveva e si proseguiva. Per anni si è andati avanti così. Mentre il diritto comunitario si costruiva con il modello innovativo di una Costituzione materiale basata su direttive e regolamenti volti a superare ostacoli e problemi ai quali si era confrontati.

 

Di strada se ne è fatta molta; ma ora gli europei devono fare una scelta fondamentale. Gli Stati Uniti d’Europa da un lato o il colosso burocratico di Rue Berlaymont, per gestire solo l’esistente, senza fare il salto di qualità necessario per passare da una Confederazione di Stati gelosi della propria sovranità, ed una effettiva Unione Europea.

    Poi, giovedì 16 maggio, un evento straordinario: il Presidente della Repubblica francese ha sollecitato con molta determinazione la nascita – entro il 2015 – di un Governo unitario europeo che abbia in comune: il bilancio, il debito sovrano, la politica economica, estera e di difesa, un sistema bancario ed una Banca centrale con i poteri che nei Paesi sovrani hanno tutte le banche centrali.

    Dobbiamo sperare che veramente il Presidente della Repubblica Francese si sia convinto che il bivio davanti al quale si trova, esige una scelta, anche se difficile e per certi versi  dolorosa per lo Stato nazione più antico del mondo.

    Spesso il dibattito europeo si svolge nell’ambito ristretto degli addetti ai lavori, per questo è necessario chiarire che Francia e Germania, credono in due modelli di Europa, politici ed economici, diversi. Un forte stato centralizzato per la Francia, uno stato federalista per la Germania.

    L’importante è che parta il primo treno. Così gli altri, fermi in stazione, saranno costretti a prepararsi, a cominciare dal Parlamento Europeo.