mercoledì 13 aprile 2016

Il ricatto del lavoro

FONDAZIONE NENNI

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Continuando di questo passo, arriverà qualcuno che ci invita a rimpiangere la pena di morte poiché abolendola del tutto, si perderebbero dei posti di lavoro. Sicuramente quelli dei boia. So che si tratta di un’affermazione che ha del paradossale, ma invito tutti a riflettere prima che sia davvero troppo tardi e che nel senso comune prevalga l’idea che un posto di lavoro, magari anche soltanto promesso vale il sacrificio di qualsiasi principio e convinzione.

 

di Silvano Miniati

 

Stiamo rischiando una deriva pericolosa che porta oltretutto a considerare chiunque la pensi in maniera diversa da noi un pericoloso nemico che merita, com’è capitato a Saviano, di essere bollato come mafioso.

    A proposito, non c’era affatto nessun bisogno di rispolverare una vecchia e gloriosa testata come quella dell’Unità per dimostrare come anche a sinistra, pur rimanendo altra cosa rispetto al foglio e al giornale, una volta individuato uno che la pensa in modo diverso è del tutto lecito trasformarlo in un nemico, venduto e mafioso.

    A ben vedere, questo modo di ragionare, lo si sta utilizzando nella campagna pro o contro le trivellazioni e in ultimo sullo scandalo “Tempa Rossa”. Chi come me, per ragioni di età e di esperienza ne ha viste tante non può fare a meno di ricordare che quando incominciarono i dubbi, soprattutto in Piemonte sull’amianto o in Liguria sull’ACNA di Cengio e potremmo continuare ricordando Mestre , Taranto, per arrivare alla terra dei fuochi, l’argomento principale di coloro che erano evidentemente senza argomenti fu sempre quello che continuando con quelle politiche sciagurate, avremmo salvato o creato nuovi posti di lavoro.

    In queste ore, abbiamo assistito a servizi televisivi dedicati allo scandalo scoppiato in Basilicata, che ci hanno rimandato immagini di persone per bene e disperate, in prevalenza anziani che affermavano che alla fine almeno anche se c’erano state delle porcherie, erano state compiute a fin di bene in difesa di qualche posto di lavoro.

    Dichiarazioni che si possono comprendere in quanto provenienti da persone in perfetta buona fede. Dichiarazioni spontanee e niente affatto pagate dal faccendieri al servizio dei responsabili veri di una situazione tanto grave. In nome del posto di lavoro, oggi ci si chiede di rinunciare a priori al diritto di esprimere un’opinione e di andare invece al mare come ci fu proposto tanti anni addietro da persone che a ben vedere meritavano più considerazione di coloro che lo stesso appello lo fanno oggi.

  Sono davvero allarmato e quando mi torna per un attimo alla mente il posto di lavoro del Boia, giustificabile solo se esiste la pena di morte, so bene che è perché non sto improvvisamente impazzendo, ma perché tocco con mano il rischio di vedere tornare di moda una concezione del lavoro e della sicurezza che dalle miniere alle campagne fino agli impianti chimici ha già seminato tanti lutti nel nostro paese, bloccando oltretutto anche crescita e sviluppo