ROMA, XX SETTEMBRE 2013
Francesco, pontefice "rivoluzionario", ha aperto una seconda
Porta Pia nel rapporto della Chiesa con l'omosessualità?
I laici di fronte alle "parole nuove" di papa Bergoglio.
di Ludovica Eugenio
Le parole pronunciate da papa Francesco sull'aereo che lo riportava in Italia dopo la Giornata mondiale della gioventù, hanno avuto rilievo quanto quelle dette nel corso dell'evento. In particolare, hanno fatto il giro del mondo le affermazioni sui gay: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?», aveva dichiarato il papa rispondendo a una domanda sulla presunta lobby gay in Vaticano. «Il Catechismo della Chiesa Cattolica lo spiega in modo tanto bello: "Non si devono emarginare queste persone. Devono essere integrate nella società". Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli».
Niente cambia - Le parole del papa non hanno mancato di suscitare reazioni di diversa natura e, in alcuni casi, hanno innescato già dei cambiamenti di rotta nei confronti del popolo "lgbt". Negli Stati Uniti, in particolare, sono state molto commentate: per alcuni, però, esse non aggiungono nulla di nuovo o di diverso a quanto affermato dalla Chiesa.
Mons. Robert Vasa, della diocesi di Santa Rosa, California, tende a minimizzare: le affermazioni del papa, ha detto secondo quanto riporta The Press Democrat (29/7), non contraddicono quelle del suo predecessore (Benedetto XVI nel 2005 aveva affermato che la condizione gay non consentiva di accedere al sacerdozio): «Non sono più concilianti di quanto lo siano i documenti della Chiesa»; «nulla di ciò che ha detto suggerisce l'accettazione di preti gay o dediti a atti omosessuali». Risposta analoga dalla diocesi di Providence: «Il papa non ha detto nulla di nuovo», ha affermato un responsabile diocesano (The Providence Journal, 29/7).
Per il portavoce di St. Petersburg, Florida, la Chiesa parla invece di "peccato", a proposito dell'omosessualità, e il papa, sotto questo profilo, «sta solo vedendo la questione da un altro punto di vista» (The Tampa Tribune, 30/7). Stessa linea del card. Francis George di Chicago («Il papa ha riaffermato l'insegnamento della Chiesa che ogni uomo e ogni donna deve essere accettato con amore, anche chi ha orientamenti omosessuali», National Catholic Reporter) e della diocesi di St. Louis («La Chiesa cattolica non condanna chi ha tendenze omosessuali. Il Catechismo afferma chiaramente che gli omosessuali "devono essere accettati con compassione, rispetto e sensibilità"» e che l'obiezione riguarda l'attività omosessuale).
Ancora più esplicito il vescovo di Detroit, mons. Allen Vigneron (Free Press, 3/8): «Nessun cambiamento», ha detto. Se qualcuno ha visto un tono nuovo nelle parole del papa, in realtà questi non ha fatto che reiterare ciò che è già contenuto nella dottrina cattolica, che oppone omosessualità e matrimonio gay; inoltre, il papa – afferma sempre Vigneron – ha fatto capire che «i gay devono cercare di "pentirsi e mettere in ordine la loro vita"».
Qualcosa, forse, cambia - Per qualcuno, invece, un cambiamento c'è, anche se solo nel tono. Così la pensa mons. Michael Jackels di Dubuque, Iowa (RadioIowa.com, 30/8): se le parole del papa non sono state «terribilmente sorprendenti», sono state però pronunciate «in una maniera più sua, personale, diretta».
Opinione condivisa anche nella diocesi di Erie, Pennsylvania (ErieTvnews.com): «Papa Francesco ancora una volta ci ha sfidati con il suo stile fresco e unico a ricordare ciò che è al cuore dell'insegnamento della Chiesa, cioè che ogni uomo e ogni donna è creato a immagine di Dio», ha detto un portavoce della diocesi. Mons. Salvatore Cordileone di San Francisco ha apprezzato la sottolineatura, da parte di Bergoglio, dell'amore e dell'accoglienza della Chiesa per tutti (The San Francisco Chronicle, 30/7), ma «se la Chiesa non giudica gli individui, giudica le azioni», e quindi «qualsiasi atto sessuale al di fuori del matrimonio eterosessuale è peccato».
Stessa linea e quasi identiche parole per il presidente della Conferenza episcopale Usa, il card. Timothy Dolan di New York: «C'è un insegnamento molto chiaro della Chiesa basato sulle parole di Gesù per cui non possiamo giudicare le persone ma le azioni sì», ha detto (today.com).
Tutto cambia - C'è poi chi ha valutato del tutto positivamente le affermazioni del papa. Mons. Michael Sheridan di Colorado Springs ha affermato (Fox21news) che esse «segnano un cambiamento netto nel tono» e che purtroppo non tutti nella Chiesa, agiscono nel modo che la stessa Chiesa prescrive, cioè con rispetto e amore per tutti».Più netto il vescovo di Grand Rapids, Michigan, mons. David Walkowiak (Mlive.com): «Speriamo che il tono del papa comunichi la speranza e la convinzione che se ci si rivolge alla Chiesa si verrà rispettati, accolti, si potrà ricevere l'aiuto costituito dai sacramenti».
Un tono, quello di Bergoglio, che esprime un approccio «più pastorale sui gay in generale, se non addirittura un cambiamento nella dottrina sull'omosessualità» che, tuttavia, non ci aspetta possa avvenire durante un volo transoceanico o una conferenza stampa. Sul tono più pastorale sono intervenuti anche mons. Howard Hubbard di Albany, New York (Times Union) e mons. David Zubik di Pittsburgh (Post Gazette): «Sta dicendo cose che la Chiesa ha già detto, ma le sta dicendo in modo che la gente possa capire. Giovanni Paolo II era un filosofo, Benedetto XVI un teologo. Lui è un pastore: ci dice che dobbiamo conoscere il nostro popolo e i suoi conflitti».
Fuori dalla gerarchia ecclesiastica, i commenti, con qualche eccezione, sono generalmente positivi. Il gesuita p. James Martin, dalla sua rubrica sul Washington Post, individua in 5 punti i motivi per cui le parole del papa hanno fatto tanto rumore. Primo: l'uso del termine "gay" al posto di "omosessuale": una novità, per un papa, gradita soprattutto al mondo gay. Secondo: l'accento sulla negatività delle lobby in sé, non necessariamente solo gay, con il rifiuto di giudicare le persone. Terzo: il passaggio spontaneo dalla questione delle lobby all'individuo gay. Quarto: non ha usato la citazione del Catechismo secondo cui le persone omosessuali sono «intrinsecamente disordinate», né, dopo aver detto che i gay non devono essere emarginati, si è espresso contro l'attività omosessuale, come ci si sarebbe potuti aspettare. Il tono, afferma Martin è prettamente pastorale, la sua voce, quella di un «pastore gentile»: «Diversi amici gay e lesbiche hanno detto che il video li ha commossi fino alle lacrime».
Ugualmente positivo un altro gesuita, p. Thomas Reese, già direttore della rivista America e ora columnist del National Catholic Reporter. Il papa non ha cambiato nulla, ha detto in un'intervista a un quotidiano di Detroit (Free Press), ma ha «mostrato un volto nuovo» rispetto ai suoi predecessori. Ha sottolineato la compassione, l'amore, il rispetto, il fatto che i gay non vadano demonizzati». E nella Chiesa cattolica, conclude, lo stile è sostanza, e quindi il tono di papa Francesco, con le sue parole, fa un'enorme differenza».
Parole parole parole - Più perplessa Jamie Manson, teologa femminista ed esperta di etica sessuale. Sul National Catholic Reporter (31/7) esprime i suoi dubbi: «Dopo aver lanciato il suo ormai leggendario "Chi sono io per giudicare?", ha immediatamente riaffermato la dottrina del Catechismo. Certo, non ha usato l'espressione "intrinsecamente disordinati", ma ha detto chiaramente che "il problema non è la tendenza (omosessuale)". È ovvio, il problema sono gli atti omosessuali e il matrimonio gay. Penso che la vera domanda che ha posto fosse: "Chi sono io per giudicare un gay celibe di buona volontà che cerca Dio?"».
«Voglio credere che delle vere riforme siano prossime», afferma la Manson. «Il mio cuore cerca questo: vorrei avere la possibilità di sposare la mia partner nella Chiesa della mia infanzia, la Chiesa con una "visione sacramentale del mondo" e con i migliori dettami sulla giustizia sociale nei suoi libri. Voglio che tutte le coppie lgbtq abbiano la possibilità di sposarsi nella Chiesa con cui il loro cuore si identifica. Ma non c'è nulla che Francesco abbia detto su quell'aereo – è l'amara conclusione – che mi porti a pensare che siamo più vicini a qualcuna di queste possibilità. Mi resta la speranza che un giorno la giustizia verrà, ma penso che sia importante accettare la realtà che gli effetti residuali di una formazione patriarcale, omofobica e clericale possano continuare ad agire in un uomo che, peraltro, è impegnato per la giustizia e ha un orientamento profondamente pastorale».
Grazie, grazie, grazie - Nel mondo dei cattolici gay, tuttavia, c'è anche chi è stato positivamente impressionato dalle parole del papa: lo dimostra una petizione, lanciata sul sito change.org, da un cattolico gay di Washington, Allen Rose, con la quale ringrazia papa Francesco per i suoi accenti incoraggianti nei confronti del mondo lgbtq e annuncia che consegnerà la petizione al nunzio pontificio, perché la trasmetta a Bergoglio.
(c) Adista notizie 29, 31 agosto 2013