lunedì 8 febbraio 2010

La nostra impronta ecologica

Da "Noi Donne" riceviamo e volentieri pubblichiamo

http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=02930


"C'è una forma di energia ancora più pulita del sole, ancora più rinnovabile del vento: è l'energia che non consumiamo"

di Elena Ribet 

“Il tema centrale per il nostro presente e futuro è come riuscire a fare in modo che gli oltre 6 miliardi di esseri umani possano vivere tutti in maniera dignitosa ed equa senza distruggere irrimediabilmente i sistemi naturali e senza oltrepassare la capacità di questi sistemi di assorbire gli scarti e i rifiuti delle nostre attività”. Prendo in prestito le parole della Rete Lilliput, che nelle pagine di questa rivista ha già avuto spazio in passato a proposito del “BIL” (Benessere Interno Lordo) contrapposto al meno nobile e soprattutto meno sostenibile “PIL” (peraltro, un PIL bugiardo che non conta mai il lavoro cosiddetto “non retribuito” delle donne).

    Occorre parlare anche di “impronta ecologica, un indicatore aggregato e sintetico che mette in relazione gli stili di vita di una popolazione con la quantità di natura necessari per sostenerli. Un indicatore concettualmente semplice e ad elevato contenuto comunicativo in quanto rappresenta tale relazione con un parametro di facile comprensione: l’area (espressa in ettari/procapite) di superficie naturale produttiva utilizzata per soddisfare i nostri consumi e per assorbire i nostri rifiuti”.

    Di fronte alla vastità dei fenomeni dell’inquinamento, della sovrapproduzione, del sovrasfruttamento delle risorse naturali e di fronte al “fantasma” sempre più tangibile dei cambiamenti climatici, immaginare di poter agire nel nostro piccolo, concretamente, ci sembra assurdo, una goccia nel mare. Ma la tonnellata è fatta da tanti grammi, quindi coraggio, iniziamo ora, seguiamo i piccoli grandi consigli di chi la sa più lunga di noi, parliamo con le persone che incontriamo, ogni giorno, leggiamo, confrontiamoci, intraprendiamo il percorso ecofemminista, o chiamatelo come volete.

    In rete si trovano alcuni siti dove calcolare la propria impronta ecologica. È impressionante perché è semplice e non lascia alibi. Se non si ha voglia di mettersi lì a calcolare, una prima infarinatura su cosa vuol dire la salvaguardia del pianeta è possibile averla comunque: pensando, punto per punto, a come ci comportiamo rispetto al consumo di alimenti, alla nostra casa e a come ci spostiamo.

Alimenti - Da dove arrivano la pasta, il riso, i cereali che compriamo? Beviamo acqua in bottiglia o del rubinetto? Quante volte alla settimana mangiamo carni rosse o conservate o insaccate (lo sapevate che, oltre a essere cancerogene, hanno un altissimo impatto ambientale a causa delle emissioni di gas degli allevamenti bovini, suini e ovini)? Abitazione - Quanta elettricità consumiamo? E quanto riscaldamento o condizionamento dell’aria? Ci sono spifferi a casa nostra? Stiriamo tutto? (Io proporrei lo sciopero dei ferri da stiro: dopotutto a stirare sono per lo più donne, domestiche comprese: doppio vantaggio: risparmio energetico e più tempo per la vita vera). Facciamo dei lavaggi a freddo? Le luci sono spente? Quante volte prendiamo l’ascensore anziché andare a piedi per le scale, che fa pure bene? C’è un tapis roulant? Teniamolo spento e andiamo a correre o camminare al parco con le amiche. Mangiamo più cose crude, fa bene e non si spreca il gas. Le utenze non in funzione sono staccate dalla prese? Abbiamo i riduttori di flusso ai rubinetti? Facciamo la raccolta differenziata correttamente? Diciamo tutto questo a chi conosciamo? Sono sicura di sì. Dimenticavo, spegnere la tv fa bene al corpo e alla mente.
Trasporti  - Evviva il car-sharing! A me piacciono le macchine grandi e potenti. Però mi contengo. Quando posso offro o accetto passaggi, cerco di prediligere il trasporto pubblico (ma che fatica!) in particolare il treno. Ma la cosa più bella del mondo è ricominciare a camminare, come facevano mia nonna e mio nonno. Chilometri a piedi per andare a trovare amiche, amici e parenti. Ottimo allenamento per la circolazione, in tutti i sensi.

CINQUE ECO-CRIMINI CHE COMMETTIAMO OGNI GIORNO

In un’inchiesta, la rivista New Scientist afferma che qualsiasi cosa decidano i governi, i responsabili siamo noi. E invita a porre attenzione ad alcuni “piccoli” dettagli:
Caffè   - Una tazza media di caffè nero è responsabile di 125 grammi di emissioni di CO2. Bere 6 caffè al giorno per un anno significa circa 200 kg di CO2, l'equivalente di un volo da Londra a Roma Carta igienica   - Ogni chilogrammo di carta igienica riciclata al 100% fa risparmiare circa 30 litri d'acqua e 3-4 kilowatt-ora di energia: un risparmio di quasi 2 tonnellate di CO2 per tonnellata di fabbricato. Il problema è la morbidezza… La soluzione è aggiungere fibre di legno nuove, ma che provengano solo da silvicoltura sostenibile. Mode passeggere  - Nel 1990 la produzione tessile mondiale è stata di 40 milioni di tonnellate. Nel 2005 questa cifra è salita a circa 60 milioni di tonnellate. Nel Regno Unito, più di un milione di tonnellate di capi di abbigliamento sono buttati via ogni anno… seminuovi. Lava-asciuga  - L’idea del bianco più bianco e della pulizia, alias iper-igienismo, oltre a renderci più vulnerabili alle malattie, sconvolge il sistema ambientale. Secondo uno studio inglese, solo il 7,5% del carico medio delle lavatrici è veramente sporco. Gran parte del resto è costituito da cose che vengono infilate in lavatrice semplicemente perché sono sul pavimento invece che nel guardaroba (Kate Fletcher, Earthscan, 2008). Assurdo. Soprattutto in considerazione del fatto che oltre l'80% delle emissioni di CO2 prodotte durante il ciclo di vita di una camicia in poliestere deriva proprio dal lavaggio e asciugatura della stessa. Peggio ancora per gli indumenti in cotone. Riflettiamoci. Sprechi alimentari - Le famiglie statunitensi buttano circa il 30% del loro cibo, per un valore di 48 miliardi di dollari ogni anno. In Europa i numeri sono simili. Alcuni esempi inglesi: 359.000 tonnellate di patate non consumate ogni anno. Cifre simili per pane e mele. 160.000 tonnellate di carne e pesce, seguite da 78.000 tonnellate di riso e pasta, 480 milioni di yogurt e 200 milioni di fette di pancetta... Il costo annuo per i consumatori del Regno Unito di tutti questi rifiuti è di 10 miliardi di sterline e il costo per l'ambiente è di 15 milioni di tonnellate di CO2 (The Food We Waste, WRAP, 2008).

GREENLIFE

Legambiente, oltre alle consolidate compagne come ad esempio “Puliamo il mondo”, “Giornata dell’albero”, eccetera, promuove il progetto “Green Life: costruire città sostenibili”, una Mostra Internazionale dedicata a progetti di sviluppo urbano sostenibile e all'edilizia ecocompatibile. “Con Green Life mostreremo ciò che in Italia e nel mondo (Europa, Cina, Usa…) è già stato realizzato o in corso di realizzazione nell’ambito della progettazione architettonica per creare eco-sistemi urbani sostenibili per il pianeta. Sarà un modo per discutere su ciò che già oggi è possibile fare su un tema che investe in pieno linguaggi, modalità e materiali del costruire: la progettazione sarà sempre più influenzata dalla necessità di una gestione integrata dei fabbisogni/risparmi di energia, acqua, rifiuti, trasporti e logistica fin dalle prime fasi di (ri)pianificazione delle aree urbane”. Il progetto è promosso insieme a Triennale di Milano e Istituto di Ricerche Ambiente Italia e si tiene a Milano dal 5 febbraio al 28 marzo 2010. In febbraio iniziano anche il Trofeo Tartaruga (Gara a cronometro tra diversi mezzi di locomozione in cui vince chi arriva prima riuscendo a sfuggire al traffico cittadino) e la campagna Mal’aria con iniziative nei principali siti industriali per chiedere l'adeguamento degli impianti ai parametri europei e la presentazione di un dossier con la mappatura dei siti che minacciano la salute dell'ambiente.

Info: www.legambiente.eu -   www.mostragreenlife.org - www.stopthefever.org - www.viviconstile.org