Da Avanti! online
di Sara Pasquot
Sentenza che farà storia quella del tribunale per i Minorenni di Roma che ha riconosciuto l’adozione di una bimba che vive in una coppia lesbica, figlia biologica di una sola delle due conviventi. Si tratta del primo caso in Italia di stepchild adoption adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia del figlio, naturale o adottivo, del partner.
Può dunque riferirsi sia a coppie eterosessuali che omosessuali, anche se viene comunemente riferita a coppie dello stesso sesso. Oltre che nel Regno Unito, la stepchild adoption (adozione del figliastro) è consentita anche in altri Paesi europei dove è possibile per le coppie omosessuali adottare bambini, come ad esempio Spagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Francia ma anche in nazioni, come Germania, Finlandia e Groenlandia, che pur non consentendo l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso riconoscono a chi è in convivenza registrata con una persona di sesso uguale l’adozione dei figli naturali e adottivi del partner.
“Le due mamme – ha spiegato Maria Antonia Pili, presidente di Aiaf Friuli l’avvocato Pili – hanno dapprima intrapreso e portato a termine un percorso di procreazione eterologa all’estero e, dopo la nascita della bambina, hanno stabilmente proseguito nel progetto di maternità condividendo con ottimi risultati compiti educativi e assistenziali, nonché offrendo alla minore una solida base affettiva”. Il ricorso è stato accolto sulla base dell’articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, n. 184, come modificata dalla legge 149 del 2001, il quale contempla l’adozione in casi particolari. “Ovvero nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l’adulto, in questo caso genitore ‘sociale’ – ha dichiarato l’avvocato Pili – quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo, a maggior ragione se nell’ambito di un nucleo familiare e indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori.
La norma in questione infatti – ha aggiunto la legale – non contiene alcuna discriminazione fra coppie conviventi siano esse eterosessuali o omosessuali”. Secondo Pili, dunque, il Tribunale per i Minorenni di Roma “ha correttamente interpretato la norma di apertura” già contenuta nella Legge sull’adozione. “Non si è trattato dunque – ha precisato la legale – come ben argomenta sul punto la sentenza, di concedere un diritto ex novo, ovvero di creare una situazione prima inesistente, ma di garantire nell’interesse di una minore la copertura giuridica a una situazione di fatto già consolidata, riconoscendo cosi’ diritti e tutela ai quei cambiamenti sociali e di costume che il legislatore ancora fatica a considerare, nonostante – ha concluso – le sempre più diffuse e pressanti rivendicazioni dei moltissimi soggetti interessati”.
“La sentenza apripista dimostra come la società civile sia più veloce del Parlamento che è ancora in ritardo sui diritti civili - scrive su twitter la deputata socialista Pia Locatelli – come gruppo socialista alla Camera abbiamo presentato una proposta di legge in materia affinché si riconoscano diritti, e si stabiliscano doveri, a tutte le coppie di fatto senza alcuna distinzione tra omo e etero.”