domenica 26 ottobre 2014

L’Unità non può più restare in silenzio

Da l'Unità online
    
Testo dei lavoratori de l'Unità
 
L'Unità deve tornare in edicola al più presto. La sua assenza è una ferita per il pluralismo dell'informazione e per la stessa democrazia italiana. Chiediamo a chiunque abbia una responsabilità su questa storica testata di fare il possibile affinché la ferita sia sanata e decolli un nuovo progetto. Sappiamo che c'è spazio per un rilancio pure in un mercato editoriale così in crisi.
    Non possiamo accettare che l'Unità venga abbandonata nel novantesimo anno dalla sua fondazione, dopo essere stata nella clandestinità uno dei fogli più importanti della lotta antifascista, dopo essere diventato nel dopoguerra il primo autentico quotidiano nazionale, dopo aver accompagnato e sostenuto il cammino della sinistra italiana nella democrazia, dopo aver scritto pagine indimenticabili di giornalismo e di cultura.
    Dobbiamo fare il possibile, tutto il possibile, per dare un futuro alla storia de l'Unità. E' questo che chiedono i lettori del giornale, decine di associazioni della società civile, del mondo sindacale e politico, numerose fondazioni culturali, scrittori e artisti, che già si stanno organizzando, assieme alla redazione, per lanciare una iniziativa di azionariato diffuso, così da poter partecipare al nuovo progetto editoriale e sostenere chi si assumerà le principali responsabilità dell'impresa.
    L'Unità è un pezzo importante della storia di questo Paese, ma è anche un punto di incontro e di riferimento per chi, sfidando il vento dell'antipolitica e del populismo, crede nell'importanza dell'impegno costruttivo e delle battaglie sociali. Siamo entrati in un tempo radicalmente nuovo che, proprio per questo, ha bisogno di un pensiero critico e di un pluralismo vivo. Per rafforzare la libertà occorre guardare la realtà senza pregiudizi, denunciare e combattere le diseguaglianze vecchie e nuove, individuare e correggere le debolezze dei poteri democratici, cogliere e intensificare le connessioni tra persona e comunità, tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale, tra diritti individuali e diritti sociali, tra pace nel Mediterraneo e nuovi equilibri in Europa.
    Non è progresso quando si riducono i punti di osservazione. Anzi, aumenta il rischio del pensiero unico. E' per questo, anche per questo, che l'Unità ha una lunga storia ancora tutta da scrivere. Nel momento in cui il centrosinistra si trova a guidare l'Italia con il proposito di farla uscire dalla crisi più lunga e profonda dal dopoguerra, la necessità di uno spazio libero e critico diventa ancora più importante e strategica, così come quella di una riflessione profonda e sincera sui nuovi lavori e i nuovi diritti dei lavoratori, le tutele da aggiornare e quelle da rafforzare.
    La sinistra ha bisogno di un giornale vivo, e talvolta scomodo, per evitare la tentazione di un riformismo dall'alto che la renderebbe debole e subalterna. Di un giornale vivo ha bisogno la società italiana, in tutte le sue articolazioni politiche, sociali, culturali, religiose. Di un giornale vivo ha bisogno la nostra cultura, che si confronta nella modernità ma che non può rinunciare alle differenze, alla creatività, al coraggio di sperimentare.
    Di una nuova stagione de l'Unità ha infine bisogno il pluralismo dell'informazione e il giornalismo, che non è solo un patrimonio professionale di chi lavora nel settore, ma lo strumento indispensabile per il corretto e pieno funzionamento della democrazia e un termometro, efficace e insostituibile, della coscienza civica del Paese.