LA RECENSIONE Simboli e poteri - I diari di Antonio Maccanico di Stefano Rolando L’edizione postuma dei diari di Antonio Maccanico relativi al settennato di Sandro Pertini al Quirinale riguardano il tratto 1978-1985. Sono stati curati e dettagliatamente annotati da Paolo Soddu (contemporaneista a Torino, autore di una biografia dedicata a Ugo La Malfa) e prefati da Eugenio Scalfari, di cui il Mulino (che li edita) sceglie un breve brano come cifra interpretativa complessiva che appare nel retro di copertina: “Non era facile guidare un uomo come Pertini, specie da quando aveva assunto la più alta carica dello Stato, e non era facile proteggerlo dal suo carattere, dalle decisioni che prendeva più col cuore che con la sua testa e che attuava immediatamente. Ma Tonino ci riuscì dedicandogli tutto se stesso”. Seicento pagine ripropongono anni crucialissimi della storia dell’Italia repubblicana. Anni con le radici affondate in tutto il secolo, con il disvelamento – ovvio per gli addetti ai lavori, meno per l’opinione pubblica – dei pochi e riservati luoghi in cui tutta la classe dirigente italiana, ancora nel pieno della sua prioritaria articolazione nel pluralismo dei partiti, converge nella quotidianità, converge nelle verità, converge nelle fragilità, converge nelle vanità. Ma è ancora dedita ad un progetto complessivo di evoluzione della incompiuta democrazia italiana, confrontandosi con la chance (che la presidenza Pertini offre) di ricucire lo strappo ormai grave tra istituzioni e cittadini e di trasformare l’abisso degli anni segnati dal terrorismo in una opportunità di riscatto e di orgoglio nazionale. Dunque gli anni che vanno dal caso Moro al caso Craxi, cioè dall’esplosione del progetto di unità nazionale causata dall’assassinio del leader della DC (e probabile prossimo presidente della Repubblica) al rilancio della competizione politica e ideologica della regola democratica. Un rilancio gestito – dopo e solo per alcuni versi anche in continuità rispetto al governo Spadolini – soprattutto dai socialisti (…) >>> Continua la lettura sul sito di mondoperaio |
SEGNALAZIONE Je suis laïque! Nel nome di Giordano Bruno Roma Piazza Campo de’ Fiori martedì 17 febbraio 2015 ore 17.00 C e r i m o n i a deposizione corone e saluti istituzionali Interventi musicali: Lucia Ianniello tromba, Maria Giuditta Santori percussioni C o n v e g n o Maria Mantello – Giordano Bruno, né dogmi, né padroni Franco Ferrarotti - Giordano Bruno, la poesia della libertà Carlo Bernardini – Laicità – Scienza - Libertà Partecipazione artistica del Centro Studi Enrico Maria Salerno Presenta Antonella Cristofaro Anche quest’anno l’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, in collaborazione con Roma Capitale, ricorderà il 17 febbraio a Roma in piazza Campo dei Fiori (ore 17.00), il grande filosofo Giordano Bruno, mandato al rogo dalla lucida follia della Santa Inquisizione il 17 febbraio del 1600. Il convegno, al titolo ormai tradizionale “Nel nome di Giordano Bruno” aggiunge quest’anno il sottotitolo "je suis laïque”, come omaggio anche ai liberi pensatori del Charie Hebdo che hanno pagato con la vita il coraggio della loro satira dissacratoria: proclama di non sottomissione a chi pretende che la religione sia al di fuori di ogni possibilità di analisi e critica. Dopo l’attentato di Parigi al Charlie Hebdo, per l’Europa e il mondo democratico, per chi lotta per la democrazia e i diritti, la questione della laicità assume ancor di più valore di baluardo sia in "casa nostra", che contro la furia di dominio teocratico dei cecchini e tagliatori di teste jiadisti che sognano un unico popolo di sottomessi a un unico libro in nome di un unico dio. Je suis laïque, è allora il grido di resistenza attiva nella rivendicazione orgogliosa delle radici occidentali della democrazia, nella volontà di difenderla da chi sta cercando d’imporre la massificazione integralista della sua guerra santa, e nella desertificazione della individualità cannibalizza ogni sentimento di amore e solidarietà elevando odio e rapina a sistema di potere. Je suis laïque è la forza della ragione nell’intransigenza della tutela del primario diritto umano alla libertà di pensiero, valore fondante della civiltà occidentale, dell’Europa dei diritti e della democrazia che nella scelta e nel dubbio ha le proprie radici laiche. Radici che continuano a sbocciare anche se il fideismo cerca di reciderle, come scriveva Giordano Bruno: «Sono amputate radici che germogliano, son cose antique che rivegnono, son veritadi occolte che si scuoprono: è un nuovo lume che dopo lunga notte spunta all’orizonte et emisfero della nostra cognizione, et a poco a poco s’avicina al meridiano della nostra intelligenza». Di Giordano Bruno e della sua filosofia libertaria e attualissima, baluardo di laicità, parleremo martedì 17 febbraio a partire dalle ore 17.00 sotto il monumento a Giordano Bruno in Piazza Campo de’ Fiori a Roma. Un convegno a cielo aperto, che col patrocinio di Roma Capitale e del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani Campenelliani “Alain Segonds - Giovanni Aquilecchia”, dopo la cerimonia di deposizione delle corone e i saluti istituzionali del Comune di Roma e di Nola continuerà con le relazioni di Maria Mantello (Giordano Bruno, né dogmi – né padroni); Franco Ferrarotti (Giordano Bruno, la poesia della libertà); Carlo Bernardini (laicità, libertà e scienza). Partecipazione artistica del Centro studi Enrico Maria Salerno e delle musiciste Lucia Ianniello e Maria Giuditta Santori. Presenta la scrittrice Antonella Cristofaro. Maria Mantello, Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno” |